Pasolini e il suo capolavoro cinematografico "Il Vangelo secondo Matteo".
Post di Rosario Grillo.Pier Paolo Pasolini |
Sono più di quaranta gli anni che ci separano dalla morte di Pasolini.
Do per scontata la sua assunzione nell’Olimpo della letteratura d’autore, suffragandola con le poesie, con gli Scritti corsari, con i suoi film, con la suggestione dei suoi interventi pubblici, sempre attenti e mai convenzionali.
La sua scelta politica, che andava verso il comunismo, non fu, neanche essa, ossequiosa ai paradigmi del Partito. Nasceva, piuttosto, da un marxismo critico, attento al tema dello sfruttamento e del riscatto, coinvolgendo nel proletariato sia la classe lavoratrice delle fabbriche sia il mondo contadino, allargando, al contempo, la gamma del capitalismo.
La civiltà contadina, del resto, ha, per Pasolini, una “purezza” quasi mitica, sulla scorta della vita vissuta nella sua adolescenza a Casarsa, borgo rurale (allora) del Friuli.
Il poco che filtra di lui, della sua testimonianza, se si eccettuano le conoscenze di quanti riescono ad intercettarlo a scuola, in virtù di piani di studio illuminati, evidenzia la natura polemica, le tirate contro il “costume televisivo” e contro il “Palazzo”, emblema del continuum democristiano.
Risaputa e variamente giudicata la vicenda che lo portò alla morte.
⭐⭐⭐⭐⭐⭐
🔷 Un film : IL VANGELO SECONDO MATTEO.
Nel 1964 uscì nelle sale cinematografiche il suo film IL VANGELO SECONDO MATTEO, suscitando critiche ed apprezzamenti.
Pasolini rispondeva ad una esigenza interiore e narrava, oggettivamente, scegliendo la fonte evangelica, Gesù: l’Uomo nella veste della purezza.
All’epoca, anche se già si era aperto il Concilio Vaticano II, la fede era racchiusa nei canoni di un tradizionalismo rigoroso, lascito del pontificato di Pio XII; perciò maggiori furono le reazioni di scandalo, che accennavano alla blasfemia, per certe inquadrature e per la rappresentazione d’insieme.
I più accorti (bisogna parlare di certi fermenti evangelici e dei primi fermenti di un Cristianesimo di base) notarono la recondita religiosità del filmato. Il film fu ed è da apprezzare sul piano stilistico e resta nella storia della cinematografia.
Pasolini voleva rendere a modo suo l’idea della vicinanza tra Gesù e il proletariato, sottolineandone la provenienza che lo escludeva dai Farisei (mondo di sopra) e dai Romani (gli imperialisti). La vicenda, quindi, si poteva ricondurre, secondo lui, allo schema della lotta di classe.
Ma non è solo questo! Dentro c’è la tensione, la nostalgia, il desiderio di qualcosa di più. Dentro c’è il sacro. Certo, compatibilmente con le scelte di Pasolini: immanente, terreno, umano.
Forte, in Pasolini, l’opzione in favore dell’umanità che si fa Assoluto.
Incipiente, a quel tempo, la dottrina della teologia della liberazione, in crisalide le teorie che avrebbero intrecciato, anche in Occidente, il Cristianesimo con il marxismo.
Riporto in nota (1) la discussione che si sviluppò in Francia tra i marxisti, che spinsero Pasolini a dettagliare il bisogno di creare un posto all’irrazionalismo, comunque di deflettere dal “chiuso razionalismo”.
🔷Testimone della crisi sociale.
Vengono così in evidenza le intuizioni di Pasolini,
che anticiparono temi e momenti del ‘68 (critica della “ ragione astratta”
svolti dalla scuola di Francoforte, critica al conformismo, “l’uomo ad una
dimensione” di Marcuse, critica del micropotere, portata avanti da Foucault e
altri) (2).
È degno di nota il documentario da lui girato per l’Italia, dove vien messo in mostra un costume sessuale, che liberalizzato, non risultava per questo libero, anzi nascondeva una sottomissione di fatto ai canoni voluti dal Potere. (2)
L’indipendenza di Pasolini, del resto, veniva fuori anche quando, durante la contestazione giovanile del sessantotto, prese posizione a favore dei poliziotti, il vero proletariato, contro gli studenti, incarnazione della borghesia.
🔷Ancora il sacro.
L’attenzione al sacro, e forse sarebbe meglio dire, la vocazione verso il “di più”, è confermata dal progetto di un film su Paolo di Tarso. (3)
Anche qui si conferma la scelta di dar voce alla fonte autentica, le Lettere di San Paolo, e di operare su una trasposizione dei luoghi (Gerusalemme diventa New York, Atene diventa Roma, Damasco si trasforma in Londra...).
Fa specie la distanza che Pasolini prende da Nietzsche. Per il filosofo tedesco, Paolo era il simbolo dell’abbandono del Cristo, il capovolgimento in una morale secolarizzata con lo sdoppiamento metafisico e il nichilismo.
Pasolini, invece, sente la “conversione” di Saulo, la metanoia.
Da lì avrebbe letto Paolo, le sue raccomandazioni e le sue frustate, come tirate contro “l’imborghesimento”, contro l’adeguamento ad una morale di comodo. (4)
Note.
Nel 1964 uscì nelle sale cinematografiche il suo film IL VANGELO SECONDO MATTEO, suscitando critiche ed apprezzamenti.
Pasolini rispondeva ad una esigenza interiore e narrava, oggettivamente, scegliendo la fonte evangelica, Gesù: l’Uomo nella veste della purezza.
All’epoca, anche se già si era aperto il Concilio Vaticano II, la fede era racchiusa nei canoni di un tradizionalismo rigoroso, lascito del pontificato di Pio XII; perciò maggiori furono le reazioni di scandalo, che accennavano alla blasfemia, per certe inquadrature e per la rappresentazione d’insieme.
I più accorti (bisogna parlare di certi fermenti evangelici e dei primi fermenti di un Cristianesimo di base) notarono la recondita religiosità del filmato. Il film fu ed è da apprezzare sul piano stilistico e resta nella storia della cinematografia.
Pasolini voleva rendere a modo suo l’idea della vicinanza tra Gesù e il proletariato, sottolineandone la provenienza che lo escludeva dai Farisei (mondo di sopra) e dai Romani (gli imperialisti). La vicenda, quindi, si poteva ricondurre, secondo lui, allo schema della lotta di classe.
Ma non è solo questo! Dentro c’è la tensione, la nostalgia, il desiderio di qualcosa di più. Dentro c’è il sacro. Certo, compatibilmente con le scelte di Pasolini: immanente, terreno, umano.
Forte, in Pasolini, l’opzione in favore dell’umanità che si fa Assoluto.
Incipiente, a quel tempo, la dottrina della teologia della liberazione, in crisalide le teorie che avrebbero intrecciato, anche in Occidente, il Cristianesimo con il marxismo.
Riporto in nota (1) la discussione che si sviluppò in Francia tra i marxisti, che spinsero Pasolini a dettagliare il bisogno di creare un posto all’irrazionalismo, comunque di deflettere dal “chiuso razionalismo”.
🔷Testimone della crisi sociale.
Aldo Moro, Pier Paolo Pasolini, Venezia 1964, presentazione del film "Il Vangelo secondo Matteo" |
È degno di nota il documentario da lui girato per l’Italia, dove vien messo in mostra un costume sessuale, che liberalizzato, non risultava per questo libero, anzi nascondeva una sottomissione di fatto ai canoni voluti dal Potere. (2)
L’indipendenza di Pasolini, del resto, veniva fuori anche quando, durante la contestazione giovanile del sessantotto, prese posizione a favore dei poliziotti, il vero proletariato, contro gli studenti, incarnazione della borghesia.
🔷Ancora il sacro.
L’attenzione al sacro, e forse sarebbe meglio dire, la vocazione verso il “di più”, è confermata dal progetto di un film su Paolo di Tarso. (3)
Anche qui si conferma la scelta di dar voce alla fonte autentica, le Lettere di San Paolo, e di operare su una trasposizione dei luoghi (Gerusalemme diventa New York, Atene diventa Roma, Damasco si trasforma in Londra...).
Fa specie la distanza che Pasolini prende da Nietzsche. Per il filosofo tedesco, Paolo era il simbolo dell’abbandono del Cristo, il capovolgimento in una morale secolarizzata con lo sdoppiamento metafisico e il nichilismo.
Pasolini, invece, sente la “conversione” di Saulo, la metanoia.
Da lì avrebbe letto Paolo, le sue raccomandazioni e le sue frustate, come tirate contro “l’imborghesimento”, contro l’adeguamento ad una morale di comodo. (4)
⭐⭐⭐⭐⭐⭐⭐
⭐⭐⭐⭐⭐⭐⭐
Note.
Argomento sempre attuale. Utilissimo da usare con i ragazzi.
RispondiEliminaProvenendo dal mondo dell’insegnamento, il giudizio mi è particolarmente gradito.
EliminaA me sembra che la chiave del Vangelo secondo Matteo di Pasolini, non sia il "sacro" ma l' "umano", e per questo il film tocca il cuore di molti, in particolare tra i credenti. A proposito del sacro molto più coinvolti in questo i film di Bunuel, per restare più o meno nella stessa epoca.
RispondiEliminaNon ho voluto sottovalutare l’umano nel sacro di Pasolini. In quanto non credente, e di formazione marxista, Pasolini non poteva che rappresentare Gesù come “uomo perfetto “. La ringrazio molto dell’attenziione.
EliminaGrande Rosario! Un post da leggere e rileggere, da meditare “contro l’adeguamento ad una morale di comodo”. In sintonia con il Vangelo di oggi…
RispondiEliminaSi Gian Maria, i vangeli si leggono con la morale di comodo, è tutto più facile.
EliminaNon mi anticipare Gian Maria! Ho in mente qualcosa... Grazie del tuo encomio, sempre con te nel rifiuto del conformismo!
EliminaUn complimento particolare per il ricordo: lucido e sensibile dell'intellettuale, dell'artista e dell'uomo, che condivido pienamente
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