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giovedì 22 novembre 2018

Libertà di coscienza e cammino dell'ecumenismo.

Il cammino che conduce alla libertà di coscienza, passando attraverso le riforme calvinista e luterana, nelle sue risonanze civili ed ecclesiastiche, fino all'odierno dialogo ecumenico.
Post di Rosario Grillo.

Carel Allard, Il candeliere, 
incisione raffigurante i principali riformatori (tra essi Lutero, 
Ecolampadio, Melantone, Zwingli, Calvino, Knox, 
Wyclif, Hus, Girolamo da Praga)
seconda metà del XVII secolo
A tanti sembrerà paradossale la linfa che scorre tra la libertà spirituale e la libertà civile (1).
Eppure la libertà che si articola nel nucleo dei diritti civili, solennemente enunciati nella prima parte della Costituzione, sancisce la maturità dello Stato uscito dal buio della dittatura e dalla prova bellica, con la coda dell’occupazione tedesca.
Una libertà, completa del suo corredo di diritti civili, politici e sociali. Matura, quindi. Declinata convenientemente nella scelta repubblicana (2).
Bisogna esplicitare con convinzione che la libertà esce dall’embrione della pura formalità giuridica (3), se si nutre di una linfa spirituale che passa attraverso l’ethos di un popolo (4).
Gli storici più seri delle origini del liberalismo lo hanno riconosciuto. Tra essi spicca il nome di G. De Ruggiero (5). Sulla sua scia si mosse A. Omodeo, con il suo celebre Giovanni Calvino e la riforma di Ginevra.
In essa si distinguevano il rilievo e l’incidenza che la Riforma protestante - in particolare il calvinismo - aveva avuto nella nascita della libertà della coscienza.
Il principio era intrinseco già al luteranesimo e prendeva forma, dopo il tormento del monaco tedesco, dal motivo basilare della giustificazione per fede (6).
Nell’excursus della sua “crisi religiosa” prese sempre più consistenza l’istanza di un cristianesimo rigorosamente fedele alla Scrittura, lontano dalla rilassatezza dei costumi e dal commercio delle cose sacre (7).
Martin Lutero affigge le sue tesi alla porta 
della chiesa di Wittenberg, nel 1517, 
incisione della metà del XVI secolo
Circostanze storiche e vicende personali portarono infine Lutero a vedere nel papa la figura dell’Anticristo. Di conseguenza a calarsi nei panni dell’eroe nazionale (8).
In questa veste scrisse e pubblicò La libertà del Cristiano. Opera che, perciò, si alimentava di tensione spirituale, corazza della fede di Lutero. Nello stesso tempo, rappresentava lo squillo di tromba dello spirito tedesco (9).
Così A. Prosperi descrive la rilevanza dell’opuscolo luterano: “ Per gli storici del pensiero politico, questa fu l’irruzione di una formulazione nuova sul terreno delle concezioni della libertà; c’era stata la libertà degli antichi, un valore assoluto per il cittadino della città greca, pronto a morire per difendere, contro il dispotismo orientale, un assetto sociale garantito dalla presenza degli schiavi; e c’era stata la libertà della città comunale, dove il servo della gleba diventava libero appena ne respirava l’aria, mentre quella iscritta sui gonfaloni del Comune restava il privilegio di consorterie e corporazioni. Un’altra libertà doveva nascere dalle lotte religiose e politiche dell’età della Riforma: la libertà di coscienza” (10).
Vi si riconosce davvero la libertà di, a tal punto che Erasmo dovette premunirsi per non essere accusato anche lui, ed intimamente riconobbe che l’errore di Lutero fosse l’irruenza (11).
La Bibbia pesa più di tutta la chiesa 
nell'economia della salvezza,
incisione della metà del XVI secolo.
La linfa ha avuto modo di irrorare “l’uomo moderno” nel cimento dell’impresa economica assunta come un Beruf (12), nella dottrina scozzese e nel puritanesimo dei Padri Pellegrini per arrivare al crocevia dell’ecumenismo.
Solo il Concilio Vaticano II mise seriamente sotto processo il potere temporale del papato, che si era andato sgretolando nell’Ottocento. Avvenne sotto l’urgenza di riallacciare un contatto con la cultura e la scienza, forte della autenticità della fede, fervore dello spirito, senza nulla cedere alla secolarizzazione, anzi alzando una barriera a quest’ultima, già molto pronunciata.
Di necessità si dovette improntare seriamente il dialogo ecumenico, spronati dalla riflessione teologica (Moltmann, Bonhoeffer...) e dal lievito dell’umanesimo integrale.
Si conosce il travagliato cammino della Chiesa Cattolica postconciliare.
Quando, però,  sembrava più grave la crisi - dimissioni  di Benedetto XVI - ecco intervenire il pontificato di Francesco I, che ha impresso la svolta decisiva per un cammino ecumenico sostanziale. Non fa più paura, quindi, il recupero dei motivi luterani attinenti il ruolo della coscienza. Lutero sarebbe gratificato, io penso, da questa scelta. Dal volto della Chiesa di Bergoglio: ospedale da campo ostentativa delle sue piaghe e dei suoi difetti, ma fidente in Dio e in cammino con i poveri e i più deboli.

San Pietro riceve le chiavi, incisione 1869
🌟Note.
(1) Ed anzi pochi si fermano a riflettere con impegno sulla genesi delle nostre libertà civili. Le pratichiamo in modo così superficiale che non ne comprendiamo l’importanza e la necessità di tutelarli come risorsa insostituibile.
(2) Voglio ricordare qui il nesso che già Kant disquisiva tra libertà e forma repubblicana (pur delineandola, era il 1780, nel foedus cosmopolita).
(3) In tale cifra non viene superato il compromesso giuridico, adattabile ad uno Stato paternalista e a un diritto di voto censitario.
(4)  Fu Mazzini ad agitare questo motivo (Dio e popolo).
(5) Nel tempo in cui la cultura italiana aveva un forte credito internazionale, anche B. Croce ne era convinto e lo possiamo semplicemente confermare con la denominazione della sua religione della libertà .
(6) Nella ricorrenza dei 500 anni dalle tesi di Wittenberg (1517) si è registrato un aumento del già folto numero di opere su Lutero. Tra essi merita attenzione la biografia scritta da A. Prosperi.
(7) Metto solo in nota, per non annoiare, essenziali dati di conoscenza, come: la vendita delle indulgenze, le dispense papali intese come benefici sia in chiave di concessioni territoriali sia in chiave di immunità e deroghe, il mecenatismo e il nepotismo ampiamente diffusi nell’entourage papale e nel corpo ecclesiastico, la degenerazione dovuta al dominio temporale.
(8) Singolare la complementarietà tra lo “spezzatino” degli Stati signorili italiani e i principati territoriali tedeschi. Diverso il punto di coagulo, che in Italia, come vide Machiavelli, era lo Stato della Chiesa, e in Germania divenne il luteranesimo. Se le “libertà tedesche” si forgeranno - guerre di religione e  pace di Augusta - sulle Landerskirchen, nel panorama italiano l’azione della Controriforma darà luogo al nicodemismo, alla diaspora degli intellettuali e al predominio spagnolo.
(9) Risicato il profilo storico politico di Lutero. Intorno a lui si raggrumò l’ethos popolare e, per contingenze storiche, egli non autorizzò la scissione dall’obbedienza alla ‘autorita’ civile. La conferma durante la “rivoluzione dei contadini”.
(10)  A. Prosperi, Lutero, Mondadori 2017, p.419
(11) Restano differenti: il profilo umanistico di Erasmo e l’accento decisamente scritturale e Paolino del principio luterano.
(12) Fin troppo nota la dottrina di M. Weber che collega l’etica protestante allo spirito del capitalismo.

⭐⭐⭐⭐⭐⭐⭐⭐⭐⭐
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4 commenti:

  1. Amiamo e – forse – difendiamo più convintamente i nostri diritti se ricordiamo il lungo percorso storico da cui provengono.
    Come tu metti bene in luce la libertà civile, nel modo in cui la intendiamo oggi, è figlia della libertà di coscienza, conquistata in ambito religioso.

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  2. Visto che ho studiato filosofia teoretica con un discendente del crocianesimo, conservo nel bagaglio i concetti del sano liberalismo, che seppe ammettere la caratura spirituale della libertà ( erano di là da venire i tempi dei Berlusconi). Croce stesso intese molte cose con il suo “ non possiamo non dirci cristiani”.
    Grazie Rossana, anche del contributo che hai voluto dare��

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