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domenica 4 novembre 2018

Le istituzioni hanno un cuore.

Per celebrare oggi il 4 novembre come giorno di pace e di rinascita, proponiamo una riflessione inedita sul valore delle istituzioni nella costruzione del tessuto comunitario.
Post di Rosario Grillo 
Immagini di Carlo Stanga, raffinato illustratore italiano, con gentile autorizzazione (qui il sito).

Carlo Stanga, Illustrazione 
per il progetto speciale "Sentimenti 2015" 
de l'Espresso
Da un po’ la mia mente si arrovella su una domanda: il limite della ragione e, complementarmente, l’estensione e il ruolo delle forze a-logiche (1).
Nella gamma di queste forze: il sentimento, l’emozione, l’immaginazione.
In via esterna, momenti occasionali mi hanno condotto verso la stessa domanda.
Oggi, ad esempio, si sono incrociati due eventi: la puntualizzazione fatta da un relatore (A. Stoppa) sulla communitas base dell’istituzione e la lettura di un articolo di Massimo Recalcati dedicato alla ricerca della motivazione vera che condusse Pasolini a prendere partito per i poliziotti di viale Giulia, 1968, anziché per i manifestanti.
Nel primo caso, la messa a punto è diventata propedeutica al disvelamento di una energia vitale, creativa e inesauribile (un po’ sulla falsariga dell’anima), intrinseca alle istituzioni.
Sconvolgente, se si passa l’idea di una genesi, viceversa, meramente meccanicistica delle istituzioni.
In tale senso ne parlò Hobbes prospettando lo Stato-macchina dei secoli moderni.
Da prendere in considerazione se, squarciato il velo di Maya delle rappresentazioni, ci inoltriamo nel crogiolo delle pulsioni che vi partecipano. Allora verifichiamo una convergenza di pathos, che stabilisce relazioni ed unità di intenti (spirito comunitario).
Carlo Stanga, Campagna pubblicitaria 
internazionale per la casa di moda Brioni
Amore e paura, senza opposizione, ne sono le ruote motrici, se si parte dal riconoscimento della nostra fragilità.
Alla fragilità così veniamo a dare un valore positivo, appunto in quanto frutto  di forza desiderante, principio dinamico.
Visto che il cammino storico, fortemente condizionato dalla dichiarazione trionfale della “fine dell’ideologia“, ci ha portato all’attuale diffuso discredito delle istituzioni, potrebbe essere un soffio di rigenerazione.
Oggi, provocati dall’ingerenza di forze invisibili che costituiscono il “grande vecchio” di: finanza, globalizzazione, sistema cibernetico, tecnica, abbiamo vuotato di senso le istituzioni.
In primis quelle cosmopolitiche (ONU, ad esempio), e, a seguire, quelle politico-nazionali (parlamento ad esempio) e sociali (sindacati e partiti, ma anche le famiglia).
La famiglia ne fa parte e subisce contraccolpi da ogni direzione.
Non mi riferisco alle insidie delle nuove configurazioni famigliari che potrebbero nascere attraverso la convalida dei diritti civili per le unioni omosessuali.
Piuttosto penso all’insidia principale del consumismo: il virus iniettato sugli ingranaggi della relazione e della pratica del l’alterità.
Una menzione per la scuola. Manifestamente oggetto di una dissacrazione che inibisce la sua essenziale funzione educativa.
Carlo Stanga, 
Cucina italiana
L’attacco alla famiglia e alla scuola, se badiamo bene, è emblematico di uno scollamento che toglie il collante della relazione “per cerchi concentrici allargati”, fino al vertice dello Stato.
Fenomenologia, che vede come protagonista l’individuo es-lege, che, come già detto, disprezza le istituzioni (2).
Eppure l’individuo narcisista, alla ricerca di sempre nuove gratificazioni, è succube di un meccanismo superiore che alimenta il suo desiderio di consumo e lo appiattisce in una omologazione spietata.
Cercando nella storia del pensiero, dai sociologi che hanno evidenziato il ruolo delle istituzioni sociali ai teorici della politica che si sono dilungati sulla pregnanza dei corpi intermedi, agli psicologi che hanno indagato lo spettro delle pulsioni e sottolineato il ruolo del super-io, da tempo si dipartono sollecitazioni a fermare la deriva del soggetto assoluto, ripensando il momento della oggettività.
Nel concreto - ribadisco - recuperando la possibilità della fragilità umana ed incrementando il valore della relazione, ci si dispone alla ri-costruzione del tessuto autentico della comunità. Si viene così ad acquisire energia per tessere la coesione dialettica.
Dall’articolo di Recalcati emergono sollecitazioni, adeguatamente argomentate, a ripensare la valenza di tale trasmissione (3).
Carlo Stanga, 
La fine del mondo
L’articolo, come già detto, rivede in profondità il flusso del pensiero di Pasolini. Egli, infatti, non concepì ex abrupto la reprimenda anti-68. Invece la si deve collocare nella serie degli appelli rivolti a “riprendersi con vigore le istituzioni”.
“In una epoca già post-edipica, dove i padri appaiono come figure prive di autorevolezza simbolica, figure di fallimento e di smarrimento (Teorema), ‘come vuote e marce’ (Affabulazione), egli invita lucidamente figli ad abbandonare la contestazione impotente, anti-istituzionale, anarchica, ‘puritana’, per ritornare al PCI, per sollecitarli a riprendersi con vigore le istituzioni” (4).
Recalcati, psicanalista affermato, conferma l’argomento, ritornando sul significato insopprimibile della regolamentazione etica nell’evoluzione della psiche, ruolo assegnato al super-io e svolto, in successione, dai genitori, dalla  società e dalle istituzioni.
Una conferma ulteriore del “tesoro prezioso” che si nasconde nelle istituzioni; un appello convinto ai genitori a riprendere l’autentica auctoritas e a relazionarsi con i figli non con il verso del lassismo, cedendo al consumismo, e nemmeno nel verso dell’appropriazione.
Ogni figlio è un’altra vita che va educata al cimento della Vita.

Carlo Stanga, Il futuro della città intelligente

Note.
1.Dico a-logiche e non illogiche, motivato dal bisogno di argomentare una relazione e non una contrapposizione.
2.Sembrerebbe l’atto finale del Self made man .In un certo senso c’è un effetto di americanizzazione sospinta ma è molto oltre il limite del “conquista della frontiera“ della tradizione americana, in quanto manca il corredo dei valori democratici cooperante (si vede nella pedagogia di Dewey ).
3.Spingo a riflettere sulla problematica che si può innestare quando si concepisce il passaggio, come una consegna, suscettibile di essere rigettata,scambiandolo per conservatorismo odio del progresso.
4.Da La Repubblica del 06/10/18.

6 commenti:

  1. Tempo fa fece scandalo l’invito di un politico delle istituzioni ad “amare le tasse”. Pochi fanno caso che le tasse, dentro la comunità statale, hanno la funzione di sostenere la vita di tutti, a cominciare dai più deboli. ( Sto parlando di un prelievo corretto, ad imposta progressiva, è ben finalizzato ed amministrato ).
    Nello stesso verso parlo di relazione con le Istituzioni, Solo dopo, si potrà dire : lo Stato sono io, siamo noi.
    La Globalizzazione ci ha fatto perdere la “ trebisonda “!
    “ Ma dove vai? Con chi vai? Se l’orizzonte relazionale non c’è l’hai!”

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    Risposte
    1. Condivido il problema e che non c'è una corretta amministrazione del denaro pubblico e quindi i cittadini si sentono in diritto di non contribuire alla vita sociale... una società richiede risorse e tutti saremmo contenti di contribuire, ognuno in base alla propria possibilità, per vivere in una società "bella giusta e buona".

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    2. Bastasse la buona volontà! Problema immane, che dobbiamo assumere, utizzando la via dell’educazione. Grazie👋

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  2. Correggo refusi: in fondo ce e non c’è . Sopra : e ben finalizzato

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