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sabato 17 maggio 2025

75 anni dalla morte di Emmanuel Mounier

Un pensiero che interpella ancora l'uomo del XXI secolo
Post di Gian Maria Zavattaro 
Immagini tratte dal sito Les amis d'Emmanuel Mounier
 
Emmanuel Mounier
"Chiamiamo democrazia, con tutti i termini qualificativi e superlativi necessari per non confonderla con le sue minuscole contraffazioni, quel regime che poggia sulla responsabilità e sull'organizzazione funzionale di tutte le persone costituenti la comunità sociale. Solo in questo caso ci troviamo senza ambiguità dal lato della democrazia. Aggiungiamo che, portata fuori strada fin dall'origine dai suoi primi ideologi e poi soffocata nella culla dal mondo del denaro, questa democrazia non è mai stata attuata nei fatti e lo è ben poco negli spiriti. Ci teniamo soprattutto ad aggiungere che noi non propendiamo verso la democrazia per motivi puramente e unicamente politici o storici, ma per motivi d'ordine spirituale e umano." (E. Mounier, Rivoluzione personalista e comunitaria).
 
Quest’anno ricorre il 120° anniversario della nascita di E. Mounier e il 75° della sua morte (non ancora 45enne) per infarto. Mi sollecita la riflessione su di lui anche l’attuale contesto mondiale ben poco democratico (guerre, distruzioni ambientali, stragi di innocenti, odio, indifferenza, servilismo, ipocrisia, idolatria neo-tecnologica, subdole manipolazioni…): una collettiva fuga dalla libertà nel "pensiero unico”, ovvero nel non pensare. Tutto ciò dovrebbe suscitare in noi un corale irrefrenabile grido di invocazione: “riconciliamoci profondamente con la nostra umanità!.
Abbiamo scoperto che anche noi siamo vulnerabili, fragili: è finita da tempo l’illusione d’essere immuni dalla paura, dall’insicurezza, dalla guerra. Eppure continuiamo imperterriti a negare agli altri - i popoli più poveri e svantaggiati - il diritto di sedere alla tavola imbandita del nostro sempre più effimero benessere (1). 
Sapete che cosa scriveva Mounier a J. Guitton nel 1928?  “Io voglio accogliere e donare: è tutto”. E due giorni prima di morire ancora scriveva a l'abbé Depierre: "Io vorrei con mia moglie dare almeno un po', prepararmi al giorno in cui gli avvenimenti forse ci spingeranno a donare tutto". A questa istanza  è rimasto fedele per tutta la vita.
Dodici anni fa iniziava l’azzardo del nostro blog Persona e Comunità, richiamo al “personalismo comunitario” di Mounier (2) da me  scoperto quasi casualmente nei miei anni universitari: un'avventura iniziata con la mia tesi di laurea su Mounier, subito divenuto stimolo-guida a ricercare la mia strada di uomo e di credente. La testimonianza - scriveva - è “forma pura dell’azione”, legata alla condizione storica della nostra relazione con noi stessi e gli altri; è proiezione verso una società comunitaria sottratta ad ogni tirannia, società di creazione, non di consumo, perché la testimonianza è tale solo se è impegno responsabile, gratuito incontro agapico: (engagement, affrontement,  parole intraducibili in italiano). Nel mare magnum di internet il nostro piccolo blog (Rossana-Rosario-Gian Maria) è umile dimesso pervicace modo di questa presenza.
Emmanuel Mounier
Rinviando ai molteplici post che questo blog ha dedicato al pensiero-azione di Mounier, mi limito a rinarrare l’avventura spirituale e culturale di un cattolico integrale (mai integralista!), che ha influito fortemente sulle generazioni e la cultura del secondo Novecento (3), per quanto snobbato da certi ambienti accademici e politici ed  incompreso anche da quelli  "clericali". (4
Continua a colpirmi  la sua passione sociale e politica vissuta nell’impegno concreto per i più deboli, la sua presenza alle vicende del tempo scevra da preclusioni e settarismi, l’impegno nel riconciliare “la vera intelligenza e l’amore”. Infine ancora compartecipo al calvario suo e della moglie Paulette Leclerc, trafitti dall’incurabile malattia della primogenita.
Mounier ha amato tutti a cominciare dai nemici, ha scelto la povertà, ha congiunto in modo esemplare vita pubblica e privata, interiorità ed esteriorità, ha compreso il dolore degli altri, ha attestato il coraggio della resistenza politica (la prigione  sotto Vichy!) e della protesta del digiuno (quando non era moda spettacolare), non si è mai piegato a scoraggiamenti, compromessi, tradimenti. La sua presenza cristiana si è tradotta nel comporre - scriveva A. Rigobello - “audacia e pazienza, mistica e politica, generosità e raccoglimento, carità e fortezza, stupore e fedeltà sia sul piano dei concetti sia nel concreto del vivere”.
Di fronte allo sfacelo generale degli anni 30 il giovane Mounier nel primo numero (ottobre 1932) di Esprit, rivista da lui fondata, lanciava la sfida: “Refaire la Renaissance”. Che cosa ha comportato? 
 
* Si è collocato nel cuore della miseria. Per lui, come per Péguy, la “povertà” è virtù dell'uomo che non si lascia corrompere e sedurre dal possesso, dall’”avere”, ma sceglie di partecipare alla comunione gioiosa con il creato e tutte le creature viventi. E’ la condizione della renaissance e della “conversione” interiore, il principio di un'economia comunitaria e di una società libera di persone riconsegnate ai loro bisogni autentici. ‟Contro la ricchezza e contro la miseria ad un tempo, noi conduciamo la rivolta della Povertà, una povertà dalle forme indubbiamente imprevedibili che, senza volger le spalle al mondo nuovo, si servirà dell'abbondanza per rendersi sempre più feconda nel distacco dai beni materiali” (5).
 
* Il personalismo comunitario, “lotta per l’uomo”. Ha rivendicato il primato della persona in antitesi con l’individualismo, che è “metafisica della solitudine integrale”, mondo di chiusura agli altri, di avarizia spirituale, indifferenza che non ama nessuno all’infuori di sé. Ogni persona (6) è essenzialmente relazione e incontro con l’altro. La comunicazione è al suo centro. Non è forse l’esperienza della seconda persona la nostra prima esperienza? Io-Tu lui/lei noi voi loro…tutti: persone “immerse nella natura che trascendono la natura”, chiamati ad una duplice fedeltà: al cielo e alla terra, ad incarnarsi nel mondo ed aprirsi alla trascendenza. (7) 

Emmanuel Mounier

* La rottura con il “disordine stabilito” che, dietro l'apparenza di ordine e legalità democratica, è in realtà ingiusto, ineguale, perché il potere del denaro si esercita nel consumismo, sfruttamento del lavoro, manipolazione delle persone, dei media  e dei partiti, rendendo illusoria ogni libertà. “Le più solenni Dichiarazioni dei diritti sono presto capovolte, se non sono sostenute da una società sufficientemente ricca di caratteri indomabili  e, nello stesso tempo, da solide garanzie nelle strutture. Società in cui i governi, la stampa, i media, le classi colte non diffondano che  scetticismo, inganno e sottomissione è una società in rovina che fa della morale solo per nascondere il marcio che ha in sé” (8).

* La denuncia della “cristianità borghese” attraverso una permanente rivoluzione morale volta a chiarire, ieri e oggi, che il cristianesimo è ben altro che una “caricatura borghese”. Borghese per Mounier non è chi appartiene ad un ceto sociale dominante, ma chi vive una dimensione esistenziale segnata dall’avarizia e dalla mediocrità: è l’uomo dell’avere “che ha perso il senso dell’Essere e che si muove solo fra le cose, e cose utilizzabili, private del loro mistero”.

*Affrontement: “nel mondo ma non del mondo” tra mistica e politica (9)! Scriveva il 5.6.1934: “Lasciato a me stesso, io passerò la mia vita a fare di Esprit una pura testimonianza, io darò la mia vita affinché questa testimonianza non cessi”. Sarà sempre fedele alla tensione “polo politico-“polo profetico”. Polo politico: rendersi compartecipe e presente al mondo sociale e naturale, vivere e caricarsi di tutto ciò che di tragico impuro contradditorio vi è in esso, alla ricerca di realistiche risposte alle urgenze del momento. Polo profetico: testimoniare il primato dell’etica, trascendere il contingente hic et nunc, annunciare e perseguire i valori che configurano la comunità delle persone anche se al momento irraggiungibili; denunciare i meschini compromessi e cedimenti delle tattiche politiche, smascherare senza esitazioni intrighi, ipocrisie, falsità.
Mounier ha preso posizioni nette (contro il capitalismo, il fascismo, lo stalinismo…), consapevole che spezzare la tensione mistica-politica condanna la politica al cedimento cinico e converte la denuncia profetica in sterile invettiva. (10)

Sul finire del 1938 i coniugi Mounier sono toccati nel vivo della loro carne quando la piccola Francoise, figlia primogenita, a 7 mesi, si ammala di encefalite progressiva. Due anni di incertezza e  tormento, poi la resa: Francoise vivrà una misteriosa notte dello spirito, “in un grande silenzio, con il suo bello sguardo aperto dal mattino alla sera su Dio sa qual mistero, senza un gesto, senza un sintomo di coscienza”. Mistero doloroso che li rende presenti alle sofferenze del mondo: “questo piccolo bambino immolato giorno dopo giorno era forse veramente la nostra presenza all’orrore del tempo”. “Dal mattino alla sera non pensiamo a questo male come a qualche cosa che ci sia tolto, ma come a qualche cosa che doniamo”. L’amore della loro bambina “si trasforma dolcemente in offerta, in una tenerezza che la oltrepassa, che parte da lei, ritorna a lei, ci trasforma con lei”. “L’amore umano insegna molte cose riguardo alle vie dell’amore di Dio”. Mistero doloroso che si radica in un più grande mistero che lo illumina: la passione di Cristo, mistero d’amore che continua  attraverso il tempo e dona la capacità di comprendere e di lenire il dolore altrui. “Come è vero che la sofferenza ci apre le vie di Dio. Malgrado l’irreparabile, questi giorni vanno annoverati tra i più ricchi: prima li respingevamo, dopo non vorremmo non averli vissuti. […] Quanto è sontuosa, amici miei, l’esperienza del dolore, pur sotto i cenci ributtanti di una povera creatura. Si arriva allo strazio, allo smarrimento, all’urlo interiore […]. Il dolore non ha un volto, non ha un nome sicuro, non serve a niente, e tuttavia, lo vedrete, è più  presente dei volti, più fidato degli amici, più fecondo dei nostri lavori”. Mistero doloroso per cui “le spiegazioni non diminuiscono il grande scandalo della sofferenza. La sua grandezza sta nell’accettazione. Non ci resta altro che amare e amare intensamente quelli che Egli spezza per amore”. E’ la plenitudine del cristianesimo: cadere nelle mani del Dio vivente che colma il mistero, prende su di sé, anziché spiegarla, la sofferenza più insensata e perciò atroce e fa ritrovare quel che pare perduto.  (11

Ha senso oggi la testimonianza di Mounier? La risposta è nel primo numero di “Esprit”: “Come non essere in continua rivolta contro le tirannie del nostro tempo?” 

Emmanuel Mounier

A me laico cristiano pare al tempo stesso monito ed invito. La nostra società è radicalmente diversa ma non dissimile dalla sua: imperversano egoismi vecchi e nuovi, potentati economici e finanziari, guerre, terrore, razzismo, ingiustizie, corruzione, fame, povertà, massive migrazioni

L’inattualità di Mounier può essere chiave preziosa per interpretare e comprendere questa nostra contemporaneità. Ad esempio il cristiano laico che si assume il compito stringente dell’affrontement: è testimone di un cristianesimo maturo radicato nella realtà terrena, “nel mondo ma non del mondo”; prende sul serio l’attenzione evangelica ai poveri; si confronta con tutti senza piegarsi a compromessi; parla un linguaggio che vale per credenti e non credenti, per chi è giovane e non giovane, per chi vive in solitudine, è oppresso, disperato, profugo, per chi insieme vuole costruire comunità; opera anzitutto su se stesso “la purificazione interiore da cui scaturisce ogni fecondità”; vive “l’ottimismo tragico” come denuncia del “disordine costituito” ed annuncio della speranza. Sa infine che “il tempo spirituale è fatto di salti violenti, di crisi e di notti, interrotte da rari istanti di pienezza e di pace. Somiglia più al tempo del poeta, che non a quello dell’ingegnere. Vi si potrebbe porre questa iscrizione: alla certezza attraverso l’ambiguità, alla gioia attraverso la desolazione, alla luce attraverso la notte. Sul limite, la mistica dice: alla pienezza del Tutto attraverso la prova del Nulla” (12).

Note
2. La filosofia “personalista e comunitaria” di Mounier  (1905-1950)  non è  un sistema speculativo  né un movimento politico:è una filosofia “provvisoria”, che sarà superata al momento della realizzazione della comunità di persone. Anti-ideologica per vocazione. si oppone ad  ogni distorsione di interessi particolari, vuole smascherare il “disordine stabilito” ed ogni potere  che minaccia  la libertà delle persone.
3. Attorno alla rivista Esprit da lui fondata nel 1932 - rivista volutamente non cattolica - ha riunito filosofi, teologi, sociologi, politici, artisti, uomini e donne come Buber, S. Weil, Merlau-Ponty, Berdiaev, Lacroix, Domenach, Borne, Ricoeur, Danielou, De Rougemont, Ulmann, Veritè, Marrou, Bazaine…, con forti riscontri culturali, soprattutto nella seconda metà del 900, in Francia, Polonia, Italia ( Dossetti, gruppo del Gallo a Genova, Comunità di Olivetti…), nel Concilio Vaticano II, in S. Giovanni Paolo 2°. Il pensiero personalista ha l’influito nell’elaborazione della Costituzione italiana, come più volte ha ricordato G. Lazzati, rettore dell’Università Cattolica: in particolare la“Déclaration des Droits des Personnes et des Communautès", elaborato da Mounier durante l’occupazione tedesca e poi incluso in 4 numeri di Esprit tra il 44 e il 45 , punto di partenza in seno alla “Commission de la Costitution” francese nel 1945/46. Il pesiero personalista  anche in Italia sarà introdotto nella preparazione della nostra Carta Costituzionale da Giorgio  La Pira. specie nell'articolo due.
4.. “In una sua lettera del 2016 papa Francesco spiegava che il clericalismo «non solo annulla la personalità dei cristiani, ma tende anche a sminuire e a sottovalutare la grazia battesimale che lo Spirito Santo ha posto nel cuore della nostra gente. Il clericalismo porta a una omologazione del laicato: trattandolo come “mandatario” limita le diverse iniziative e sforzi e, oserei dire, le audacie necessarie per poter portare la Buona Novella del Vangelo a tutti gli ambiti dell’attività sociale e soprattutto politica” (cfr. Famiglia Cristiana,11.3.22). In particolare nel '36 (la guerra di Spagna) "Esprit" si pronuncia a favore di coloro che difendono la repubblica minacciata dalle armate di Franco (nel contempo il Vaticano riconosce la dittatura franchista). Serpeggia nella curia romana l’idea d'una condanna di Esprit, anche a seguito di una dura campagna  diffamatoria orchestrata da '"Action Francaise" e destra monarchica. Lo difende l’amico Maritain che gli  consiglia di inviare all’arcivescovo di Parigi un dossier dalle inequivocabili posizioni.   Nel corso della sua vita  Mounier  si trova sovente più a suo agio nel mondo “laico”, anche tra gli atei, che non in certi ambienti ”cristiani” che confondono sacro e profano. "Nostri amici non credenti (incroyants), che desiderate il Cristo più ardentemente di tanti nostri 'fratelli frequentatori, voi siete i poveri spogliati dai farisei della pienezza spirituale, come gli altri lo sono dai ricchi della sicurezza materiale: voi siete il corpo di Cristo, anche voi ...”(lettera del 7 marzo 1936 a Pierre-Amé Touchard). “Quanto alle scelte politiche dei cattolici - scriveva nel 1949 - ci sono cattolici di destra e cattolici di sinistra: è un fatto ed è un fatto opportuno. Ciò prova che il cattolicesimo supera tutte queste vicende politiche. Non progressisti perché cristiani ma neppure reazionari perché cristiani”.
5. E. Mounier, 1935, in Oeuvres 1961,I; tr. it. p. 410.
6. “E’ sufficiente per definire una posizione personalista pensare che ogni persona ha un significato tale da non poter essere sostituita nel posto che essa occupa nell'universo delle persone. Tale è la maestosa grandezza della persona che le conferisce la dignità di un universo; e tuttavia la sua piccolezza, in quanto ogni persona le è equivalente in questa dignità, e le persone sono più numerose delle stelle”( Il Personalismo, o.c. p. 81).
7. Pensando a papa Francesco non è difficile cogliere l’aspetto profetico di Mounier. ‟Una delle deviazioni fondamentali del capitalismo è aver sottomesso la vita spirituale al consumo, il consumo alla produzione e la produzione al profitto, mentre la gerarchia naturale è quella inversa […] Un'economia personalista, al contrario, regola il profitto sui servizi resi nella produzione, la produzione sul consumo e il consumo su un'etica dei bisogni umani ricollocati nella prospettiva totale della persona”. (cfr. Mounier, 934, in Oeuvres, 1961, I, p. 453; Mounier, 1936, in Oeuvres, 1961, I; tr. it.,p.172; Mounier,1935 in Oeuvres 1961,I,  it. p. 410.)                                             
8. E. Mounier, Il personalismo, AVE, Roma, 2004, 12a ed. p. 92.
9. Il termine affrontement, intraducibile in italiano, è più volte richiamato da Mounier nei suoi scritti. Evoca insieme rottura e accoglienza, interiorità ed apertura agli altri, annuncio e denuncia, leale deciso confronto e comprensione empatica, forza e generosità, politica (“essere nel mondo”) e mistica (“ma non del mondo”). Politica: esercizio, nei più diversi gradi e responsabilità, della cittadinanza attiva, immergendosi nella realtà viva di tutti i giorni. Mistica: per chi non crede equivalente dell’etica, per il credente esperienza spirituale orientata e diretta dal primato della fede che vuole non “una città comoda” ma “una città giusta”.
10. Esempio emblematico di cedimento fu per Mounier l'accordo di Monaco, firmato da Hitler, Mussolini, Chamberlain e Daladier il 30 settembre 1938: una beffa per chi credeva di salvaguardare la pace in Europa... Sarà invece decisivo passo di tolleranza che condurrà al disastro della seconda guerra mondiale.                               
11. “Che senso avrebbe tutto questo se la nostra piccola bambina non fosse che un pezzo di carne smarrita non si sa dove, un po’ di vita tormentata e non questa bianca piccola ostia che ci supera tutti, un’infinità di mistero e di amore che ci abbaglierebbe se la vedessimo a faccia a faccia, se ogni più duro colpo non fosse una nuova elevazione che ogni volta quando il nostro cuore comincia ad abituarsi, ad adattarsi al colpo precedente, è una nuova richiesta di amore. Tu senti la piccola voce, povera e supplichevole, di tutti i bambini martiri nel mondo e il rincrescimento d’aver perso la loro infanzia nel cuore di milioni di uomini che ci domandano, come un mendico ai bordi di strada” “O voi che avete ancora il Vostro amore, le mani piene di luce, voi vi impegnerete certamente a donare ancora questo per noi”. Per tutte le citazioni in nota e nel testo cfr. E. Mounier, Lettere sul dolore, uno sguardo sul mistero della sofferenza, Milano, Bur, 1995, pp.61-62) e Mounier, Il pensiero pedagogico Antologia, a cura di C. Nanni, LAS, Roma, 2008, pp.98-104.                                                 
12.  E. Mounier, L’avventura cristiana, Libreria Editrice Fiorentina, 1990, pp.32-33.
 
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2 commenti:

  1. Rispondo con l’onore di trovarmi in vostra compagnia nella conduzione del blog e mi inchino alla qualità del tuo ricordo di Mounier. Richiamo , che supera subito la semplice circostanza dell’anniversario, mentre propone le ragioni forti della sua attualità in un tempo di “ tentacolare consumismo”( arrivato a motivare la scelta bellica come articolo di consumo). Il Cristianesimo vive di “ incarnazione” e l’Amore( il nuovo comandamento che Gesù ci ha lasciato) vive di incarnazione: scelta che richiede di donare se stessi fino all’estremo. Il pensiero di Mounier ha questa natura : niente astrazione, azione e testimonianza soprattutto
    Nulla da aggiungere alla tua ricca e stimolante ricostruzione. Un grazie di cuore per questo soffio di spiritualità.🙏🤗👏☮️Rosario

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