Giotto, Presepe di Greccio, Basilica superiore di Assisi. |
Se l’Avvento è l’attesa della
Redenzione segnata quasi 2000 anni fa dal paradosso dell’Incarnazione, il
Natale è l’inizio di una rinascita, l’avvio della speranza nella fiducia della
Promessa.
Ma è per tutti il Natale? Penso
di no: forse, come ogni
anno ed ancor più quest’anno, è per tutti e per nessuno. Per tutti: coloro che
sperano in una rinascita propria e di ciascuno; coloro che, credenti e non,
pensano che ci si debba spendere per gli altri; coloro che hanno fame di giustizia
e di pace; coloro che non lo conoscono o non potranno celebrarlo perché vittime
di innumerevoli violenze, giovani disoccupati, periferie del mondo in rivolta,
uomini e donne trattati come schiavi e schiave, fuggitivi che continuano a
morire nel Mediterraneo, bambini sfruttati, affamati ed assetati d’amore. Per
nessuno: carnefici degli altri e di se stessi che si perdono nei deliri
delle loro atrocità; corrotti e corruttori, scoperti e nascosti; ciechi e sordi
che si stordiscono nello spreco del consumo e nell’ipocrisia
di giorni dove ognuno indossa la sua maschera carnevalesca per recitare
insensati auguri con ritualità compulsiva, tutti genuflessi all’altare del
consumismo e del mercato.
E come si festeggeranno le
festività natalizie? Penso che tutto sia legato al modo di concepire il
tempo di Natale. La risposta non è comunque semplice.
Presepe provenzale. |
Le festività natalizie sono nel segno
della speranza, della memoria e della rinascita, della gioia,
dell’autenticità. E così si dovrebbero vivere come momenti di incontro,
di ospitalità, di accoglienza, di solidarietà. Dunque tempo privilegiato
di gioiosità: “kairos”
delle relazioni, offerta che si dona a se stessi, agli altri e, per il
credente, a Dio.
Ed anche tempo di
convivialità dove, non più stranieri ma ospiti gli uni gli
altri nella gioia sorridente dell’incontro agapico di ciascuno con
tutti, si parla, si canta, si assapora il piacere di
comunicare, si gustano insieme i frutti della terra, pur nella velata
consapevolezza che il dolore continua e continuerà a dilaniare il mondo.
Presepe peruviano. |
Questa è la festa che auguriamo a
tutti. Questo è il significato che attribuiamo al video che abbiamo scelto, in
cui non a caso non ci sono poesie o musichette natalizie, ma sfilano invece i
volti dei bambini e delle nuove generazioni sparse per la terra, da
oriente ad occidente. Se le prime sequenze sono segnate dalle lacrime per
l'ingiustizia e la ferocia di guerre insensate, le ultime sono inondate
dalla luce dei sorrisi di bimbi di ogni etnia che invocano fraternità.
Per tutti, credenti e non credenti, bianchi e neri, orientali ed
occidentali, la verità segreta del Natale è la rinascita di comunione di
gratuità tra gli uomini, nell'ospitalità reciproca, annuncio di un
possibile mondo nuovo come casa di tutti.
Prima di avviare il video si consiglia di mettere in pausa la musica del blog.
Chi
desidera intervenire può andare qui sotto su "commenta come", nel menù a
tendina selezionare "nome/URL", inserire solo nome e cognome e cliccare
su continua. Quindi può scrivere il proprio contributo sul quale
rimarrà il suo nome ed eventualmente, se lo ritiene opportuno, può
lasciare la sua mail.
Dopo la famiglia la comunità è il primo gruppo sociale dove un individuo si può esprimere ed alla quale si lega e se deciderà di cambiarla si legherà ad un'altra...Da qui l'esigenza di tutelarla e di rimetterla al centro della realtà politica in un Paese che non sarebbe stato niente senza se le sue città e Comuni....
RispondiEliminaJosseph Gary (www.comunitainfermento.wordpress.com)
NATALE: festa per l'Occidente, riconosciuta sotto l'imperatore Giustiniano(527-567 d.c.) "giorno della nascita. Il Natale di tutti, ma non per tutti. Il Natale che dovrebbe splendere sotto la stella della bontà, della fratellanza e della solidarietà, è invece offuscato dall'egoismo, la cupidigia, l'arroganza, l'immoralità. Il Natale alle cui soglie si consumano delitti efferati contro l'umanità, le donne i bambini: gli inermi.Questo, per alcuni, è il Natale dove i ricchi saranno sempre più ricchi, i disperati sempre più miseri. Per la maggior parte dei credenti, ma non solo, è Il Natale della speranza. La speranza dell'umanità per una solidarietà globale. "La grande famiglia"; La razza umana. La speranza che in un non lontano domani, gli abitanti di questo pianeta, riescano a parlarsi e capirsi, avere il necessario per il proprio sostentamento, senza doverlo elemosinare, vivere nel proprio Paese, senza doverne fuggire. Non deve essere il Natale dell'abbandono - ma - della riconciliazione, dell'accoglienza. Il Natale della famiglia, con e per la famiglia. Il Natale dove ciascuno sia qualcuno nel proprio Paese.
RispondiEliminaCaro Franco, vorrei solo aggiungere una piccola riflessione, non mia, sulla speranza che Ti anima così vivamente: “Quando piangeremo con coloro che piangono perché è morto un bimbo che poteva non morire, perché un uomo mutilato poteva non esserlo, perché un uomo ha passato in carcere venti anni che avrebbe potuto non passare, allora forse, sapremo sperare.”(M. Delbrel, Noi delle strade, Gribaudi ed.,1995, p. 274)
RispondiElimina