C’è un luogo in cui il ‘non finito’ ha “la pienezza di un tutto” ed è quello rappresentato dall’opera d’arte.
Post di Rossana Rolando Immagini delle sculture di Auguste Rodin (1840-1917).
Auguste Rodin, La Pensée, particolare, 1886-1889 |
🌟 C’è tuttavia un luogo in cui il ‘non
finito’ ha “la pienezza di un tutto” ed è quello rappresentato dall’opera d’arte.
Lo dice poeticamente Rainer Maria Rilke nella stupenda monografia dedicata ad Auguste Rodin (1903),
con riferimento alle statue senza braccia del grande scultore francese¹.
“… non manca loro nulla di necessario.
Le si considera come un qualcosa di compiuto, un tutto che non ammette
integrazione alcuna. Il senso del non finito nasce da una riflessione
puntigliosa, non dal guardare spontaneo: nasce quando una meschina pedanteria
rammenta che un corpo non può non avere le braccia, che un corpo senza braccia
non può dirsi completo, in nessun caso”².
Auguste Rodin, La Cathédral, 1908 |
🌟 Nello stesso modo il frammento (‘non
finito’ in quanto staccato dal corpo cui appartiene) può diventare un organismo vivente,
capace di portare in sé un equilibrio e un valore svincolati da ogni dipendenza.
La poetica del ‘non finito’ conferisce dignità e spessore ad ogni più
piccola porzione del reale. L’opera d’arte, infatti, è in grado di trasformare
il dettaglio in un mondo che ha vita propria, facendo - della parte - l’intero.
Magistralmente Rilke descrive le mani di
Rodin:
“Nell’opera di Rodin ci sono mani,
piccole mani autonome che, senza appartenere a un corpo, hanno vita. Mani che
si levano, irritate e rabbiose, mani le cui cinque dita sembrano abbaiare come
le cinque gole di un molosso infernale. Mani che camminano, che dormono, mani
che si ridestano; mani delittuose, gravate da tare ereditarie, e mani stanche,
senza più volontà, che si sono accasciate in qualche angolo come animali
malati, e sanno che nessuno verrà loro in aiuto. Ma le mani sono pur sempre un
organismo complesso, un delta in cui molta vita confluisce da lontane origini
per riversarsi nella grande corrente dell’azione. Le mani hanno una storia, una
cultura, una particolare bellezza; si concede loro il diritto di avere un
proprio sviluppo, propri desideri, sentimenti, capricci e passioni”⁴.
Auguste Rodin, Le Baiser, 1882 |
“Il fascino del grande gruppo con la
fanciulla e l’uomo chiamato Le Baiser
nasce da questa sapiente, equa ripartizione di vita; da tutte le superfici in
contatto sembra si levino ondate che penetrano nei corpi, brividi di bellezza,
di presagio e di forza. Ecco perché si ha l’impressione che la beatitudine di
questo bacio sia ovunque diffusa nei due corpi; è come un sole che sorge, e la
sua luce si posa ovunque”⁵.
🌟 Anche il saggio di Rilke si conclude nella prospettiva del ‘non finito’, con riferimento al progetto in via di elaborazione de La tour du Travail, destinato a rappresentare la storia del lavoro umano e volto, nello stesso tempo, a celebrare la vita dell'artista, paragonata ad un “interminabile giorno lavorativo”⁶.
Si chiude così il cerchio: nel lavoro paziente che non ha fine e che contrassegna l’intera opera
di Rodin, nel cammino inconcluso della ricerca artistica si rinnova la tensione verso la perfezione assoluta delle forme. Come a dire - ancora una volta - che il finito e il compiuto si collocano dentro il ‘non finito’ e il non compiuto dell’opera d'arte e della stessa esistenza:
“Rodin colse la vita ovunque presente là dove la vide. La colse nei punti più impercettibili, la osservò, la seguì. La attese nei momenti di transizione e di indugio, la catturò dove fluiva, la trovò ugualmente grande in tutti i luoghi, ugualmente possente e trascinante”⁷.
🌟Note.
1. Rainer Maria Rilke, Su Rodin, Abscondita, Milano 2009.
2. Ibidem, p. 29.
3. Ibidem, p. 29.
4. Ibidem, pp. 29-30.
5. Ibidem, p. 30.
6. Ibidem, p. 54.
7. Ibidem, p. 20.
Auguste Rodin, La tour du Travail, 1898-1899 (progetto non realizzato del monumento al lavoro, presentato all'Esposizione universale del 1900) |
“Rodin colse la vita ovunque presente là dove la vide. La colse nei punti più impercettibili, la osservò, la seguì. La attese nei momenti di transizione e di indugio, la catturò dove fluiva, la trovò ugualmente grande in tutti i luoghi, ugualmente possente e trascinante”⁷.
🌟Note.
1. Rainer Maria Rilke, Su Rodin, Abscondita, Milano 2009.
2. Ibidem, p. 29.
3. Ibidem, p. 29.
4. Ibidem, pp. 29-30.
5. Ibidem, p. 30.
6. Ibidem, p. 54.
7. Ibidem, p. 20.
Michelangelo aveva messo a tema “il non finito”. C’è però una grossa differenza : Michelangelo va oltre ( vedi poetica michelangiolesca) , Rodin rimane nel confine del “finito”. Rilke che commenta, mai dimentico della sua grande lirica, riconosce che nelle membra della Natura bisogna cercare sorgente ed annota così su Rodin e il “non finito”.
RispondiEliminaSempre Rodin , a mio avviso, è in grado di comunicare con la scultura in maniera impareggiabile esplorando il circuito della vita mondana. Per lui : la forma è il messaggio.
Un abbraccio👋🌈
Grazie Rosario per il collegamento molto prezioso e opportuno. A questo proposito inserisco qui un video su "I Prigioni" di Michelangelo [video]https://www.youtube.com/watch?v=mxxbSviACxU[/video].
RispondiEliminaUn grande abbraccio.
Che grazia di riflessioni, che meraviglia di artisti ... Grazie, Rossana, per questa "finestra"su due grandi, Rodin e Rilke, e questi intriganti pensieri sulla dialettica tra finito/non finito e tutto/frammento. Buona settimana.
RispondiEliminaIn effetti, il tema (finito/non finito) che ho scelto è solo uno dei possibili aspetti, dal momento che gli spunti offerti dalla lettura di Rilke "Su Rodin" sono moltissimi. Grazie di cuore a te Maria. Buona settimana.
EliminaYour message is very helpful to me, you can see the rating of rodin movie. me, sir we know we can understand more. Thank you
RispondiEliminaThe director chose to tell about the life of the sculptor August Rodin from a different perspective. The film begins in the middle of the sculptor's life. After a difficult period, he acquired a positive reputation around his work, and the French government invites work inspired by Dante. director successfully reconstructs the complex relationship with his colleague, lover, and confidante - Camille Claudel. The film has all the ingredients for success - passion, love, and tension, so I do not agree with the low grade received by the film. In conclusion: I think the film met expectations, was true to the original, focused on the processes surrounding the artist's life.
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