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“Questo è un libro a tesi. La
tesi è questa: sul Sessantotto sono state dette un sacco di bugie. E’ esistito
un Sessantotto Minore che tutti hanno snobbato. […] quel Sessantotto Minore
“che non ha mai avuto l’attenzione che ha meritato, e che invece ha
rappresentato nei confronti delle categorie deboli un modo di stare con di
carattere assolutamente innovativo, e ha anche contribuito a bonificare certe
zone equivoche del volontariato.”” (A. M. Fanucci, IO PADRE
SESSANTOTTINO NON PENTITO il sessantotto minore, Cittadella ed.,
Assisi,1999, p.5).
In questi ultimi mesi, in cui i media
di ogni colore e parte ci bombardano continuamente di rievocazioni,
demonizzazioni ed esaltazioni del ‘68, ero incerto se valesse davvero la
pena aggregarci al coro mediatico. Poi l’amico Rosario (che dopo questo post mi seguirà con la sua “memoria del ‘68”)
mi ha convinto ed ho deciso di narrare della mia partecipazione alla
contestazione 68ina e soprattutto fare riferimento ad un libro provocatorio di
p. Fanucci, edito nel 1999 (citato in epigrafe). Ne condivido innanzitutto la
tesi di fondo: le rievocazioni hanno ignorato“il sessantotto minore, contestazione che da subito si
saldò all’impegno radicale con i poveri, più che per loro. “Minore”: quando il
tempo avrà cancellato del tutto i volti inutilmente pensosi dei capocomici del
Sessantotto che si presume maggiore, allora risplenderà il contributo forte e
discreto che nell’associazionismo, nelle grandi battaglie civili, nel
rinnovamento delle più tradizionali tra le scelte di vita, la militanza di
milioni di persone serie ha dato alla storia di questo paese”(1). Pur con
qualche riserva sull’eccessiva ed a volte liquidatoria semplificazione
delle vicende 68ine, condivido le sue riflessioni graffianti, senza sconti
eufemistici per nessuno, in alcuni casi forse ingenerose, controbilanciate e
temperate dal “controcanto” nella postfazione critica di G. Pinna, al quale
rimando in nota (2).