Iscriviti ai Feed Aggiungimi su Facebook Seguimi su Twitter Aggiungimi su Google+ Seguici tramite mail

Iscriviti alla nostra newsletter!

Visualizzazione post con etichetta giustizia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta giustizia. Mostra tutti i post

domenica 22 gennaio 2023

Giustizia.

Post di Rosario Grillo.
Premessa. 
Giotto, Giustizia, Padova, 1306
Dati inoppugnabili mostrano il crescendo della concentrazione della ricchezza in poche mani. Correlatamente, nel panorama politico, nazionale ed internazionale, si assiste al rafforzamento del potere oligarchico, che, pur presentandosi in veste democratica, agisce ora populisticamente ora per mano di governi dichiaratamente destrorsi.
Il mio amico Gian Maria ha dato il via ad una denuncia/ mobilitazione, mettendo in luce il pericolo connesso con il Conformismo (qui). Io intendo dare un seguito con questa denuncia della ingiustizia corrente. Mi cimenterò in una prova difficile, cercando di sintetizzare in un testo alla portata di un blog il tema della Giustizia.
 
🍀
La liturgia di questa domenica (08/01/23), celebrando il battesimo di Gesù, ha utilizzato il Vangelo di Matteo (1) e posto in risalto la risposta di Gesù allo “scrupolo“ di Giovanni. In essa spicca il principio della giustizia. Per questo i testi liturgici rimandavano l’uno all’altro (Isaia 42 - salmo responsoriale 28 - atti degli apostoli, 10) scrutando la natura del “regno di Dio” ed esplorandolo nel disegno di “rendere giustizia”. 
Spicca decisamente la combinazione: gloria di Dio - Giustizia.
Lo spessore della giustizia, così intesa, passa ad imbastire il tessuto giuridico e i confini dell’intendimento del potere, amministrato da uomini e tra uomini, ma con intrinseca valorialità metafisica. 
Le costituzioni Federiciane (Federico II) alla Const. 1,8 affermano “Pacis cultum, qui a iustitia et quo iustitia abesse non potest, per universas et singulas parties regni nostri percepimus osservari”.
Va osservato che i sovrani opereranno per addomesticare la giustizia nei confini dei propri interessi, a conferma ed assolutizzazione del potere regio, ma resta confermata l’origine sacra dal potere sacerdotale, intendendosi il figlio di Dio come “sacerdote universale”. (2)

sabato 14 marzo 2015

Legalità visibile e ingiustizia invisibile. Il mito di Gige.


Che cosa si nasconde dietro l'apparente 
e sbandierata legalità?

“Gige, resosi conto di questo fatto, sperimentò se fosse l’anello
ad avere questo potere e gli accadde proprio così,
quando volgeva il castone verso l’interno
diventava invisibile, 
verso l’esterno visibile.
Accortosi di ciò, fece in modo di diventare
 uno dei messaggeri che vengono inviati dal re e,
sedotta sua moglie dopo essere giunto (a corte),
 teso un tranello con lei al re, lo uccise e così ottenne il potere.”
 (Platone, Repubblica, II 358a-360d)


Il visibile e l'invisibile in noi.
Da ogni parte siamo continuamente inondati dagli scandali, divenuti ormai habitus di troppi amministratori e politici. Non ci sorprende tanto e non solo la loro corruzione, con il correlato latrocinio, ma il fatto che questi tristi personaggi occupassero strategiche posizioni di difesa del bene pubblico e si  atteggiassero anche, prima di essere colti con le mani nel sacco, ad irreprensibili soloni di moralità e di giustizia, assordandoci persino con la loro roboante retorica (antimafia, anticorruzione, anti parassitismo, anti ogni forma di ingiusta appropriazione di beni pubblici e privati).

La legalità visibile 
è la maschera dell'ingiustizia invisibile 
di molti personaggi?...
Paradossalmente la loro visibilità di parolai integerrimi ci era di conforto e noi  poveri travet ci sentivamo meno soli nel pensare un mondo più giusto, mentre l'ipocrita maschera nascondeva la loro invisibilità di ladroni, corruttori e corrotti. Non so quanti predatori siano ancora in giro per l’Italia, temo però che siano tanti e molto più accorti.
Ma, a ben considerare, il problema coinvolge ognuno di noi molto più profondamente di quanto sembri, perché queste vicende pongono interrogativi impietosi circa l’invisibile che abita in ciascuno di noi: quell'invisibile raffigurato da Platone nel mito di Gige.

... o l'ingiustizia invisibile 
abita in ciascuno di noi?

IL MITO DI GIGE

E’ Glaucone, uno dei tanti interlocutori di Socrate, a narrare il mito ed a provocarci. 
Gige era un pastore servo del  re di Lidia.

Gige è un pastore servo del re di Lidia... 
(Arthur Rackham)
Un giorno, mentre accudiva il suo armento, viene sorpreso da un violento nubifragio, cui si accompagna uno squassante terremoto che apre nei pressi una voragine.

... si affaccia sull'orlo della voragine ... 
(Arthur Rackham)
Tremebondo e insieme curioso si affaccia sull’orlo della faglia, scorge con stupore un cavallo di bronzo, scende cautamente per controllare da vicino e scopre che l’interno cavo della statua cela un cadavere dalle proporzioni smisurate che nulla ha indosso, salvo un anello d’oro.

... trova un anello d'oro, 
dotato di magiche proprietà... 
(Arthur Rackham)
Gige glielo sfila e fugge via. Durante una riunione con altri pastori scopre la meravigliosa proprietà dell’anello di rendere invisibile la persona che lo possiede, a seconda di come si ruota il castone. Prova e riprova: non si tratta di un’illusione.

... ne approfitta per sedurre la regina... 
(Arthur Rackham)
Gige allora non perde tempo: fa in modo  di essere inviato dal re e, sfruttando l'invisibilità garantitagli dall'anello, seduce la regina, uccide il re e si impadronisce del potere.

... per uccidere il re ... 
(Arthur Rackham)
La conclusione di Glaucone è impietosamente provocatoria: la giustizia vale solo nel mondo delle persone visibili, laddove il controllo sociale rende possibile imporre  comportamenti giusti;  si é giusti solo per timore di essere scoperti; nessun uomo è così virtuoso da poter resistere alla tentazione di fare azioni anche terribili, se gli altri non lo possono vedere. L’invisibilità e la conseguente impunibilità dissolvono ogni differenza tra l’uomo giusto e l'uomo empio, perché si comporterebbero alla stessa maniera, non dovendo rendere conto a nessuno delle loro azioni.

... dal momento che è invisibile 
e quindi impunibile... 
(Arthur Rackham)
Anzi, conclude Glaucone, “se qualcuno, impadronitosi di questa facoltà, non volesse commettere ingiustizia e neppure sfiorasse i beni degli altri, sembrerebbe essere sciaguratissimo e folle…”.

... chi non si comporterebbe come lui 
se solo lo potesse? ... 
(Arthur Rackham)
La risposta di Socrate non si fa attendere: servendosi della maieutica, traccia, in nome della suprema idea del Bene, le differenti vite dell' uomo giusto e di quello ingiusto.

... e allora ... può ancora fare luce 
l'idea del bene? 
(Arthur Rackham)
L'ambivalenza della invisibilità.
Ciò che mi colpisce e mi ferisce è l'attualità del disincanto di Glaucone  nel quotidiano delle nostre vite: l’invisibilità epidemica della corruzione; l'invisibilità del disamore per la cosa pubblica; l'invisibilità degli evasori fiscali; l'invisibilità di chi trova un portafoglio, lo svuota di tutti gli euro e lo fa pervenire in qualche modo al malcapitato, lui  ben  contento che almeno non gli tocca rifare tutti i documenti; l’anonimato di chi  sfrutta ogni bene ed ogni mezzo pubblico quasi fosse atto meritorio di cui vantarsi; l'anonimato delle violenze negli stadi, nell’uso offensivo ed aggressivo  di  internet (v. ”l’effetto Gige” nella rete secondo gli studi di M. Lea e R. Spears), nel nascondersi  nella confusione della massa o nei sodalizi non solo mafiosi di consorterie segrete…

L'invisibilità è il grembo oscuro della corruzione, 
del cinismo, della violenza ...
Eppure l’anonimato e l’invisibilità non sono certo forieri di male, ma semplicemente ambivalenti: ci  si può nascondere per operare contro il bene comune per i propri esclusivi interessi, oppure si può scegliere l’anonimato per operare in silenzio per il bene di tutti,  specie  dei più deboli, perché il bene non esige né la risonanza  delle grancasse né vuole reciprocità. E di queste  persone per fortuna è pieno il mondo…

... l'invisibilità è anche il grembo nascosto 
di tanto bene silenzioso ...
Ognuno di noi deve ogni giorno dirimere l’ambivalenza dell’anonimato e  scegliere tra il disincanto di Glaucone e la stimolante avventura di Socrate, tra l’invisibilità predatoria e l'invisibilità oblativa, tra giocare sulla pelle degli altri   e giocarsi  invece per gli altri.

... si tratta di scegliere 
che cosa vogliamo far emergere...
Scegliere, almeno a parole, sembra facile, ma non è così scontato. Scegliere la via socratica, suscitatrice di dubbi salutari, ci apre giocoforza  ad una vita di coerenza. E’ una via  dove non è certo richiesto né tanto meno preteso - ci mancherebbe! - l’eroismo paradossale della morte di Socrate, alla cui narrazione Platone ha dedicato in particolare il Fedone, “uno di quei pochi libri che invitano di volta in volta gli uomini a indagare se sono degni del loro nome” (Romano Guardini, La morte di Socrate nei dialoghi platonici, Morcelliana, Brescia, 1981, pag. 344). Ma rimane la via di un normale quotidiano coraggio.

... lungo la via del normale 
coraggio quotidiano ...
Chi desidera intervenire può andare qui sotto su "commenta come", nel menù a tendina selezionare "nome/URL", inserire solo nome e cognome e cliccare su continua. Quindi può scrivere il proprio contributo sul quale rimarrà il suo nome ed eventualmente, se lo ritiene opportuno, può lasciare la sua mail.