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martedì 5 luglio 2022

I bambini ci educano.

Gioco, meraviglia e curiosità... la spinta vitale che muove i bambini.
Post di Rosario Grillo.
 
Sowerby e Emmerson, Frutto proibito
Qualcuno disse che “invecchiando si ridiventa bambini”. Di certo, lo stato di dipendenza accomuna le due età. Ma qui voglio considerare un lato creativo dell’essere-bambino, emerso in tante occasioni recenti nelle mie letture. Può trovare degno apprezzamento da un essere-senile.
Indizio di saggezza: la proba saggezza che i classici sapevano riconoscere.
 
- Wittgenstein, maestro delle elementari.
L’esperienza della docenza nelle scuole elementari è la sorpresa che colpisce gli studiosi del pensiero di Wittgenstein. Spigoloso il contrasto tra le formulazioni delle enunciazioni logiche del Tractatus e l’improvviso abbandono del cenacolo di Trinity College di Cambridge.
Se la prima ragione si trova nella partecipazione al conflitto mondiale dal quale ricavò lo stato di prigionia scontato a Cassino, la più recondita possiamo ricondurla ad uno “stupore” che lo spinse a dedicarsi all’insegnamento elementare.
Un libriccino, Ina e Ludwig (1), ricostruisce in forma romanzata la possibile fonte dello stupore provato dal filosofo viennese, che non fece ritorno al gruppo di Cambridge e scelse invece di dedicarsi all’insegnamento.
Il contatto cercato ed avuto con l’età infantile ebbe la stessa qualità di un rapporto “mistico”. (2)
 
- Benjamin e il gioco infantile
Sowerby e Emmerson, Tempo del gioco
In altro momento, per esplorare l’uso che Benjamin fece della radio nel momento aurorale dei mass media, ebbi modo di sfiorare l’attenzione che egli seppe prestare all’universo infantile (3).
Nel bambino, dentro il magico momento del gioco, si accoppiano sia il momento dell’ancora una volta, della ripetizione instancabile della stessa azione di gioco, della stessa dinamica (un documento dell’eterno ritorno dell’identico), molto spesso agiti con la distruzione del meccanismo di gioco (ritorno al caos), sia il momento dell’oltre, dello scarto verso il nuovo, il diverso, il futuro o la via d’uscita. Giorgio Agamben lo raffronta al kairos, il tempo propizio dell’occasione, sulla scia di Deleuze che distingueva “l’eterno ritorno come ripetizione” e “l’eterno ritorno come resurrezione”. Ginevra Bompiani, in un suo libro recente (4), chiama in causa ripetutamente Deleuze (5 leggi la nota).
 
- Kierkegaard: il giglio del campo e gli uccelli.
Sowerby e Emmerson, L'uccellatore
Una variante è sempre possibile… tanto più nel caso del “maestro del possibile”: Kierkegaard. In lui, vengono richiamati ad esempio di semplicità e gratuità: il giglio di campo e gli uccelli (6).
Se ne serve il filosofo danese per confermare l’andatura dell’aut aut presa dall’esistenza. Al contempo, valorizza lo stato di silenzio, perché nel silenzio testimoniano la loro fedeltà sia il giglio - ed è come dire: qualsiasi spontaneo fiore o frutto nella natura - sia gli uccelli (per loro l’estensione è: qualsiasi animale del corpo naturale).
Le virtù evidenziate stanno insieme con la meraviglia e la curiosità, foriere della spinta vitale che valorizza i bambini.
Si vengono così ad aggiungere due tasselli: la possibilità ed il naturalismo.
 
- Il naturalismo.
Parto dal secondo, riandando al momento fecondo della filosofia della natura rinascimentale. In quell’ambito ci si muove tra platonismo neoplatonismo ed aristotelismo con frequenza maggiore del neoplatonismo causato dal rigore della fedeltà al maestro presente nella tradizione aristotelica.
Bernardino Telesio enunciò il principio conduttore: studio della natura iuxta propria principia. Esempio di una fedeltà alla Natura che poteva sì evolvere nel verso del panteismo ma che soprattutto attestava la pienezza della natura donata dall’Autore.
Dentro la matassa del filosofare, il motivo telesiano si allungò nel “filo” del discorso spinoziano. Appunto Spinoza è il filosofo rivisitato da quanti si allontanano dall’antropomorfizzazione della natura esplosa nell’Antropocene (7).
L’ontologia naturalista oggi richiede uno sguardo onnicomprensivo, senza alcuna gerarchia, sulla natura (8).
 
- Il possibile e lo stato di grazia
Sowerby e Emmerson, Il giovane musicista
La cifra tipica del Nuovo Testamento si ritrova nell’Amore. Dio crea per amore; l’uomo è figlio dell’amore di Dio; l’incarnazione è un progetto di amore; il Signore chiede: “Seguimi!” come segno d’amore.
Si chiude l’epoca di YHWH correlata all’onnipotenza e si apre l’epoca del Dono e della Misericordia.
All’onnipotenza segue il possibile. Kierkegaard, gravato dall’autorità del padre e dalla tradizione familiare (pietismo) esplorava la dimensione angosciosa del possibile. Ma c’è un’altra dimensione: quella liberatrice.
Il “limen”, la soglia dell’oltre di cui stiamo andando in cerca e che i bambini, in improvvisi guizzi, intuiscono (e suggeriscono) ha proprio tale volto.
Nel possibile, con coraggio, consiglio di mettere la nostra fiducia. Con esso e in esso possiamo vivere lo stato di grazia.

 Note.

(1) Tommaso Di Francesco, Ina e Ludwig, Asterios
(2) “Sconfitto in un gioco matematico da una bambina che doveva re-imparare a parlare e a camminare, che per di più non sapeva né leggere né scrivere, in mezzo alla desolazione dell’Agro romano, lontano dalle certezze delle sue ricerche…chi l’avrebbe detto? Ludwig ne fu sorpreso positivamente e quasi se ne rallegrò. Ripensò alla teoria della probabilità ma capì che aveva a che fare con qualcosa di innato e inspiegabile, probabilmente la stessa energia che aveva sostenuto quella piccola mente con il suo corpicino fino allora offeso” idem, pp. 70-71.
(3) W. Benjamin, Infanzia berlinese, Einaudi.
(4) G. Bompiani, L’altra metà di Dio, Feltrinelli.
(5) “Ma se questo momento-varco non è quello del Kairos e non è l’avvento del Messia, da dove viene? Forse dobbiamo rubare un’idea a un pensiero da tanti secoli dimenticato e sepolto, il pensiero gnostico, che raccoglie le due tradizioni, giudaico-cristiana e greca, e “al cerchio dell’esperienza greca e alla linea retta del Cristianesimo, contrappone una concezione il cui modello spaziale può essere rappresentato da una linea spezzata”. Lo ritroviamo, in certo modo, nelle parole di Deleuze: “Per pervenire a una ripetizione che salvi, o che cambi la vita aldilà del bene e del male, non bisognerebbe forse rompere con l’ordine delle pulsioni, disfare i cicli del tempo, giungere a un elemento che sia come un ‘desiderio’ vero, o come una scelta capace di ricominciare senza fine?”. È il disco rotto dell’infanzia che ripete creando, e si dà ogni volta lo slancio per uscire dall’abitudine e riassaggiare l’immensa emozione del nuovo”, L’altra metà di Dio, pp.42-43.
(6) Kierkegaard, Il giglio nel campo e gli uccelli nel cielo, Discorsi, pp. 1849-51.
(7) Da Deleuze ad un giovane filosofo Marcello Di Paola che insegna all’università di Palermo.
(8) Politiche dell’antropocene.

2 commenti:

  1. Caro Rosario, grazie: hai ancora una volta centrato il cuore del nostro esistere, soprattutto di noi anziani. Due brevi commenti. 1° Mt 18, 1-6… 2° “Il limen, la soglia dell’oltre di cui stiamo andando in cerca e che i bambini, in improvvisi guizzi, intuiscono”, in questa nostra temperie d’angosciose insicurezze - in cui troppe cose ci abitano, ci invadono ci gettano fuori da noi stessi - non è forse “ il possibile” riscoprire la trasparenza dei bambini, non fuggire da se stessi, ma abitare se stessi? Perché “l’interiorità è luogo dove si forgia la libertà, dove si elaborano le convinzioni che conducono a scelte e decisioni che hanno un impatto politico, dove matura la forza di dire di no, dove si pensa l’oggi e si immagina il futuro. In questo senso nutrire la vita interiore è virtù del cittadino” (cf. L. Manicardi, Spiritualità e politica, Qiqaion, Magnano, (BI), 2019).Ciao, amico.

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  2. Infanzia e vecchiaia sono la dimostrazione della “ coincidentia oppositorum “. Non aggiungo altro. Tra noi tre Cusano abita.

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