Sprazzi di vita e spirito negli anni cinquanta.
Post di Rosario Grillo.Giorgio La Pira ed Ernesto Balducci |
“Bisogna
entrare in politica con due soldi e uscirne con uno solo.”
Sarebbe grave
richiamare il passato per ricevere un effetto consolatorio.
È una tentazione, però, fortissima e difficilissima da combattere, quando si ritorna su figure come quelle di Ernesto Balducci e di Giorgio La Pira.
Si intrecciano i loro destini negli anni travagliati dei Cinquanta in una Firenze che allungava il passo, come gran parte dell’Italia in preparazione del “miracolo economico”.
Provenienze diverse: toscano l’uno, di origini siciliane l’altro, ma accomunati dalla stessa curiosità per il profondo: sociale, culturale, spirituale e politico.
Nel ‘51 La Pira si trovò eletto sindaco di Firenze e nel ‘52 i due diedero vita alla feconda esperienza de Il Cenacolo, embrione del futuro “Testimonianze”, rivista che fu un tutt’uno con il lavoro culturale e teologico di padre Balducci.
Qualche anno prima, ‘47, insieme cooperarono nella società San Vincenzo De’ Paoli a Firenze, educando, nel concreto dell’assistenza sociale, dell’avviamento professionale e dell’agire caritativo, i giovani cattolici.
In La Pira, un cattolicesimo imbevuto dei principi del Personalismo, della dottrina di Maritain ispirata ad un umanesimo integrale, con venature sociali che discendevano da Blondel.
Lontano dal cattolicesimo ingessato del pontificato di Pio XII, in gran parte compromesso con le truppe guidate da L. Gedda.
La Pira, che personalmente sentiva una forte attrazione mistica - diventò un “terziario” - calò sempre nel vivo delle situazioni terrene l’esperienza di fede, operando ad ogni livello per portare ad una condizione di agape.
“Professorini”, con un termine di sufficienza era denominato il sodalizio con A. Fanfani e con Lazzati. Rispettivamente, chi in economia (Fanfani), chi in diritto (La Pira), calavano il lievito Cristiano senza smentire l’autonomia del pensiero laico.
In questa qualità, La Pira era stato padre costituente, ed aveva contribuito alla felice sintesi tra liberalismo socialismo e Personalismo Cristiano, trasfusa nella Costituzione repubblicana. (1)
Nello stesso tempo, si potrebbe ricordare quel codicillo dell’articolo 42 che prevede limiti alla proprietà privata “per motivi di interesse generale”.
Furono quei motivi che La Pira sentì ricorrere quando nel ‘52, da sindaco, intervenne a requisire le abitazioni sfitte, per sanare il dramma degli alloggi in Firenze.
Allora, in mezzo al clamore e davanti ad una forte opposizione, disse che così si sentiva di agire in quanto sindaco, “capo dell’unica e solidale famiglia cittadina”, in qualità di sindaco cristiano. (2)
Le resistenze venivano dalle stesse autorità cattoliche, e, per un certo periodo, fu censurato e guardato con sospetto.
Gli interventi a favore della città ed a protezione dei ceti più deboli si intensificarono (casi Pignone Richard Ginori ed altri).
Anche Balducci, con la nomina del cardinale Florit, dovette lasciare Firenze. Ma a lui venne gran beneficio perché a Roma, negli anni fecondi del pontificato di Giovanni XXIII e del Concilio Vaticano II, ebbe modo di frequentare cenacoli e idee di novità e di ecumenismo.
Novità dirompente fu la distinzione conclamata nella Costituzione conciliare Gaudium et spes: tra errore ed errante.
Ossigeno anche per l’attività di politica internazionale condotta da La Pira: in favore del disarmo, per conciliare ebrei e palestinesi, per agevolare la fine della guerra in Vietnam (celebre la visita ad Ho Chi Minh).
I bisbigli e i malumori che si riversarono su La Pira, a causa di queste iniziative, considerate segni di pressappochismo e di velleitarismo, oggi si replicherebbero con la denuncia di essere un buonista.
Era invece spirito profetico, che alimentava la sua instancabile attività, intrisa di una fede attiva operante secondo il fine dell’unità. (3)
Balducci continuerà l’opera di testimonianza anche in mezzo agli ostacoli frapposti dalla Chiesa- istituzione e giungerà a parlare di “nuovo realismo” per definire le ragioni che certificano i motivi del disarmo, all’apice delle tensioni della guerra fredda. (4)
🌸Note.
È una tentazione, però, fortissima e difficilissima da combattere, quando si ritorna su figure come quelle di Ernesto Balducci e di Giorgio La Pira.
Si intrecciano i loro destini negli anni travagliati dei Cinquanta in una Firenze che allungava il passo, come gran parte dell’Italia in preparazione del “miracolo economico”.
Provenienze diverse: toscano l’uno, di origini siciliane l’altro, ma accomunati dalla stessa curiosità per il profondo: sociale, culturale, spirituale e politico.
Nel ‘51 La Pira si trovò eletto sindaco di Firenze e nel ‘52 i due diedero vita alla feconda esperienza de Il Cenacolo, embrione del futuro “Testimonianze”, rivista che fu un tutt’uno con il lavoro culturale e teologico di padre Balducci.
Qualche anno prima, ‘47, insieme cooperarono nella società San Vincenzo De’ Paoli a Firenze, educando, nel concreto dell’assistenza sociale, dell’avviamento professionale e dell’agire caritativo, i giovani cattolici.
In La Pira, un cattolicesimo imbevuto dei principi del Personalismo, della dottrina di Maritain ispirata ad un umanesimo integrale, con venature sociali che discendevano da Blondel.
Lontano dal cattolicesimo ingessato del pontificato di Pio XII, in gran parte compromesso con le truppe guidate da L. Gedda.
La Pira, che personalmente sentiva una forte attrazione mistica - diventò un “terziario” - calò sempre nel vivo delle situazioni terrene l’esperienza di fede, operando ad ogni livello per portare ad una condizione di agape.
“Professorini”, con un termine di sufficienza era denominato il sodalizio con A. Fanfani e con Lazzati. Rispettivamente, chi in economia (Fanfani), chi in diritto (La Pira), calavano il lievito Cristiano senza smentire l’autonomia del pensiero laico.
In questa qualità, La Pira era stato padre costituente, ed aveva contribuito alla felice sintesi tra liberalismo socialismo e Personalismo Cristiano, trasfusa nella Costituzione repubblicana. (1)
Nello stesso tempo, si potrebbe ricordare quel codicillo dell’articolo 42 che prevede limiti alla proprietà privata “per motivi di interesse generale”.
Furono quei motivi che La Pira sentì ricorrere quando nel ‘52, da sindaco, intervenne a requisire le abitazioni sfitte, per sanare il dramma degli alloggi in Firenze.
Allora, in mezzo al clamore e davanti ad una forte opposizione, disse che così si sentiva di agire in quanto sindaco, “capo dell’unica e solidale famiglia cittadina”, in qualità di sindaco cristiano. (2)
Le resistenze venivano dalle stesse autorità cattoliche, e, per un certo periodo, fu censurato e guardato con sospetto.
Gli interventi a favore della città ed a protezione dei ceti più deboli si intensificarono (casi Pignone Richard Ginori ed altri).
Anche Balducci, con la nomina del cardinale Florit, dovette lasciare Firenze. Ma a lui venne gran beneficio perché a Roma, negli anni fecondi del pontificato di Giovanni XXIII e del Concilio Vaticano II, ebbe modo di frequentare cenacoli e idee di novità e di ecumenismo.
Novità dirompente fu la distinzione conclamata nella Costituzione conciliare Gaudium et spes: tra errore ed errante.
Ossigeno anche per l’attività di politica internazionale condotta da La Pira: in favore del disarmo, per conciliare ebrei e palestinesi, per agevolare la fine della guerra in Vietnam (celebre la visita ad Ho Chi Minh).
I bisbigli e i malumori che si riversarono su La Pira, a causa di queste iniziative, considerate segni di pressappochismo e di velleitarismo, oggi si replicherebbero con la denuncia di essere un buonista.
Era invece spirito profetico, che alimentava la sua instancabile attività, intrisa di una fede attiva operante secondo il fine dell’unità. (3)
Balducci continuerà l’opera di testimonianza anche in mezzo agli ostacoli frapposti dalla Chiesa- istituzione e giungerà a parlare di “nuovo realismo” per definire le ragioni che certificano i motivi del disarmo, all’apice delle tensioni della guerra fredda. (4)
🌸Note.
(1)
“Diverso è il caso per la nuova Costituzione italiana: essa è necessariamente
legata alla dura esperienza dello stato "totalitario", il quale non
si limitò a violare questo o quel diritto fondamentale dell'uomo: negò in
radice l'esistenza di diritti originari dell'uomo, anteriori allo stato: esso
anzi, accogliendo la teoria dei "diritti riflessi", fuori propugnatore
ed esecutore di questa tesi: - non vi sono, per l'uomo, diritti naturali ed
originari; vi sono soltanto concessioni, diritti riflessi: queste
"concessioni" e questi "diritti riflessi", possono essere
in qualunque momento totalmente o parzialmente ritirati, secondo il beneplacito
di colui dal quale soltanto tali diritti derivano, lo Stato.»
(2) “Il pane, e quindi il lavoro, è sacro; la casa è sacra, non si tocca impunemente né l'uno né l'altra: questo non è marxismo, è Vangelo”.
(3) “Lo so: i 'furbi' – quelli che credono di avere in mano le sorti dei popoli – ridono; ma io dico loro: e se fosse vero il mio punto di vista? A pregare per la rinascita cristiana dei popoli (rinascita autentica, però) e per la pace dei popoli non si sbaglia mai! Dio è padre; Cristo è nostro fratello; la Madonna è la nostra madre di grazia; ed allora? Pregare per la pace, la grazia, la fraternità, non si sbaglia mai.” Da wikiquote.
(4) E. Balducci, La pace, realismo di “un’utopia”, Principato.
🌟🌟🌟🌟🌟🌟🌟🌟🌟🌟
(2) “Il pane, e quindi il lavoro, è sacro; la casa è sacra, non si tocca impunemente né l'uno né l'altra: questo non è marxismo, è Vangelo”.
(3) “Lo so: i 'furbi' – quelli che credono di avere in mano le sorti dei popoli – ridono; ma io dico loro: e se fosse vero il mio punto di vista? A pregare per la rinascita cristiana dei popoli (rinascita autentica, però) e per la pace dei popoli non si sbaglia mai! Dio è padre; Cristo è nostro fratello; la Madonna è la nostra madre di grazia; ed allora? Pregare per la pace, la grazia, la fraternità, non si sbaglia mai.” Da wikiquote.
(4) E. Balducci, La pace, realismo di “un’utopia”, Principato.
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Caro Rosario, ci unisce non a caso anche il legame con Balducci e La Pira. Ho letto in questi giorni un agile libretto edito nel novembre scorso (M.Certini, L’utopia salverà la storia: Giorgio La Pira, Tau, 2018): una carrellata dei molteplici temi ed impegni da La Pira vissuti ed affrontati: i poveri, unità del mondo, gli ebrei, il fascismo, l’integrazione, l’obiezione di coscienza, la dignità dell’uomo, la fraternità ed il valore del lavoro, il valore delle città, l’impegno politico, la politica mondiale e la pace, l’Africa e i popoli nuovi, gemellaggi, convegni internazionali, la santità, le critiche… Mi pare il tutto condensato nel tuo vivo ed appassionato articolo. Trascrivo una dichiarazione, che considero emblematica, di Balducci, da lui pronunciata nel 1951 a seguito della conferenza vincenziana degli Artisti poveri (riportata da Certini e tratta a sua volta da Bocchini Camaiani B., Ernesto Balducci, Laterza 2002): “La Pira, quando è presente, come oggi, vi porta uno spirito di letizia, un bisogno di assoluto che rimane in me per molto tempo”.
RispondiEliminaL’insieme dei temi da te indicati, toccati in questo libretto che avrò cura di leggere, già da solo indica lo spessore dell’uomo. La Pira, piccolo nella statura fisica ed immenso nella statura sociale. Instancabile animatore di opere di carità, di bene comune , nello stesso tempo in cui era sensibile amministratore.
RispondiEliminaAvremmo bisogno di uomini come lui! Ma almeno il modello ci può spronare a fare diversamente, il meglio possibile, nella concordia. Grazie ��
È augurale per il 2019!