Il contributo speciale delle donne nel "pensare Dio", con riferimento particolare a Luisa Muraro.
Post di Rosario Grillo. Luisa Muraro, Il Dio delle donne |
Ultimo della nidiata in una famiglia numerosa, con
maggioranza femminile, ho avuto modo di frequentare a lungo l’universo
femminile. La confessione è finalizzata a “pesare” la naturalezza della mia
comprensione della “causa femminile”.
Evidentemente non così eccelsa da permettermi di
intendere ed appoggiare la battaglia femminista nel “caldo ‘68”.
Il tema che sto per introdurre rimanda a questa
causa, per vie diverse.
La denuncia è sempre uguale: il lungo dominio
maschile, la lettura parziale del cammino storico, intonato al maschilismo ed
intrecciato con le chiavi del Potere, quasi sempre in mano al genere maschile (1).
Il modo, però, e, aggiungo, il metodo, con inevitabili
ripercussioni sull’obiettivo, sono diversi.
Il gruppo di Diotima
(da Cavarero a Luisa Muraro) ha elaborato la quaestio con tale concetto: la differenza. E sono venuti fuori certe proprietà:
istinto, soprattutto, poi dono di sé, attitudine alla cura, amore sconfinato,
libertà originaria.
Luisa Muraro, L'ordine simbolico della madre |
La maternità - non poteva essere altrimenti - è
stata celebrata nella storia, ed è centrale nel Cristianesimo, che riconosce in
Maria la madre di Gesù (2).
Nella storia del Cristianesimo, alcuni Padri della
Chiesa e i grandi artisti del Rinascimento hanno messo in luce con profondità e
con sensibilità la figura della Madonna.
Nello stesso tempo passava la lunga misoginia della Chiesa istituzionale, nella quale
non si può tacere la medievale degradazione della donna ad essere inferiore.
Soggetto così debole, da essere considerata confidente di Satana e suo
strumento per portare disordine morale nel mondo. (3) In questo registro, senza
impeccabili motivazioni scritturali, la Chiesa ha negato per lungo tempo
visibilità alle donne, negando loro il sacerdozio. (4)
Nel mondo protestante, soprattutto, sotto lo stimolo
del sacerdozio universale si è andato
costituendo invece il ruolo attivo delle donne-pastore e da lì ha preso
abbrivio una diffusa presenza di donne, che disputano di teologia e che
contribuiscono al cammino dell’ecumenismo.
Luisa Muraro, Le amiche di Dio |
La rassegna, che vi compare, non si limita ai casi
noti delle mistiche; comprende volti anche
meno noti: donne comuni, innamorate di Dio.
Risparmio il dettaglio, ma, prima di chiudere, metto
in luce comunque lo scarto da loro tutte
condiviso: il rifiuto del legame normativo, per via esterna, da cui
l’indifferenza alle problematiche teologiche (esistenza di Dio, definizione
degli attributi di Dio). In contrapposizione, risalta la predilezione per la via interna: l’illuminazione, la passione che
batte tutti i tasti del patior, amore
sconfinato che compenetra, capace di Sacrificio (5).
⭐Note.
1. Nella storia sono esistite
vicende legate al matriarcato, sempre circoscrivibili e quindi non in grado di
creare continuità.
2. Con discrezione rinvio al mio commento al libro di M. Cacciari, Generare Dio (qui il link).
3. Non va taciuta la pagina ignominiosa della caccia alle streghe, emblematica dello stigma descritto.
4. Sottolineo che nella Chiesa pre-Concilio l’obbligo della velatura del capo imposto alle donne era segno tangibile della loro subalternità.
5. Presentando il Dio delle beghine, la Muraro tocca il complesso tema della libertà, trattandolo secondo il punto di vista femminista. Emerge così una libertà, che assomiglia agli inizi della vita e, come questi, esposti al caos e alla causalità, fuori cioè delle strettoie della Necessità. In quanto tale, sempre libera di svolgersi in diverse modalità. La Muraro richiama un secco inciso di Simone Weil e rafforza la ragione intrinseca del disprezzo che la filosofa francese provò verso il diritto. Così facendo, avvicina al massimo il tessuto di questa libertà all’esperienza infantile, nel momento magico dell’acquisto della lingua. (Raccomando la lettura integrale del secondo capitolo dell’opera suddetta).
2. Con discrezione rinvio al mio commento al libro di M. Cacciari, Generare Dio (qui il link).
3. Non va taciuta la pagina ignominiosa della caccia alle streghe, emblematica dello stigma descritto.
4. Sottolineo che nella Chiesa pre-Concilio l’obbligo della velatura del capo imposto alle donne era segno tangibile della loro subalternità.
5. Presentando il Dio delle beghine, la Muraro tocca il complesso tema della libertà, trattandolo secondo il punto di vista femminista. Emerge così una libertà, che assomiglia agli inizi della vita e, come questi, esposti al caos e alla causalità, fuori cioè delle strettoie della Necessità. In quanto tale, sempre libera di svolgersi in diverse modalità. La Muraro richiama un secco inciso di Simone Weil e rafforza la ragione intrinseca del disprezzo che la filosofa francese provò verso il diritto. Così facendo, avvicina al massimo il tessuto di questa libertà all’esperienza infantile, nel momento magico dell’acquisto della lingua. (Raccomando la lettura integrale del secondo capitolo dell’opera suddetta).
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Grazie, caro Rosario, per averci fatto gustare le tue riflessioni ed insieme sollecitarci a conoscere e riconoscere il significato, il valore e la portata della teologia al femminile, con particolare riferimento alla Muraro. Ho letto ed ascoltato a suo tempo A. Zarri (ospite della cuneese comunità di Mambre), ho letto e conosciuto S. Morra (di Fossano) e recentemente ho letto ed ascoltato A. Potente (nativa di Pietra Ligure, a meno di 20 km da Albenga) e credo che ben altri spazi la chiesa gerarchica debba (“sollen”) assicurare, perché il linguaggio-la sensibilità-l’ardire e l’ardore femminile possano lievitare in ognuno di noi. Non a caso Maria, Madre di Gesù, nell’odierno dialogo ecumenico è fondamentale ponte tra Cristianesimo e Islam.
RispondiEliminaAdriana Zarri fu a lungo una presenza televisiva “ di successo”. L’espresessione non tende a sminuire la rilevanza... I suoi libri, le sue poesie, la sua testimonianza sono “gocce” del Divino che comunica con noi.
RispondiEliminaAttraverso lei s’individua una “cristallina sensibilità “, autentico tramite tra cielo e terra.
Il misticismo( che poi ha larga accoglienza nel genere femminile) è via insostituibile per dialogare con Dio.
La testimonianza, tirando una breve sintesi, ha bisogno delle diverse vie : dalle opere ( lavoro è preghiera) al raccoglimento mistico. Grazie caro Gian Maria🤗
Da leggere, grazie.
RispondiEliminaSempre puntuale e gentile con le sue segnalazioni. Grazie di cuore ��
RispondiEliminaUn grazie speciale a Rossana per il “ tocco a completamento “.
RispondiEliminaIl dialogo con la Muraro permette di mettere a fuoco il tema nella sua polivalenza .
Ascoltandolo emerge la centralità della libertà, che col il respiro religioso sussurra anche la tonalità politica e, in definitiva, quella del profondo essere : la creatività .
Risultano ancor più intraprendenti le donne che hanno origine al “ senso mistico di Dio” in una continuità che arriva ai nostri giorni , che tocca la poesia di Emily Dickinson ( ed io azzarderei : perché no Rilke?!), che confonde ( positivamente ) le parti tra maschio e donna.
Ed emerge ancora la natura significante della parola, nell’insieme della lingua...
Mille e più post potrebbero scaturire...