Per celebrare oggi il 4 novembre come giorno di pace e di rinascita, proponiamo una riflessione inedita sul valore delle istituzioni nella costruzione del tessuto comunitario.
Post di Rosario Grillo
Immagini di Carlo Stanga, raffinato illustratore italiano, con gentile autorizzazione (qui il sito).
Carlo Stanga, Illustrazione per il progetto speciale "Sentimenti 2015" de l'Espresso |
Nella
gamma di queste forze: il sentimento, l’emozione, l’immaginazione.
In
via esterna, momenti occasionali mi hanno condotto verso la stessa domanda.
Oggi,
ad esempio, si sono incrociati due eventi: la puntualizzazione fatta da un
relatore (A. Stoppa) sulla communitas base
dell’istituzione e la lettura di un articolo di Massimo Recalcati dedicato alla
ricerca della motivazione vera che condusse Pasolini a prendere partito per i
poliziotti di viale Giulia, 1968, anziché per i manifestanti.
Nel primo caso, la messa a punto è diventata propedeutica al disvelamento di una energia vitale, creativa e inesauribile (un po’ sulla falsariga dell’anima), intrinseca alle istituzioni.
Nel primo caso, la messa a punto è diventata propedeutica al disvelamento di una energia vitale, creativa e inesauribile (un po’ sulla falsariga dell’anima), intrinseca alle istituzioni.
Sconvolgente,
se si passa l’idea di una genesi, viceversa, meramente meccanicistica delle
istituzioni.
In
tale senso ne parlò Hobbes prospettando lo Stato-macchina dei secoli moderni.
Da
prendere in considerazione se, squarciato il velo di Maya delle
rappresentazioni, ci inoltriamo nel crogiolo delle pulsioni che vi partecipano.
Allora verifichiamo una convergenza di pathos, che stabilisce relazioni ed unità
di intenti (spirito comunitario).
Carlo Stanga, Campagna pubblicitaria internazionale per la casa di moda Brioni |
Alla
fragilità così veniamo a dare un valore positivo, appunto in quanto frutto di forza desiderante, principio dinamico.
Visto
che il cammino storico, fortemente condizionato dalla dichiarazione trionfale
della “fine dell’ideologia“, ci ha portato all’attuale diffuso discredito delle
istituzioni, potrebbe essere un soffio di rigenerazione.
Oggi,
provocati dall’ingerenza di forze invisibili che costituiscono il “grande
vecchio” di: finanza, globalizzazione,
sistema cibernetico, tecnica, abbiamo vuotato di senso le istituzioni.
In
primis quelle cosmopolitiche (ONU, ad esempio), e, a seguire, quelle politico-nazionali
(parlamento ad esempio) e sociali (sindacati e partiti, ma anche le famiglia).
La
famiglia ne fa parte e subisce contraccolpi da ogni direzione.
Non
mi riferisco alle insidie delle nuove configurazioni famigliari che potrebbero
nascere attraverso la convalida dei diritti civili per le unioni omosessuali.
Piuttosto
penso all’insidia principale del consumismo:
il virus iniettato sugli ingranaggi della relazione e della pratica del
l’alterità.
Una
menzione per la scuola. Manifestamente oggetto di una dissacrazione che
inibisce la sua essenziale funzione educativa.
Carlo Stanga, Cucina italiana |
Fenomenologia,
che vede come protagonista l’individuo es-lege, che, come già detto, disprezza le istituzioni (2).
Eppure
l’individuo narcisista, alla ricerca di sempre nuove gratificazioni, è succube
di un meccanismo superiore che alimenta il suo desiderio di consumo e lo
appiattisce in una omologazione spietata.
Cercando
nella storia del pensiero, dai sociologi che hanno evidenziato il ruolo delle
istituzioni sociali ai teorici della politica che si sono dilungati sulla
pregnanza dei corpi intermedi, agli psicologi che hanno indagato lo spettro
delle pulsioni e sottolineato il ruolo del super-io, da tempo si dipartono
sollecitazioni a fermare la deriva del soggetto assoluto, ripensando il momento
della oggettività.
Nel
concreto - ribadisco - recuperando la possibilità della fragilità umana ed
incrementando il valore della relazione, ci si dispone alla ri-costruzione del
tessuto autentico della comunità. Si viene così ad acquisire energia per
tessere la coesione dialettica.
Dall’articolo
di Recalcati emergono sollecitazioni, adeguatamente argomentate, a ripensare la
valenza di tale trasmissione (3).
Carlo Stanga, La fine del mondo |
“In
una epoca già post-edipica, dove i padri appaiono come figure prive di
autorevolezza simbolica, figure di fallimento e di smarrimento (Teorema), ‘come
vuote e marce’ (Affabulazione), egli invita lucidamente figli ad abbandonare la
contestazione impotente, anti-istituzionale, anarchica, ‘puritana’, per
ritornare al PCI, per sollecitarli a riprendersi con vigore le istituzioni” (4).
Recalcati, psicanalista affermato, conferma l’argomento, ritornando sul significato
insopprimibile della regolamentazione etica nell’evoluzione della psiche, ruolo
assegnato al super-io e svolto, in successione, dai genitori, dalla società e dalle istituzioni.
Una
conferma ulteriore del “tesoro prezioso” che si nasconde nelle istituzioni; un
appello convinto ai genitori a riprendere l’autentica auctoritas e a relazionarsi con i figli non con il verso del
lassismo, cedendo al consumismo, e
nemmeno nel verso dell’appropriazione.
Ogni figlio è un’altra vita che va
educata al cimento della Vita.
Carlo Stanga, Il futuro della città intelligente |
Note.
1.Dico
a-logiche e non illogiche, motivato dal bisogno di argomentare una relazione e
non una contrapposizione.
2.Sembrerebbe
l’atto finale del Self made man .In un certo senso c’è un effetto di
americanizzazione sospinta ma è molto oltre il limite del “conquista della
frontiera“ della tradizione americana, in quanto manca il corredo dei valori
democratici cooperante (si vede nella pedagogia di Dewey ).
3.Spingo
a riflettere sulla problematica che si può innestare quando si concepisce il
passaggio, come una consegna, suscettibile di essere rigettata,scambiandolo per
conservatorismo odio del progresso.
4.Da
La Repubblica del 06/10/18.
Tempo fa fece scandalo l’invito di un politico delle istituzioni ad “amare le tasse”. Pochi fanno caso che le tasse, dentro la comunità statale, hanno la funzione di sostenere la vita di tutti, a cominciare dai più deboli. ( Sto parlando di un prelievo corretto, ad imposta progressiva, è ben finalizzato ed amministrato ).
RispondiEliminaNello stesso verso parlo di relazione con le Istituzioni, Solo dopo, si potrà dire : lo Stato sono io, siamo noi.
La Globalizzazione ci ha fatto perdere la “ trebisonda “!
“ Ma dove vai? Con chi vai? Se l’orizzonte relazionale non c’è l’hai!”
Condivido il problema e che non c'è una corretta amministrazione del denaro pubblico e quindi i cittadini si sentono in diritto di non contribuire alla vita sociale... una società richiede risorse e tutti saremmo contenti di contribuire, ognuno in base alla propria possibilità, per vivere in una società "bella giusta e buona".
EliminaBastasse la buona volontà! Problema immane, che dobbiamo assumere, utizzando la via dell’educazione. Grazie👋
EliminaCorreggo refusi: in fondo ce e non c’è . Sopra : e ben finalizzato
RispondiEliminaDa leggere.
RispondiEliminaGrazie del supporto e della sua fedeltà 🌹
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