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sabato 29 giugno 2024

Concordismo.

L'Uno non esclude i molti.
Post di Rosario Grillo
 
K.F.Schinkel, Scenografia Flauto Magico di Mozart, 1815

Dichiaro da subito che mi propongo un obiettivo difficile. Mentre tutt’intorno si registra l’invito allo scontro, in nome dell’identità esclusiva, cercherò di assumere a modello la tesi del “concordismo”, senza indulgere al sincretismo, mettendo ben in vista l’unità sostanziale.
L’Uno che non esclude i “molti”, l’Uno che nella Trinità mette in moto la relazione e la vivifica. Una conferma viene dalla proposizione esplicita del Dio unico, ispiratrice del papato bergogliano, sulla falsariga del poverello di Assisi: memento per questo verso.
Al nostro scopo serve costruire un ponte che collega l’Umanesimo al nostro presente. (1) Nel primo, epoca di rinnovamento con travaglio, in parecchi lavorarono sul programma del de pace fidei; nel nostro presente si evidenzia invece una pericolosa china all’utilizzo dell’arma bellica, ritenendola risolutiva del fenomeno della disarticolazione geopolitica e dell’enorme problema migratorio. Argine a questa deriva: l’instancabile azione di Papa Francesco, che ha messo un punto fermo nell’incontro di Abu Dhabi.
Carlo Vanvitelli e Filippo Pascale, Emisferi, XVIII sec. Caserta
Traggo spunto da un lavoro storiografico condotto da G. Cambiano, che porta questo titolo: Filosofia greca e identità dell’Occidente. (2)
Necessarie avvertenze: a) non è una tradizionale esaltazione della filosofia greca: b) non si prende a paradigma una identità asfittica, escludente ed esclusiva.
Difatti la filosofia greca si avvale del circuito ampio, che va per l’Oriente; così l’identità occidentale diventa composita ed inclusiva. Antico Egitto, zoroastrismo, Mosè e sapienza patriarcale, gimnosofisti indiani, financo Confucio e pre confucianesimo ne fanno parte.
Spiccano i contatti di Platone con la cultura egizia, la pregnanza della filosofia presocratica, la matematica con la geometria e con l’astronomia (astrologia, precisamente), la latitudine dell’atomismo democriteo, senza che la sua dottrina fisica venga rinchiusa nell’ ateismo, la vena della tradizione ermetica.
Si spiega bene la centralità dell’Umanesimo, che prende inizio già nel Trecento, adducendo la risorsa della filosofia araba, mettendo in risalto l’arricchimento delle vene culturali (dotti bizantini, Cusano, la prisca theologia con la pia philosophia). Risultano confermati i ruoli di G. Bruno, di Erasmo con la Riforma, di Cartesio e di F. Bacone.
 
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Andreas Scheits, Leibniz (1646-1716)
Nell’impossibilità di soffermarmi sui singoli, scelgo a campione: la filosofia di Leibniz, collocata peraltro in un tornante che prelude all’Illuminismo (Accademie e forte accento su l’universalità della cultura). L’opera citata dedica ampie pagine al filosofo suddetto. Si mette in rilievo il cammino da lui compiuto per focalizzare: il principio della “forza viva”, lo scopo della “combinatoria”, la dottrina dell’armonia prestabilita, la scelta su “la disputa tra gli antichi e i moderni”.
Cominciando dall’ultima, bisogna evidenziare che: sempre più la risposta porta a sottolineare che ai moderni appartiene il carico dell’esperienza accumulata nel corso del tempo, senza infirmare la valenza del lascito antico. La “forza viva”, ovvero materia più energia, permette di stare fuori del determinismo meccanicistico, rivisitando l’entelechia aristotelica. La “caratteristica universale” costituisce paradigma della tensione verso l’universale unificante, portando avanti la combinatoria di discendenza lulliana e bruniana. Su di essa insistono “ars inveniendi” e le proprietà del linguaggio. I recessi dell’armonia prestabilita vanno al di là della metafisica, investono la logica e la cosmologia, innervano il punto d’incontro tra singolarità e universale, con risvolti etici trattati nella teodicea.
 
Conclusione
Vado a dare motivazione della scelta compiuta. Come scritto all’inizio, il proposito sta nel riconoscere la continuità nel rinnovamento. Rifiuto quindi delle brusche rotture, dei grandi salti che dividono le epoche. Nell’oggi, ad esempio, della incomparabilità delle meraviglie della cultura tecnica (ultima sensazionalità: l’A.I. ) (3) con la cultura umanistica.
Le costellazioni, Palazzo Farnese (Caprarola), XVI sec.
Le ramificazioni della filosofia di Leibniz vanno in diverse direzioni del corpo della filosofia del Novecento (non ultima: la filosofia di Deleuze).
Infine mi preme sottolineare che nelle epoche di forte trasformazione - ad esempio: Umanesimo-Rinascimento con filosofia moderna - si procede per “suture” che attraversano le crisi - la crisi invoca sempre una scelta - . Così nella nostra, allargando lo sguardo, sarebbe propizio un procedere di uguale sorta. Fuori strada, invece, e deleterio, il messaggio che invoca l’arroccamento sul primato etnico, mobilitando la guerra tra le religioni.
 
Note
(1) Penso soprattutto agli anni dopo il 2000, quando si è infittita la spinta alla globalizzazione.
(2) Edizione il Mulino 2022
(3) Prendo ispirazione dagli scritti di M. Benasayang, ribadendo lo specifico dell’organico, umano-vivente, davanti all’inorganico, macchina-computer. Solo nel primo c’è dinamismo ed interazione.

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