Viaggio nel tempo.
Post di Rosario Grillo.
Immagini di Filippo Juvarra (Messina 1678 - Madrid 1736).
“Stretta la foglia, larga la via, dite la vostra che ho detto la mia” (proverbio).
Filippo Juvarra, Stretto di Messina |
✨Messina e i messinesi
Non verrebbe in mente a nessuno di scegliere Messina come topos della Sicilia. Tanto meno dei siciliani. L’esclusione di fatto obbliga a dichiarare il chi, il che e il come dell’identikit della Sicilia e dei siciliani. Fra tanti emerge e si impone: “u mafiusu”.
U mafiusu, prima di essere l’affiliato della cosiddetta mafia, è stato un tipo di comportamento, che va dal “patronage” alla spavalderia ostentata, messa in mostra per distinguere il proprio io, per accattivarsi omaggi ed ossequi.
Così descritto, è facilmente chiara la contrapposizione al messinese: “buddaci”. Nulla a che vedere con il Buddha, perché “buddaci” è piuttosto una persona pavida rivestita di “paladino”. Sì, proprio uno dei paladini di Carlo Magno!
Filippo Juvarra, Studio della città di Messina |
Larga somiglianza dunque con chi, nelle contrade messinesi, intraprende vie per costruire riparo sicuro e definitivo dalla minaccia incombente del terremoto. Qui infatti la terra trema (1). Qui la terra ha tremato rovinosamente il 28 dicembre 1908.
Dunque l’evento paradigmatico è il terremoto. Nell’incubo del terremoto si rappresentano dolore, disperazione, lotta furibonda contro gli eventi; in esso si staglia la scia infinita di una ricostruzione incompiuta, al suo interno si celebra l’ostentazione di ogni impresa che dovrebbe essere eroica, con lo smacco del tentativo fallito. Da questo lato, è abissale la differenza tra la gente catanese, tutta gonfia delle sue imprese/bravate e l’introversione correlata al flop dei tentativi “eroici” di ogni messinese.
Filippo Juvarra, Veduta del porto di Messina |
Fa contorno e conferma la regola il “formicaio” dei paesi allocati sulle montagne dei monti Nebrodi, ognuno dei quali provvisto del suo “particulare” funzionale ad una rivendicazione di un primato, di un distinguo, consumati dall’assenza di una sinergica reazione vincente al destino di decadenza.
Potrei portare conferme anche con lo scenario dell’economia, fuori di quel “furore” turistico che, per altro, brilla per breve stagione, ad intermittenza. Ma non è il caso di infierire, né il mio scopo è di tipo analitico-sociologico; voglio unirmi e semplicemente ritrovarmi.
(1) Rinvio al libro Lo stretto di carta, il Palindromo. Attorno all’esperienza del terremoto, che caratterizza questa “terra ballerina” si dipana il carattere della gente messinese.
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