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martedì 17 gennaio 2017

Il nostro Meridione.

Un percorso sul Meridione d'Italia, tra passato, presente e futuro, tra analisi e proposta, tra realismo e speranza.
🖊 Post di Rosario Grillo
🎨 Le immagini riproducono opere del pittore olandese Anton Sminck van Pitloo (1790-1837), padre della Scuola di Posillipo ed esempio - di gusto già romantico - del fascino esercitato dal Sud Italia (in questo caso Napoli) sugli artisti europei.
 
Castel dell'Ovo dalla spiaggia 
(particolare)
Spesso nelle aree meridionali dei vari paesi si trovano decadenza ed arretratezza. Nel nostro Meridione c’è un di più: la disperazione, nel senso letterale di assenza di speranza.
Un centro di ricerca sui problemi del sud (Svimez) documenta, nel suo recente rapporto, l’aggravarsi del divario tra nord e sud, con i corollari conseguenti, tra cui – triste nota – la staticità demografica, che lascia pensare ad una rinuncia del futuro da parte delle famiglie meridionali.
Un allarme è stato lanciato da Roberto Saviano, che si è rivolto al nostro ex-premier, simbolo conclamato di “volontà di modernizzazione”.
Ha ricevuto in cambio l’apostrofo di “gufo” e la propagandistica promessa di un conclave politico sul tema. Nel frattempo è istruttiva una piccola rassegna.
Castel dell'Ovo dalla spiaggia 
(particolare)
Nel sud crollano i ponti delle autostrade, nel sud l’amianto è ovunque diffuso, nei locali privati e in quelli pubblici. Sempre al sud scompaiono i poli industriali.
Dire poli, porta fuori strada, visto che, in buona parte, si tratta di cattedrali nel deserto: niente indotto, carenza di infrastrutture, incapacità industriale voluta perché le maestranze sono importate dal nord, e poi, molte volte, quell’industria è stata un artificio per lucrare soldi dallo Stato, o evadere o eludere.
Nel frattempo, si è aperta una falla gravissima nell’ambiente e si sono creati focolai di intenso sviluppo tumorale (Milazzo, Priolo, Taranto, Gela).
Al sud la sanità pubblica, in gran parte risicata, rappresenta comunque la ‘cenerentola’ del sistema sanitario nazionale, a fronte di un redditizio servizio sanitario fornito dalle cliniche private. In compenso, al sud la categoria dei medici costituisce una casta insediata nei posti di governo regionale.
Castel dell'Ovo dalla spiaggia 
(particolare)
Nel sud si crede da sempre che l’unica risorsa possa essere il turismo, ma, allo stesso tempo, si opera per predare il turista, senza preoccuparsi del ritorno futuro.
Si evince, ancora una volta, che manca nella psicologia della società meridionale la dimensione del futuro. Una carenza, che incide negativamente nell’affermazione della mentalità imprenditoriale, e disturba forse il rapporto tra l’individuo e le istituzioni, visto che lo distoglie dalla responsabilità sulle conseguenze del suo operare.
Il Meridione d’Italia è il teatro di una natura, che alla bellezza dei luoghi ha congiunto un’orografia e una geologia in risicato equilibrio, bisognose di tutela e di quotidiana manutenzione.
Proprio su di essa si rappresentano: l’incuranza del bene pubblico, la voracità assieme alla cecità dell’amministrazione, la vistosa assenza della visione programmatica (futuro!), certificate da una dissennata cementificazione. La cementificazione, come un’idrovora, ha seguito i primi segni del progresso distorcendoli in aree di saccheggio del territorio (zone costiere, torrenti, svuotamento delle colline).

Castel dell'Ovo dalla spiaggia
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Nel bozzolo di una crisi che ci sta travagliando, e che, come ogni crisi, predispone trasformazione, è stata riscontrata la vitalità dell’economia primaria legata all’agricoltura di qualità.
Non occorreva certo l’Expo di Milano per avvalorare la scoperta: l’agricoltura rimane cardine insostituibile dell’economia globale. E’ un memento valido per tutta l’Italia e, in particolare, per il Meridione.
La spiaggia di Coroglio
Qui le difficoltà ambientali, di cui si parlava sopra, non hanno impedito, hanno semmai arricchito, rendendo necessario un superamento delle difficoltà, il patrimonio agricolo.
Per patrimonio agricolo, però, si deve intendere la ricchezza delle conoscenze sull’agricoltura, la fertilità del suolo sapientemente coltivato, favorito inoltre dal clima mediterraneo. Non è una ricchezza quantitativa, perciò, anche perché man mano le difficoltà del lavoro agricolo hanno allontanato le braccia, né l’intervento politico ha saputo sopperire, anzi ha contribuito ad aggravare l’esodo, visto che non si è badato a continuare l’intervento sulla proprietà rurale finalizzato al suo miglior rendimento.
Paesaggio al tramonto
L’agricoltura, di per sé,  è simbolo di un’armoniosa cooperazione uomo-natura, sotto il segno del lavoro più meticoloso e razionale; è la prima e più diretta dimostrazione della incorporazione, saggia e frugale, del “senso del tempo”.
Nello spazio meridionale: un’ulteriore conferma della “perdita di futuro”.  A danneggiare l’agricoltura meridionale è intervenuto il distorto uso di tanto fertile territorio per la discarica di sostanze tossiche, in gran parte provenienti dal nord, con la complicità dell’occhio, tenuto semichiuso, delle autorità predisposte alla vigilanza.
Frutto di proventi favolosi per camorra o ‘ndragheta o mafia di turno; il  caso più famoso: quello della Terra dei fuochi. Ma i casi sono molteplici, a causa della duratura trascuratezza del problema dello smaltimento dei rifiuti.

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Mergellina
L’intenzione di queste poche righe non può essere quella di ripercorrere le cause lontane della questione meridionale. Va tenuto presente, comunque, la secolare propensione della borghesia meridionale verso atteggiamenti da “intellighentia”.
Soffermandoci sopra, possiamo constatare sì la resistenza nel tempo della qualità delle università meridionali (mi riferisco alle aree umanistiche), ma anche la crescita  di un vistoso numero di “letterati”, e quindi di cercatori del posto fisso nel campo dell’amministrazione pubblica.
Lo squilibrio ha una triplice ricaduta negativa: 
spinge i meno fortunati ad emigrare e priva nel tempo il Meridione di alcuni cervelli;
La riviera di Chiaia
allontana dal connubio conoscere-fare, costume deleterio per la chiave economica ed amministrativa; 
isterilisce nella autocompiacenza morbosa la società meridionale.
Nessuna via d’uscita è potuta venire né potrà in futuro dalla querelle storiografica sulla violenza dell’amministrazione piemontese, che inaugurò l’unità d’Italia. Da questa fonte proviene un  ritratto nostalgico della dominazione borbonica.
La retrospettiva, invece, diventa esempio tipico del “decadentistico” umore della borghesia, incoraggiata a tralasciare la scelta del “ rischio del futuro”.

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Templi di Paestum 
(particolare)
Quest’ultimo decennio, caratterizzato da un continuo e crescente flusso migratorio che ha investito l’Europa, utilizzando le coste del Meridione – si pensi ad una linea evolutiva che va dalla disintegrazione dell’equilibrio balcanico con la partenza in massa degli albanesi all’odierno pullulare dei barconi libici -, ha messo in risalto il profilo di un “capitale umano” della società meridionale (Baresi, Lampedusani, Siciliani e Calabresi), che rende degni non solo di essere candidati al Nobel, ma si distingue soprattutto come potenziale di rinascita e di riscatto (vedi documentario su Lampedusa).
Purtroppo le premesse di prima rafforzano l’opinione suggerita dalla “criticità” provocata, dentro l’ambiente meridionale, della mancanza di “sinergia”.
La virtù della sinergia, in campo socio-economico, si è esplicata nel cooperativismo, nel mutualismo, nel “fare commune”, nelle bande partigiane.
Templi di Paestum 
(particolare)
Tutte esperienze lontane dall’abito meridionale, ma su cui si può ritornare per captare la “forza magnetica” del fare assieme per il bene comune, enucleandola come forma mentis della nuova classe dirigente del Meridione, idonea soprattutto a tenere insieme il bandolo dell’amministrazione efficiente e disinteressata con l’imput ad un’economia strutturata sulla base dell’agro-alimentare di qualità e del turismo diffuso, protetti dalla costante cura del territorio e fornite delle infrastrutture più funzionali.
In questo nuovo scenario si può trovare la piattaforma per una performance trainante e non trainata, attiva e non passiva, creativa e non supplicativa, del Meridione.
Dopo, si può e si deve pretendere cooperazione e rispetto dal Settentrione, sotto il segno di un’unità rifondata.

Templi di Paestum
Video sulla Sicilia.
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4 commenti:

  1. Un quadro certo non esaltante nei presupposti - sembra di "leggere", sia pur non in forma di "narrazione", bensì di lucida analisi, e con alcune variabili, Verga o Tomasi di Lampedusa - ma con spiragli di speranza nelle conclusioni. Fare un passo indietro per guardare più in là.

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    1. Condivido la speranza di Rosario e la sua esortazione: speranza ed esortazione non retoriche, ma che si dovrebbero tradurre ogni giorno nell’agire, per quanto ad ogni italiano è possibile, e nel testimoniare un diverso futuro.

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  2. Ieri sera nel solito supermarket troneggiava, nel reparto ortofrutta, un cartello dove la direzione si scusava per la penuria delle merci esposte dovuta, a loro dire, alla forte ondata di maltempo che aveva colpito le regioni meridionali. Disagi nella produzione, difficoltà nella raccolta e nel trasporto, immagino. Era anche la sottolineatura della dipendenza dal Sud per quanto riguarda, in gran parte, il comparto agroalimentare. Puntare alla produzione di qualità nel comparto mi sembra giustissimo, ma temo che si tratti di mercato di nicchia che potrebbe anche restringersi con un possibile peggioramento della situazione economica generale. L'esportazione potrebbe essere una soluzione. Comunque mi sembra necessario organizzare grandi gruppi di vendita per fronteggiare i grandi gruppi di acquisto. Ma di economia mi intendo ancora meno che del resto e mi taccio. Del post mi ha colpito la relativa assenza delle mafie, viste nell'occasione solo come "spazzini" al servizio delle industrie del Nord. Giusto, ma temo che la presenza attiva, e quanto!, di queste organizzazioni criminali sia un cancro di vastissime proporzioni che condiziona e corrompe il vivere quotidiano. La battaglia fondamentale è quella di liberarsi da questa oligarchia prepotente e criminale.

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    1. Caro Gianni, apprezzo la tua analisi, benché anch’io non abbia competenze né in termini economici né tanto meno in fatto di scelte ottimali di commercializzazione dei prodotti agroalimentari. Quanto alla mafia, sono grandi i problemi che metti in evidenza. Qualche veloce riflessione. Sono convinto che non si debba mai tacere di quest’idra che si sta allargando a dismisura in tutto il paese, magari paludandosi con impeccabili giacche e cravatte, assumendo nomi diversi (corruzione, omertà, complicità, connivenza, clientelismo…) e proliferando grazie anche a chi fa finta di niente e guarda da un’altra parte. Rosario tornerà esplicitamente a parlare di mafia, ma in questo post altro era l’obiettivo e è prevalsa giustamente la convinzione che i mali atavici del Meridione (la questione meridionale!) sono dovuti ad un’immane responsabilità politica economica culturale sociale che nella storia degli ultimi 150 anni ha coinvolto persone singole, consorterie impeccabili, partiti, lobby, interessi sordidi e nascosti ubicati ben al di là dell’area geografica meridionale, provocando fenomeni irreparabili di mal costume, malaffare, abusi…. Chi ha pagato non sono solo i meridionali, ma tutti noi italiani, in particolare i milioni di emigranti costretti a trasferirsi ed ad arricchire con il loro lavoro sottocosto il Nord o l’America…. E non a caso in Liguria come in Lombardia ed in Emilia Romagna , tanto per non far nomi, c’è odore di mafia tutta nostrana…

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