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martedì 5 gennaio 2021

Il quarto Magio, un'altra strada.

Il viaggio di Artaban è la storia della ricerca di Dio lungo le strade del mondo.

 Post di Gian Maria Zavattaro.

Gentile da Fabriano, Adorazione dei Magi, 1423, particolare

Ho letto in questi giorni il recente romanzo di Mimmo Muolo giornalista e vaticanista di “Avvenire”: immaginaria testimonianza scritta in prima persona da Artaban il protagonista, diario di una vita dedicata a dare senso all’esistere, a cercare il Messia ed a capire in quale Dio credere.

Muolo rivitalizza - con meditata libertà, religiosa finezza e sapiente garbo - una plurisecolare leggenda (1) per la quale i magi non erano tre ma quattro: Baldassarre, il più anziano, maestro riconosciuto, dalla pelle nera per via dell’ascendenza materna, colui che instilla la convinzione che “la conoscenza non basta. Perché è l’amore la forma più profonda di conoscenza. Non dimenticarlo mai, ovunque ti porterà la vita”(2); Gaspare e Melchiorre, “molto più che compagni di studio”; e Artaban.

I Magi sono sacerdoti del Dio unico Ahura Mazda, esploratori delle stelle, certi che “il tempo è vicino” ed imminente la venuta del Salvatore del mondo profetizzato nei libri sacri dell’Avesta e confermato da “segni” (la stella, il bambino) riscontrati nelle Scritture degli Ebrei (3). Decidono di recarsi a Betlemme per rendere omaggio al Messia appena nato, ma solo tre raggiungono la grotta di Betlemme e vi lasciano i loro doni, oro incenso e mirra. Artaban, che ha scoperto il 3° segno non confidato a nessuno - la vergine (4) -, esita nel partire, perde tempo, non riuscirà più a raggiungerli.

Gentile da Fabriano, Natività, Predella Adorazione dei Magi, 1423

✴️ La storia.

Chi è Artaban, nato ad Ecbatana “terra che fu dei Medi e ora dei Parti”? Avviato dal padre a Babilonia, è ospitato da una vedova, Marjan, che lo accudisce come una madre il proprio figlio. Frequenta la scuola dei Magi guidato dall’anziano Baldassarre, fraternizza con Gaspare e Melchiorre, studia e consulta pergamene della Tanakh ebraica. Memore di quanto suo padre gli diceva vuole capire il senso della vita, vuole cercare il Dio unico,“credere in un Dio che fosse un buon padre, più buono del migliore dei padri possibili. Perché se devo credere in dei che hanno gli stessi difetti degli uomini, allora è inutile” (5). Parte in ritardo e porta con sé il sacchetto affidatogli da Marjan in cui si celano doni da offrire al Dio bambino di Betlemme. Non riesce a raggiungere i compagni e si perde ad Ecbatana in dissolutezze. Quando scopre che il sacchetto di Marjan contiene cinque pietre preziose destinate al Bambino, prevale in lui il “pensare” e gli appare Marjan che lo sollecita a riprendere la strada e a non perdersi più.

Gentile da Fabriano, Fuga in Egitto, Predella Adorazione dei Magi, 1423
Inizia la sua ricerca del Messia, peregrinazione che durerà 33 anni, guidato in parte dalla stella e sempre dalle letture dei salmi e del profeta Isaia. Giunge a Betlemme, ma la Sacra Famiglia è emigrata in Egitto per sfuggire ad Erode. Cede agli sgherri la prima perla destinata al Messia in cambio della salvezza di un bambino. La ricerca continua per anni: Egitto, deserto, regno delle due città (del Nord e del Sud), città del mare…Viene a contatto con i più svariati volti dell’umanità, persone malvagie o dolenti, sfruttatori e sfruttati, persecutori e perseguitati. Continuamente è chiamato a scegliere tra passare indifferente oltre oppure farsi prossimo soccorrendo i malati, sfamando i miseri, riscattando prigionieri e migranti dalle grinfie degli scafisti, liberando donne costrette alla prostituzione, opponendosi allo sfruttamento di ogni tipo… Sceglie sempre la prossimità, valendosi delle pietre preziose come merce di scambio, amaramente consapevole di essere venuto meno alla promessa di donarle al Messia.

E’ evidente il richiamo di Muolo ai drammi di oggi: squilibrio Nord Sud, povertà fame sfruttamento immigrazione tratta delle schiave, covid (6). Ma il modo è tale che il lettore lo scopre da sé, senza bisogno di suggerimenti.

Infine il lungo pellegrinare di ritardo in ritardo si conclude a Gerusalemme nei giorni della Passione e morte di Gesù. Come è possibile che Dio sia morto? Artaban è invecchiato, stanco, sconfortato: “Tutta la mia vita è stata un tempo di attesa. Ho aspettato una stella, un bambino, l’avvento di un Re e Messia. E ora non posso che aspettare la morte. Sarà questa notte? E che cosa ci sarà dopo? Il tuo volto, Signore? O solo il buio di un eterno sonno senza sogni?” (7). Ma ecco, dopo l’incontro con Nicodemo, accade qualcosa di inatteso: compaiono una…due…tre stelle, sente la voce di un giovane uomo che lo esorta a “rinascere dall’alto, dall’acqua e dallo Spirito”. Allora, come se fosse caduto un velo dal suo sguardo, si fa luce anche nei suoi pensieri. Comprende: “Non posso più continuare a ragionare come quando ero a Babilonia. Se il cuore vede meglio degli occhi, se lo Spirito fa rinascere quando per la carne è impossibile, allora c’è un altro modo di essere Re e Messia” (8). Tutto acquista un altro significato: sente che è giunto il momento decisivo per portare a compimento la ricerca. Stavolta non arriverà in ritardo (9). Si incammina nella notte, unico uomo per le strade di Gerusalemme verso il giardino dove c’è la tomba dove hanno deposto Gesù. L’alba è vicina, la pietra è rotolata via dalla tomba vuota, lui entra nell’oscurità: d’improvviso una luce accecante e una voce lo chiama… E’ la rivelazione, l’Epifania, l’Incontro: per lui, primo fra tutti, l’inaspettata visione del Messia Risorto.

Gentile da Fabriano, Fuga in Egitto, Polittico dell'Intercessione, 1420-23
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“Potrai mai perdonarmi? Ho passato la vita a cercarti e ora che ti ho trovato non ho più niente da offrirti”. Abbasso il viso. Ma sento ancora la sua carezza sul capo incanutito. “Alzati e guarda, Artaban. Li vedi i tuoi doni? “Mi rialzo e vedo scorrere davanti a me tante immagini. Vedo la gioia dei bambini risanati nella città del Sud, vedo il sorriso del neonato scampato alla strage di Erode, vedo le lacrime asciugate della madre che aveva perduto suo figlio, vedo i guariti d‘Egitto e infine vedo la felicità di una sposa che ha il volto della giovane di Gerusalemme, liberata dalla prostituzione. “Ogni volta che hai donato una delle tue pietre a costoro, in verità, ti dico, l’hai donata a me”. “Signore come è possibile?” “Leggi e capirai”…” (Mimmo Muolo, PER UN’ALTRA STRADA La leggenda del Quarto Magio, ed. Paoline, Milano 2020, p.204)

✴️ Commento.

Storia di ostinata pertinace ricerca di speranza, di fede e di amore.

Storia per noi emblematica in cui i cronici ritardi, le sconfitte subite, le proprie debolezze ed incapacità, la gioia ed il dolore in questo nostro tempo di smarrimento pandemico possono essere ogni volta occasione per non smettere mai di cercare, aperti a tutti gli orizzonti, “un’altra strada”: “guardare con amore” noi stessi e gli altri. Che cosa, chi cercare? Dio sarà sempre da scoprire nel nostro cammino di vita, meditando - ognuno di noi a suo modo - le letture di Artaban, affrontando impietosamente domande cruciali quali il senso della vita e della morte, il significato del “guardare con amore”, il dolore e la sofferenza nostra ed altrui, come usiamo le pietre preziose che ognuno di noi possiede.

C’è speranza per tutti, uomini e donne, bambini, giovani, adulti, anziani.

Gentile da Fabriano, Adorazione dei Magi, 1423, particolare

Caro Artaban, la tua è proprio una bella storia di vita e di speranza. Tu sei ognuno di noi sempre alla ricerca di risposte definitive che inaspettate giungono quando si ha il pertinace coraggio di non arrendersi, di continuare a ricercare anche se si è sempre in ritardo. E anche noi vogliamo e possiamo comprendere e ritrovare “l’altra strada” della prossimità fratellanza condivisione, “perché non dall’umana sapienza o dai libri e le stelle siamo stati salvati, ma dall’incontro con Lui, morto e risorto.[…] Tu che sei a un tempo Padre buono, Figlio sacrificato ed eterno e Amore che tutto spiega e ricrea” (10).

Quanto ad Artaban, è “qui, davanti al sepolcro vuoto”, il suo tempo è finito (11), per lui è giunto il momento del Nunc dimittis.

Leggo, implicito, l’invito o il monito a tenerci prima o poi pronti anche noi tutti, uomini e donne, bambini giovani adulti anziani (tra i quali mi ci metto) a “vedere finalmente la luce, la gioia, la vita. Per sempre” (12).

“Ricominciare/Come se la vita iniziasse/Domani/Raccogliere respiri…/Stupirsi ancora”. (M.T. Verdirame, L’album dei percorsi)

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✴️ Note.

1. La più nota leggenda sul quarto magio di nome Artaban è quella scritta nel 1896 e pubblicata nel 1907 da Henry Van Dyke (1852-1933), pastore presbiteriano (cfr. video sopra: letteremeridiane.org/2018/01/la-storia-di-artaban-il-quarto-re-magio/). La tradizione ci fa sapere che erano tre, provenivano dall’Oriente ed i loro nomi erano Baldassarre, Gaspare, Melchiorre. Per una più articolata disamina cfr. l’Appendice pp.209-217 dell’o.c. Il viaggio di Artaban è il viaggio di chi si fa prossimo di quegli ultimi che ben conosciamo anche noi: migranti, poveri, prostituite, persone ai margini della società a cui – uno dopo l’altro – regala i doni che aveva promesso di donare al bambinello. Alcuni personaggi sono modellati dal racconto biblico ed evangelico o dai tratti di chi incontriamo agli angoli delle nostre città piene di contraddizioni e contrastanti condizioni di vita umana. Artaban incontra alcuni personaggi sia nella prima fase del suo viaggio sia al termine (Assim, prima decano del senato dei magi, traditore e mandante dell’assassino del padre di Artaban, poi capo degli scafisti, infido e spietato contro i migranti; Pilato e la moglie Claudia Procula; l’incrocio con l’impenitente Barabba, occasione per dar via l’ultima pietra preziosa al fine di liberare una donna costretta al meretricio; Nicodemo che nell’ultimo incontro, decisivo illumina Artaban).
2. o.c. p. 49.
3. In particolare il libro dei Salmi ed Isaia. “La Tanakh mi ha rapito”, scrive Artaban (p.43).
4. Scopre che il Messia, il Dio bambino, Emmanuele Dio-con-noi, sarà concepito da una vergine: è il terzo “segno” che tiene per sé, anche se intuito da Baldassarre. “E noi in definitiva cercavamo un Messia che entrasse nel tempo e nella carne con il corpo di un bambino” p.65.
5. o.c. p. 26.
6. “in una città piagata da un terribile morbo” vende la terza gemma… (p.141).
7. o.c. pp.199-200.
8. p. 201.
9. cfr. pp. 201-202.
10. p.207.
11. idem.
12. idem.
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10 commenti:

  1. Artaban (o Artibano) di Ecbatana è un saggio che indugia lungo il cammino senza raggiungere Betlemme. Sognatore, profeta, paladino dei deboli, a chi incontra sulla sua strada fa dono dell’ascolto.

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  2. Tutti noi dovremmo essere il quarto Magio e portare aiuto a chi ne ha bisogno, anche vicino a noi senza andare lontano c'è sempre qualcuno da aiutare, in questo mondo troppo materialista non si dovrebbe abbandonare la fede in Dio e in Gesù che è venuto per tutti indistintamente!

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    1. Il suo commento aiuti tutti i lettori a riflettere sulle proprie responsabilità!

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  3. Affascinante la storia di Artaban e fiabesche le immagini di Gantile da Fabriano. Ricordo di aver letto anni fa il libro di Tournier e anche un racconto, ma molto più breve, di Carlo Sgorlon.
    E' una vicenda che dà speranza, una grande speranza!
    Grazie e buona festa dell'Epifania!!!

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    1. La scelta delle immagini è opera. al solito, di Rossana. Grazie per l’accenno a Sgorlon, che andremo a leggere. Un caro saluto da me e Rossana.

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  4. Artaban: speranza, amore e coraggio, non arrendersi mai. Buona Epifania del Signore.

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    1. Ricambio di cuore gli auguri e condivido l’impegno di non arrendersi mai.

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  5. Quante tappe nel nostro viaggio sulla terra. Quanti incontri. Quanto coraggio ci viene domandato talvolta. Ma su tutto questo ci è chiesto che regni la carità. Il Quarto Magio in questo è inconsapevolmente una sapiente guida. Viva questo tipo di inconsapevolezza!

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    1. Grazie un bel commento che ci stimola a sempre “guardare con il cuore”.

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