Commento alla poesia "Corso Dogali" e alla trasfigurazione poetica di una via di Genova.
Post e fotografie di Rossana Rolando.Se frugo addietro fino a corso Dogali
non vedo che il Carubba con l’organino
a manovella
e il cieco che vendeva il bollettino
del lotto. Gesti e strida erano pari.
Tutti e due storpi ispidi rognosi
come i cani bastardi dei gitani
e tutti e due famosi nella strada,
perfetti nell’anchilosi e nei suoni.
La perfezione: quella che se dico
Carubba è il cielo che non ho mai toccato.
Corso Dogali, Genova |
La via, tutta in salita come molte altre
strade di Genova, è legata a due personaggi (famosi nella strada) che il poeta Montale
ritrova, “frugando” addietro: il Carubba che suona un piccolo organo a
manovella e il cieco che vende i tagliandi per giocare al lotto. Al gesto dell’uno corrisponde l’urlo
dell’altro.
Gli aggettivi con cui Montale li
descrive ci fanno subito capire che la strada è la loro dura casa: sono deformi
(storpi) arruffati (ispidi) e fastidiosi (rognosi), come i cani degli zingari. Eppure,
a conclusione della lirica, Montale attribuisce loro – in particolare al
Carubba – una perfezione che egli sente di non avere (il cielo che non ho mai
toccato).
L’allegorismo tipico della poesia montaliana
e l’uso di situazioni reali per indicare significati ulteriori (correlativo
oggettivo) sono evidenti anche in questo componimento: il Carubba e il cieco
diventano figure di altro. Ma se, in molti luoghi poetici, il rimando è immediato
perché i due termini collegati risultano apparentati dallo stesso segno
positivo o negativo (ad esempio “il girasole” per indicare la tensione verso la
luce o “il rivo strozzato che gorgoglia”, “l’incartocciarsi della foglia riarsa” e “il cavallo stramazzato” per
rappresentare “il male di vivere”), qui vi è un ribaltamento apparente di segno:
i soggetti definiti “storpi ispidi rognosi” rinviano alla perfezione.
La stranezza dell’associazione si risolve ripensando il significato del termine perfezione. Esso, evidentemente, non è inteso da Montale come un parametro assoluto indicante qualità esclusivamente positive e superlative perché - ed è questo il caso - porta in sé elementi che normalmente vengono concepiti quali imperfezioni (storpi ispidi rognosi). Piuttosto è all’etimologia della parola – perfectum – che si deve guardare: essa indica ciò che è in se stesso compiuto e che possiede quindi tutte le qualità proprie della sua natura.
Solo così si può comprendere in quale
senso il Carubba e il cieco siano perfetti. Essi incarnano pienamente e compiutamente la scelta di vita che hanno
fatto, sono totalmente quello che hanno scelto di essere. Il contrasto con il
sentimento di estraneità alla vita che caratterizza
l’esistenza del poeta (Vissi al cinque per cento, non aumentate/la dose) e si traduce nella continua titubanza del vivere (Quando
non sono certo di essere vivo…) e nel terrore dell’inconsistenza di tutta
l’umana esperienza (il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro/ di me, con un terrore di ubriaco.)… non
potrebbe essere più netto. E se
in alcuni componimenti prevale l’elitarismo di chi avverte la propria
solitudine come il destino della chiaroveggenza, in questa poesia domina il
tono nostalgico della chiusa che identifica la vita pienamente vissuta -
indipendentemente dalla condizione esistenziale toccata in sorte - con la
perfezione di un cielo mai toccato.
Il portone del palazzo in cui è nato Montale |
La stranezza dell’associazione si risolve ripensando il significato del termine perfezione. Esso, evidentemente, non è inteso da Montale come un parametro assoluto indicante qualità esclusivamente positive e superlative perché - ed è questo il caso - porta in sé elementi che normalmente vengono concepiti quali imperfezioni (storpi ispidi rognosi). Piuttosto è all’etimologia della parola – perfectum – che si deve guardare: essa indica ciò che è in se stesso compiuto e che possiede quindi tutte le qualità proprie della sua natura.
Targa in corso Dogali |
Bella lettura, illuminante. Ne farò sicuramente tesoro. Grazie.
RispondiEliminaSono contenta. Grazie per l’attenzione.
EliminaComplimenti all'autrice.
RispondiEliminaRingrazio di cuore per il gradito apprezzamento.
EliminaMolto bella e interessante la visione della perfezione in Montale, come da definizione: perfectum - ciò che è in esso compiuto, al di là di un'attribuzione di valore necessariamente positiva. Riporta alla perfezione ai folli saggi di altre spiritualità, come quelle di matrice buddista ma anche induista, esempi per i discepoli di santità e perfezione, sebbene dalle consuetudini esistenziali tutt'altro che socialmente apprezzabili!
RispondiEliminaGrazie per la notazione e l’applicazione del concetto ad altre spiritualità. La perfezione, così intesa, ha un doppio volto: per certi versi può apparire più accessibile rispetto ad un parametro assoluto di perfezione (ognuno, infatti, ha la propria compiutezza), per altri versi richiede una convinzione, nell’essere se stessi, che il poeta – e non solo il poeta… - può sentire di non avere.
EliminaO forse erra dal vero,
RispondiEliminaMirando all'altrui sorte, il mio pensiero:
Forse in qual forma, in quale
Stato che sia, dentro covile o cuna,
È funesto a chi nasce il di' natale.
Ciao Gianni. Leopardi è sempre un grande compagno di strada e, nel suo “Canto notturno” mette in guardia dalla tentazione di vedere nell’altrui sorte una felicità non realizzabile nella propria condizione esistenziale… Ed è un monito sempre valido. Qui però mi pare che l’idea di una compiutezza del vivere prescinda dalla raggiungibilità o meno di una vita felice (come nell’anelito di Leopardi), per indicare una situazione dipendente da ciascuno (essere totalmente se stessi… vivere pienamente il proprio tempo… felice o infelice che sia…). Perciò anche l’errante pastore in cui Leopardi si identifica potrebbe essere perfetto.
EliminaGrazie per l'illuminazione.
RispondiEliminaNe sono molto lieta. Un saluto.
RispondiEliminaNon conoscevo questa lirica di Montale. L'ho apprezzata, insieme alla sue ottime sottolineature. Molto belle anche le foto. Saluti cordiali.
RispondiEliminaGrazie! Questo post unisce il mio amore per Montale con la mia passione per Genova… Un caro saluto.
Elimina