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venerdì 2 agosto 2019

Ieri “Fu la cristianità”. Oggi il tempo della metanoia spirituale.

Intento di questo post è quello di ripensare il destino del Cristianesimo oggi e riflettere sul rapporto tra cristiani e politica,con particolare riferimento al panorama italiano.
 Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini dei dipinti di Edvard Munch (1863-1944)

Edvard Munch, 
Golgotha
“Non possiamo essere onesti senza riconoscere che dobbiamo vivere nel mondo, etsi Deus non daretur”. Si pone allora “il problema che non mi lascia tranquillo: quello di sapere cosa sia veramente per noi oggi il Cristianesimo o anche chi sia Cristo” (Dietrich Bonhoeffer).

Sulla via del crepuscolo della vita, nella mia inquieta esperienza di fede, mi sforzo di capire l’identità di questo tempo di satura secolarizzazione, cogliere la mentalità delle generazioni più giovani, penetrare nelle loro attese e speranze, vivere le ansie teocentriche e gli aneliti autentici dei cristiani di oggi, essere compagno di strada in qualche modo di chi soffre, nel coraggio e nello sforzo di “sapere cosa sia veramente per noi oggi il Cristianesimo o anche chi sia Cristo”. 
Dal punto di vista politico - relativamente alla situazione italiana - questo tentativo di capire si trova di fronte  all'interrogativo di tanti: come si concilia la fede di un cristiano con le posizioni di una destra sovranista, populista, xenofoba e quant'altro?
Edvard Munch, 
Lavoratori che rientrano a casa
A me pare di sentire palpitare nella Chiesa una diffusa, viva quanto silenziosa, rivoluzione spirituale sotto la guida e lo sprone di papa Francesco, seguito da miriadi di credenti ma osteggiato ed oltraggiato dalla inverecondia di chi si professa arrogante giudice della verità nelle cose del mondo. Alla rivoluzione spirituale di papa Francesco umilmente con mia moglie mi accodo, con tutti i miei errori, debolezze, contraddizioni. 
E’ il compimento del Concilio vaticano 2°; è l’approdo dell’impegno e della riflessione di tanti credenti, ieri e oggi, che mi è impossibile citare, limitandomi a due persone a cui la mia formazione deve molto, Bonhoeffer e Mounier.
In “Feu la chrétienté”(1) Mounier - nella crisi epocale che accomuna il suo tempo al nostro anche come crisi di una “civiltà cristiana”-  rifiuta sia la tentazione di una “nuova cristianità” sia ogni ipotesi di ‘ordine temporale cristiano’ che rischia di esaurire ed irrigidire l’annuncio di salvezza in forme effimere e periture. Mounier è lucidamente consapevole che con la secolarizzazione allora incombente si è giunti non semplicemente all'esaurimento storico di una cristianità, ma  al tramonto di ogni forma di cristianità. Fine dell’età costantiniana! 
Edvard Munch, 
Il pensatore di Rodin
Ma la fine della cristianità non è certo la fine del Cristianesimo, anzi! Mounier è altrettanto lucidamente consapevole dell’assoluta necessità della presenza del Cristianesimo nel mondo e nella storia. Il cristiano, il laico cristiano, è chiamato ad essere, secondo l’immagine evangelica, “lievito” del mondo e ad operare una “fecondità laterale ed indiretta” (biaisée), in modo che l'intero temporale sia il sacramento del Regno di Dio. Non dobbiamo portare lo spirituale al temporale, perché è già lì. Il cristianesimo non impone una cultura o una politica, ma solamente “uno spirito” in quella cultura e in quella politica. Spirito vuol dire: μετανοεῖτε cambiate il cuore del vostro cuore”. Vuol dire rivoluzione spirituale, conversione interiore dell'intelligenza e del cuore, ineludibile premessa per decidere i centri di gravitazione della nostra vita: l’amore, la comunione, la speranza, l’invocazione, il senso del peccato; l’opzione per un autentico “servizio permanente” fuori da ogni “interesse mascherato”; “imparare ad essere persona” e perciò “trattare ciascun uomo come una persona, non come la cifra di un numero”; non affidarsi ciecamente al “miracolo delle istituzioni” perché “l’elemento spirituale domina su quello politico e su quello economico”, ma nel contempo reclamare senza mezzi termini, come conditio sine qua non per l’autentica democrazia (2), l’assoluta priorità della giustizia sociale e della  trasformazione radicale dei rapporti tra le classi sociali e tra le nazioni.
Sento profondamene la consonanza con Bonhoeffer, che ci invita a cogliere appieno il tempo della Chiesa avviato all’eternità, dove il credente è chiamato a vivere la sua fede in una società della liquida immanenza, “tempo totalmente irreligioso”, vissuto collettivo dominato oggi forse più che dall’ateismo da una  generalizzata indifferenza.
Edvard Munch, 
Friedrich Nietzsche
“Il mondo maggiorenne è senza Dio e forse proprio per questo più vicino a Dio che il mondo non ancora diventato adulto”. Il Dio personale “davanti a cui stiamo” è il medesimo Dio senza il quale noi dobbiamo vivere. Egli è, ma Tace. Nel mondo senza Dio il cristiano non è chiamato ad una nuova cristianità, ma alla vita della partecipazione al nascondimento ed all’impotenza di Dio nel mondo. Non dunque “il piatto e banale essere-di-questo-mondo degli illuminati, degli indaffarati o dei lascivi, ma il profondo essere-di-questo-mondo che è pieno di disciplina ed in cui la conoscenza della morte e della risurrezione è in ogni momento presente”.
In entrambi, Bonhoeffer e Mounier, la fede in Cristo morto e Risorto ben si incarna nel temporale, lo sperimenta, l’ama e gli resta fedele.
Mi pare che la rivoluzione spirituale di papa Francesco sia di conforto  e suggello. Se trova il suo coronamento teorico in vari atti e documenti pontifici, in particolare nell’enciclica Laudato Si, continuativamente  si esprime nelle ostinate esortazioni, denunce, appelli, invocazioni, preghiere espresse in ogni occasione (l’Angelus della domenica, le omelie del mercoledì, i discorsi pubblici, i numerosi viaggi sino alle telefonate private che sorprendono tanta gente…). E' negli uomini e nelle donne del nostro tempo che si scopre l’incontro con  il Dio vivente: nel loro esserci Egli si è nascosto, là si ritrova e si deve servire.
Nell’esistere per l’altro si ridisegna l’atemporale identità del cristiano e si delinea la possibilità storica della conciliazione tra mondanità del mondo e trascendenza divina. 
Edvard Munch, 
Via Lafayette
Incarnazione è chiarezza di scelte di fronte ai grandi eventi del tempo; è calarsi nel cuore stesso della miseria del mondo; è sofferenza sempre più viva di vedere la coscienza pacificata di tanti cristiani solidale con il disordine costituito; è schierarsi contro ogni ideologia individualista e totalitarista che perseguita umilia schiaccia; è protesta contro ogni sopraffazione, la fame l’innocenza violata le guerre la distruzione della natura; è la vista insostenibile della non relazione, dell’indifferenza ed intolleranza; è imparare ogni giorno a credere, sperare, amare senza arrendersi; è possedere il senso del mistero e della trascendenza, dell’oltre; è infine contemplare, pregare, entrare in relazione, agire, conservando - direbbe Mounier - “le virtù dell'infanzia”: gioia, poesia, gratuità, contatto immediato con gli altri e la natura….
La ‛rivoluzione spirituale’ è per definizione incessante e richiede di rinnovarsi continuamente: si è  cristiani credibili non  per la lista che si vota, ma per la conversione a cui ciascuno di noi si vota a partire da se stesso.
A questo punto l'interrogativo di tanti (Come si concilia la fede di un cristiano con le posizioni di una destra sovranista, populista, xenofoba e quant'altro?) mi appare perlomeno pletorico. La risposta s'impone da sola alla coscienza libera di ognuno nella quotidiana  tensione tra "polo politico e polo profetico". 

🌟 Note.
1.Emmanuel Mounier, Feu la chrétienté, Éditions du Seuil, 1950. 
2.“Chiamiamo democrazia, con tutti i termini qualificativi e superlativi necessari per non confonderla con le sue minuscole contraffazioni, quel regime che poggia sulla responsabilità e sull'organizzazione funzionale di tutte le persone costituenti la comunità sociale. Solo in questo caso ci troviamo senza ambagi dal lato della democrazia. Aggiungiamo che, portata fuori strada fin dall'origine dai suoi primi ideologi e poi soffocata nella culla dal mondo del denaro, questa democrazia non è mai stata attuata nei fatti, e lo è ben poco negli spiriti. Ci teniamo soprattutto ad aggiungere che noi non propendiamo verso la democrazia per motivi puramente e unicamente politici o storici, ma per motivi d'ordine spirituale e umano”. (E. Mounier, Rivoluzione personalista e comunitaria).

Edvard Munch, Strada in Turingia
 Incontrare  Mounier ...
“L’umanità continua implacabilmente con le proprie devianze, guerre, ingiustizie sociali, massificazione, edonismo. Assume, allora, un significato parlare ancora dell’avventura e insieme della speranza di Mounier come direttive che pongono l’umanità al di là delle tecnologie e delle politiche verso una rivoluzione (perché di questo sempre si tratta) che ci faccia riappropriare della dignità della persona dentro una società libera, comunitaria, pluralistica? Incontrarlo non significa solo conoscere la sua concezione filosofica, condividere la sua passione sociale e i suoi ideali cristiani, ma penetrare in qualcosa di non comune, impalpabile, inafferrabile che però alla fine ti penetra e ti illumina. Qualcosa forse di “anacronistico” (in senso positivo) nella nostra epoca eppure di coinvolgente e fecondo, di elevato livello, di commovente; come quando incontri un amico che sa riconoscere la tua sofferenza e darle un senso, uno che ti fa passare dalla realtà al sogno (nel significato di realtà totale che Gide dà a questo termine), uno che ti riesce a convincere che dopo la notte della sofferenza viene la luce. Non ci si illuda di trovare, nel suo privilegiare il senso dell’amicizia e della condivisione, un buonismo di marca fideistica confessionale o una pietà intimistica. ‘Sono un montanaro... di un’indole, la più incerta, la più selvaggia di gusti, tutto sommato impulsiva, e più fatta per la contemplazione distratta del cielo e della terra che per l’azione e per i dogmatismi’”(E. MOUNIER, a cura di D. Fusaro e P.E. Biagini,  qui).

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14 commenti:

  1. Elena Emanuela Ciampoli2 agosto 2019 alle ore 07:47

    Bellissima riflessione che condivido pienamente..."occorre continuare a credere, a sperare, ad amare incessantemente". Buon cammino a tutti noi!

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    1. Contraccambio di cuore il suo augurio per un cammino solidale.

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  2. Grazie. Articolata e ricca riflessione che mi ha fatto riconnettere con uno dei miei autori preferiti, Mounier, ricordando, tra le tante, un'affermazione che mi ha "risvegliato":
    «La persona è il volume totale dell'uomo».

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    1. Bella la citazione: potrebbe tutt’altro che sfigurare come segno (parola chiave, password…) di un effettivo nuovo modo di fare educazione civica nelle scuole italiane…

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  3. In fondo questo tempo mi sembra un kairos, un tempo propizio per la manifestazione dello Spirito, perché il regime di cristianità ha tolto la maschera di religiosità asservita al potere. Dietro la devozione sbandierata, la ferocia della violenza e dell'arroganza che non si ferma, in un moto di resipiscenza, nemmeno difronte al misero inerme, al bambino annegato, alla donna stuprata.
    Come ai tempi della Conquista, i conquistadores usavano la spada con l'elsa a forma di croce, per sterminare gli indios americani, come sui cinturoni dei soldati nazisti campeggiava la scritta " Dio è con noi", oggi il crocifisso è baciato per ottenere il consenso dei cattolici a lasciar morire disperati in mare.
    Non solo non sembra orribile, ma è auspicabile, perpetrato con deliberato cinismo.
    Per chi ancora non ci credeva, il regime di cristianità ha questo volto orrendo ed è stato sempre così.
    In fondo dietro questo pensiero c'è l'immagine di un Dio che sta dalla parte dei vincitori, che interviene per abbattere i nemici, che si avvale dei poteri forti per ridurre al proprio volere il popolo sottomesso.
    Ma, nascosta ai potenti, c'è stata da sempre un'altra realtà, visibile agli occhi di chi crede che la logica del mondo non è l'unica logica, che c'è una possibilità per l'uomo di essere umano, di rimanere umano, di progredire in umanità.
    Dio non c'è " dall'alto dei cieli" ad assecondare la barbarie dell'uomo ma, secondo la logica dell'incarnazione, ha messo nel cuore e nelle mani dell'uomo la responsabilità di costruire il suo regno di fraternità universale. Ognuno di noi ha questa responsabilità e questo compito e nei secoli sempre ci sono stati quelli che hanno con fatica, portato avanti il sogno di Dio in mezzo a ostacoli e difficoltà, perché il potere è prepotente e tende ad " eliminare il giusto", ora come duemila anni fa.
    Non dobbiamo avere paura del crollo del " sacro", anzi ne emergerà una realtà nuova capace di manifestare quello Spirito che permea ogni dimensione umana, troppo spesso soffocata da inutili orpelli che servono solo a mascherare ripugnanti ipocrisie.

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    1. La ringrazio di cuore per la sua sentita lucida persuasiva esposizione che mia auguro possa essere letta e meditata da tanti.

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  4. Riflessioni stupende, che sento particolarmente. Sottoscrivo che "il laico cristiano, è chiamato ad essere, secondo l’immagine evangelica, “lievito” del mondo e ad operare una “fecondità laterale ed indiretta” (biaisée), in modo che l'intero temporale sia il sacramento del Regno di Dio." Bellissimo poi ricordare che lo Spirito è la conversione del cuore: "Vuol dire rivoluzione spirituale, conversione interiore dell'intelligenza e del cuore, ineludibile premessa per decidere i centri di gravitazione della nostra vita: l’amore, la comunione, la speranza ...". Grazie ancora. Ottimo l'accostamento con la pittura di Munch.

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    1. E’ per noi sempre un arricchimento leggerLa e “sentire” che si cammina insieme su “i centri di gravitazione della vita”. Naturalmente, come sempre, tutto l’aspetto iconografico dei post è opera e merito esclusivo di Rossana. Un caro saluto.

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  5. Grazie, abbiamo bisogno di fermarci e riflettere.

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    1. Punctum dolens (per tutti, a cominciare dal sottoscritto) il fermarsi e riflettere in questo nostro liquido presente, dove si fa di tutto perché questo non succeda. Pensare infatti comporta fatica e silenzio, vuol dire guardare dentro e fuori, andare oltre la superficie,scoprire di poter essere liberi, interrogarsi, dubitare, cercare, essere inquieti e scomodi, soprattutto ascoltare ed accogliere l’altro, infine vivere il tempo oltre l’attimo fuggente nella memoria del passato, aperti alla speranza. Grazie.

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  6. Ed il giorno si schiarì!
    Per noi cristiani, nel tempo della più satura secolarizzazione come tu dici Gian Maria, la testimonianza nel mondo è , se così si può dire, oscura e problematica...
    L’esortazione, che ci metti sotto gli occhi, di Mounier e di Bonhoeffer, è provvida quanto mai, schiarente.
    Lo spirito, che di solito si confina nel “ cielo metafisico”, è dentro il mondano : una verità da vivere fino in fondo, che ci fa respirare a pieni polmoni e che ci illumina.
    Dentro questa “ onda esistenziale “ vivifichiamo noi e gli altri, la comunità sociale e politica...ed economica, se economia riacquista il suo codice umanistico.
    Il post è di aerea bellezza, meditativo ma leggero come l’aria che si respira. Rossana ha arricchito con proprietà, attraverso la scelta di un Munch scintillante e variopinto.

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  7. Testimonianza”oscura e problematica”! Mounier usa il termine “biaisée” (per me intraducibile, per cui non sono riuscito a rendere l’espressione efficace in italiano): una parola che implica l’illuminazione di un continuo discernimento, che non pretende di essere totalizzante, ma che vuole rimanere fedele alla terra e a Dio. Le immagini sono particolarmente adatte perché esprimono il problematico rapporto del post moderno – e di Munch stesso - con la dimensione religiosa: in particolare “Golgotha”. Grazie di cuore, caro Rosario.

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  8. Grazie di cuore. Questa riflessione ha fatto vibrare il mio cuore. In particolare sottolineo “l’essere di questo mondo”, in cui il cristiano, uomo tra gli uomini, ha la responsabilità di vivere concretamente la fede nella risurrezione che ci dice quanto vale la vita di ogni uomo, chiamata a vivere per sempre alla presenza di Dio. Solo la misericordia di Dio riesce a colmare le nostre mancanze, riscaldare i nostri cuori, nutrire la speranza, dare senso alla nostra vita. E dall’amore ricevuto possiamo rispondere solo con l’amore verso il nostro prossimo.
    Occorre però “riconoscere” il dono di questo amore. Richiede tempo per ascoltare, pensare, scegliere. Non rinunciare di pensare con la nostra testa per capire cosa è veramente importante e ci sta a cuore.
    La tentazione forte è rinunciare di pensare. Preferiamo affidare ad altri il compito di mettere ordine. Le cose sbagliate sono sempre fuori d noi. Non vogliamo guardarci dentro....
    Grazie per il vostro sguardo sulla realtà sempre luminoso e rivolto ad un orizzonte che ci sta davanti, non troppo lontano.
    Un abbraccio

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    1. Cara Patrizia, concordo pienamente con il tuo sentire e sottolineo soprattutto che “solo la misericordia di Dio riesce a colmare le nostre mancanze, riscaldare i nostri cuori, nutrire la speranza, dare senso alla nostra vita”. Rimane l’impegno che condivido con te e tanti altri di “non rinunciare a pensare”, di vivere la nostra incarnazione non in modo retorico, non nell’illusione dell’intellettualismo etico, ma nella partecipazione e nascondimento, con ostinata umile tenacia. Grazie a te.

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