Pensare la pace attraverso alcuni suoi profeti.
Post di Gian Maria Zavattaro.
PERCHÉ NON LA PACE? PERCHÉ LA GUERRA?
“Questo Dio, siamo noi che ve lo abbiamo dato. Che cosa ne avete fatto? E’ per questo che ve lo abbiamo dato? Perché i poveri siano più poveri, perché i ricchi siano più ricchi? Perché i proprietari riscuotano i loro affitti? Perché i benestanti bevano e mangino? Perché dei re mezzo pazzi regnino su popoli abbruttiti? E perché là dove i vecchi re cadono sorgano per dar loro il cambio degli orribili avvocati con i pantaloni neri, dei furbi, dei convulsionari, dei professori, degli ipocriti con le mascelle di lupo, mischiati a vecchie donne, degli uomini come mio padre? E che sia proibito di cambiare niente a tutto ciò? Perché ogni potere viene da Dio?” (P. Claudel, Pensée a Orian, Le Père humiliè, 1948).
La gente come me, che non conta nulla o ben poco, possiede però un bene prezioso: la parola contro il silenzio. Mi riferisco alla parola trasparente, pulita, chiara, lampante, netta, inequivocabile. Come ci insegna il linguaggio di papa Francesco in Contro la guerra Il coraggio di costruire la pace (LEV, 2022). Dopo aver letto Contro la guerra capisco che anche per la gente come me parlare diventa necessità, dovere, obbligo: innanzitutto di ascoltare senza pregiudizi tutte le parti - i pro, i contro, i sì, i no, i boh, i ma, i se… - e capire che hanno delle ragioni, ma che una sola è la ragione; di smascherare la frastornante ridondanza di tanti/e salottieri/e, mentre tanti innocenti continuano ad essere falciati dalle guerre; di denunciare lo stordimento e smarrimento prodotto dai media per i quali ogni guerra si riconduce al business dello spettacolo televisivo o alle fatue chiacchiere dei bar virtuali finché l’audience conviene, per passare poi, dopo il pieno della saturazione, ad ammannirci ben altri squallori.
Giovanni XIII firma la Pacem in terris, 1963 |
Penso sia possibile a condizione che la nostra parola sia la parola della parresia (dal greco “pan” tutto e “rhema” ciò che viene detto), cioè dire tutta la verità chiaramente, senza restrizioni mentali, senza doppi o tripli sensi. Parola largamente esiliata o confinata o latitante soprattutto in questo tempo di speciali operazioni militari che fanno strage di innocenti e di bambini, alla faccia dei pacifisti di salotto. Dire la verità tutta la verità, mettere cioè allo scoperto lati nascosti o invisibili di doppiezze e imposture, non può che suscitare stizzose esecrazioni o sprezzanti silenzi.
A ben considerare, il problema coinvolge ognuno di noi molto più profondamente di quanto sembri, perché gl’interrogativi impietosi della parresia riguardano non tanto e non solo i grandi impostori e malfattori, ma ciascuno di noi. Penso al silenzio circa l’invisibilità epidemica della corruzione, l'invisibilità dell’indifferenza, l'invisibilità degli evasori fiscali, di chi muore di guerra e di fame, di chi annega nel Mediterraneo, l'invisibilità della slavina xenofoba che dà fiato alla paura e specula sulla sicurezza, dei cinici che ci usano e solleticano gli istinti più gretti e regressivi...
Prima marcia della pace Perugia Assisi, 1961 |
Elenco di seguito le sequenze di parole tratte dai sottotitoli di Contro la guerra, e sfido il lettore a leggerle fino in fondo.… Pura parresia!
a. La guerra è un sacrilegio, smettiamo di alimentarla! Non è ineluttabile :va fermata, perché le guerre vanno fermate e si fermeranno soltanto se noi smetteremo di alimentarle. Con la guerra nessuno vince. Spendere in armi sporca l’anima. L’abuso del potere condanna gli indifesi. Ogni conflitto è una sconfitta dell’umanità. Non dimentichiamo le tante guerre del mondo. Chi ha armi prima o poi finisce per usarle (pp.2-33). b. Una follia. Un mostro che distrugge l’umanità e il mondo. I conflitti deturpano l’ambiente. La guerra mondiale “a pezzi” colpisce i piccoli. Guardare la realtà con gli occhi delle vittime (37-47). c. Le armi nucleari.Un tremendo potere. Un grande inganno. Non si può costruire la pace sulla sfiducia reciproca. Le armi atomiche sono illogiche..Il nucleare a scopo militare è immorale. Hiroshima è una catechesi sulla crudeltà. L’unica soluzione ai conflitti è il dialogo. Il sogno di un mondo libero da armi nucleari ( pp.48-79) d. La fraternità si nutre di solidarietà. Tessere un’unica fraternità. Guardiamo il cielo e camminiamo sulla terra. L’amore vince. Gesù al nostro fianco. Chiesa e società aperte a tutti. La fede illumina la nostra ricerca di pace. La pace è dono. Alla pace non c’è alternativa. La pace viene dalla croce. La vera pace costa. La pace è un cammino. La pace è quotidiana. Dialogando si apre il cammino. Pregare per quelli che non ci vogliono bene. Imparare l’arte del dialogo. Architettare la riconciliazione. Superare il male con il bene. La pace è la priorità. La conversione ecologica. La fraternità è grazia di Dio Padre. La Pasqua fa germogliare l’incontro con l’altro (pp. 83-148).
Marcia Perugia Assisi, 1961 |
Parresia: parola che educa alla pace, elabora una coscienza per la quale la guerra non è l’unica trasgressione della pace e del diritto alla vita: lo sono altrettanto la povertà, l’ingiustizia, l’offesa dell’ambiente...
Parresia: parola di denuncia ed annuncio cara soprattutto ai giovani.
Alla parresia profetica di papa Francesco dovrebbero seguire in tempo reale coerenti responsabili scelte dei manovratori del sistema politico e militare internazionale. Qui casca l’asino, qui ci sentiamo veramente impotenti, ma non rinunciatari privi di speranza. Qui si ripropone pressante l’interrogativo “è possibile qui adesso essere ognuno di noi costruttore di pace?” Risposta è l’ottimismo tragico. Tragico di fronte a controparti che non arretrano né a far morire gli innocenti sotto bombardamenti indiscriminati né a richiedere o a rifornire armi sempre più sofisticate per difendersi. Ottimismo: quello di persone a me care come E. Mounier, Antonino Caponnetto, Tonino Bello.
EMMANUEL MOUNIER non si stancava di denunciare il falso pacifismo, che non costa niente perché non impegna niente: pacifismo di chi è ben assestato sulla sua poltrona di professorone e/o di guru, nella sua sicurezza contro ogni rischio: pacifismo di chi vive dove non c’è guerra ma dove trionfano antagonismi e conflittualità, dove esistono schiacciati ed emarginati, dove si custodisce la pace contro la guerra come ogni giorno contro la miseria altrui e contro l’amore.
ANTONINO CAPONNETTO ci rammentava che non abbiamo potere, non contiamo niente, ma abbiamo un’arma: la coscienza. Se cambieremo le nostre coscienze, se crederemo nel coraggio dei giovani e promuoveremo la loro voglia di sognare un mondo migliore e di rischiare per raggiungerlo, sorgerà una società nuova.
TONINO BELLO ben conosceva sia la fatica a far capire che la soluzione dei conflitti non avverrà mai con la guerra ma con il dialogo sia quanto fosse difficile l’idea delle strategie della difesa non violenta, della soluzione pacifica dei conflitti. Pace è convivialità delle differenze! Invitava ognuno di noi, specie i giovani, a seminare questa idea, perché un giorno fiorirà: il domani è questo, se avremo l’animo di Mosè che, pur sapendo che non sarebbe entrato nella terra promessa, addita al suo popolo la terra dei suoi sogni. Come ultima sollecitazione esortava tutti a portare a casa questa fiera speranza, ma insieme anche un grumo di dolore: le case sventrate, le morti violente, gli innocenti violati, le stimmate della sofferenza.
CANTA IL SOGNO DEL MONDO Di Davide Maria Turoldo
Ama,
saluta la gente.
Dona, perdona, ama ancora e saluta.
Nessuno saluta nel condominio e neppure per via.
Dai la mano, aiuta, comprendi, dimentica e ricorda solo il bene.
E del bene degli altri godi e fai godere.
Godi del nulla che hai, del poco che basta giorno dopo giorno.
Eppure quel poco, se necessario, dividi.
E vai, vai leggero dietro il vento e il sole
E canta.
Vai di paese in paese e saluta, saluta tutti,
il nero, l’olivastro, e perfino il bianco.
Canta il sogno del mondo.
Che tutti i paesi si contendano di averti generato.
Ho letto con attenzione e posso solo dire Grazie per aver richiamato alla coscienza e al cuore i pensieri e i valori che dovrebbero fare rete e sorreggere le nostre giornate in questo tempo “pesante”. Personalmente sento tanto il bisogno di “camminare leggera” e di dare un senso al mio tempo. Effettivamente, per me, in questo testo vi è concentrata “tanta roba”, da leggere e “ruminare” perché si trasformi in azioni concrete, perché si riesca a testimoniare con la vita quanto sia importante la pace, per ciascuno di noi, a partire dalla nostra quotidianità. Solo così, ognuno potrà rispondere con responsabilità e parresia alle sfide del nostro tempo.
RispondiEliminaAvete richiamato alla mente quanto mi ha insegnato Pietro Roveda, docente pedagogista che ha speso il suo insegnamento a cercare di trasmettere quanto sia importante un’Educazione alla Pace.
Grazie ancora, a presto Patrizia Pezzuolo
Cara Patrizia, torniamo da Trieste dove ci siamo fermati per qualche giorno, senza Pc... Ti rispondo perciò solo ora... Grazie a te, per quanto scrivi. Siamo in sintonia! Grazie ancor più per la mail su Cellole di Bose... Sì, a presto!
EliminaGrazie, semplicemente grazie.
RispondiEliminaSempre reciprocamente grazie. Un caro saluto anche daRossana.
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