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mercoledì 24 agosto 2022

La politica come professione.

Che tipo di uomo deve essere colui al quale è consentito di mettere le proprie mani negli ingranaggi della storia? (Max Weber).
Post di Rossana Rolando
Illustrazione di Emilano Bruzzone (qui il sito).
 
Emiliano Bruzzone, Gli inaffondabili
Pensare la politica come professione può, di primo acchito, suscitare un sentimento di insofferenza, riconducibile allo squallore di una politica spesso ridotta alla poltrona, in cui quel che conta è mantenere una qualche carica e rimanere a galla.
E tuttavia, da questo spettacolo indecoroso, può nascere una tentazione altrettanto dannosa, eppure sempre ricorrente, fin dalla nascita della democrazia: pensare che chiunque, in qualsiasi momento, con o senza formazione specifica, possa fare politica, al fine di favorire il periodico ricambio e di evitare il carrierismo immorale. Lo slogan “uno vale uno”, senza riferimento a competenze e conoscenze, è sorto all’interno di questo sentire e ha trovato, nella precedente tornata elettorale, ampio consenso.
All’avvicinarsi della nuova scadenza del voto, leggere e rileggere la conferenza-saggio di Max Weber, La politica come professione,¹ può essere d’aiuto, indipendentemente dalla posizione partitica di ciascuno.
Elaborata nel 1919, subito dopo la grande guerra, in un momento drammatico per la Germania, la conferenza è rivolta ai giovani studenti rivoluzionari e mette in guardia - profeticamente - dagli esiti di una cattiva politica, esposta al rischio di rigurgiti reazionari (come tragicamente avverrà nel 1933, con la Germania nazista, più di un decennio dopo la morte di Weber, nel 1920).
Ben consapevole del possibile deterioramento della democrazia, spesso divenuta macchina elettorale – in cui la gestione del voto è finalizzata alla distribuzione e al mantenimento delle cariche² - la riflessione di Weber rifiuta però la via qualunquistica del dilettantismo, per chiarire bene il significato del termine professione, applicato all’ambito politico.
 
💥 Che cosa vuol dire “professione”, in politica?
Emiliano Bruzzone, La ridiscesa in campo
Il termine professionale è, anzitutto, contrapposto ad “occasionale” (tutti siamo occasionalmente politici, per esempio quando andiamo a votare) ed implica una dedizione dell’intera vita o di gran parte di essa al servizio della politica.
³
A questa notazione temporale (la continuità dell’impegno nello Stato), Weber aggiunge la distinzione tra vivere “per” e vivere “di” politica.Le due dimensioni non si escludono: la prima richiama la dedizione ad una causa e la costruzione della propria vita in modo tale che essa riceva il suo senso proprio dall’impegno politico, la seconda rimanda all’aspetto economico e alla politica come fonte di guadagno. Ci sono stati tempi in cui si è esercitata la politica senza alcuna retribuzione (godendo quindi di altre fonti di reddito). Oggi non è più così, ma rimane fermo il fatto che “vivere di politica” (ottenerne un profitto, in modo tale da non precludere a nessuno la possibilità di dedicarsi al bene pubblico), deve essere accompagnato anche dal vivere “per” la politica (servire una causa), in modo da evitare lo svilimento dell’attività politica a semplice fonte di arricchimento.
Questo è ancor più chiaro se si tiene presente che la parola professione indica etimologicamente l'aperta dichiarazione di una convinzione: sempre deve comunque esserci una qualche fede. 
Non solo. In tedesco, il termine corrisponde a “Beruf”, il cui significato è proprio “vocazione”, implicando quindi una interiore propensione, un sentirsi chiamato a ricoprire un certo ruolo, possedendo le “intime qualità carismatiche” che sono da esso richieste.
 
💥 Le qualità del politico di professione.
Emiliano Bruzzone, Gli aiuti
Se quindi si escludono sete di potere e di denaro, come moventi di fondo del Politico, si giunge a delineare i tratti propri della sua professionalità.
Essi sono: passione, senso di responsabilità e lungimiranza.La prima non va confusa con l’agitazione sterile di chi persegue romanticamente un’idea, senza fare i conti con le conseguenze del proprio agire. Infatti, la semplice passione non è ancora sufficiente, è necessario sia coniugata con la responsabilità.
Quest’ultima è ben individuabile nella differenza che intercorre tra funzionario (burocrate) e politico. Il primo esegue coscienziosamente e con precisione ciò che viene comandato sotto la responsabilità di chi ha emanato l’ordine, il secondo – il capo di stato - è personalmente responsabile delle sue azioni e degli effetti che esse provocano.
Infine, la terza qualità, la lungimiranza, è la capacità di guardare le cose a distanza, “con calma e raccoglimento interiore”, poiché “la politica si fa con la testa”. Perciò la vanità è il nemico mortale della politica come professione, perché l’aspirazione al potere viene svuotata di ogni dedizione ad una causa e della distanza necessaria e viene ridotta ad un mezzo di autoesaltazione. Su questo insiste Cacciari nel suo saggio “Il lavoro dello spirito”, dedicato alle due conferenze di Weber: La scienza come professione e La politica come professione (di cui ci siamo qui occupati). Professione scientifica e professione politica devono potersi comparare, quanto a rigore e progettualità, ma il Politico deve anche avere una visione che gli permetta di porsi come guida del processo scientifico-tecnologico e di emanciparsi dalle richieste contingenti (tipiche del demagogo a caccia di voti).
 
💥 Etica della intenzione ed etica della responsabilità.
Emiliano Bruzzone, Etica e politica
L’ultima parte della conferenza - cui accenno appena - è dedicata al rapporto tra etica e politica, con la celebre distinzione tra etica della intenzione ed etica della responsabilità.
¹
Se la seconda è tipica del politico, perché egli valuta non solo le intenzioni, ma anche le conseguenze dell’agire e i mezzi da adottare, la prima - l’etica dell’intenzione - lavora nelle coscienze e funge da correttivo: perché limita l’uso di mezzi qualsiasi e perché porge una prospettiva capace di guardare non solo al possibile, ma anche all’impossibile.
 
Note.
1. Max Weber, La politica come professione, contenuto in La scienza come professione. La politica come professione, Einaudi, Torino 2004.
2. Ibidem, p. 62 e seg.
3. Ibidem, pp. 56-57.
4. Ibidem, p. 58 e seg.
5. Ibidem, p.104.
6. Ibidem, p. 99.
7. Ibidem, p. 101 e seg.
8. Ibidem, pp. 102-103. 
9. Cfr. Massimo Cacciari, Il lavoro dello spirito, Saggio su Max Weber, Adelphi, Milano 2020.
10. Max Weber, La politica come professione, cit., pp. 106-121. 
 
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4 commenti:

  1. Caro Gian Maria arrivo tardi ma non per distrazione. Leggo il tuo post mentre la sciatteria della campagna elettorale impazza, mettendo in mostra la chiara “ incompetenza” denunciata da te e Cacciari. Mi è sembrato quasi che tu ti sia messo in secondo piano, quanto mai discreto e neutrale, per non invadere il piano del “ libero giudizio “. Ma giudizio occorre che ci sia e questo lo dici bene tu, lo argomenta splendidamente Cacciari, sotto la scuola di Weber ( e come poi dice : di tutta una tradizione filosofica che prende inizio da Platone). Competenza ci vuole! Competenza che induce professionalità, senza che professione corrisponda a “ mestieramento”( mi servo qui della differenza tra mestiere e mestierare, che poi significa cercare di fare affare). Solo se si sale a tale livello, si viene in chiaro di ciò che è la politica ( radice polis). Da qui il “ nerbo “ della “politica come professione ( beruf = vocazione)”. Bisogna entrare nella stanza di quel paradosso: enunciare “ disincanto” e proclamare “ fede”. Ahimè, quanto vi è distante la politica oggi!

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  2. Caro Rosario, l'onere e l'onore del post è tutto e solo di Rossana, con la mia benedizione, che poi sempre ricambia quando tocca a me. Sto preparando anch' io un intervento sullo stesso tema, forse più aggresssivo, nell'attesa del tuo. Silere non possumus. Ti abbraccio.

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  3. Cara Rossana, post necessario e prezioso: grazie di cuore. In settimana lo rilancerò nel mio blog. Un abbraccio e grazie ancora. Buona domenica.

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    1. E' un obiettivo - quello della professionalità in ambito politico - che presuppone una formazione e un percorso preparatorio, come richiede ogni professione, anzi ancor più. Eppure mi pare che interessi poco... Non stupisce quindi il fatto che la democrazia facilmente degeneri in demagogia. Se pensiamo alle drammatiche urgenze che ci troviamo a dover affrontare - dalla guerra all'ambiente, dalla scuola alla sanità... - cresce la preoccupazione.
      Grazie a te, Maria. Un grande abbraccio.

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