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domenica 21 maggio 2023

Il mio Manzoni.

Tra i classici ognuno predilige quelli che ha scelto come suoi.
Post di Rossana Rolando
Immagini delle illustrazioni di Francesco Gonin.
 
Francesco Gonin, Azzeccagarbugli e Renzo
💥 La data.
Il 22 maggio, è il giorno della morte di Alessandro Manzoni, centocinquanta anni or sono, nel 1873. L’anniversario non mi lascia indifferente: è un autore che fa parte della mia storia intellettuale, in particolare per i suoi Promessi sposi.
Recentemente ho assistito ad una bella lezione tenuta dal professor Corrado Bologna sull’edizione illustrata del romanzo, da parte di Francesco Gonin, voluta dallo stesso Manzoni nel 1840 e da lui curata nei dettagli. Per dire come l’iconografia non sia stata secondaria nella creazione dell’opera, ma sia nata con essa, quasi si trattasse di una produzione cinematografica ante litteram. Le immagini che ho inserito in questo post sono proprio quelle originarie oggi riedite nell’edizione della casa ed. Mimep-Docete, Milano 2010.
 
💥 Percorsi scolastici. Manzoni si incontra generalmente a scuola, per poi allontanarsene, come spesso accade. Per me non è stato così.
Francesco Gonin, Addio monti
Dopo le medie, nei due anni di ginnasio che ho frequentato, I promessi sposi li studiavamo capitolo per capitolo, quasi a memoria, per ricordarli nell’interrogazione in modo analitico. Si potevano collezionare 7 o 8 voti in un solo Trimestre. Nel periodo del Liceo (allora vi era la divisione tra ginnasio – quarta e quinta – e triennio liceale), la mia insegnante di italiano e latino, grande dantista, non amava Manzoni e il suo romanzo storico e ce lo aveva fatto capire discretamente. Qualcosa la infastidiva, in particolare nella figura di Lucia, forse associata ad un certo moralismo. La mia ammirazione per la docente non ha impedito che I Promessi sposi diventassero, nel tempo successivo, fuori da ogni obbligo scolastico, una lettura ricorrente, un volume riaperto molte volte. Vi ho sempre trovato nuovi spunti di riflessione, ne ho apprezzato la lingua, l’ironia, la capacità di penetrare nelle pieghe della coscienza …
 
Francesco Gonin, Renzo e i capponi
💥 Classici. Vi sono libri che si leggono una volta sola, velocemente, seguendo la trama e dimenticando tutto molto in fretta; vi sono invece libri che si ri-prendono e si sedimentano, strato dopo strato. Italo Calvino sostiene che proprio questo ri-leggere caratterizza i classici, sempre nuovi e inaspettati, perché non finiscono mai di dire quello che hanno da dire.¹ Nei classici sono descritte le permanenze delle vicissitudini umane, al di là del mutare delle diverse epoche storiche. Così, ne I promessi sposi vi sono figure e situazioni archetipiche: la paura (don Abbondio), l’ardimento e la purezza (frate Cristoforo), la psicologia delle masse (la folla), la saccenteria (donna Prassede), l’erudizione (don Ferrante), la sopraffazione (don Rodrigo), l’altezza spirituale (il cardinal Federigo), la semplicità popolare (Agnese), la necessità tragica (Gertrude), la grandezza nel male e nel bene (Innominato)… e molto altro ancora.
Tra i classici ognuno predilige quelli che ha scelto come suoi, di cui ricorda frasi, espressioni, modi di dire, adatti in ogni tempo e in ogni luogo… Mi vengono in mente, per fare solo qualche esempio, la sottigliezza imbrogliona del latinorum, la freschezza pulita dell’omnia munda mundis,² la forza tautologica del “don Rodrigo si destò don Rodrigo…”,³ la comicità ironica “del prendere per cielo il proprio cervello”.
 
Francesco Gonin, Gertrude
💥 Manzoni filosofico. All’Università, presso la facoltà di filosofia di Genova, non ho avuto occasione di seguire corsi di letteratura su Manzoni. Gli esami che ho dato vertevano intorno a Montale prima e a Pirandello poi. Però, nelle lezioni di filosofia morale, il parallelismo tra la Critica della ragion pratica di Kant e le Osservazioni sulla morale cattolica di Manzoni mi aveva molto interessato.
Lo spessore filosofico manzoniano mi ha poi raggiunto per altre vie. Ricordo, per esempio, Italo Mancini, grande professore della facoltà di Urbino, che ho conosciuto personalmente e di cui ho letto molte pagine, nei suoi “Scritti cristiani”, dedica un intero capitolo al “terribile Dio” di Alessandro Manzoni, con riferimento, in particolare, alla Storia della colonna infame.
Più recentemente Salvatore Natoli, nel suo L’animo degli offesi e il contagio del male ha elaborato un’analisi magistrale sulla tematica del male, all’interno del romanzo, nella molteplicità dei suoi volti. Già la citazione da cui prende le mosse è rivelativa degli abissi interiori da cui nascono odio e risentimento: “I provocatori, i soverchiatori, tutti coloro che in qualunque modo fanno torto altrui, sono rei non solo del male che commettono, ma del pervertimento ancora a cui portano gli animi degli offesi”.
 
Francesco Gonin, Don Abbondio e il Cardinal Federigo
💥 Conclusione. Che il Manzoni fosse ben conscio di aver fatto “un libro” che non è solo un romanzo storico, ma una riflessione filosofica sulla storia, capace di cogliere le ricorrenze dei caratteri umani (ciò che in tempi diversi si ripete in modo uniforme), lo attesta la bella lettera inviata a Fauriel, nel 1823, di cui racconta Natalia Ginzburg, ne La famiglia Manzoni. Si legge, infatti: “Il materiale è ricco: vi si trova in abbondanza tutto ciò che può far fare a degli uomini una misera figura: la sicurezza nell’ignoranza, la pretesa nella scempiaggine, la sfrontatezza nella corruzione, sono ahimè forse i caratteri più rilevanti di quell’epoca, fra altri dello stesso tipo. Fortunatamente vi sono anche uomini e tratti che onorano la specie umana; temperamenti dotati di una virtù forte, e singolare in proporzione agli ostacoli, ai contrasti, e in ragione del loro resistere, o a volte del loro assoggettarsi alle idee comuni”.
 
💥 Note.
1. Italo Calvino, Perché leggere i classici, Mondadori, Milano 1991, pp. 11-19.
2. Alessandro Manzoni, I promessi sposi, ed. Mimep-Docete, Milano 2010, cap. VIII, p. 159. 
3. Ibidem cap. VII, p. 129.
4. Ibidem, cap. XXV, p. 485.
5. Italo Mancini, Scritti cristiani, Marietti, Genova 1991, pp. 99-115.
6. Salvatore Natoli, L’animo degli offesi e il contagio del male, Il Saggiatore, Milano 2018.
7. Alessandro Manzoni, I promessi sposi, ed. cit., p. 42.
8.Natalia Ginzburg, La famiglia Manzoni, Einaudi, Torino 1989. L'intera frase citata (p. 69) è questa:: Renzo [che ha appena saputo da don Abbondio il nome del suo prevaricatore don Rodrigo] camminava a passi infuriati verso casa, senza aver determinato quel che dovesse fare, ma con una smania addosso di far qualcosa di strano e di terribile. I provocatori, i soverchiatori, tutti coloro che in qualunque modo fanno torto altrui, sono rei non solo del male che commettono, ma del pervertimento ancora a cui portano gli animi degli offesi. Renzo era un giovane pacifico e alieno dal sangue, un giovane schietto e nemico di ogni insidia, ma in quei momenti il suo cuore non batteva che per l’omicidio”.

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4 commenti:

  1. Anch'io ho letto e fatto leggere a scuola "I promessi sposi". I ragazzi non amavano tanto studiarlo a casa, ma leggerlo in classe sì, perchè il romanzo in certi capitoli è molto teatrale e talora anche cinematografico, come dice Umberto Eco.
    Sono d'accordo con te sulla presenza di figure e situazioni archetipe insieme a una grande attualità, soprattutto quando il Manzoni descrive il comportamento della folla, o l'oste di Milano con le considerazioni che fa mentre va a denunziare Renzo. O ancora in quel capolavoro di ipocrisia del potere nel dialogo tra il Conte zio e il Padre provinciale e si potrebbe continuare perchè si tratta di un testo ricchissimo di piani di lettura.
    Aggiungerei che non sono pochi neppure gli spunti di sorridente umorismo, per esempio con Fra' Galdino o quando Don Abbondio è alle prese con la mula...ma forse è meglio che mi fermi perchè altrimenti non finisco più.
    Grazie mille, cara Rossana e un abbraccio!

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  2. Cara Annamaria, belli i punti che tocchi. In effetti, come dice un mio caro collega, ne "I promessi sposi" c'è tutto. E' vero e sono contenta di questa ulteriore condivisione di orizzonti: possiamo dire tranquillamente "il nostro Manzoni". Un abbraccio, Rossana.

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  3. Ti sento assai vicina in questa disamina a tutto tondo del 'nostro' Manzoni... Grazie. P.s. Che bello riascoltare il professore Umberto Eco.

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  4. E' davvero bello condividere mondi culturali e modi di sentire... attraverso comuni ricorrenti letture. Un abbraccio e buona domenica!

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