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Visualizzazione post con etichetta Tino Aime. Mostra tutti i post
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domenica 30 ottobre 2022

In cerca di un tempo di cura.

Post di Rosario Grillo.
Immagini di Tino Aime (qui il sito facebook).

Tino Aime, scultura legno e bronzo
Il tempo è una pietra d’inciampo.
Tranquilli, non lo considero ingombro, nemmeno un limite, pur dandosi come durata della mia e delle nostre esistenze terrene, che vanno a sbattere sullo scoglio della morte naturale.
Come inciampo, invece, è soglia dello “esperire”, intendendo per esperire l’immensa latitudine del conoscere, del fare, dell’agire, del patire, del sentire, della gamma inesauribile dell’habitus umano. Dell’indagine, dell’esplorazione.
Anassimandro suggellava l’immagine “pesante” del tempo, nel senso dell’uomo greco, confinato nella morsa del Destino (Moira) e obbligato al “fio della colpa”.
Necessità stringe l’ordine del kosmos.
Da quei vincoli liberò il Cristianesimo. Insiste qui il significato autentico della trascendenza: il regno di Dio non è di (o da) questo mondo. (1)
L’incarnazione, con tutto ciò che ne segue, non annulla né contrasta il paradigma della trascendenza, che riceve conferma nel Getsemani. Gesù non è obbligato ad ottemperare la missione affidatagli dal Padre. In qualità di uomo, suda “lacrime di sangue” al momento di scegliere di bere “l’amaro calice”.
In Cristo si modella così la libertà dell’uomo, perché è libero di non seguire il cammino della salvezza, giunge alla salvezza solo attraverso la sofferenza. (Sta qui l’enorme portata del dolore salvifico, che non inibisce la gioia spirituale della parte-cipazione al Creato).
Il sacro potrà perdere così la sua natura terrificante (e ordinatrice). (2)

domenica 17 dicembre 2017

Attraverso una cornice, Tino Aime.

Post di Rossana Rolando 
Immagini delle opere dell'artista piemontese Tino Aime (1931-2017, qui il sito).
In corso la mostra Il giardino fragile, Pinerolo (qui il link).

Tino Aime, Finestra
 “Ho imparato a vedere sempre tutto attraverso una cornice”
(Tino Aime, Volevo fare il pittore,  Tipolito Melli, 2015, p. 10).
Le rappresentazioni di Tino Aime sono spesso inserite all’interno di una cornice che fa parte dell'opera stessa: sono finestre incorniciate dal legno.  
In letteratura la cornice è uno strumento narrativo che viene introdotto per tenere insieme molteplici storie, raccontate dallo stesso soggetto (Le mille e una notte) o da soggetti diversi (Decameron). Ha la funzione di raccogliere, collegare, contenere tanti fili altrimenti staccati e dispersi.
Certamente il senso della finzione iconografica di Aime è, per certi versi, analogo. Nello spazio racchiuso dalla cornice c’è tutto il materiale depositato nella mente: “Immagazzinavo ogni cosa e questa è stata la svolta della mia vita. Ho imparato a vedere sempre tutto attraverso una cornice. Ogni cosa poteva essere dipinta, raffigurata, ragionata e amata, anche quella meno appariscente, nascosta, da scoprire” (ibidem, p. 10).
Tino Aime,  
Interno con bambino alla finestra, 
dipinto
Ma la cornice si presta ad essere interpretata in molti altri modi, anche contraddittori.
Può indicare il ‘guardare attraverso’, che è richiamato dall’immagine della finestra, nelle due direzioni possibili: dall’esterno verso l’interno o – più frequentemente – dall’interno verso l’esterno, giocando sul rapporto fisico e simbolico tra il dentro e il fuori, il qui e l’oltre.
Può separare il mondo fatto oggetto del dipinto - incantato e poetico - dal mondo effettivo - caotico e prosaico - , creando così una distanza tra immaginazione e realtà.
Può essere l’umile segno del frammento in cui si riverbera la bellezza del tutto…