Iscriviti ai Feed Aggiungimi su Facebook Seguimi su Twitter Aggiungimi su Google+ Seguici tramite mail

Iscriviti alla nostra newsletter!

giovedì 10 ottobre 2024

“Sono ancora vivo”. L'arte viene da Gaza.

Maisara Baroud: un gesto artistico senza fronzoli ed abbellimenti, semplicemente teso alla comunicazione del messaggio.
Post di Rossana Rolando
Disegni di Maisara Baroud (qui il sito Instagram)

Maisara Baroud, 10 ottobre 2024
I’m still alive” (sono ancora vivo) è il titolo eloquente del progetto culturale e umano di Maisara Baroud (nato nel 1976 a Gaza), professore universitario ed artista palestinese che ha perduto tutto (casa, studio, cose) e continua a rappresentare quotidianamente il dolore consumato sotto le bombe, nella striscia di Gaza, per far sapere ad amici, a parenti e a tutti coloro che ne seguono le vicende sui social, di essere ancora vivo. Ogni giorno un disegno, ogni giorno l’affermazione – nonostante tutto – della vita: I’m still alive.
Quell’ancora (still) indica la resistenza di chi sopravvive, rimane lì, non fugge, condivide il destino brutale del suo popolo e non smette di coltivare il lumicino della vita. E’ l’arte che resiste nell’onnipresenza angosciosa della morte. 

Maisara Baroud, 23 agosto 2024

Come nei campi di sterminio si scrivevano poesie, si componeva musica… così a Gaza si contrappone all’immane tragedia, ormai di un anno intero, la flebile voce di chi implora un’umanità perduta, per sé e per ogni altro essere umano. I vincitori e i vinti, in modi diversi – direbbe Simone Weil –, si ritrovano dentro la stessa sventura, nella condizione in cui vittime e carnefici sono atrocemente mescolati insieme, da una parte e dall’altra. Perciò il richiamo alla sacralità dell’umano – il giusto, il bene, il bello – supera ogni divisione e si fa appello per tutti.
In questa logica sono forse interpretabili quei soggetti chiaramente ispirati alla tradizione religiosa: la madre che tiene tra le braccia il figlio morto, come una Pietà dei nostri giorni; il Padre eterno che sorregge il figlio sulla croce… figure che richiamano, forse invocano, il Cielo, in un anelito alla trascendenza che si leva dal cuore stesso delle macerie.
 
Maisara Baroud, 26 settembre 2024
Anche per questo “Sono ancora vivo” commuove, perché ci fa sentire tutta la potenza lacerante del male. L’arte di Maisara Baroud non è finta, non è fatta di immagini riconducibili a copie di copie (applicando, nel contesto odierno di internet, l’antica formula platonica), ma è un’arte che nasce dal pugno duro della storia, dalla realtà che aggredisce da fuori ed erompe dentro. L’uso del bianco e nero, la smisurata presenza della figura umana, il ripetersi delle scene… sono tutti tratti che riconducono ad un gesto artistico senza fronzoli ed abbellimenti, semplicemente teso alla comunicazione del messaggio.
Alla mente torna un aneddoto, forse leggendario, ma certamente suggestivo, della biografia di Picasso. Quando gli viene chiesto, da parte di un ufficiale nazista, con rifermento al dipinto di Guernica (1937): “Avete fatto voi questo orrore, Maestro?” egli risponde: “No, l’avete fatto voi”. Il significato è chiaro: il pittore non inventa nulla, restituisce la realtà, nella sua cruda essenza. Perciò, Aristotele diceva: l’arte è profondamente filosofica.
Maisara Baroud, 28 settembre 2024
I disegni di Maisara Baroud ricordano la potenza con cui Picasso rappresenta la verità della guerra, una tragedia che colpisce e distrugge tutti: uomini, animali, terra... Certo una verità trasfigurata, in cui non si cerca tanto di descrivere l’esistente, quanto piuttosto di scovare la parola che in esso si nasconde: come in Guernica troviamo la bocca spalancata del cavallo, espressiva icona del dolore, così nell’artista di Gaza tutti i viventi sembrano urlare il loro stesso destino di annichilimento e di morte.
 
Infine, il gesto artistico di Baroud si sottrae al perverso circuito del mercato, di cui l’arte contemporanea è divenuta schiava (gallerie, mostre, business, come ricorda bene Montanari nel suo Contro le mostre, 2017) per ritornare ad essere pura voce dissonante, grido continuo contro l’oppressione, rifiuto della logica distruttiva di amico/nemico. 
Maisara Baroud, 26 aprile 2024
Le sue opere, affidate alla povertà di carta e inchiostro, non sono fatte e pensate per essere vendute, come meri oggetti di profitto e consumo; esse sono piuttosto il frutto gratuito della contemplazione, donato a tutti coloro che ne vogliono fruire, generosamente, in piena libertà. Non a caso, quando abbiamo scritto a Maisara Baroud, per avere il permesso di utilizzare le sue immagini, la risposta è stata subito affermativa, senza esitazioni. 
Per questo, e per tutto quello che la sua arte rappresenta, noi diciamo a lui il nostro commosso e partecipe “grazie”.

6 commenti:

  1. Una potente fibra artistica, un fondamentale appello alla pace, il tuo, cara Rossana.
    ☮️🎈👏🤗Rosario

    RispondiElimina
  2. Grazie, caro Rosario. Ho inviato il post a Maisara Baroud, l'artista di Gaza. Lo ha molto gradito e mi ha risposto con una umiltà che ha confermato la sua statura umana ed artistica.
    Vorrei davvero che fosse letto come un appello alla pace, in tutte le direzioni.

    RispondiElimina
  3. Cara Rossana, mi sono commossa leggendoti. Sono davvero grata al web che mi rende vicina a persone pensanti e blogger speciali come te, Gian Maria e Rosario. Col tuo permesso, citandoti opportunamente, da questo scritto ricaverò un articolo per il giornale on line con cui collaboro. Grazie. Un abbraccio. Buon fine settimana.

    RispondiElimina
  4. Grazie a te, di cuore, anche a nome di Gian Maria e del caro amico Rosario. Come sai, anche per noi, la tua vicinanza è preziosissima. Sono ben contenta della eventuale diffusione di questo post attraverso il tuo articolo: mi pare una vicenda e una figura che val la pena conoscere, per accendere un lumicino di speranza. Un caro saluto, Rossana.

    RispondiElimina
  5. Veramente toccanti queste opere nei loro tratti ora crudi e incisivi, ora fatti di delicatezza. Immagini dietro le quali intuisco vaste conoscenze artistiche filtrate dall'originalità dell'autore e dalla tragicità della sua esperienza in un gesto espressivo di totale verità.
    Grazie, cara Rossana!!!

    RispondiElimina
  6. Lo hai detto benissimo: "in un gesto espressivo di totale verità". E' quello che mi colpisce e mi pare indice di un'energia spirituale - tradotta in immagine - capace di arrivare al cuore, più di molte parole. Grazie, Annamaria. Un abbraccio, Rossana.

    RispondiElimina