Pensare l'esperienza di un secolo.
Post di Rossana Rolando.
L'impresa volta a ricercare un'immagine del Novecento ovvero un'idea capace di connotare il XX secolo è stata già tentata in vari modi. L'operazione non è nuova. Per quanto si tratti certamente di semplificazioni manualistiche, entrate nell’uso comune, ci sono congiunzioni concettuali che aiutano a comprendere schematicamente un clima storico e culturale. Per esempio, è condivisa l’associazione tra Seicento e Rivoluzione scientifica, tra Settecento e idea di ragione, tra Ottocento e riflessione sul significato e il senso della storia.
Potremmo dunque chiederci: il Novecento filosofico, letterario, artistico, scientifico… può essere contrassegnato da una qualche possibile chiave interpretativa? Che cosa caratterizza, da un
punto di vista culturale e filosofico, il XX secolo? C’è un filo rosso che può
connotare il Novecento in modo peculiare?
Kandinskij, Punti, 1920 |
💥 Scene teoriche. Oltre al capitolo appena citato, gli altri sono così suddivisi:
Le filosofie dello slancio (che privilegiano il vitalismo e hanno in orrore la stagnazione); L’oggettivazione (con riferimento alla rilevanza del pensiero sociologico); I dislivelli della storia (la distinzione netta tra scienze della natura e scienze dello spirito e, per opposizione, il rapporto tra natura e cultura nell’antropologia); L’incontro delle filosofie con la nuova epistemologia (neopositivismo); Il pensiero dialettico (anche negativo); Il mondo e lo sguardo (in cui compaiono grandi nomi: Husserl, Heidegger, Sartre, Wittgenstein, Merleau-Ponty, Foucault…) ; I vincoli della tradizione (l’ermeneutica di Gadamer, la scrittura di Derrida); Vita activa (con il grande tema della giustizia che chiama in causa Arendt, Habermas, Rawls); Guardando avanti (le tematiche di attualità filosofica, come, per esempio, la bioetica e le biotecnologie).
Ritornando alla domanda iniziale, ci chiediamo, dunque: si potrebbe individuare, all’interno di questi scenari teorici, un filo rosso capace di ricongiungerli? Remo Bodei non lo dichiara apertamente, ma lo fa capire a più riprese, ritornando su alcune parole-guida riconducibili alla stessa area semantica. Esse sono, appunto: alterità, pluralità, differenza, diversità…. in opposizione ad omogeneità, identità, unità (della ragione, della storia, della cultura).³
In un unico termine - che solo per un “effetto di linguaggio” sembra richiamare uno schema unitario, essendone invece la negazione - si può parlare dunque di molteplicità.⁴
In questo insistere sulla non identità ovvero sulla “logica della disgregazione”, la filosofia risulta essere pienamente in sintonia con l’arte (Picasso, Kandinskij...), le avanguardie musicali (tecniche dodecafoniche), la grande letteratura (Kafka, Musil, in Italia Calvino, Gadda...).
La negazione della legge dell’unità, peraltro, non rimane solo su un piano teorico, ma ha risvolti resistenziali che si oppongono ad ogni logica di dominio. Il pensiero della contraddizione non conciliata in una superiore totalità – che politicamente si è espressa come totalitarismo – è liberatorio, dal momento che recupera il diverso, il non identico, il differenziato e quindi anche l’oppresso, l’impotente, lo schiacciato, il residuale.⁵
Emblematica, in questo senso, è la dialettica negativa di Adorno che intende portare alla luce delle coscienze ciò che non è compatibile con il dominio: “Al concetto di lotta di classe Adorno contrappone quello di lotta al dominio; alla lotta collettiva e organizzata, quella singola o di ristretti gruppi; alla guerra di movimento, per servirci della terminologia gramsciana, quella di posizione, in trincee sparse”.⁶
💥 Note.
1. Remo Bodei, La filosofia del Novecento, Donzelli, Roma 2006.
2. Ibidem, p. 41.
3. Ibidem, pp. 146, 158,162,107.
4. Cfr. Chiara D'Agostini, Breve storia della filosofia del Novecento, Einaudi, Torino 1999, Introduzione, p. X.
5. Remo Bodei, La filosofia del Novecento, cit. pp. 102-103.
6. Ibidem, p. 106.
Anche la grande letteratura insiste su questo aspetto della pluralità: "Oggi non è più pensabile una totalità che non sia potenziale, congetturale, plurima" (Italo Calvino, Molteplicità, parola chiave del Novecento, in Lezioni americane).
RispondiEliminaDoveva esser migliore degli altri il nostro ventesimo secolo....
RispondiElimina(Wislawa Szymborska, Scorcio di secolo)
Discorso vastissimo, interessante e complesso come lo è stato il Novecento nei suoi vari aspetti. Non mi ci addentro, ma sono qui a dirti GRAZIE per le tue riflessioni sempre ricche di stimoli e approfondimenti.
RispondiEliminaUn caro abbraccio!
Cara Annamaria, sono io che ringrazio te per l'attenzione e l'apertura culturale (tra l'altro, hai visto, la musica riveste un ruolo particolare nel connotare "l'anima" del secolo, con le avanguardie musicali). Condividere riflessioni e sentirsi in un circuito di affinità è un dono. Buona giornata e un grande abbraccio, Rossana.
RispondiEliminaGrazie, cara Rossana, per aver proposto l'acuta disamina di Bodei: quanti testi 'nutrienti' andrebbero letti! A proposito della molteplicità includente, cifra del Novecento, mi viene in mente il grande Edgar Morin (103 anni, qualche giorno fa) che ci invita a un'etica della complessità, capace di comprendere la 'convivialità delle differenze'... un abbraccio.
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