La
seconda figura del Natale che proponiamo - dopo Giuseppe - è quella della madre. Ci affidiamo, per raccontarla, a
Fabrizio De André, poeta, sognatore e spirito profondamente religioso,
che molti di noi conoscono e amano. Non ci illudiamo quindi di proporre qualcosa di
nuovo, semplicemente ci sembra bello riascoltare questi due brani, contenuti
nell'Album La buona Novella, del 1970. Soprattutto pensiamo sia
interessante l'accostamento.
Nel primo
brano si narra la giovane Maria che sta per diventare madre. Il tono è dolce, tenero, fiducioso, appena velato da una leggera
malinconia.
(Si consiglia di mettere in pausa la musica del blog prima di avviare il video).
E te ne vai, Maria, tra
l’altra gente/che si raccoglie intorno al tuo passare,/siepe di sguardi che non
fanno male/nella stagione di essere madre.//Sai che fra un’ora forse
piangerai/poi la tua mano nasconderà un sorriso:/gioia e dolore hanno il
confine incerto/nella stagione che illumina il viso.// Ave Maria, adesso che sei
donna, Ave alle donne come te, Maria,/femmine un giorno per un nuovo
amore/ povero o ricco, umile o Messia.// Femmine un giorno e poi madri per
sempre/nella stagione che stagioni non sente.
Pontormo, Deposizione, dettaglio. |
Pontormo, Deposizione, dettaglio. |
(Si consiglia di mettere in pausa la musica del blog prima di avviare il video).
Madre di Tito:/ “Tito,
non sei figlio di Dio,/ ma c’è chi muore nel dirti addio”.//Madre di Dimaco:/
“Dimaco, ignori chi fu tuo padre,/ ma più di te muore tua madre”.//Le due
madri:/ “Con troppe lacrime piangi Maria,/ solo l’immagine di un’agonia:/ sai
che alla vita, nel terzo giorno,/ il tuo figlio farà ritorno:/ lascia noi
piangere, un po’ più forte,/ chi non risorgerà più dalla morte”.//Madre di
Gesù:/ “Piango di lui ciò che mi è tolto,/ le braccia magre, la fronte, il
volto,/ ogni sua vita che vive ancora,/ che vedo spegnersi ora per ora.//
Figlio nel sangue, figlio nel cuore,/ e chi ti chiama – Nostro Signore –,/
nella fatica del tuo sorriso,/ cerca un ritaglio di Paradiso.// Per me sei
figlio, vita morente,/ ti portò cieco questo mio ventre,/ come nel grembo e
adesso in croce,/ ti chiamò amore questa mia voce.// Non fossi stato figlio di
Dio,/ t’avrei ancora per figlio mio”.
Nessun commento:
Posta un commento