L’uomo
libero a nessuna cosa pensa meno che alla morte;
e
la sua sapienza è una meditazione non della morte, ma della vita
(Spinoza,
Ethica, Sansoni, Firenze 1963, p. 535).
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Jan Vermeer,
Astronomo, particolare |
Baruch Spinoza e Jan Vermeer sono contemporanei, nati nello stesso anno (1632) e nella stessa terra d'Olanda (ad Amsterdam il primo, a Delft il secondo). Al di
là del dato biografico, il riferimento alla filosofia di Spinoza e, in
particolare alla sua Etica, è utile per comprendere l’estetica di Vermeer e,
forse, Vermeer può illuminare Spinoza (se è vero come dice Gian Piero Jacobelli che egli è “l’alter ego filosofico del
pittore”).
A titolo di semplice esempio considero i due dipinti gemelli: il Geografo e l’Astronomo (effigie dello stesso Spinoza, secondo una consuetudine interpretativa).
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Jan Vermeer,
Geografo, particolare |
In Spinoza non vi è alcuna gerarchia tra le diverse realtà. Tutto ha pari dignità. Siamo
noi uomini ad introdurre la logica mezzo-fine, interpretando le cose che ci
circondano come mezzi a nostra disposizione e considerando noi stessi il fine
per cui il mondo esiste. Se penso che questa luce è stata creata per illuminare
il foglio su cui scrivo, quindi al mio servizio, tolgo perfezione alla luce,
perché la subordino a me. Ma non è così. Nella sua vera realtà – sub specie
aeternitatis – la luce realizza la sua perfezione, filtra dalla finestra e
illumina. Non esiste per me, anche se io me ne servo per scrivere. Liberarsi
dal pregiudizio antropocentrico, significa cogliere ogni realtà per quello che
è, come parte di un Tutto perfetto. Nel sistema panteistico di Spinoza ogni
aspetto del mondo è, nello stesso tempo, manifestazione di una potenza
infinita, che non dissolve il finito ma lo esalta. Quindi non vi è nulla di
contingente, perché anche la più piccola realtà è parte della vita divina e il
frammento diventa così il segno in cui rintracciare l’intero, porzione limitata
della perfezione infinita di Dio. Per questo, “Quanto più conosciamo le cose
singole, tanto più conosciamo Dio” (Spinoza, Ethica, cit. p. 621).
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Jan Vermeer,
Geografo, particolare |
Così in Vermeer
ogni oggetto è colto sub specie
aeternitatis. Nei suoi dipinti la
realtà è fissata sotto una luce eterna: il singolo gesto, la singola cosa, il
semplice spazio emergono dalla loro quotidiana semplice presenza e assumono lo
spessore di un attimo sospeso dal tempo e reso eterno.
Nel Geografo - come nell'Astronomo - è la finestra a sinistra a gettare il suo fascio luminoso all'interno della stanza, permettendo la nitida visione degli oggetti. Mappe, carte, libro, compasso, globo terrestre... tutti gli strumenti del mestiere sono rappresentati nella loro particolarità, porzioni non secondarie di quella vita che pulsa nella stanza e nello sguardo assorto dello studioso.
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Jan Vermeer,
Geografo, particolare |
Per Spinoza, anche la nostra vita, come ogni altro aspetto della Natura, si svolge
secondo un’intima necessità. Pensiamo di essere liberi solo perché non
conosciamo le cause che ci hanno spinto e ci spingono ad agire in un modo
piuttosto che in un altro. Ma - secondo Spinoza - la consapevolezza della
necessità non deve portare alla rassegnazione sottomessa di chi si sente
schiacciato dal meccanismo delle vicende o alla tristezza ribelle di chi non
accetta la propria situazione esistenziale, ma deve approdare ad un’etica della
gioia, della letizia, che riconosce nell’ordine necessario delle cause la
perfezione del tutto. Afferma Spinoza: “Un affetto, dunque, è tanto più in
nostro potere e la mente ne patisce tanto meno, quanto più lo conosciamo”
(Ethica, cit., p. 585). La tristezza che ci porta a rammaricarci per aver
perduto un bene o per non aver colto un’occasione si attenua se pensiamo che
non poteva andare diversamente. La necessità può essere vissuta pienamente solo
se è conosciuta e assunta.
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Jan Vermeer,
Astronomo, particolare |
La vera liberazione dalle passioni tristi, per
Spinoza, non consiste dunque nel cambiare luogo, ma nel guardare lo stesso
luogo in modo nuovo. Se un cane è trascinato da un carro – dicevano gli stoici
– non si può opporre, ma può decidere se correre, assecondando il movimento, o
lasciarsi trascinare. Il dominio su se
stessi sta nell’assumere quello che noi siamo diventati e nell’interpretarlo
attivamente. Solo così ogni gesto, ogni evento - anche doloroso - sarà vissuto
in modo attivo e compiuto.
Nei quadri di Vermeer
c’è questo dominio su se stessi - trasfigurazione delle emozioni tristi in un
sentire lieto - che si traduce in un’alta serenità, in una silenziosa gioia
della vita.
Nell’astronomo
che siede al suo tavolo c’è tutto il suo essere, il suo dover essere lì e non
altrove, il suo essere tutto in quello che è e
fa. Lo attesta la posizione del corpo, la concentrazione dello sguardo, la mano tesa sul mappamondo celeste. E in questa consapevole presenza a se stesso e alla realtà si realizza la sua pienezza umana.
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Jan Vermeer (nome esteso: Johannes van der Meer),
Astronomo (1668) |
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Jan Vermeer, (nome esteso: Johannes van der Meer)
Geografo (1668-69) |
Post e iconografia di Rossana Rolando.
Un post bellissimo per la messe di considerazioni e intuizioni; Spinoza rimasto per me alla blanda acquisizione degli studi classici mi si ripropone in una veste magnifica di modernità "quantica" persino zen o taoista (il frammento porta all'intero) e per Vermeer amatissimo per intuito mi spiego maggiormente la sua significazione, il fascino silente e potente che la sua lattaia ha su di me in termini di un'efficacia composita fatta di calma, di obbedienza all'esistente, di sacrale autorevolezza dell'ordinario, di sentimento pieno nel gesto, nell'accadimento di una bellezza interiore dialogante con tutti gli elementi e strumenti possibili dell'esteriore. Insegnamento di come la semplicità sia portamento e portata del consapevole.
RispondiEliminaGrazie Rossana dei tuoi spunti di incoraggiamento al solito alla pensabilità buona (un abbraccio).
Grazie di cuore Laura! Avevo letto tempo fa il tuo splendido commento alla “lattaia”. Mi onora e mi gratifica molto la tua riflessione sul post, anche per le considerazioni profonde e acutissime che aggiungi. Ciao, buona giornata e un abbraccio anche a te, Rossana.
RispondiEliminaSono d'accordo con Laura. Le riflessioni sul pensiero di Spinoza, l'ottima disamina della sua affermazione "Deus sive Natura" insieme all'analisi estetica dei quadri di Vermeer ci offrono un post eccellente. Mi sono commossa nel leggerlo. Grazie.
RispondiElimina@ Mari da solcare: sono molto contenta. Grazie per il pensiero e il coinvolgimento. Spinoza è davvero un autore che può ancora dire molto, può suscitare un grande fascino, nonostante l’oggettiva difficoltà delle sue opere e la problematicità di alcuni passaggi teoretici (penso soprattutto all’Etica, qui citata). E Vermeer è semplicemente meraviglioso, ogni dipinto spalanca un mondo.
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