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Visualizzazione post con etichetta Sessantotto. Mostra tutti i post
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sabato 5 maggio 2018

Il '68 minore.

Post di Gian Maria Zavattaro.


“Io non difendo qui la nostra giovinezza, non quella determinata dall’età della carne, ma quella che trionfa sulla morte delle abitudini ed alla quale accade che si pervenga se non lentamente, con  gli anni. E’ questa che fa il pregio dell’altra giovinezza, che  ne giustifica, di quando in quando, la sua irruzione un po’ violenta nei ranghi calmi degli adulti. […] Se a quest’età l’uomo che nasce non nega con tutte le sue forze, non s’indigna con tutte le sue forze, se si preoccupa  di note critiche e un po’ troppo di armonie intellettuali prima di aver sofferto il mondo in se stesso, fino  al grido, allora è un povero essere, un’anima bella che già odora di morte”. (E. Mounier, Rivoluzione personalista e comunitaria, Milano, edizioni di  Comunità 1945, pp-8-9).

“Questo è un libro a tesi. La tesi è questa: sul Sessantotto sono state dette un sacco di bugie. E’ esistito un Sessantotto Minore che tutti hanno snobbato. […] quel Sessantotto Minore “che non ha mai avuto l’attenzione che ha meritato, e che invece ha rappresentato nei confronti delle categorie deboli un modo di stare con di carattere assolutamente innovativo, e ha anche contribuito a bonificare certe zone equivoche del volontariato.”” (A. M. Fanucci, IO PADRE SESSANTOTTINO NON PENTITO il sessantotto minore, Cittadella ed., Assisi,1999, p.5).

In questi ultimi mesi, in cui i media di ogni colore e parte ci bombardano continuamente di rievocazioni, demonizzazioni ed esaltazioni  del ‘68, ero incerto se valesse davvero la pena aggregarci al coro mediatico. Poi l’amico Rosario  (che dopo questo post mi seguirà con la sua “memoria del ‘68”) mi ha convinto ed ho deciso di narrare della mia partecipazione alla contestazione 68ina e soprattutto fare riferimento ad un libro provocatorio di p. Fanucci, edito nel 1999 (citato in epigrafe). Ne condivido innanzitutto la tesi di fondo: le rievocazioni hanno ignorato“il sessantotto minore, contestazione che da subito si saldò all’impegno radicale con i poveri, più che per loro. “Minore”: quando il tempo avrà cancellato del tutto i volti inutilmente pensosi dei capocomici del Sessantotto che si presume maggiore, allora risplenderà il contributo forte e discreto che nell’associazionismo, nelle grandi battaglie civili, nel rinnovamento delle più tradizionali tra le scelte di vita, la militanza di milioni di persone serie ha dato alla storia di questo paese”(1). Pur con qualche riserva sull’eccessiva  ed a volte liquidatoria semplificazione delle vicende 68ine, condivido le sue riflessioni graffianti, senza sconti eufemistici per nessuno, in alcuni casi forse ingenerose, controbilanciate e temperate dal “controcanto” nella postfazione critica di G. Pinna, al quale rimando in nota (2).