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sabato 3 dicembre 2022

L'esperienza dell'ingovernabile.

Ospitare l'ingovernabile.
Post di Rossana Rolando.
Immagini degli acquarelli di Nicola Magrin (qui la pagina facebook).
 
“In quanto esseri viventi, siamo morsi, rosi dal sintomo.
Siamo malati, tutto qui.”
(Jacques Lacan).¹
 
Nicola Magrin, Iceberg
Ciascuno di noi ha provato, nel corso della sua vita, in modo più o meno forte e sconvolgente, qualcosa che si oppone al dominio della mente - alla lucidità della coscienza - e che risulta ingovernabile. Si esprime attraverso un sintomo, spesso ripetuto o solo occasionale, e mette in discussione l’ordine esteriore della nostra esistenza. Il sintomo, insegna la psicoanalisi, è l’indizio rivelativo di un malessere, non è il malessere stesso, ma il suo segno, come la febbre rispetto ad una malattia. Esso ha una forza che l’Io non comanda, è il primo avviso dell’ingovernabile.
Gli esempi che tutti conoscono e che il più delle volte non emergono esteriormente, nella vita apparentemente sicura che si conduce, ma si presentano all’interno del percorso soggettivo, sono riconducibili a varie e molteplici esperienze, più o meno episodiche: dall’ansia all’insonnia, dall’angoscia all’inibizione, dal panico al tremore… tutte manifestazioni che si impongono al soggetto senza che egli lo voglia. Da dove arrivano? Jacques Lacan denomina il fondo inabissato da cui emerge il sintomo con il termine “reale”, intendendo con esso qualcosa che urta e mette in discussione tutto il funzionamento della vita: “Ciò che funziona è il mondo. Il reale invece è ciò che non funziona.”²
Nicola Magrin, Iceberg
Già Freud ha sostenuto la tesi secondo cui “L’Io non è padrone in casa propria” ovvero l’Io non è trasparente rispetto a sé stesso, dal momento che ci sono spinte che il soggetto cosciente non padroneggia. La convinzione cartesiana dell’uomo come pura razionalità - res cogitans - viene corrosa da questa esperienza traumatica che si insinua per vie non prevedibili e controllabili. E’ come se si dicesse che tutto lo sforzo di trovare rassicurazione, ordine, efficienza, compiutezza nella vita di una persona può essere sempre rimesso in gioco dalla intrusione prepotente del “reale”. Recalcati lo dice magnificamente nel suo “Volti dell’ingovernabile”: “Il caos non è l’opposto gnostico del cosmos, ma la sua matrice, la sua ombra, il suo sangue. La vita contiene un eccesso che sgomenta”
³.
Particolarmente interessante, in questo saggio, è il paragrafo dedicato al trauma. “C’è trauma” – dice Recalcati – “ogniqualvolta la barriera del simbolico si rivela incapace di arginare l’orrore del reale e la vita del soggetto appare senza difese”
Con riferimento a Jacques Lacan, il simbolico è lo spazio del linguaggio, quello dal quale proveniamo e attraverso il quale pensiamo, elaboriamo, razionalizziamo. Traumatico è ciò che si oppone a questo sforzo di assorbimento da parte della mente, sottomessa così alle forze ingovernabili del reale, che si presentano nei loro molteplici volti (spavento, terrore, sgomento, perdita, tradimento, angoscia, abbandono, assenza, malattia, morte, non senso…). Traumatico è l’insieme di emozioni, stati d’animo, angosce non digerite dall'Io cosciente, la cui entità non è misurabile attraverso parametri esterni, ma rispecchia il vissuto del tutto soggettivo di chi ne è coinvolto.
Nicola Magrin, Iceberg
La grande letteratura ha da sempre fatto i conti con questo “reale” che sconvolge ogni piano e ne ha ricavato la via della creazione poetica. Scrive Caproni, in un suo meraviglioso inserto: “Per quanto tu ragioni, c’è sempre un topo –un fiore – a scombinare la logica. Direi che tutto nel tuo ragionamento è perfetto, se non avessi davanti questo prato di trifoglio. E sarei anche d’accordo con te, se nella mente non mi bruciasse (se non mi bruciasse la mente – con dolcezza) quest’odore di tannino che viene dalla segheria sotto la pioggia: quest’odore di tronchi bruciati (d’alba e d’alburno), e non ci fosse il fresco delle foglie bagnate come tanti lunghi occhi, e il persistente (ma sempre più sbiadito) blu della notte”.
Concludo con un riferimento alle immagini liriche degli acquarelli di Nicola Magrin, in particolare l’iceberg che, come è noto, rimanda alla rappresentazione freudiana della psiche, la cui parte emersa – la razionalità – è minima rispetto alla vastità del sommerso. 
Ancora una volta l’arte può mantenere la traccia del reale e lasciarla vivere.
 
Note.
1. Jacques Lacan, Dei Nomi-del-Padre, Il trionfo della religione, testi riuniti da Jacques-Alain Miller, Einaudi, Torino 2006, p. 105.
2. Ibidem, p. 97.
3. Massimo Recalcati, Volti dell'ingovernabile nell'esperienza della psicoanalisi, contenuto in Le nuove melanconie, Raffaello Cortina Editori, Milano 2019, p. 148.
4. Ibidem, p. 156.
5. Giorgio Caproni, Poesie 1932-1986, Garzanti, Milano 1989, p. 511.
 
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3 commenti:

  1. Fedele come sempre, Rossana, fondi arte letteratura filosofia e psicanalisi per mettere a fuoco il “ perturbante” ( nella definizione di Freud).
    Sono migliaia e migliaia i casi dell’impotenza umana. Cartesio prefigurava con il suo Cogito l’immensa distesa della “ prepotenza della tecnologia umana”? Lui, personalmente, no. Ma il seguito delle forze socio economiche che si raggrupperanno dietro alla storia del capitalismo occidentale sì.
    Eppure leggo da S. Levi della Torre ( Dio ) che c’è un rapporto di reciprocità tra il caos ( disordine- nulla) : un infinito che eccede, un’onnipotenza che sconfina dai Limiti del Creato, che pure è fatto da Dio. L’uomo è parte di questa reciprocità. Dove integra? ( piacendo a Dio); dove ne rimane colpito? Quando la “ mano” ( techne) sorregge la mente, quando distorce il piano della mente?
    Nel chiaroscuro di questo Cosmo viviamo. Un abbraccio 🫂

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  2. Grazie Rosario. Molto interessante l'estensione del discorso all'ambito della tecnologia, alla volontà di dominio razionale che sfugge di mano e si ritorce contro l'uomo stesso, evocando le forze del caos.
    Un grande abbraccio.

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  3. "“Il caos non è l’opposto gnostico del cosmos, ma la sua matrice, la sua ombra, il suo sangue. La vita contiene un eccesso che sgomenta”: grazie per queste riflessioni, cara Rossana. E' tempo di abbandonare contrapposizioni quali, ad esempio, razionalità/emozioni e assumere la consapevolezza che siamo impastati di cosmo e caos, di vissuti magmatici e ricerca di ordine razionale... Buona serata. Un abbraccio.

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