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lunedì 15 luglio 2024

Ai miei studenti. Che cos'è la gratitudine?

Il paradosso della gratitudine vera: un debito senza debito.
Post di Rossana Rolando.
Immagini e dipinti di Stefano Nava (qui il sito)
 
 “Ai miei studenti.
 E anche a tutti quelli che imparano
 o già esercitano il mestiere di Socrate”
(Dedica che faccio mia, da Roberta De Monticelli).

Stefano Nava, Legami
Come ormai non mi capitava da alcuni anni, al termine del percorso liceale classico, alcune alunne particolarmente sensibili e coinvolte nelle discipline filosofico storiche mi hanno espresso la loro gratitudine attraverso lettere, messaggi, gesti di vario tipo. La commozione che ha accompagnato questi momenti è stata per me molto intensa. Che l’impegno, la passione, il desiderio di  una comunicazione profonda - sulla vita, su ciò che davvero vale, sulla bellezza della conoscenza, sul dono reciproco dell’insegnare e dell’imparare - siano colti da giovani menti, tra i mille frastuoni del tempo in cui viviamo, è cosa niente affatto scontata, degna di meraviglia.
 
Che cos’è la gratitudine? In concomitanza con questi eventi, ho terminato la lettura dell’importante e appassionato libro di Roberta De Monticelli, Il dono dei vincoli. Per leggere Husserl.¹ L’introduzione alla comprensione autentica del grande filosofo di area tedesca, di origine ebraica, vissuto nel periodo terribile del nazismo, si traduce anche nell’invito a renderlo vivo, cercando di fare filosofia secondo il suo metodo, detto fenomenologico.
Stefano Nava, Sedie nel cuore
Esso propone un cammino di ricerca della verità che solo l’intuizione filosofica può percorrere e che rimane del tutto estraneo agli altri ambiti della conoscenza, dediti alla raccolta di dati empirici, di fatti, poi catalogati e classificati secondo leggi scientifiche (dalla psicologia alla sociologia alle scienze naturali…). La sfida è quella di cogliere l’essenza di un determinato oggetto sottoposto ad indagine, secondo un approccio che la scienza ha escluso fin dai tempi di Galileo, ma che il filosofo può e deve recuperare, se non vuole rinunciare alla propria vocazione di “funzionario dell’umanità”.²
La domanda sul “che cos’è” – ripresa dalla fenomenologia - richiama direttamente la figura di Socrate, centrale in tanta parte del pensiero novecentesco, soprattutto quello volto a riflettere sull’agire e sulla dimensione etica. Non è un caso che la dedica del libro di De Monticelli, riportata in limine a questo post, reciti: “Ai miei studenti. E anche a tutti quelli che imparano o già esercitano il mestiere di Socrate”.³

L’idea di gratitudine. Per tornare direttamente al tema, provo dunque ad applicare il metodo fenomenologico al mio vissuto, in relazione alle mie alunne e ai loro messaggi, nel tentativo di andare anche oltre la specifica esperienza per cogliere il “che cos’è” della gratitudine. Nel far questo sgombro il campo da letture auto elogiative che non avrebbero alcun significato in termini conoscitivi (fenomenologici).

Stefano Nava, Passi quotidiani
Si tratta anzitutto di spogliare il concetto (epochè) di tutte le varianti inessenziali – per es. il grazie meccanico che si rivolge agli altri in diverse occasioni, espressione di cortesia e buone maniere – ed arrivare al cuore della cosa, alla sua essenza. Non un’idea platonica situata in un mondo altro dal nostro, ma il carattere proprio di tutti i gesti che esprimono gratitudine, l’elemento invariante, tale che se viene a mancare non si può più parlare di gratitudine.

Il termine (gratitudo, gratus) anzitutto porta in sé il concetto di riconoscenza per qualcosa che si è ricevuto. “Grazie per…” è il contenuto che si specifica in diversi modi nei messaggi che ho ricevuto. Spinoza lo dice benissimo nella sua Etica: “La Riconoscenza o Gratitudine è desiderio o sollecitazione d’Amore, mediante il quale ci sforziamo di fare del bene a chi ci ha arrecato un beneficio per un uguale affetto (moto dell'animo) di Amore”.

 
La sfera del sentire. Amore, stato d’animo, desiderio… si capisce che stiamo parlando di un sentimento, non inteso come emozione passeggera, ma come un insieme di strati mentali, di cose sentite che si sono sedimentate nel tempo e radicate in una dimensione affettiva di riconoscimento. L’avverbio che accompagna le lettere delle mie alunne è proprio relativo alla permanenza temporale: le sarò “sempre” grata.
 
Stefano Nava, Nuovi passi
Un debito senza debito. Oggi la gratitudine è tanto più preziosa perché rara. L’ingombro dell’io – narcisismo, aspettative, frustrazione – ne impedisce il sorgere. Non a caso Spinoza afferma ancora: “Solo gli uomini liberi sono veramente grati gli uni verso gli altri”.
Si tratta, infatti, di un sentire che, per arrivare ad espressione ed assumere quindi anche il valore di una postura etica nei confronti dell’altro, deve essere capace di cogliere un debito. La parola “debito”, usata in ambito economico, richiama il dovere di un risarcimento, del tutto escluso dalla dimensione della gratitudine che, per sua natura, è un grazie senza restituzione e tale deve rimanere. Come afferma Derrida, il debito della gratitudine è sempre senza misura, non quantificabile, «al di là di ogni riconoscenza e dunque di ogni gratitudine possibile, un debito che per una volta non fa pesare nessun sentimento di colpa, “grave senza essere pesante”».Ecco qui espresso il paradosso della gratitudine vera, un grazie che non restituisce nulla perché nulla deve restituire, ma riconosce un resto impagabile, qualcosa che rimane. E la consapevolezza del “senza misura” che accompagna ogni vera riconoscenza ritorna in alcuni dei messaggi più commoventi delle mie grandi alunne.
 
Note.
1. Roberta De Monticelli, Il dono dei vincoli. Per leggere Husserl, Garzanti, Milano 2020. 
2. L'espressione è di Edmund Husserl, in La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, Il Saggiatore, Milano 1997, p. 46.
3. Roberta De Monticelli, Il dono dei vincoli. Per leggere Husserl, cit., p. 7.
4. Baruch Spinoza, Etica, Sansoni, Firenze 1963, parte terza, XXXIV, p. 387.
5. Spinoza, Etica, cit., parte quarta, LXXI, p. 541.
6. Jacques Derrida, Il maestro o il supplemento di infinito, Il Melangolo, Genova 2015, p. 25.

4 commenti:

  1. Innanzitutto rilevo ( e ne gioisco con te) la gratitudine, vera e imparagonabile equivalente nel rapporto pedagogico. Poi valorizzo il peso che il tuo scritto ha nel l’approccio ad Husserl, quindi ripasso i termini che segnano il percorso compiuto ( “ senza misura” a segnare “ un debito che non è debito “, la “ postura etica” verso gli altri, la presenza di amicizia Amore desiderio). Un senso di ben-essere. Rosario

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    1. Caro Rosario, grazie del tuo commento. E' verissimo quanto dici in conclusione: credo che la gratitudine sia un sentimento che fa star bene (ben-essere), che espande la vita propria e degli altri. In Melanie Klein, "Invidia e gratitudine", si legge: "Il sentimento di gratitudine è una delle espressioni più evidenti della capacità di amare. La gratitudine è un fattore essenziale per stabilire il rapporto con l'oggetto buono e per poter apprezzare la bontà degli altri e la propria".

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  2. Cara Rossana, come sempre le tue riflessioni toccano la mia anima. Ho preso nota del testo di Roberta Monticelli. Il tuo post è così pregnante che lo rilancerò nel mio blog. Con gratitudine! Un abbraccio.

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  3. Grazie, cara Maria. Il libro "Il dono dei vincoli" è davvero prezioso e la ripresa husserliana di Socrate è nel segno di una filosofia eticamente impegnata, nella ricerca di ciò che è giusto, bello, degno. Oggi abbiamo bisogno di questo tipo di filosofia.... Un abbraccio.

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