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domenica 21 gennaio 2024

In mezzo al tragico.

Ripensare il tragico.
Post di Rosario Grillo.
Immagini delle illustrazioni di Adolfo De Carolis (1874-1928).

Adolfo De Carolis, Illustrazione tragedie di Euripide
Di qui l’assoluta originalità di ogni linguaggio autenticamente tragico, la perenne creatività… il nascere dell'individuale dall'infinito e il nascere del finitamente infinito o individualmente eterno da ambedue, il comprendere e vivificare non ciò che è diventato incomprensibile, funesto, bensì ciò che nella dissoluzione è incomprensibile e funesto, il conflitto della morte stessa, mediante ciò che è armonico, comprensibile, vivo. Qui non si esprime il primo, grezzo dolore della dissoluzione, ancora troppo ignoto nella sua profondità per chi soffre e contempla; in esso il nuovo che nasce, l’ideale, è indeterminato, più un oggetto di timore, mentre la dissoluzione stessa in sé sembra più realmente effettuale, un qualche cosa che sussiste, e ciò che si dissolve si trova in una condizione tra essere e non essere, nella necessità. (Hoelderlin, Il divenire nel trapassare)
Ma dove è il pericolo, cresce
anche ciò che salva. (Hoelderlin, Patmos)

Da una mail di questi giorni: “apro il Vangelo e leggo: “quando sentirete di guerre e di rumori di guerre… chi si trova sulla terrazza non scenda e non entri a prendere qualcosa nella sua casa, e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano...”. (1)
È arrivato il 2024 portando un sacco di questioni irrisolte, mentre in giro per il mondo la guerra devasta paesi, uomini e cose. Il Natale dei cristiani ha rinnovato il messaggio di pace ed amore, oscurati però dalla corsa al consumismo prevaricante. La “voce profetica” si è levata, messa in sordina da gesti e comportamenti approntati ad un costume superficiale, quando non sguaiato. Prende piede, io penso, una spiritualità spicciola, pret a porter, di comodo.
Il volume ed il tono del carico non può che apparire tragico.
Tragedia: ieri ed oggi.
Adolfo De Carolis, Illustrazioni tragedie di Sofocle
Nella etimologia la tragedia rinvia al tempo degli antichi greci (2) e svela un insieme di piacere e di dolore, contrapposti sentimenti che vanno a fondersi. Dentro le tragedie greche di Eschilo e Sofocle venivano messi in scena storie emblematiche di personaggi umani (Edipo, Prometeo) che rompevano, in qualche modo, quella fusione, determinando uno scompenso. Nella visione nietzschiana la compresenza di spirito apollineo (Olimpo, armonia, razionalità) e di spirito dionisiaco (ebbrezza, danza, entusiasmo) garantiva la temperatura e la qualità della performance culturale. Essa, a suo dire, veniva messa in crisi dalla tragedia di Euripide e dall’intellettualismo etico di Socrate in ragione della prevaricazione dello spirito apollineo.
Il richiamo è stato richiesto per mettere in sesto il come, il quanto e il quando della ricomparsa dello sfondo tragico dentro il turbinio delle vicende attuali. Oggi la cadenza tragica del “tempo che volge” è nel caotico succedersi di fatti enormi, rappresentati - meglio ancora narrati - e, in aggiunta, perfino governati, con superficialità e nell’indifferenza.
La casistica, portata in evidenza dal Santo Padre, rivela presenza di povertà crescente, divario esponenziale tra paesi ricchi e paesi sottosviluppati, resistenza alla redistribuzione delle risorse, storture nell’assetto dell’economia con ricerca assurda di fonti di profitto nel commercio degli strumenti di distruzione. Le guerre in atto mettono davanti immagini crude di distruzione di intere città e un rilevante numero di vittime civili. È innegabile: la fatale inclinazione della più moderna tattica bellica in direzione di uno shock sociale dentro il fronte interno: modus di vero “terrorismo bellico”.
Saltano gli organi della mediazione diplomatica a carattere internazionale, cresce il suprematismo egoista.
Alfredo De Carolis, Illustrazioni tragedie di Eschilo
Osservo tra gli analisti addetti (3) una curiosa condivisione del marchio della tragicità, volta però alla conservazione dello status quo, sostanzialmente imbottita della “distaccata realpolitik” d’impronta kissengeriana.
La mia scelta va in altra direzione, essendo tentativo di esplorare alcune invocazioni culturali che, attente al “tragico”, vogliono educare il genere umano orientandolo all’armonia e alla pacificazione. Tra tutti emerge il poeta Hoelderlin, il poeta folle perché di turbamenti psichici soffrì, forse imputabili ad espressioni estatiche, per le quali coltivò un desiderio d’infinito, comune a tutto l’idealismo tedesco.
Andando dietro alla grecofilia, egli ripensò l’Uno-Tutto, il divino nella Natura e se ne fece testimone. Questo il registro della sua attenzione alla figura di Empedocle, filosofo agrigentino del V sec. a.C. (4)
L’Empedocle di Hoelderlin appare come una rappresentazione del combinato di due forze: aorgico ed organico (5): dialettica azione con risonanze tragiche nell’essere (6), un emblema del ritorno all’ unità (7) (8).
Empedocle reso portavoce quindi dell’istanza a vivere il tragico, senza cedere al conflitto tra eros e thanatos, forte invece di una tensione ideale-etica, temprata all’armonia.
Nello specifico, Hoelderlin è colto da una utopia rivoluzionaria (9) e propende per l’unità del popolo tedesco composta con l’unità del genere umano. Egli sconfina però dal piano nazionale e, con la leva del “divenire nel trapassare” (Anflösung) potenzia il piano del possibile, il germoglio che nasce quando qualcosa muore: la nascita del nuovo dalla morte del vecchio. Senza determinismo, senza vuota circolarità, in una metamorfosi ricca di vita. (10)
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Alfredo De Carolis, Illustrazioni tragedie di Sofocle
Possiamo trarre esempio dal passato? Arriva fino a noi l’appello all’unità, ricco di corda tragica, avanzato dal poeta tedesco?
Nelle parole del messaggio natalizio del nostro Pontefice si trova la giusta misura per deplorare l’infame mercato delle armi e la gravità dell’ingiustizia sociale, per richiamare l’autenticità del Natale, per invocare la Pace, per invitare a nuova vita.
 
Note.
(1) Mail di Raniero La Valle - Costituente Terra.
(2) Sembra che sia stato Hoelderlin a svelare per primo il  “tragico” nella grecità (Remo Bodei); di certo Nietzsche ne ha fatto il tema della Nascita della tragedia.
(3) Robert D. Kaplan, La mente tragica, il Mulino.
(4) Empedocle, inserito nel naturalismo presocratico, è un filosofo poliedrico. Moltiplicò i “principi della Natura” (quattro), sottoposti a due forze contrarie (Amore e Contesa), individuando così fasi alterne della vicenda cosmica: Sfero (armonia) e Caos. Agì anche nella sfera politica cittadina, schierandosi con le forze popolari. La leggenda narra che si gettò nel cratere dell’Etna ed il vulcano eruttò il suo calzare.
(5) Aorgico= universale, illimitato, potenza panica infinita della natura; organico= particolare, limitato, principio d’ordine e regolatore.
(6) In altro contesto, potremmo scrivere: dell’esistenza.
(7) Si può interpretare il senso della rivisitazione compiuta da Hoelderlin come un riapprodo all’Uno, riconquistato dopo l’intervento del caos (disordine – odio).
(8) Vedi www.aximundi.org Empedocle secondo Hoelderlin.
(9) La Germania era divisa e ì suoi intellettuali premevano per l’unificazione nazionale. Dalla rivoluzione francese era uscito il “fuoco” della libertà e i giovani idealisti (Fichte Schelling, il giovane Hegel) lo condividevano.
(10) Già da troppo tu domini sopra il mio capo,/ Tu nella oscura nuvola, Dio del Tempo!/ Troppo furore è intorno a noi e angoscia, ovunque/ Io guardi tutto va in frantumi e vacilla./ Ah! come un fanciullo mi affiso al suolo sovente,/ Cerco uno scampo da te nella grotta e vorrei,/ Stolto, trovare un luogo/ Dove non fossi tu che tutto sconvolgi!/ Concedimi infine, o padre, d’affrontarti/ Con fermo ciglio! Non hai dunque, per primo, lo spirito/ Suscitato in me col tuo raggio, non m’hai/ Splendidamente alla vita portato, o padre! (Lo spirito del tempo in Poesie)

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