Il ciclo del pane raccontato sul filo della memoria autobiografica, nell'intreccio con la ricca simbologia storica, sociale, culturale e religiosa.
🖋Post i Rosario Grillo
🎨Immagini dei dipinti del pittore francese Henri-Horace Roland Delaporte (1724 circa- 1793)
📹Il video, sul ciclo del pane, rappresenta le opere dell'artista italiano Giovanni Becchina (Gianbecchina), vissuto tra il 1909 - 2001.
Henri-Horace Roland Delaporte, Natura morta con frutta e pane, particolare |
Lontani ricordi
sentono una sveglia che suona in piena notte e rumori al piano di sotto,
dov'era il forno e dove si affaccendavano mio padre con mia sorella Maria e mio
fratello Cesare.
Al mattino,
verso le sette, il pane era già pronto per andare nella bottega di mia mamma e
in altre botteghe del paese.
Un lavorio tutto
attorno: la preparazione del lievito madre e nei primi anni addirittura la carica alla
fonte di una necessaria cisterna d’acqua, che si riportava a casa, rotolando.
Il prelievo in falegnameria
della legna necessaria per scaldare il
forno, poi, con la meccanizzazione, l'alternarsi di giorni favorevoli e altri no alla buona combustione, alla
liberazione dei fumi attraverso la ciminiera. La dotazione, nel tempo, dei primi
macchinari che dovevano alleviare la fatica fisica dell'impasto e della
preparazione delle forme.
Henri-Horace Roland Delaporte, Natura morta con frutta e pane |
Lei, figlia di
un mugnaio, nata in quell'incantevole mulino ad acqua, a Politi: luogo di
fatiche sì, ma anche di lavoro comune ben distribuito, luogo dalla natura
incontaminata, bagnato da un ruscello dove si andava in cerca di gamberi.
Vado con il
ricordo, provocato dalla lettura del libro di Pedrag Matvejevic, Pane nostro (ed.
Garzanti)
Il libro percorre tempi e luoghi della presenza del “cibo
fondamentale”, dandoci informazione sulla presenza dei cereali su tutta la
mappa terrestre, al seguito del cammino dell'uomo.
Informazioni sui
cicli: presenza – scomparsa - ricomparsa, sui tipi di cereali, sulla diffusione dalla terra fertile
dell'Eufrate, grembo di civiltà, all’Egitto, all’oriente.
Henri-Horace Roland Delaporte, Natura morta con caraffa d'orzo |
Informazioni
sulla pratica del simposio, dai Greci ai Romani, dove il consumo accanto a quello dei vini, era pratica comune, scaturendo
dal culto di Demetra, divinità del grano, che assunse ruolo centrale in uno
spazio grandissimo dalla Magna Grecia, all'Ellade alla Colchide (luoghi granai
celebri).
Né si può
trascurare il legame tra i culti di Eleusi, al cui centro era il pane, e
l'eucarestia di Cristo.
Il pane, che,
nota Erri De Luca, sta nel desco dei potenti e dei poveri, manifestando vocazione
all'uguaglianza ed alla comunione dei beni, recalcitrante verso tutte le
operazioni di privatizzazione dei semi, alla stessa maniera con cui si resiste
alla privatizzazione dell’acqua.
Il pane che vede
significativamente il concorso dei quattro elementi della natura!
“Aria, acqua,
fuoco, terra: gli elementi primi della fabbrica, secondo i greci antichi,
concorrono alla formula del pane. La terra accoglie il seme e le radici del
grano, l’acqua nutre la pianta in primavera, l’aria calda lo matura in spiga e
il fuoco nel forno ne trasforma la farina. Il pane, oltre che opera delle
maestranze dell'umanità, impasto di grandiose forze di natura, ognuna
catastrofica di suo, per potenza
distruttiva. Il pane è il loro trattato di pace, la riuscita alleanza fra
energie di natura e braccia umane” (Erri De Luca, Postfazione a Pane nostro).
Questo post è stato elaborato a partire dalle suggestioni dell'articolo cui rimanda questo link.
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Sono le 7 del mattino e non ho il profumo del pane qui attorno a me. In compenso ho la fortuna della Vs. Amicizia. E mi avete regalato la confezione ricca e partecipata di questo post.... Grazie con un grosso abbraccio ����������������
RispondiEliminaGrazie , Rosario: quanti ricordi affiorano in tutti, anziani e meno anziani, legati alla propria infanzia, ad un mondo che, appena affacciati, era pieno di meravigliose incognite, di sole e di pioggia (per me anche di tanta neve) di sentimenti ed affetti rassicuranti, di colori e profumi, di cui la fragranza del pane appena sfornato e con gustosa ingordigia addentato è la testimonianza più vitale. Da noi nel Monferrato vigeva il detto PAN E NUS, MANGE' DA SPUS (PANE E NOCI, MANGIARE DA SPOSI), quasi un contrassegno di classe rispetto al detto malizioso di altri “ nus e pan mangè da can” (noci e pane mangiare da cane) e al primo continuo ad essere fedele. E il pane preparato nel mio paesino natale monferrino dalla nonna materna, la “grissia” e la “tirà” e la fetta di pane spalmato di un poco (poco!) di burro e di zucchero, merenda impareggiabile.... Pane nostro, pane di tutti. Posso capire che cosa potesse significare per gli apostoli e possa significare per noi cristiani la forza – consustanziale o transustanziale, lasciamo ad altri il dibattito – dell'Eucaristia del pane e del vino, nutrimento che accompagna e ravviva la nostra fede, speranza ed agape.
RispondiEliminaE pensiamo pure che "pane e noci", gustosissimo, è anche salutare.
RispondiEliminaGrazie Gian Maria, "fratello in spirito"! 🙏