Una riflessione sulla attuale situazione politico sociale e sulla possibilità di una rinascita a partire dal pensiero di Emmanuel Mounier.
Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini dei dipinti di Giuliano Giuggioli, per gentile autorizzazione (qui la pagina facebook). Il pittore è in mostra ad Albenga fino al 13 gennaio 2019, presso Palazzo Oddo: un ringraziamento particolare a Francesca Bogliolo - curatrice della mostra - che ci ha permesso di conoscere l'artista.
Giuliano Giuggioli, Dobbiamo proteggere i nostri sogni. Il sorvegliante |
Ottantasei anni fa, nell’ottobre 1932, il giovane Emmanuel Mounier pubblicava il primo numero di “Esprit”, rivista oggi ancora ben presente nel panorama europeo, che soprattutto nel secondo dopoguerra fu punto di riferimento per molti cattolici italiani. Mounier è stato anche voce ispiratrice del Vaticano II ed ancor oggi, nella sua inattualità, offre spunti formidabili di riflessione in questo “tempo di privazione”.
Di fronte alla crisi
generale degli anni ’30 il giovane Mounier lanciava la sua sfida:
“Refaire la Renaissance”. Dunque un profondo “cambiamento”: non
fittizio, non parolaio, ma articolato su due poli, la persona e la comunità.
Giuliano Giuggioli, Isole guerriere |
Il giovane Mounier
riteneva che la ribellione e l’indignazione fossero il primo passo necessario
contro il “disordine stabilito”, la stratificazione delle ingiustizie sociali,
l’egoismo dei sepolcri imbiancati, l’alibi del disincanto e della
rassegnazione, le insulse piccinerie in cui si prostituiscono le cose dello
spirito. L’indignazione si traduceva in un irresistibile bisogno di
presenza e di impegno. Per Mounier cristiano ciò significava prima di tutto
testimoniare la rottura con il "disordine stabilito". E chiariva
che non si trattava solo di prendere coscienza od indignarsi, ma di prendere posizione,
uscire dal silenzio, denunciare le mistificazioni dei valori e la soppressione
dei diritti universali, richiedere a gran voce la riorganizzazione della classe
dirigente, reclamare volti nuovi, persone preparate e motivate al bonum commune.
Giuliano Giuggioli, L'anticonformista |
🌟 - ideali cenacoli di
donne e uomini perfettamente liberi che, al di là delle diversità di parte e di
fede, innanzitutto si prefiggono di parlare chiaro, dire nient’altro che la
verità, nella condivisa visione di una società inclusiva
🌟 - persone che
non si curano né di referenze né di deferenze, riconoscono il primato
dell’etica sulla politica, nella giusta armonia tra radicalità di valori alti e
realismo delle soluzioni possibili; testimoni, contro ogni perfettismo, di un
rigorismo morale privo di illusioni, ma straripante di ideali
🌟 - persone che pongono al centro del loro programma
l’ascolto dei meno garantiti e il confronto con tutti, senza manicheismi,
sapendo individuare regole e valori per la convivenza delle differenti anime
del paese
Giuliano Giuggioli, I messaggeri |
🌟 - persone disposte, sulla base delle proprie competenze, a ricoprire incarichi pubblici ed assumersi pesanti responsabilità, radicate nell’abitudine a vedere i problemi dal punto di vista del
bene comunitario e non degli interessi corporativi o dei profitti individuali o
dei risultati elettorali
🌟 - persone che sanno rendere concrete
agli occhi della gente parole come pace solidarietà inclusione accoglienza
giustizia sociale, rendendole visibili nelle piccole e grandi scelte politiche
di ogni giorno.
Mounier non temeva né
l’accusa di utopia né i rischi dello scacco. Alla “sicurezza degli
arrivati” ed “al male di vivere degli anemici della lotta spirituale” opponeva
la “plenitudine tragica” della fede cristiana che anche nell’esperienza quotidiana
della notte e del deserto, anche toccando “il tragico ai vertici”, rifiuta la
rassegnazione e la disperazione, perché trabocca di speranza. Il suo non era un
Cristianesimo di gente pantofolaia: era di vasto respiro, segnato dalle “virtù
di fuoco” della fortezza e carità.
Nelle vicende attuali
italiane mi sorge un interrogativo: si deve dialogare con tutti, si può
condividere il cammino con guitti, servi, opportunisti?
Giuliano Giuggioli, Il manovratore |
Ma c’è una conditio
sine qua non. Occorre il condiviso riconoscimento che il
significato della politica non viene dalla politica, si trova
oltre, scaturisce dalle scelte fondamentali che investono il
senso che attribuiamo alla nostra storia comunitaria e personale:
l’umanità che vogliamo promuovere, i volti che vogliamo incontrare
od escludere, le relazioni che vogliamo instaurare o negare,
gli orientamenti per l’avvenire. Su questa premessa è difficile,
forse impossibile, il dialogo con l’opportunista, il mercenario, il manovratore, il calcolatore della carrozza giusta su cui salire per il proprio
tornaconto. E’ invece possibile, anzi indispensabile, il dialogo
tra persone diverse per cultura e fede - credenti e non
credenti - uomini e donne fermi nel subordinare la politica ad un’ulteriorità.
Giuliano Giuggioli, L'uomo nuovo |
Conosco tantissime
persone per le quali, indipendentemente o fuori dalla fede, la politica è
sempre il penultimo mentre l’etica ed il volto dell’altro sono il primo e
l’ultimo; persone che vivono e testimoniano ogni giorno la loro opzione e
passione politica costantemente sorrette da una tensione morale che non si
piega a compromessi, coscienti delle proprie responsabilità nei riguardi della
comunità locale e globale.
Con questi uomini e donne mia moglie ed io abbiamo scelto di camminare idealmente assieme nel tempo
dell’Attesa.
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Il video riprende la poesia di Bertolt Brecht A chi esita (qui il testo), nella recitazione di Toni Servillo, all'interno del film Viva la libertà.
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RispondiEliminaArdua l’impresa...e difatti rari sono i commenti.
RispondiEliminaForse è necessario abbandonare la via aristotelica che parla di natura tendenza umana alla politica ( entelechia) e tentare, a denti stretti la via di Machiavelli e poi di Hobbes, che si situa - verità effettuale- sulla tendenza asociale degli uomini, motivata dal loro insaziabile egoismo.
Dopodiché è sempre necessario imbastire con le nostre facoltà e con l’abito utopico e con la “ fede laica” la costruzione di un tessuto di relazioni sociali Ed istituzioni adibite a governarci. Mounier - e i suoi tempi mettevano veramente alla prova - ha lanciato il suo cuore e le sue facoltà razionali dando modo di costruire una esperienza che ci ha guidato per diverso tempo. È essa esaurita; dobbiamo trovarne un’altra? Qualcuno diceva che “ siamo nani che portiamo sulle spalle dei giganti”...
Bisogna farsi piccini ed umili, ma pieni del coraggio e della forza ideali, per procedere all’impresa, più che mai necessaria.
Sulla lotta non si costruisce, con il principio della accoglienza, raccogliendo da diversi Rivoli Sì.
Raccolgo e riprendo la tua conclusione, che condivido, nel pieno del mio pellegrinaggio. Credo che oggi ognuno debba fare i conti con il proprio coraggio di uscire dal silenzio e di testimoniare soprattutto ai giovani, non solo a parole ma con i fatti (“piccini ed umili, ma pieni di coraggio e della forza ideali!”), il principio speranza ed “il principio dell’accoglienza, raccogliendo da diversi rivoli”. Ut unum sint, con le diverse fedi e differenti identità, per ricostruire ciò che si sta perdendo.
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