Tra i classici ognuno predilige quelli che ha scelto come suoi.
Post di Rossana Rolando
Immagini delle illustrazioni di Francesco Gonin.
Francesco Gonin, Azzeccagarbugli e Renzo |
Recentemente ho assistito ad una bella lezione tenuta dal professor Corrado Bologna sull’edizione illustrata del romanzo, da parte di Francesco Gonin, voluta dallo stesso Manzoni nel 1840 e da lui curata nei dettagli. Per dire come l’iconografia non sia stata secondaria nella creazione dell’opera, ma sia nata con essa, quasi si trattasse di una produzione cinematografica ante litteram. Le immagini che ho inserito in questo post sono proprio quelle originarie oggi riedite nell’edizione della casa ed. Mimep-Docete, Milano 2010.
💥 Percorsi scolastici. Manzoni si incontra generalmente a scuola, per poi allontanarsene, come spesso accade. Per me non è stato così.
Francesco Gonin, Addio monti |
Francesco Gonin, Renzo e i capponi |
Tra i classici ognuno predilige quelli che ha scelto come suoi, di cui ricorda frasi, espressioni, modi di dire, adatti in ogni tempo e in ogni luogo… Mi vengono in mente, per fare solo qualche esempio, la sottigliezza imbrogliona del latinorum, la freschezza pulita dell’omnia munda mundis,² la forza tautologica del “don Rodrigo si destò don Rodrigo…”,³ la comicità ironica “del prendere per cielo il proprio cervello”. ⁴
Francesco Gonin, Gertrude |
Lo spessore filosofico manzoniano mi ha poi raggiunto per altre vie. Ricordo, per esempio, Italo Mancini, grande professore della facoltà di Urbino, che ho conosciuto personalmente e di cui ho letto molte pagine, nei suoi “Scritti cristiani”,⁵ dedica un intero capitolo al “terribile Dio” di Alessandro Manzoni, con riferimento, in particolare, alla Storia della colonna infame.
Più recentemente Salvatore Natoli, nel suo L’animo degli offesi e il contagio del male⁶ ha elaborato un’analisi magistrale sulla tematica del male, all’interno del romanzo, nella molteplicità dei suoi volti. Già la citazione da cui prende le mosse è rivelativa degli abissi interiori da cui nascono odio e risentimento: “I provocatori, i soverchiatori, tutti coloro che in qualunque modo fanno torto altrui, sono rei non solo del male che commettono, ma del pervertimento ancora a cui portano gli animi degli offesi”.⁷
Francesco Gonin, Don Abbondio e il Cardinal Federigo |
💥 Note.
1. Italo Calvino, Perché leggere i classici, Mondadori, Milano 1991, pp. 11-19.
2. Alessandro Manzoni, I promessi sposi, ed. Mimep-Docete, Milano 2010, cap. VIII, p. 159.
3. Ibidem, cap. VII, p. 129.
4. Ibidem, cap. XXV, p. 485.
5. Italo Mancini, Scritti cristiani, Marietti, Genova 1991, pp. 99-115.
6. Salvatore Natoli, L’animo degli offesi e il contagio del male, Il Saggiatore, Milano 2018.
7. Alessandro Manzoni, I promessi sposi, ed. cit., p. 42.
8.Natalia Ginzburg, La famiglia Manzoni, Einaudi, Torino 1989. L'intera frase citata (p. 69) è questa:: Renzo [che ha appena saputo da don Abbondio il nome del suo prevaricatore don Rodrigo] camminava a passi infuriati verso casa, senza aver determinato quel che dovesse fare, ma con una smania addosso di far qualcosa di strano e di terribile. I provocatori, i soverchiatori, tutti coloro che in qualunque modo fanno torto altrui, sono rei non solo del male che commettono, ma del pervertimento ancora a cui portano gli animi degli offesi. Renzo era un giovane pacifico e alieno dal sangue, un giovane schietto e nemico di ogni insidia, ma in quei momenti il suo cuore non batteva che per l’omicidio”.
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Anch'io ho letto e fatto leggere a scuola "I promessi sposi". I ragazzi non amavano tanto studiarlo a casa, ma leggerlo in classe sì, perchè il romanzo in certi capitoli è molto teatrale e talora anche cinematografico, come dice Umberto Eco.
RispondiEliminaSono d'accordo con te sulla presenza di figure e situazioni archetipe insieme a una grande attualità, soprattutto quando il Manzoni descrive il comportamento della folla, o l'oste di Milano con le considerazioni che fa mentre va a denunziare Renzo. O ancora in quel capolavoro di ipocrisia del potere nel dialogo tra il Conte zio e il Padre provinciale e si potrebbe continuare perchè si tratta di un testo ricchissimo di piani di lettura.
Aggiungerei che non sono pochi neppure gli spunti di sorridente umorismo, per esempio con Fra' Galdino o quando Don Abbondio è alle prese con la mula...ma forse è meglio che mi fermi perchè altrimenti non finisco più.
Grazie mille, cara Rossana e un abbraccio!
Cara Annamaria, belli i punti che tocchi. In effetti, come dice un mio caro collega, ne "I promessi sposi" c'è tutto. E' vero e sono contenta di questa ulteriore condivisione di orizzonti: possiamo dire tranquillamente "il nostro Manzoni". Un abbraccio, Rossana.
RispondiEliminaTi sento assai vicina in questa disamina a tutto tondo del 'nostro' Manzoni... Grazie. P.s. Che bello riascoltare il professore Umberto Eco.
RispondiEliminaE' davvero bello condividere mondi culturali e modi di sentire... attraverso comuni ricorrenti letture. Un abbraccio e buona domenica!
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