A partire dalla mostra di Firenze “Ebrei in Toscana XX/XXI secolo” si sviluppa una riflessione sul perché continuare a celebrare il giorno della memoria, a fronte di tanti altri - anche più recenti - massacri.
Post di Gian Maria Zavattaro
Le immagini riproducono opere di Paolo Pennisi (per una sua presentazione cliccare qui).
“Nessuno lo dimentichi, nessuno lo contesti. Auschwitz
rimanga luogo di raccoglimento e di monito per le future generazioni” (Marta
Ascoli, ex-deportata, Auschwitz è di tutti, ed. Lint, Trieste,
1999, p.71).
Le immagini riproducono opere di Paolo Pennisi (per una sua presentazione cliccare qui).
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Paolo Pennisi, Venti donna gessi |
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Paolo Pennisi, Senza titolo |
Paolo Pennisi, Senza titolo |
Siamo usciti cambiati ed insieme
rinnovati. Non mi dilungo sulla mostra. Semmai invito a visitarla od acquistare
l’eloquente catalogo EBREI in TOSCANA XX/XXI secolo (a cura di
ISTORECO Livorno, ed. ETS, 2016).
Da anni, da prima ancora che nel 2000
venisse emanata la legge costitutiva della giornata della memoria, non manco
all’appuntamento del 27 gennaio. Perché? Perché riflettere su un
genocidio di più di 70 anni fa? Perché continuare a fare della Shoah l’emblema
del male assoluto? La storia non è forse piena di massacri?
Paolo Pennisi, Senza titolo |
Non si tratta di porre in macabra
competizione i genocidi, tanto meno formulare una gerarchia tra loro:
tutti gli eccidi sono egualmente terribili.
Paolo Pennisi, Senza titolo |
So bene che la memoria non serve agli ebrei ed a tutte le altre vittime sterminate: serve a noi tutti, giovani ed anziani, serve a fare i conti non solo con il nostro passato (la Shoah fu anche un crimine italiano), serve a fare i conti oggi con le nostre responsabilità di fronte alle stragi del presente, per non sottoscriverle con la nostra indifferenza ed il nostro silenzio.
Paolo Pennisi, Senza titolo |
Nel suo interrogativo circa la responsabilità del mondo, K. Rahner ha messo in rilievo che noi siamo ricchi perché gli altri sono poveri, che noi certo personalmente non siamo dei ladri e non trasgrediamo le norme del gioco vigenti nella nostra società e paludate da una norma di moralità, sottolineando però insieme che le strutture della nostra società e le sue regole del gioco non sono giuste ma piuttosto sfruttatrici e immorali” (1).
Paolo Pennisi, Senza titolo |
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Paolo Pennisi, Bambini |
Secondo i dati dell’Istituto per i
problemi ebraici di New York degli 8.301.00 ebrei viventi in Europa
nel 1939 circa 6.000.000 furono soppressi dai nazisti nel corso della “soluzione
finale del problema ebraico”: sterminio che non ha riscontri neppure
approssimativi nella storia del genere umano, non solo e non tanto per le sue
dimensioni quanto per la delirante razionalità e l’allucinante scientificità
con le quali fu programmato e realizzato.
Paesi interessati
|
Popolazione ebraica
Settembre 1939
|
Perdite ebraiche
|
% perdite ebraiche
|
Polonia
|
3.300.000
|
2.800.000
|
85,0
|
Urss, territori
occupati
|
2.100.000
|
1.500.000
|
71,4
|
Romania
|
850.000
|
425.000
|
50.0
|
Ungheria
|
404.000
|
200.000
|
49.5
|
Cecoslovacchia
|
315.000
|
260.000
|
82.5
|
Francia
|
300.000
|
90.000
|
30.0
|
Germania
|
210.000
|
170.000
|
81.0
|
Lituania
|
150.000
|
135.000
|
90.0
|
Olanda
|
150.000
|
90.000
|
60.0
|
Belgio
|
90.000
|
40.000
|
44.4
|
Grecia
|
75.000
|
60.000
|
80.0
|
Jugoslavia
|
75.000
|
55.000
|
73.3
|
Austria
|
60.000
|
40.000
|
66.6
|
Italia
|
57.000
|
15.000
|
26.3
|
Bulgaria
|
50.000
|
7.000
|
14.0
|
Vari (Danimarca,
Lussemburgo, Norvegia, Estonia, Danzica)
|
20.000
|
6.000
|
30.0
|
Totale
|
8.301.000
|
5.978.000
|
72.0
|
1) in Dizionario teologico,
a cura di J.B. Bauer e C. Molari, Cittadella ed. Assisi, 1974, p.42
Paolo Pennisi, Donne |
A caldo : grazie Gian Maria!
RispondiEliminaLa tua pacata parola, il tuo suadente argomentare ci indica che commemorare è "rivivere testimoniando "
E’ bello, nel camminare insieme, "rivivere testimoniando". Grazie.
EliminaMai più Auschwitz!
RispondiEliminaE’ possibile solo se non si dimentica, se non si chiudono gli occhi e non si tace sull’oggi. L’impegno reciproco rimane quello di vigilare insieme perché, come ricordava Levi, le coscienze possono nuovamente essere sedotte e oscurate, anche le nostre.
EliminaMi chiedo se l'uomo possa ricordare per non sbagliare ancora in tanta atrocità...o se possa ricordare per continuare con le sue mostruosità...Oggi il lager è in Siria...DOMANI?
RispondiEliminaLa storia, per quanto ne pensi Cicerone, non è mai stata”magistra vitae” e non ha evitato il ripetersi di errori e di tragedie. La vera memoria non ha nulla a che vedere con l’oblio e la rimozione. La memoria del passato può aiutarci ed illuminarci, solo a condizione che diventi per tutti noi monito, decida il nostro impegno nel presente, ci renda capaci di denuncia ed annuncio, oserei dire di “profezia”. Allora, forse, sarà possibile un domani “altrimenti” dall’ieri e dall’oggi.
Eliminanon ci sono parole....il silenzio è un grido di dolore e di amore....io non riesco a parlare....cosa dire' come commentare' basta quello che hai detto e quello che il cuore dice.....SOFFERENZA E PIETA' vergogna e disonore per coloro che hanno fatto quello che non avrebbero dovuto
RispondiEliminaE’ così…. Grazie.
EliminaLa giornata della commemorazione ha un significato non incidentale di Memoria Simbolica delle Atrocità commesse dall'Uomo. Si racchiudono così i tipi, i tempi passati e a venire, la gamma delle varietà. Solo la "piccineria" di certi italiani si è messa " a fare le pulci " : perché questo sì e quell'altro no.
RispondiEliminaIl richiamo - e forte - è diretto alla Coscienza! MAI PIÙ!!
Non c'è spazio per imbastire scusanti o per avanzare attenuanti!
Degli Italiani si deve dire che sono stati Cooperanti e le pagine delle nostre responsabilità aggiungono il ridicolo ( macabro ) alle atrocità.
Nel post mi piace ogni cosa : messaggio, illustrazioni, tonalità.
Grazie, caro Rosario. C’è piena sintonia su quanto affermi.
EliminaDegno di nota anche il Museo del deportato di Carpi. Meta classica da noi di viaggi d'istruzione.
RispondiEliminaLA MEMORIA serve a noi per capire il presente e che l' uomo, purtroppo, può essere anche questo.
Alla prima occasione, mia moglie ed io non mancheremo di visitarlo. Grazie.
EliminaUn articolo da leggere scritto veramente bene.
RispondiEliminaConcordo che è doveroso "far memoria" dice correttamente non si tratta di fare una gerarchia tra i genocidi...ma la Shoah è stata pianificata da satana! Farò due conferenze sull'esoterismo nazista nei prossimi giorni.Un orrore curato nei dettagli...
Toda raba all'autore.
Grazie. Interessante il tema che affronterà nelle sue prossime conferenze.
EliminaPensare dopo Auschwitz impone, per quanto mi riguarda, la considerazione che noi uomini siamo capaci di qualunque nefandezza. Non solo quando odiamo il prossimo, ma anche, soprattutto, quando, fatti forti dalla irresponsabilità dell'organizzazione gerarchica, possiamo spogliare l'Altro della qualità che è comune a tutti noi: l'umanità. A quel punto posso assistere, partecipare alla violenza più bieca senza sentirne il peso. Lui non è come me: è un ebreo, è uno zingaro, un omosessuale, un fascista, un comunista, un disabile, un negro. La colpa viene trasferita, è dell'altro. E pensare che di contro abbiamo grandi, grandissime capacità cognitive, artistiche, di compartecipazione al destino del nostro prossimo. La memoria della Shoah, di per sè, non ci mette al riparo dal ripetersi di tragedie simili, ma è comunque doverosa, necessaria. Dopo la fine della seconda, seconda!, guerrra mondiale, la fondazione dell'istituzione della Unione Europea ci ha consentito un lunghissimo periodo di pace, miglior antidoto per la follia umana. I problemi sono tanti, ma credo che si debba difendere e rafforzare l'unità del continente. L'Europa delle nazioni, oltre ad aver prodotto continue guerre, ha dominato a lungo il mondo, altre guerre e tragedie, arricchendosi sfruttando le risorse degli altri. Nella globalizzazione vedo una opportunità di redistribuzione della ricchezza a livello planetario, anche se sarebbe necessario, prima, ridistribuire le risorse a livello interno. Sto finendo lontano.... Molte nubi scure all'orizzonte, proprio in questi giorni. Molto interessante anche la tabella delle perdite ebraiche nei vari paesi. C'è uno strano errore nei dati riguardanti proprio la Germania. Le immagini di Paolo Pennisi mi turbano, i bambini e le donne internate hanno lo stesso mistero delle foto scattate in quei giorni: un enorme serietà, silenzio. Pennisi riproduce questo e accentua gli occhi dei bambini che ci guardano.
RispondiEliminaGrazie, caro Gianni sempre molto attento. Ho corretto il refuso (è sparito l'1 iniziale!): l'81% di perdite di vite umane in Germania su circa 210.000 ebrei ancora residenti alla vigilia della seconda guerra mondiale (tra il 1933 e il 1939 furono più di 300.000 a fuggire dal Reich) equivale a 170.000. Condivido le tue riflessioni, in modo particolare la possibilità, anzi la necessità, il dovere etico di concepire, praticare e vivere la globalizzazione in "una opportunità di redistribuzione della ricchezza livello planetario", incominciando a superare il divario delle nostre regioni.
RispondiEliminaPennisi ci ha conquistato proprio per i motivi che tu hai espresso e soprattutto per la coerenza della sua vita con quanto esprimeva.
Dimenticavo: la globalizzazione in cui entrambi crediamo fa a pugni con quella finanziaria e capitalistica. Un caro saluto da me e da Rossana.
Anche questo suo scritto ha un'ottima valenza didattica: lo farò leggere e meditare ai miei alunni di III media, che stanno studiando proprio questo periodo storico. Grazie di cuore. Buona domenica.
RispondiElimina@mari da solcare. Siamo contenti se quanto scritto può essere spunto per una lezione e per una riflessione in classe. Buon lavoro.
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