I fenomeni migratori letti in chiave evoluzionistica come necessaria premessa per la comprensione delle odierne migrazioni.
Post di Gian Maria Zavattaro
Libertà di migrare |
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Una coppia di amici biellesi due mesi
fa ci ha fatto dono di un libro. L'ho letto e mi pare ora naturale presentarlo
sul nostro blog, in una soggettiva selezione di riflessioni, in segno di
gratitudine a chi lo ha scritto ed a chi ce l'ha donato. Si tratta di “Libertà
di migrare. Perché ci spostiamo da sempre ed è bene così” di V. Calzolaio e
T. Pievani (Einaudi, To, 2016).
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Stefano Bosis, Il primo migrante |
Siamo migranti da sempre pur con modalità diverse, dapprima con spostamenti forzati, poi sempre più per scelte più o meno pianificate. Non ha alcun senso interpretare i flussi migratori contemporanei come se fossero evento eccezionale, emergenza del momento. L'evoluzione insegna il contrario: il fenomeno migratorio umano è strutturale e costitutivo della nostra identità di specie. Migrare è sempre stato fattore evolutivo cruciale, fondamentale strategia di adattamento praticata soprattutto negli ultimi 2 milioni di anni con l'espansione dell'homo sapiens dall'Africa in tutti i continenti. “Gli esseri umani sono evoluti anche grazie alle migrazioni: questa è una delle ragioni per cui occorre garantire la libertà di migrare, soprattutto nel momento in cui i cambiamenti climatici, oltre che le emergenze politiche sociali ed economiche, provocano flussi forzati. Il che significa pure, ovviamente, che va tutelato il diritto di restare nel proprio paese” (1). Come ieri, anche oggi vige il permanente intreccio tra migrazioni e contesto ambientale, climatico, politico, economico. Soprattutto l'impronta antropica globale è oggi allarmante. “Nel 2030 la certezza di essere rifugiati climatici o la probabilità di diventare tali riguarderà almeno 250 milioni di donne ed uomini, nello scenario migliore. Ciò conferma come sia indilazionabile riconoscere lo status di climate refugees, con politiche appropriate di prevenzione e assistenza, mitigazione e adattamento” (2).
Stefano Bosis, Migranti |
La lettura del saggio è un continuo apprendere dati e fatti scientificamente documentati e riferiti in chiave evoluzionistica, in un continuo scorrere l'atlante globale storico e geografico delle migrazioni umane, nei millenni e nei secoli degli ultimi due milioni di anni: migrazioni costantemente ripetute nel tempo, analoghe alla migrazione naturale delle piante e degli animali (4), e non semplice frutto di eventi eccezionali. E' praticamente impossibile sintetizzare in poche righe le dense pagine del fenomeno migratorio dagli albori ai giorni nostri. Per una puntuale e puntigliosa informazione rimando alla diretta lettura del saggio ed alla varietà analiticamente presentata delle scienze di riferimento (paleontologia, paleogenetica, archeologia, antropologia, storia, geografia, biologia, demografia, linguistica). In questo post mi limiterò ad un'essenziale carrellata storico-geografica dei fenomeni migratori sino al secolo sorso, premessa indispensabile e conditio sine qua non per comprendere e riflettere con cognizione di causa sulle odierne migrazioni, oggetto del prossimo post.
Gli albori.
La specie camminatrice homo
ergaster è la prima grande Out of Africa. La capacità di
migrare è legata al clima ed il Mediterraneo ne è l'epicentro migratorio. Con
la contemporanea lenta inesorabile scomparsa di Neanderthal, l'homo sapiens
esce dall'Africa, si espande in Europa ed Eurasia per poi migrare nei nuovi
mondi ed in ogni angolo della terra: “l'inizio della migrazione globale di noi
uomini parlanti”, nuova fase dell'evoluzione delle capacità migratorie umane
prima mai viste, con l'acquisizione di facoltà cognitive e linguistiche dagli
esiti ambivalenti, creativi all'interno del gruppo di appartenenza, aggressivi
e distruttivi nel competere con altri gruppi.
“Migrare significa avere nuove
entità da nominare [...] e forse l'arma segreta che ha permesso la nostra
diffusione in ogni angolo del globo, facendoci percorrere in solitudine
l'ultimo miglio dell'evoluzione umana, è stata la nostra loquacità invasiva”
(cfr. p. 10-48).
L'evoluzione delle migrazioni umane.
In epoca neolitica il ritiro dei ghiacciai e la clemenza del clima consentono ed accelerano l'aumento graduale della popolazione, lo sviluppo dell'agricoltura ed allevamento, ovvero la domesticazione intenzionale di piante ed animali: è una graduale rivoluzione planetaria, che non aveva un modello precedente e che implicava nuovi stili di vita. Da questo processo prende avvio una nuova fase dell'evoluzione delle migrazioni umane - emigrazioni e immigrazioni da e verso territori di altri popoli - che dura ancora oggi. Gli effetti ecologici delle migrazioni comportano il popolamento agricolo della Terra, la disseminazione globale e la concomitante evoluzione biologica e culturale, i modi della stanzialità (il contesto in cui vivere legato in particolare alla disponibilità di acqua), i modi della produzione di cibo (ogni alimento ha una storia e geografia connesse alla migrazione, ad es. la “rivoluzione del latte”, le bevande alcooliche, il frumento, riso, mais...), i modi delle vie migratorie (migrare diventa sempre più un comportamento culturale e colonizzare suolo e territorio apre la via ad un progressivo maggiore grado di libertà di migrare nella dialettica con le molteplici costrizioni) (cfr. pp. 49-58).
Stefano Bosis, Caccia degli squali |
L'evoluzione delle migrazioni umane.
In epoca neolitica il ritiro dei ghiacciai e la clemenza del clima consentono ed accelerano l'aumento graduale della popolazione, lo sviluppo dell'agricoltura ed allevamento, ovvero la domesticazione intenzionale di piante ed animali: è una graduale rivoluzione planetaria, che non aveva un modello precedente e che implicava nuovi stili di vita. Da questo processo prende avvio una nuova fase dell'evoluzione delle migrazioni umane - emigrazioni e immigrazioni da e verso territori di altri popoli - che dura ancora oggi. Gli effetti ecologici delle migrazioni comportano il popolamento agricolo della Terra, la disseminazione globale e la concomitante evoluzione biologica e culturale, i modi della stanzialità (il contesto in cui vivere legato in particolare alla disponibilità di acqua), i modi della produzione di cibo (ogni alimento ha una storia e geografia connesse alla migrazione, ad es. la “rivoluzione del latte”, le bevande alcooliche, il frumento, riso, mais...), i modi delle vie migratorie (migrare diventa sempre più un comportamento culturale e colonizzare suolo e territorio apre la via ad un progressivo maggiore grado di libertà di migrare nella dialettica con le molteplici costrizioni) (cfr. pp. 49-58).
Stefano Bosis, Luna rosa |
Prevalenti sono le costrizioni del migrare, condizionate dal contesto geologico (terremoti, tsunami), ambientale e climatico: “migrare è stato una sequenza progressiva di risposte adattive, una strategia evolutiva di sopravvivenza e adattamento”. Altre migrazioni forzate sono dettate dalle guerre: “si capisce poco di migrazioni umane se non si considerano le guerre, principale causa di migrazione forzata di popolazione”. “La nostra ipotesi è che a partire dalla transizione agricola possa aver preso avvio una dialettica durevole tra costrizioni a migrare e libertà di migrare, possa cioè essere maturata una libertà neolitica di emigrare e emigrare altrove”.
Stefano Bosis, Ta ta ta ta ta |
La diffusione dell'economia capitalistica aumenta a dismisura disuguaglianze sociali e privilegi oligarchici preesistenti, imposti da una ideologia che li giustifica e li considera ineluttabili, superando confini e vincoli statuali. La disuguale crescita demografica porta alla migrazione del “modello” europeo tramite migrazioni intercontinentali forzate o libere, come opzione incoraggiata (donazioni di terre, passaggi gratuiti, agevolazioni amministrative) o strategia obbligata (deportazioni e popolamento coloniale coatto), tanto che il popolamento europeo della terra riguarda oggi parte significativa della popolazione mondiale, anche dopo il dissolvimento degli imperi coloniali. La prima guerra mondiale è considerata un punto di svolta rispetto alla fine delle free migration: i grandi conflitti sono ormai mondiali (cfr. pp. 85-93).
Stefano Bosis, Oceano mare |
Stefano Bosis, Sotto lo stesso cielo blu |
Con queste indispensabili premesse è possibile riflettere (nel prossimo post) sulle migrazioni attuali e future, sempre in riferimento al saggio citato.
(1)
V. Calzolaio – T. Pievani, Libertà di migrare Perché ci spostiamo da sempre
ed è bene così, Einaudi, To, 2016, retro della copertina.
(2) o.c., p.113.
(3) o. c., pp.119-120.
(4) cfr. In particolare il paragrafo “natura in movimento”: il migrare, in tempi lunghi e a carattere irreversibile, ha interessato gran parte delle specie animali e vegetali. Per alcune specie animali invece è un comportamento ciclico in cerca di cibo, di riparo, di un clima stagionale compatibile o di luoghi più adatti alla riproduzione (pp.5-9).
(4) cfr. o.c., pp.4-5.
(2) o.c., p.113.
(3) o. c., pp.119-120.
(4) cfr. In particolare il paragrafo “natura in movimento”: il migrare, in tempi lunghi e a carattere irreversibile, ha interessato gran parte delle specie animali e vegetali. Per alcune specie animali invece è un comportamento ciclico in cerca di cibo, di riparo, di un clima stagionale compatibile o di luoghi più adatti alla riproduzione (pp.5-9).
(4) cfr. o.c., pp.4-5.
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Sulla notte riesco a leggere le parole pacate di Gian Maria, che argomenta, che illustra, che sintetizza i concetti chiave di un'opera, che, con rigore storico e metodo scientifico, riprende i punti geostrategici con le cadenze antropologiche e quelle geoclimatiche, del fenomeno migratorio.
RispondiEliminaIo, che oggi ho avuto l'ennesimo diverbio, mi ci rifugio e consolo.
Riuscirà il nostro sparuto gruppo a far breccia sul muro di pregiudizi, di paure, di ansie sociali, che incendiano le società!!!
Tentar non nuoce, anzi NECESSITA. PERCHÉ NE VA DE L'UMANITÀ
Il vangelo domenicale di ieri ci presentava le parabole della zizzania, del granello di senape e del lievito.... Invitano tutti al dovere della pazienza e della resistenza. Con tenacia ed altrettanta umiltà val la pena continuare ad offrire spunti di consapevolezza a chi vuole ascoltarci. Nessuno di noi è maestro, ma tutti tesi a ricercare - come sai fare tu in questi giorni di “diverbi” - la via migliore perché la nostra generazione non debba accollare le sue colpe mortali alle prossime, quelle dei nostri figli e nipoti. La speranza riuscirà! Ciao.
RispondiEliminaGrazie anche della presentazione di questo saggio, oggi più che mai necessario e opportuno. Suggestivi e commoventi i quadri di Stefano Bosis. Saluti cordiali.
RispondiEliminaGentile Mari, siamo spinti dall’urgenza dei tempi a scrivere e ad assumere chiara posizione sull’argomento. Il libro che abbiamo letto ci ha aiutati non poco. Buona giornata e grazie.
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