Ogni promessa contribuisce a costruire e migliorare una convivenza basata sul rapporto fiduciario.
Post di Gian Maria Zavattaro
Sculture dell'artista italiano Andrea Malfatti (1832-1917).
Andrea Malfatti, Mani infantili |
Sono tante le promesse: ci sono quelle che scavano la nostra vita, segnano avvenimenti per noi decisivi e fondano scelte definitive, come il battesimo per il credente, il matrimonio, la relazione amicale, le decisioni prime ed ultime in campo religioso, sociale, politico, professionale che impegnano tutta una vita; ci sono le promesse giuridiche-contrattuali che vincolano a una certa prestazione una o ambedue le parti; ci sono le promesse giurate, con tutte le speciali modalità di obbligazione, come il voto religioso o la promessa del celibato nel prete cattolico; ed infine le promesse che fanno parte della nostra esperienza quotidiana, non importa se esplicite o implicite o persino silenziose e non verbali.
Andrea Malfatti, Donna con bambino in braccio |
Il fatto è che non sarebbe possibile la convivenza umana senza promessa, emblema della nostra condizione esistenziale, del nostro interagire con le persone nella società, del nostro concepire il tempo della vita.
Preziosa nella sua fragilità, non si perde nella fugacità dell’istante, lo trascende, invoca la durata e la fedeltà nel divenire, unisce l’impegno con la coerenza, la libertà e il vincolo dell’obbligazione.
Andrea Malfatti, Mano sinistra |
Per Ricoeur alla base della promessa non vi è una struttura duale (promettente-destinatario) ma triangolare: ”io devo mantenere la mia promessa” - “tu puoi esigere da me” - “è necessario mantenere le proprie promesse per aumentare la fiducia di tutti nello schema di cooperazione della propria comunità”». La promessa trascende la sfera privata e diventa segno di una possibile autentica comunità umana costruita sulla “dimensione fiduciaria” che il promettere stesso rafforza e rende operante. Ogni promessa di ciascuno di noi dunque contribuisce a costruire e migliorare una convivenza basata sul rapporto fiduciario.
Anzi, proprio perché impegna come soggetto responsabile chi la pronuncia, rivela e fa appello al fondamento morale insito nella capacità dell’uomo di restare fedele a se stesso, al tu, al noi, alla realtà che lo circonda. Infatti non tutti sono capaci di promettere e di mantenersi fedeli alla promessa. Lo sono unicamente coloro che vivono una dimensione etica, coloro che sono capaci di fiducia in se stessi e nel “tu”, capaci di amare, di donare e di disporre di sé in libertà con la forza della decisione.
Andrea Malfatti, Angelo |
Oggi, nella nostra “società liquida” dove le “vite di corsa” sono la condizione umana generalizzata che si consuma nella quotidianità di un perpetuo e trafelato presente, è difficile una consapevole promessa, che non può essere consumata, ma che richiede fedeltà nella durata. Eppure, se data e mantenuta, può diventare una sorta di sfida alla liquidità ed anticipazione di nuovi stili di vita e modalità di relazione. E allora è bene non cessare di promettere e di esserne fedeli: finché ci saranno promesse (date e mantenute) potremo tutti contare sull’attesa gioiosa della vita, sulla gratitudine, l’amore fedele, la pazienza, persino il perdono ...
Per il credente cristiano non vale forse la ferma fede di D. Bonhoeffer che "Dio è Padre non perché esaudisce tutti i nostri desideri, ma perché mantiene le sue promesse"?
✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱
✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱
Rosario. Pro-messa…messa-pro. Nelle parole - il pensiero profondo, la Bibbia - dicono che è calato il Significato ed , in forza della disposizione di Dio, siamo esseri significanti.
RispondiEliminaTu, caro Gian Maria, curando e suggerendo questo significante post, hai favorito la nostra attenzione. Messa-pro, in favore, nel laboratorio processuale, creativo. Così dev’essere, se crediamo al “Regno che deve venire”, al Regno che abitiamo da ora e che abiteremo aldilà, che si alimenta della “ creazione continua”, alla quale portiamo “infime scaglie”.
Hai calmato “le fiamme della mia rabbia “! Grazie 🙏 ✨🫂
Caro Rosario, grazie per la rua indomita apertura al promesso "Regno che deve venire, al Regno che abitiamo da ora e che abiteremo aldilà". Il tuo modo incrollabile di additare la speranza....
EliminaGrazie. Grazie. Grazie, per queste parole e questi pensieri leggeri e liberi come un volo di rondine che alleggeriscono il cuore infondendo fiducia e speranza.
RispondiEliminaGrazie a lei, caro/a Anonimo/a, che ci sollecita a volare liberi e leggeri!
EliminaSottoscrivo le parole del commento precedente. Mi ha fatto bene leggere questi richiami a Ricoeur: "La promessa trascende la sfera privata e diventa segno di una possibile autentica comunità umana costruita sulla “dimensione fiduciaria” che il promettere stesso rafforza e rende operante. Ogni promessa di ciascuno di noi dunque contribuisce a costruire e migliorare una convivenza basata sul rapporto fiduciario."
RispondiElimina