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giovedì 8 settembre 2022

Reintegrare l'opinione pubblica.

Come affrontare la crisi della politica?
Post di Rosario Grillo.
Immagini di Angel Boligán (qui il sito instagram).
 
Angel Boligán, La volatilità del voto
C’era un tempo non molto lontano, in cui si diceva che l’Italia conosceva troppi cambiamenti di governo e le durate delle legislature si accorciavano ripetutamente.
Questa volta, la legislatura è quasi arrivata alla sua scadenza naturale e l’anticipo della consultazione elettorale è solo di pochi mesi. Ma viviamo sotto l’impressione che, all’improvviso, ci è precipitato il mondo addosso. Lo scompiglio è generale: i partiti hanno fatto le corse per preparare le loro liste, mentre una pressione terribile viene dal combinato della riduzione dei parlamentari eleggibili e della malcapitata legge elettorale in uso. Ci stiamo alimentando con una dose povera di parole programmatiche mentre è stata impostata e si diffonde a macchia d’olio l’abitudine ad usare dossier di denigrazione dell’avversario politico.
Tradotto, significa che è invalsa una schermaglia riconducibile allo scontro amico/nemico. La stessa parola “amico”, però, può ritenersi impropria perché ciò che unifica un’area politica non è più la solidarietà e nemmeno l’amalgama sociale ma la brutale materialità degli interessi più utilitaristici e sempre più spesso il concorde rigetto di certi valori.
 
💥 CRISI DEI PARTITI.
Angel Boligán, L'accesso alla politica
Dopo questa fosca descrizione, è opportuno passare all’analisi per cercare di venire a capo della porta le speranze di questo scenario. Nessun rumore se enuncio che la situazione si è determinata per la crisi dei partiti. Una crisi che, in buona parte, si è preteso curare con l’antipolitica. Però è nostra guida un concetto che ha fondamento di una stella polare ed è la natura politica dell’essere umano, concepita e poi sviluppata a partire dai greci. (1)
In questa dimensione, i partiti sono stati i recettori di una componente fondamentale per la scena politica: l’opinione pubblica. L’opinione pubblica - l’accento cade su pubblica - è stata la linfa della politica. Senza esagerare, si può dire che è la sua anima. L’opinione pubblica si è espressa compiutamente al tempo dell’Illuminismo ma affonda le radici nella dialettica interna alle assemblee dei cittadini, cellule originarie della democrazia greca.
Un teorico del liberalismo quale fu John Stuart Mill discusse analiticamente il volto dell’opinione pubblica, che, mentre qualifica la tempra di una istituzione (vedi lo Stato), può anche determinarne un abuso, non appena prevarica il diritto della minoranza. (2)
Ecco un modo sconvolgente per entrare nel merito, visto che lo scopo della buona politica richiede presenza di opinione pubblica, con la consapevolezza che essa degenera in faziosità quando si scompagina la tensione unitaria (in Mill era l’idea di libertà, ma si può andare anche fino alla partecipazione democratica del bene comune).
 
💥 WEB, SOCIAL, FAKE NEWS
Angel Boligán, Prigionieri del "mi piace"
- Non penso che sia stata solo effetto del predominio dei social, in un torno di tempo che ha conosciuto velocemente inizio e sviluppo impetuoso dei mass media. Nel nostro blog si è già ricordato che sociologi e politologi del primo novecento hanno illuminato il nuovo scenario della politica di massa. Riassumo qui l’insieme dei fattori studiati, concentrandolo nella fenomenologia del disincanto del mondo. Walter Benjamin, tra gli altri, aveva indicato la preziosità dell’aura.
- Ad una certa stregua va avvicinata l’aura al sacro per deplorare la perdita di una certa aureola. Fatto sta che la politica ha risentito enormemente della perdita, alimentando in sostituzione, a piene mani, le virtù (solo tecniche e retoriche) del leader carismatico.
- Al nostro tempo, congiuntisi gli effetti del radicale cambiamento del modello di economia, della crisi delle organizzazioni partitiche (partiti/macchina ma anche scuole/partito), della degradazione dispersiva dell’opinione pubblica in umori/passioni, la politica si è ritrovata nella veste del populismo. Esistono, sì, varianti e gradi di populismo, ma tutti interessati dalla perdita dell’orizzonte e delle regole prima tratteggiati. Nel merito invito alla lettura delle considerazioni svolte negli ultimi libri scritti da Nadia Urbinati, che, con semplicità, vengono riassunti nell’intervista rilasciata alla rivista Pandora. (3)
 
💥 COME VENIRNE FUORI
Angel Boligán, L'epidemia dell'egoismo
- Non ho ricette miracolistiche da fornire. Il cominciamento comunque è nel riconoscersi nella comune debolezza e limitazione; nel proponimento di un universale scopo: il bene comune; nella ricerca, sì dialettica, ma a movimento centripeto, del terreno di lavoro, composito e plurale, alimentato da molte sorgenti ideali.
- Questo mix può essere, a mio avviso, l’ingrediente di una politica in cerca di rigenerazione, lontana dalla tecnica sempre più abusata degli spin Doctor, programmatori a tavolino delle pulsioni popolari, testate attraverso sondaggi. Dei sondaggi ho una pessima opinione, ad un punto tale da denunciare una specie di morbo: la sondaggite, considerandola il virus pandemico, aggressivo del corpo della democrazia. Con una spallata va rimosso il facile ricorso alle storiestelling: le narrazioni costruite in offesa alla verità, imbottite spesso di fake news.
- Si richiede il ritorno del ruolo degli intellettuali superando il timore di una presunta “organicità”. Da loro attendiamo la visione complessiva, il suggerimento della chiave interpretativa della complessità, l’ausilio metodologico per distinguere il contingente dal necessario.
- Facendo il bilancio delle necessità, diventa chiaro, infine, il bisogno di un ritorno alle Weltanshauung. Furono definite ideologie e come tali furono combattute. (4)
 
💥 Note.
Angel Boligán, Scappare alla vita
- (1) No, non mi cimento in discorsi di antropologia, ma posso affermare che, in quei termini, dove c’è stato gruppo umano, c’è stata politica.
- (2) J.Stuart Mill, Sulla libertà.
- (3) Rivista Pandora n. 3/2021.
- (4) Nota finale. Discutendo in merito all’essenza della Tecnica - declinarla al plurale come insieme di tecniche non muta la sostanza del discorso - Umberto Curi, mentre risale alle fonti antiche (Esiodo e Eschilo) ne esplora l’ambivalenza. La potenza di qualsiasi tecnica ha il suo controcanto nella perdita che si subisce (il discorso si impronta nella mitologia attraverso lo scontro tra Zeus e Prometeo). Ma c’è un “valore aggiunto”, che sfugge alla eliminazione, alla condanna divina, è la elpis: la speranza. Ricordato così che la politica rientra nell’ambito delle tecniche, possiamo far leva su tale risorsa insopprimibile: la speranza.
- Vedi intervista a Umberto Curi nel numero 3/2021 della rivista Pandora.

 

1 commento:

  1. Caro Rosario, la crisi dei partiti - anzi il loro scadimento degrado - sta producendo inenarrabili guasti per il presente e per il futuro: malaffare in cui sguazzano e si arricchiscono troppi fanfaroni truffatori evasori con il loro sempre più vasto sottobosco di accoliti traditori della parola truppe cammellate e zombi. Certi l”eader” ritenuti carismatici mi paiono piuttosto distruttori di eros, tanatòfili che pullulano in corpi in decomposizione. Giustamente parli di “fenomenologia del disincanto del mondo”, da cui conseguono “l’abitudine ad usare dossier di denigrazione dell’avversario politico”, la “schermaglia riconducibile allo scontro amico nemico”, la “degenerazione” in faziosità”, il morbo della “sondaggite”, le “storiestelling”, le fake mews, ecc.ecc… Tu richiami al ruolo degli intellettuali,
    reclami “un ritorno alle Weltanshaung”. Una bella sfida che accolgo con piacere: quella di “pensare”, di non delegare ad altri questo diritto-dovere, non affidarsi a nessun mestatore e agire di conseguenza. E’ questa la vera politica che si fa propriamente antipolitica nei riguardi di questo degrado attuale. Un via lunga e faticosa da testimoniare ai nostri figli e nipoti, nel segno dell’ottimismo tragico.

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