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giovedì 20 dicembre 2018

Natale modesto, Giorgio Caproni.

Il Natale come inizio in cui è già inscritto tutto il senso del paradosso evangelico. La figura cristoforica dell’asinello, che accompagna la vita di Gesù (da Betlemme a Gerusalemme), ne costituisce il simbolo.
Post di Rossana Rolando
Immagini dei dipinti di Lippo Memmi (1291-1356) e Simone Martini (1284-1344).

Simone Martini e Lippo Memmi,  
Annunciazione e due santi, particolare, 1333, 
Firenze, Uffizi
Quando Giorgio Caproni, nel suo Taccuino dello svagato, scrive le pagine di “Natale modesto”¹, il riferimento ad una poesia retorica e ampollosa viene posto in contrasto con l’asciuttezza di una parola “guerriera”, aspra, “ostile verso i sentimenti e verso le facili seduzioni dell’immagine e del ritmo”. E’ il giorno di Natale, il 25 dicembre 1960. 
E non è un caso. Per parlare del Natale è necessario questo linguaggio essenziale, scabro, teso. Lo dice un poeta che ha fatto dell’assenza di Dio la cifra della sua presenza. In Caproni convivono, infatti, due interdizioni: da una parte l’impossibilità di scovare il 'Deus absconditus' ”, dall’altra parte l’incapacità di “cancellarne il buco, il nome, il vuoto”². Nessuna delle due vie può essere percorsa e l’equilibrio che scaturisce da questa duplice impotenza è una ricerca esigente, che non si accontenta di scorciatoie e di acquietanti risposte.
La forte tensione religiosa – espressa soprattutto nella raccolta Il Franco cacciatore (1973-1982) – si nasconde nella simbologia della mancanza: “Lui” (il pronome riferito a Dio) viene evocato nella negazione del non luogo: 
- Smettetela di tormentarvi,/se volete incontrarmi,/cercatemi dove non mi trovo/Non so indicarvi altro luogo³
viene richiamato nella privazione del non conosciuto: 
Andavo a caccia. Il bosco/grondava ancora di pioggia./M’accecò un lampo. Sparai/ (A Dio che non conosco?)
viene  associato all’immagine del sentiero interrotto: 
Credevo di seguirne i passi./D’averlo quasi raggiunto./Inciampai. La strada/si perdeva fra i sassi.
Proprio questa acuta sensibilità di un poeta in lotta con Dio, rende particolarmente preziosa l’indicazione sul Natale, giorno che oggi rischia di perdere il suo senso, schiacciato com’è tra la retorica dei buoni sentimenti e il trionfo della corsa consumistica. La parola sul Natale è affidata da Giorgio Caproni ad una poesia di André Frénaud (di cui il poeta livornese - genovese è stato traduttore):
Lippo Memmi, Gesù diretto a Gerusalemme, 
affresco, XIV secolo, Duomo di San Gimignano
Un asinello per serbar la promessa/con qualche gallina che gli faccia accoglienza,/con un vitellino per vegliarne il volto,/con le nostre parole per riscaldarlo,/il nostro silenzio aperto per custodirne il gemito,/una voce d’angelo nel suo orecchio modesto,/una croce nera sul dorso, un po’ di paglia,/un ciuchino bigio in una stalla per salvarci.
Il protagonista del componimento è l’asinello, l’umile animale che compare nell’immaginario iconografico del Presepe, insieme al bue “per vegliare il volto” [del bambino], con qualche gallina per dare a lui “accoglienza”, alla presenza di “un angelo”, per imprimere alla natività il sigillo del divino. Lo stesso asinello – che scorterà il Messia a Gerusalemme, secondo il racconto dei Vangeli – porta sul dorso una croce nera, segno di contraddizione e di salvezza. Dunque, in questo simbolo “cristoforico”, il poeta racchiude il senso del Natale: il ciuchino è figura di tutto ciò che dovrà accadere, dalla stalla di Betlemme al Golgota di Gerusalemme. Perciò, scrive Frénaud,  le “nostre parole” di fronte all’Evento si nutrono di un silenzio aperto al mistero, di una tensione “che custodisce il gemito”. Il destino ultimo della crocefissione – secondo questa visione poetica - non può essere espunto dal giorno del Natale: la croce nera sul dorso dell’asinello rimanda alla logica paradossale del vangelo, alla concezione “impossibile” della vita intesa come dono, secondo una misura tanto alta da incutere spavento.
Simone Martini e Lippo Memmi,  
Annunciazione e due santi, particolare, 1333, 
Firenze, Uffizi
Di questo intimo tremore ha scritto Massimo Cacciari nel suo ultimo “Generare Dio”, descrivendo il ritrarsi di Maria di fronte all’annuncio dell’angelo: “Perciò il primo movimento, quello del turbamento e della paura, non è qualcosa che passa e si dimentica, bensì un tratto del volto della fanciulla destinato a restare fino alla Croce e oltre. Nessuno l’ha rappresentato e pensato in modo più indelebile di Simone Martini (insieme a Lippo Memmi) nell’Annunciazione, dipinta per il Duomo di Siena, e ora agli Uffizi”.
Forse dal pensiero cosiddetto laico (i qui citati Caproni, Cacciari…) può venire un richiamo al senso vero, dirompente, eccedente di una parola Altra - com’è quella del Natale, via via banalizzata da semplificazioni e adattamenti - che rimane custodita nelle correnti profonde del Cristianesimo e testimoniata dalle grandi figure profetiche di ogni tempo.

🌟Note.
1. Il riferimento è alla rubrica intitolata Taccuino dello svagato, tenuta sulla “Fiera letteraria” dal 4 maggio 1958 al 22 gennaio 1961, edita per la prima volta in volume nell'anno 2018, a cura di Alessandro Ferraro, Passigli Editori, Firenze. Le pagine 148-150, qui citate, si intitolano Natale modesto. 
2. Cfr. lo scritto di Giovanni Raboni sulla poesia di Caproni, contenuto in Giorgio Caproni, Poesie 1932-1986, Garzanti, Milano 1989, p. 796.
3. Ibidem, p. 424 (Indicazione è il titolo).
4. Ibidem, p. 426 (Preda).
5. Ibidem, p. 451 (Falsa pista). 
6. Giorgio Caproni, Taccuino dello svagato, cit., p. 250.
7. Mt 21:2,7; Lc 19:30-35; Gv 12:14. 
8. Massimo Cacciari, Generare Dio, Il Mulino, Bologna 2017, p. 19. Cfr. anche la recente intervista di HuffPost a Massimo Cacciari: I cristiani sono i primi ad aver dimenticato il Natale.

Simone Martini e Lippo Memmi, Annunciazione e due santi 
1333, Firenze, Uffizi.

13 commenti:

  1. Necessario anche se turbante, e forse perché lo è! Come tu dici, Rossana, il Natale è stato ricoperto dei lustrini del Consumismo e rischia di perdere la sua dimensione, che è di intimità, di difficoltà, di contraddizione con il “ Mondo”.
    C’è sempre da riflettere sul mistero della Incarnazione.
    Il Deus absconditus, che Caproni insegue, è più coerente con il Messaggio. Fa specie,inoltre, che spiriti laici, vedi Cacciari, lo sentano ( il riferimento in Generare Dio è esplicito) e, tra i Cristiani, si tenda a camuffarlo con i segni della gloria, della retorica. Buon Natale a Voi e Buon Natale ai lettori!🌈

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    1. Leggendo Caproni (questo ultimo libro uscito nel 2018, dal titolo "Taccuino dello svagato") ho scoperto che egli era un lettore assiduo dei "Pensieri" di Pascal, di cui conservava un'edizione "annotatissima". E' impressionante e fa comprendere come davvero non ci siano steccati tra persone pensanti (così diceva il cardinal Martini: l'incomunicabilità non è tanto tra credenti e non credenti, quanto piuttosto tra pensanti e non pensanti).
      Un caro abbraccio a te e Liliana.

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  2. L' arte è uno specchio riflesso.... ci mette alla presenza di un divino ....ci fa gustare la vita suscitando interiori emozioni......
    ......Auguri di un buon santo Natale a voi tutti....

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    1. Grazie Teresa. In effetti "Generare Dio" di Cacciari è un discorso filosofico teologico tutto elaborato a partire da grandi opere della pittura. In particolare l'Annunciazione di Simone Martini - quel ritrarsi sgomento di Maria - è di un'eloquenza straordinaria. Ricambiamo di cuore gli auguri!

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  3. Natale: evento clou del consumismo compulsivo o evento di intima riflessione e condivisione di sentimenti realmente vitali per la comunità degli esseri che popolano la terra, che si perpetuano sulla nostra Terra.

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    1. Sì, la vera alternativa è proprio questa. Bello pensare alla "comunità degli esseri che popolano la terra", al di là di steccati e spazi mentali ristretti. Grazie del prezioso commento.

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  4. Pasqua di Natale.

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  5. Auguro che "la parola Altra rimanga custodita nelle correnti profonde del Cristianesimo" e cresca nel cuore degli uomini di buona volontà.
    Buon Natale.

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    1. Ciao Gianni! Pensavo soprattutto alle comunità monastiche (Bose, Fraternità di Gerusalemme... per rimanere soltanto a quelle che noi frequentiamo più spesso): luoghi in cui "il paradosso evangelico" ha ancora un forte fascino, anche sui più giovani. Un caro abbraccio e buon Natale anche a te.

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  6. Condivido le osservazioni documentate e profonde di questo bellissimo post. Anch'io ho sempre più la sensazione che a volte il pensiero laico riesca ad andare più a fondo di tanti che, pur professandosi cristiani, hanno una visione riduttiva e annacquata - mi si perdoni il termine - del Natale. Penso al mistero dell'Incarnazione che non sta solo nella dolcezza di un bimbo indifeso ma in una croce. La sapevano lunga gli antichi pittori di icone e non solo, che nella scena della Natività davano alla culla di Gesù la forma di un sarcofago, prefigurando già il futuro. Molto interessante anche il riferimento all'Annunciazione di Simone Martini e al ritrarsi di Maria.
    Grazie di cuore, Rossana, e un abbraccio!!

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    1. Cara Annamaria, nell’intervista di HuffPost di cui ho riportato il link in nota, Massimo Cacciari usa parole molto forti per denunciare una situazione di impoverimento culturale e spirituale che attraversa la quotidianità della vita ecclesiale. Riporto questo stralcio dell’articolo qui: «Massimo Cacciari era ancora uno studente al secondo anno di liceo quando, tra lo Zarathustra di Nietzsche e le prime letture di Hegel, aprì le pagine del Nuovo Testamento: "Fu entusiasmante sentire la straordinarietà di quel testo, la bellezza di una storia che induce ad andare alla ricerca, senza certezze, rischiando. Al novanta per cento, i preti sono incapaci di rendere la potenza di quel racconto. Le loro omelie, spesso, sono delle lezioni di anti religione"».
      Grazie per il commento che, ancora una volta, esprime vicinanza e affinità. Un caro abbraccio e buona giornata.

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    2. Grazie della citazione dall'articolo. Nel mio commento non mi riferivo in particolare ai sacerdoti, ma resta vero che, a volte, certe omelie fanno cadere le braccia tanto sono perfette, ma asettiche. Per fortuna non sempre è così e qualche prete di cui si avverte l'autenticità c'è ancora. E accanto ai luoghi da lei citati - Comunità di Bose e Fraternità di Gerusalemme - aggiungerei il Priorato di Saint-Pierre vicino ad Aosta che offre incontri spirituali tenuti da ottimi sacerdoti.
      Un abbraccio!

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