"L'affaire Moro" non è solo un'opera letteraria, ma è - per il modo in cui l'ha vissuta l'autore - "opera di verità". La stessa cosa può valere per l'estensore dell'articolo che ne riprende qui i contenuti.
Post di Rosario Grillo.
La
coerenza è l’ultimo rifugio delle persone prive d’immaginazione
(Oscar Wilde).
(Oscar Wilde).
Leonardo Sciascia, L'affaire Moro |
La
dialettica deve avere corso… ed è la soluzione!
Nel
suo pamphlet, Leonardo Sciascia, quasi in diretta lasciò epigrafica ed acuta
memoria “dell’intelligenza della storia”. Parlo della storia che si fa, mentre essa diviene, confutando la tesi crociana
circa l’impossibilità della “storia contemporanea”.
Io
arrivo, dopo molto tempo, spinto dalla commemorazione del 40° anniversario di
quel tragico episodio, motivato dalla ricostruzione che Ezio Mauro ha fatto di
recente e dal ricordo personale di Raniero La Valle, uno dei pochi a battersi
allora per la liberazione di Moro.
Per
me è anche occasione per omaggiare Sciascia: la sua lucidità, la straordinaria
vena narrativa. Per questo motivo ricordo, prima di cominciare il tema
principale, le sue caratteristiche: pubblicista, autentico suscitatore dello
studio della mafia e della mafiosità intrecciate con la sicilitudine, testimone politico dell’Italia dagli anni sessanta a
quelli novanta.
La
passione per gli Illuministi, l’opzione per Stendhal, il sodalizio con Gesualdo
Bufalino e V. Consolo e alla lontana con A. Camilleri, la prossimità con la terra
di Pirandello (Raffadali): sono gli assi portanti della sua letteratura.
Tra
i romanzi a sfondo politico-poliziesco
rientra L'affaire Moro, preceduto da Todo modo e Il Contesto, che sono già inchiesta romanzata sul tarlo corrosivo
della DC e della politica italiana.
Debbo
dire che ho sempre ammirato la perfetta simbiosi tra forma e contenuto nei suoi
romanzi, ed insieme: la concisione, il lampo ironico e la maestria nell’uso
delle metafore.
Leonardo Sciascia, Il contesto |
Moro,
alfiere della DC di lungo corso - fu tra i Costituenti - diventò, suo malgrado,
martire dell’intransigenza dello Stato.
(Do
per conosciuti i retroscena: nell’orizzonte di una strategia politica intesa a
preparare le condizioni per includere nell’alveo costituzionaldemocratico i
comunisti, Moro aveva preparato un governo con l’astensione del PCI. Fu
nell’imminenza della presentazione alle Camere che avvenne il suo rapimento con
l’uccisione della scorta. Via Fani di Roma, 16 marzo 1978).
Avendo
io già un’età matura (32), posso da testimone render conto della unilateralità dello schieramento a
difesa dello Stato e a sconfessione del terrorismo brigatista.
La
cronaca storica dice che in quegli anni, dal ‘69 (strage di piazza Fontana) al
1980 (strage della stazione di Bologna) si dilungò la strategia della tensione, con la quale servizi segreti deviati e
forze (apparentemente) occulte cercarono di destabilizzare la vita democratica
dello Stato in favore di una svolta autoritaria.
Il
brigatismo nasceva, secondo molti, dagli opposti
estremismi. Personalmente ritengo che un sedimento “acido” del ‘68, dopo la
grande spinta dell’autunno caldo,
agisse come lievito dando vita al movimento
del ‘77. Dalle università si propagò alle fabbriche, sedimentando le prime
cellule brigatiste.
Costoro:
gente invasata, interessata da un fanatismo ideologico senza eguali, operativi
nel torbido clima latinoamericano e nel nido di vipere dei satelliti sovietici.
I
loro comunicati parlavano di Stato Imperialista, prospettavano un tribunale del popolo, chiamavano alla
rivoluzione.
Leonardo Sciascia, Todo modo |
Fin
troppo facile schierarsi in difesa dei valori democratici e costituzionali e
ripudiare il brigatismo, che non ebbe mai dentro le fabbriche consenso tale da
consentire legittime aspettative rivoluzionarie.
Nel
caso Moro, però, lo scontro fu tra due opposti fanatismi. Perché al fanatismo
brigatista si contrappose un fanatismo statalista,
sul quale, con la guida di Sciascia e di R. La Valle, è possibile applicare
l’etichetta dell’hegeliano stato etico.
Ripeto:
la maggioranza (io tra questi) ritenne di dover difendere lo Stato, condannando
Moro.
Attraverso
la lettura dei documenti - le lettere di Moro, in primis- e la guida delle
menti più illuminate, oggi spendo la mia penna per svelare l’inganno di uomini
ed apparati che fecero passare Moro per persona
non consapevole, le sue lettere come documenti
alterati e non autentici, la sua
morte necessaria per la salvezza
dello Stato.
Ci
nascondemmo (o ci fecero nascondere) allora dietro la cortina dell’indagine
sulla vera identità dei brigatisti e sui mandanti esterni. La verità era molto
più semplice e vicina: era l’insipienza di chi conduceva le indagini ed era la malafede di molta parte dello stato
maggiore della DC, nemica occulta ed ad oltranza di una evoluzione del quadro
politico del Paese.
Sciascia
gioca sull’attributo, preventivamente assegnato a Moro, di grande statista.
Leonardo Sciascia, Il giorno della civetta |
Di
riflesso, può scaturire: a - la tipica identità culturale italica che scambia
famiglia con istituzioni (familismo
sociale), b- lo specifico legame di Moro con la famiglia, c - la povertà
culturale dei brigatisti che gestirono l’inoltro delle lettere tra intento
propagandistico, pericolo e segretezza, d- il sopraggiungere posticcio della dimensione dello
statista in Moro, e- la misera e brutale manipolazione fatta dal comitato delle
indagini e dagli organi d’informazione sulle lettere di Moro.
Ecco
la ragione per cui ho scritto prima di stato
etico di matrice hegeliana.
Hegel
definiva lo Stato “sostanza etica
consapevole di sé” includendovi una universalità concreta, frutto dialettico dell’unità tra famiglia e
società civile. In concreto sottraeva la morale agli individui (persone) e la
dispensava dal vertice istituzionale dello Stato: ciò che è bene e ciò che è
male.
Male,
in quel frangente, è la proposta individuale
di Moro di volere il bene particolare suo: la salvezza, al posto del bene
universale dello Stato: la cattura dei brigatisti.
Ma
cattura non vi fu, peraltro, né il dilemma reale era tale nelle stanze del comitato d’indagine!
Il
fronte dei mediatori dello scambio, possibilisti o favorevoli, era esiguo e
variegato allo stesso tempo.
Scarto
i socialisti, dove Craxi maramaldeggiava dietro la spinta della rivalsa, che
stava conducendo a sfavore dei compagni comunisti (operazione Proudhon).
Restano: PaoloVI, i radicali, e figure singole (tra i quali si distinse R. La
Valle).
Leonardo Sciascia, A futura memoria |
Paolo
VI era stato “compagno di esperienze” di Moro.
Raniero
La Valle imbastiva l’istanza del rinnovamento spirituale ed ecclesiale da un
lato e dall’altro un cammino di nuova partecipazione politica democratica
(pattuglia dei comunisti indipendenti). Di recente Raniero, instancabile
stimolatore della vita socioculturale del nostro Paese, favorendo la
celebrazione di una messa a suffragio di Moro (9 maggio 2018) ha reso pubblica
la testimonianza del cardinale Bettazzi, che imbarcatosi allora sulla strada
della trattativa, cozzò contro il rifiuto della Curia romana, allineata con il
partito della fermezza, per esplicita paura del comunismo.
Di
mio aggiungo: allora si metteva alla gogna l’argomento sinistrorso e comunisteggiante che recitava: il privato è pubblico.
A
posteriori io noto che furono gli altri, ovvero i cantori del liberalismo
formale e garantista ad utilizzare tale principio e a farlo passare, con
l’aiuto degli organi di stampa, come norma indiscutibile.
La
famiglia di Moro, che si cercò di tirare tra le istituzioni, denunciò la ragion di Stato e non volle i funerali
di Stato. Ancora adesso conserva un distacco ed una tutela della privacy
ammirevoli.
Moro,
perché di lui si parla, nel corso degli anni aveva preso parte in maniera sui generis alle vicende della DC.
Da lui partirono gli imput per i governi del centrosinistra, e, in questa
logica, aveva predisposto il piano del compromesso
storico.
Docente
di Diritto, aveva già per tempo esplicitato il suo favore a tutela della vita
del cittadino, messo a confronto con la astratta
ipotesi della trattativa con entità nemiche dello Stato (1).
1.L.
Sciascia, Affaire Moro.
Caro Rosario, ho letto e riletto il tuo post, così attuale nella pregnanza dei suoi simboli e dei significati che rimandano al nostro ambivalente presente ed ai suoi opposti estremismi e fondamentalismi. Per quanto riguarda l'affaire Moro, condivido del tutto le tue riflessioni, sono contento di essere (e di essere stato) in sintonia con persone come te, Bettazzi e Raniero La Valle... Ciao. Aspetto con ansia la tua piena ripresa fisica.
RispondiEliminaSulla stessa lunghezza d’onda! E cresce la nostra amicizia.. un abbraccio 🤗
Elimina(dopo ripetuta lettura) grazie Rosario e grazie di guidare così sapientemente attraverso la tua scrittura, ad una lettura-comprensione più profonda del caso Moro, tragico. grazie anche per la delicatezza di riprendere al secondo punto -stato etico-, serviva a noi lettori. circa piazza Fontana, c'era stata la contro informazione sulla strage di Stato. torno a Moro. tu eri per la difesa dello Stato. ti ammiro molto per essere così leale onesto coraggioso, di dirlo(parresia). Moro- Radio3 ne ha parlato, meglio sviscerato. non ha tralasciato un solo dettaglio, quindi anche il rifiuto della Curia romana.. l'ascolto è stato forte toccante commovente. in tutta sincerità, si ascoltava, si piangeva. ora smettiamo di piangere. proviamo a rasserenarci -su tutti i fronti-. stai bene ciao P. S. avevo perso primo commento (persa connessione). mi era già successo con altro-i articoli tuoi e di Rossana Rolando. lasciavo per scoraggiamento ma mi dispiaceva tanto. ora ho insistito..ma allo sfinimento. certo, certo che vale la pena, sempre.
RispondiEliminaRispondo al tuo così partecipe commento, soddisfatto di aver suscitato sensibilità, passione e riflessione. La via dialogica è sempre maestrale questi riscontri valgono tanti e tanti encomi. Grazie🙏🌈
RispondiEliminaFanatismo statalista ... non avevo riflettuto su questa ottima definizione. Ho pianto per la morte di Moro, ancora oggi ho pensato che si poteva evitare e si poteva restituire l'uomo buono e l'eccellente politico alla sua famiglia.
RispondiEliminaGrazie Maria per il commento e per l'attenzione a questi temi di impegno civile, qui e sul tuo bellissimo blog. Un caro saluto.
RispondiElimina