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Visualizzazione post con etichetta maestri e testimoni. Mostra tutti i post
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mercoledì 4 giugno 2025

Tutto inizia per caso?

Post di Rossana Rolando
 
John Melhuish Strudwick, Un filo d'oro, 1885
Il caso
In un aneddoto della scuola scettica si racconta di un pittore greco, Apelle, che si ostina nel voler disegnare la schiuma alla bocca di un cavallo senza riuscirci. Alla fine, stanco e irato, per il suo fallimento, lancia la spugna intrisa di acqua e colori contro la tela e, così, casualmente, proprio quando ha rinunciato alla sua impresa, ottiene quello che cercava. Il caso ha fatto ciò che egli non ha saputo fare, sostituendosi alla sua inutile caparbietà.
L’espressione “per caso” (forte, in latino; τυχαίως, in greco) ha molteplici significati: nel racconto, appena citato, essa indica un accadimento fortuito, che capita senza essere previsto o programmato.
 
Caso o destino?
La filosofa Agnes Heller, vissuta lungo il corso del Novecento e oltre (1929-2019), ha dedicato al tema un suo libro autobiografico dal titolo Il valore del caso, vedendo nella coincidenza degli eventi ovvero nel caso, tutta la serie delle circostanze che non dipendono dalla libera scelta, siano esse favorevoli all’incremento della vita, o siano esse, al contrario, portatici di rovina.
Quello che noi siamo, il nostro carattere – come dice Eraclito – è il frutto di tante componenti innate, ma anche di elementi imprevedibili che, dall’esterno, contribuiscono a plasmare in un modo anziché in un altro le nostre inclinazioni. L’elenco delle condizioni non volute direttamente, ma trovate e vissute, è lunghissimo.

sabato 17 maggio 2025

75 anni dalla morte di Emmanuel Mounier

Post di Gian Maria Zavattaro 
Immagini tratte dal sito Les amis d'Emmanuel Mounier
 
Emmanuel Mounier
"Chiamiamo democrazia, con tutti i termini qualificativi e superlativi necessari per non confonderla con le sue minuscole contraffazioni, quel regime che poggia sulla responsabilità e sull'organizzazione funzionale di tutte le persone costituenti la comunità sociale. Solo in questo caso ci troviamo senza ambiguità dal lato della democrazia. Aggiungiamo che, portata fuori strada fin dall'origine dai suoi primi ideologi e poi soffocata nella culla dal mondo del denaro, questa democrazia non è mai stata attuata nei fatti e lo è ben poco negli spiriti. Ci teniamo soprattutto ad aggiungere che noi non propendiamo verso la democrazia per motivi puramente e unicamente politici o storici, ma per motivi d'ordine spirituale e umano." (E. Mounier, Rivoluzione personalista e comunitaria).
 
Quest’anno ricorre il 120° anniversario della nascita di E. Mounier e il 75° della sua morte (non ancora 45enne) per infarto. Mi sollecita la riflessione su di lui anche l’attuale contesto mondiale ben poco democratico (guerre, distruzioni ambientali, stragi di innocenti, odio, indifferenza, servilismo, ipocrisia, idolatria neo-tecnologica, subdole manipolazioni…): una collettiva fuga dalla libertà nel "pensiero unico”, ovvero nel non pensare. Tutto ciò dovrebbe suscitare in noi un corale irrefrenabile grido di invocazione: “riconciliamoci profondamente con la nostra umanità!.
Abbiamo scoperto che anche noi siamo vulnerabili, fragili: è finita da tempo l’illusione d’essere immuni dalla paura, dall’insicurezza, dalla guerra. Eppure continuiamo imperterriti a negare agli altri - i popoli più poveri e svantaggiati - il diritto di sedere alla tavola imbandita del nostro sempre più effimero benessere (1). 
Sapete che cosa scriveva Mounier a J. Guitton nel 1928?  “Io voglio accogliere e donare: è tutto”. E due giorni prima di morire ancora scriveva a l'abbé Depierre: "Io vorrei con mia moglie dare almeno un po', prepararmi al giorno in cui gli avvenimenti forse ci spingeranno a donare tutto". A questa istanza  è rimasto fedele per tutta la vita.
Dodici anni fa iniziava l’azzardo del nostro blog Persona e Comunità, richiamo al “personalismo comunitario” di Mounier (2) da me  scoperto quasi casualmente nei miei anni universitari: un'avventura iniziata con la mia tesi di laurea su Mounier, subito divenuto stimolo-guida a ricercare la mia strada di uomo e di credente. La testimonianza - scriveva - è “forma pura dell’azione”, legata alla condizione storica della nostra relazione con noi stessi e gli altri; è proiezione verso una società comunitaria sottratta ad ogni tirannia, società di creazione, non di consumo, perché la testimonianza è tale solo se è impegno responsabile, gratuito incontro agapico: (engagement, affrontement,  parole intraducibili in italiano). Nel mare magnum di internet il nostro piccolo blog (Rossana-Rosario-Gian Maria) è umile dimesso pervicace modo di questa presenza.

giovedì 2 gennaio 2025

La crisi della figura educante, specialista in umanità

Post di Rossana Rolando
Immagini di Monica Barengo (qui il sito)
 
Illustrazione di Monica Barengo
Oggi viviamo una profonda crisi pedagogica - dalla famiglia alla scuola alle altre agenzie educative -, tanto più evidente nella prospettiva di un largo uso dei mezzi tecnologici, certamente utili ai fini dell’informazione, ma in nessun modo sostitutivi della dimensione educativa. A questo si aggiunga un disorientamento valoriale che fatica ad individuare finalità, obiettivi di crescita ed umanizzazione - da proporre alle nuove generazioni – e che rimane imprigionato in alienanti logiche competitive, tutte tese al successo e al primato individuale. Al malessere diffuso, a livello giovanile, si reagisce delegando ai tecnici delle scienze umane - psicologi, pedagogisti, educatori di professione - cui si chiede di supplire alla diffusa inadeguatezza della figura educante, sperimentata in età adulta.
Le domande ineludibili – che pongono questioni difficilissime, ma decisive per il nostro futuro – sono però le seguenti: chi è l’educatore/l’educatrice? Esiste un professionista dell’educazione? Educare è un mestiere? Una vocazione? Un ruolo dato dal ricoprire una certa posizione, ad esempio quella di genitore o di insegnante?
Come risulta chiaro, non intendo qui riferirmi a teorie pedagogiche, quanto piuttosto alla figura di chi educa, alle caratteristiche che deve avere, ai fini cui deve tendere, perché la sua azione lasci un segno.

domenica 7 aprile 2024

9 aprile, morte di Bonhoeffer.

Post di Gian Maria Zavattaro.

Dietrich Bonhoeffer
"Ci eravamo - scrive Bonhoeffer - molto semplicemente posta la questione: che cosa vogliamo fare nella vita? Lui disse: vorrei diventare santo (e ritengo lo sia diventato); la cosa mi fece allora grande impressione. Tuttavia replicai, dicendo pressapoco: io vorrei imparare a credere. Più tardi ho capito e non ho finito di capirlo e di impararlo, che soltanto nel pieno essere-di-questo-mondo della vita si impara a credere" (Resistenza e resa).
Il 9 aprile 1945 - era il lunedì dopo la Domenica in Albis – all’età di 39 anni moriva sul patibolo, impiccato dai nazisti, il teologo protestante DIETRICH BONHOEFFER. “Questa è la fine – per me è l’inizio della vita” furono le ultime parole, mentre gli aguzzini lo strappavano ai compagni di prigionia. 
Chi conosce anche poco, come me, del suo pensiero e della sua azione sa bene quanto le sue intuizioni abbiano influito sul rinnovamento della teologia protestante e cattolica e quanto esse siano  ancora vive. Un tema vorrei qui ricordare: la constatazione dell’avvento di un “tempo totalmente irreligioso”.

domenica 16 maggio 2021

Davide Maria Turoldo, dire di sé.

Post di Gian Maria Zavattaro.

David Maria Turoldo
✴️ Sono trascorsi quasi  30 anni dalla morte  e 105 dalla nascita di Padre Turoldo, sacerdote nell’Ordine dei Servi di Maria, poeta, scrittore, testimone appassionato del Vangelo, predicatore di fede speranza amore, “coscienza inquieta della Chiesa”. 
Noi di Persona e comunità vogliamo oggi con questo breve post continuare a mantenere vivo il nostro riconoscimento-riconoscenza nei suoi riguardi  e dire  al mondo  che è sempre  stimolo al  nostro piccolo impegno quotidiano. 
E oggi  anche noi -  “in ascolto per imparare, per continuare a conoscerci, continuare a scoprirci” -  provare in questo tempo  di covid  a pregare come lui suggeriva, a riflettere su chi siamo, su “cosa sia per noi la morte” e salutare   “gli amici e il sole”.

✴️ David Maria Turoldo (1916-1992).

“Ci sarà mai qualcuno che sappia dire di sé chi sia?”
“Credo che nessuno possa rispondere a una domanda simile: dire di sé chi sia. Se lo sapesse, sarebbe la fine. Non è con questo che non ne riconosca la legittimità; dico solo che è una domanda che non può avere risposta esauriente e persuasiva, tanto meno se espressa dall’interrogato. […] Che altri dicano di me quello che vogliono, ciò che ritengano più fondato e legittimo; io stesso mi metterò in ascolto per imparare, per continuare a conoscermi: continuare a scoprirmi! Senza naturalmente vendermi a nessun giudizio, senza rinunciare a nessuna primogenitura, e cedere al mito dell’opinione della gente”.

giovedì 2 marzo 2017

Ricordo di Vittorio Foa.

Post di Rosario Grillo. 

Libro del 2007




Oggi, 26/02/2017, Eugenio Scalfari intervista il fondatore del progetto ulivista, Walter Veltroni, cercando di recuperare “sul filo di lana” la scioccante frattura del PD. Le risposte di Veltroni rivisitano le “nobili intenzioni” del progetto, ma non possono rimediare la causa della scissione, che si ritrova nella degradazione della politica in pura “ars disputandi”, al servizio degli scopi più particolari. Il “succo” del messaggio  veltroniano si ritrova, si condensa anzi, nella proposizione di un MODELLO, un “uomo modello”, padre nobile della Repubblica: Vittorio Foa. Non è tanto, ma non è neppure poco: se, almeno, fossimo capaci di capirne l'alta fibra morale. Nel tempo vicino alla sua dipartita, Lo commemoravo così.


8/12/2011
RICORDO DI VITTORIO FOA.
Vittorio Foa
Quanto è forte il sentimento di smarrimento di fronte all’impeto di questa crisi! Altrettanto tragico è lo scoramento per la mancanza di “maestri del pensiero”, autentici fari della società nazionale.
La mente corre allora all’indietro e non molto lontano ritrova un modello che, anche solo per evocazione, provoca suggestioni positive  e favorisce l’azione di risposta alle difficoltà.
“La visione della politica come pensiero che nasce con l’azione, che è elaborato con essa, e non come attuazione di una verità che viene prima, è stata per me una fissazione di tutta la mia lunga vita” (Vittorio Foa, Questo Novecento).

domenica 12 febbraio 2017

Pane nostro, P. Matvejevic.

🖊 Post di Rosario Grillo
📷 La fotografia di Predrag Matvejevic è tratta dal Corriere della sera/Cultura. 
🎨 Le altre immagini riproducono illustrazioni di Stefano Nava (qui il sito).

Predrag Matvejevic
I mezzi di informazione non si sono soffermati a sufficienza sulla comunicazione della morte di Pedrag Matvejevic (7 ottobre 1932 - 2 febbraio 2017).
Queste righe vogliono dunque essere innanzitutto un contributo a ricordarne la figura, a passare velocemente in rassegna i suoi decisivi contributi storici.
Dal ricordo tracciato da Vittorio Filippi (cliccare qui) traggo innanzitutto la sua “jugoslavità”, una fede vissuta nel nome dell'unità dei popoli balcanici.
Tanto più significativa dopo la partecipazione al conflitto mondiale, dove, egli di provenienza russa, fece il lavoro di “gazzetta” dei partigiani titoisti.
Assunse, così, attraverso l'esperienza del padre prigioniero nei lager nazisti, un incrollabile fede nell'unità attraverso la pace, sotto lo scudo della Libertà.

martedì 6 settembre 2016

Pier Giorgio Frassati, rivisitazione biografica.

Di Gian Maria Zavattaro.
Monte Mucrone, Santuario di Oropa (Biella),
Foto di Giancarlo Ticozzi, Panoramio
“Nell'esperienza umana e spirituale di Frassati non vi è alcuna contrapposizione tra la vita di giovane e la fede. In tutte le dimensioni, dalla preghiera allo studio, dalla politica all'impegno con i poveri, dallo sport all'incontro con gli amici, emerge la centralità di un incontro che non è mortificazione, ma al contrario, esaltazione della vita. Frassati non è un eremita, ma un ragazzo laico buttato nel mondo. Sta in questo la sua capacità di attrazione” (don L. Ramello, direttore Ufficio pastorale giovanile, diocesi di Torino).
 
Perché questo post (e altri prossimi articoli).  
A Cracovia, in occasione della 31ma Giornata mondiale della gioventù, sono state esposte alla venerazione dei giovani  le reliquie di Pier Giorgio Frassati, proclamato beato il 20 maggio 1990 da papa Wojtyla, che l'aveva definito “ragazzo delle otto Beatitudini” e...alpinista tremendo. Ebbene qualche tempo fa, nel rovistare la soffitta della mia vecchia casetta in quel di Biella, da un angolo nascosto mi sbuca fuori un opuscolo (28 pag.) PIER GIORGIO FRASSATI PAROLE DETTE DA DON COJAZZI il 14 dicembre 1925”, ed. SEI 1926 a cura del circolo universitario “Cesare Balbo” a totale beneficio dei poveri della propria conferenza di S. Vincenzo v. Arcivescovado 12, Torino. £.2. (1).
Poggio Frassati (m.1950), 
Oropa (Bi)
Foto di Giancarlo Ticozzi, 
Panoramio
Poi, sempre a Biella, trovo a luglio su una bancarella l’opuscolo “Mio fratello Pier Giorgio una vita mai spenta” (ristampato da Aragno - La Stampa, 2010) scritto dalla sorella Luciana Frassati, che narra gli ultimi giorni di vita del fratello ed in appendice pubblica il sorprendente (almeno per me) articolo di Filippo Turati. Eventi che mi hanno riportato a metà degli anni 90 quando  vivevo a Biella e il vescovo mons. Giustetti  (grande!)  tramite d. Alberto affidò ad alcuni laici  (c’ero anch’io) la scuola diocesana  di formazione  all’impegno sociale e politico,  titolata “P.G. Frassati”.
Così mi è parso  quasi doveroso dedicargli alcuni post: selezionare innanzitutto per me e per chi non lo conosce alcuni essenziali tratti biografici; chiosare il libricino del 1926 di don Cojazzi, che non ho trovato citato da nessuno; rileggere l’incontro tra i due come “avvenimento” che segna  la storia personale di entrambi.

domenica 27 dicembre 2015

Noi e la strage degli innocenti, con Grazia Le Mura.

Dalla pagina facebook 
di Grazia Le Mura, 
Missionaria in Burkina Faso
(foto ripresa 
da Silvestro Montanaro)
La strage degli innocenti ogni giorno pare espandersi con insolenza oltre ogni immaginazione. Ogni giorno i media ci offrono lo “spettacolo” di questa progressione: sterminio di civili inermi, bimbi falciati nelle acque del Mediterraneo, volti della desolazione, continue guerre ed atti di violenza, ingiusta fame, inique malattie, inutili sofferenze... Una sfida alla speranza, tanto più quando il male sembra trionfare anche in coloro che dovrebbero contrastarlo,  tanto più se  viene da noi stessi…
Dalla pagina facebook 
di Grazia Le Mura, 
Missionaria in Burkina Faso
Che cosa possono fare persone irrilevanti come me e tanti miei amici? Quali speranze possiamo coltivare, noi che contiamo ben poco, per un mondo liberato da questi scandali quotidiani? 
“Quando piangeremo con coloro che piangono perché è morto un bimbo che poteva  non morire, perché un uomo mutilato poteva non esserlo, perché un uomo ha passato in carcere venti anni che avrebbe potuto non passare, allora forse, sapremo sperare” *.

martedì 14 luglio 2015

Arturo Paoli, grande testimone del nostro tempo.



Arturo Paoli...
Ci ha lasciato Arturo Paoli, Piccolo Fratello della congregazione di Charles de Foucauld, grande profeta del nostro tempo. Giusto tra le Nazioni – per aver salvato centinaia di ebrei nella Seconda guerra mondiale - instancabile compagno dei poveri e degli indifesi, prima in Italia e poi in Argentina, lì condannato a morte dal regime militare, quindi esule …

...ha conosciuto il deserto...
Molte notizie si possono trovare in queste ore sul web. Noi vogliamo sommessamente ricordarlo andando a rovistare in mezzo ai nostri libri. E’ tra coloro che hanno accompagnato la nostra vita giovane e adulta. Una voce ricca di spiritualità e di profonda libera umanità. Ma anche una voce scomoda, difficile, esigente. Una parola forte, nutrita di un Vangelo che non conosce mezze misure, che scuote da false sicurezze, una fonte di acqua limpida e pulita…

... ha lasciato una traccia ...
Troviamo tra i libri il testo La radice dell’uomo, regalato a mia moglie da un amico scout nel 1983. Leggiamo questo passo che vogliamo condividere con gli amici del blog, come ricordo e ringraziamento per questo dono che la vita e la testimonianza di Arturo Paoli hanno rappresentato per noi e per molti. 

... ha trasmesso un messaggio ...
“La bellezza è il fine della storia: la pace, l’armonia, l’unità, la musica sono diverse parole che esprimono la stessa realtà. Dare la vita perché il mondo sia più bello, più giusto, più in pace: impedire che fini egoistici parziali sciupino questa armonia dell’insieme, è essere religioso. E’ religioso il contemplativo che, spinto alla radice dell’essere, riscopre il senso delle cose […]. Ed è religioso il rivoluzionario che non accetta l’ordine esistente, e rifiuta di vivere in una successione senza senso, e lotta per ricreare una realtà sociale il sui senso sia il convivere nell’amore e nella ricerca costante di una dignità, nell’altro.
Fuori di questi limiti, la religione è espressione di paura, travestimento dell’interesse, idolatria, non libera l’uomo dal deserto perché lo rinchiude in forme storiche cristallizzate e non lo apre all’appello originale e personale dell’Essere”.

... ci ha donato bellezza.
Grazie Arturo Paoli,
grande testimone del nostro tempo.

sabato 14 febbraio 2015

Dedicato ai miei insegnanti. Grazie. Video.

A Giulio Girardi,
maestro di vita e di pensiero.

Ai maestri che abbiamo incontrato 
lungo il viaggio della nostra vita 
(Odilon Redon, Barca rossa e vela blu)
Si può essere “maestro indiscutibile di una generazione senza maestri”? 
Il nostro tempo non è che  un susseguirsi di “generazioni senza maestri”. Parlo di maestri “buoni”,  perché dei “cattivi” sono ingolfate le nostre città e le nostre istituzioni, intrise di dilaganti corruzioni, ingiustizie clientelari, diseguaglianze sociali, iniquità formalmente legali, falsità ed ipocrisie smerciate per solidarietà, ciniche seduzioni, manipolazioni contrabbandate come libere determinazioni, promesse mai mantenute, innumerevoli contraddizioni tra  il dire ed il fare…

Ai maestri di cui ci siamo accorti dopo, 
in età adulta... 
(Odilon Redon, Profilo di donna alla finestra)
Eppure è anche il trionfo - silente, nascosto, fecondo - di una fiumana di persone, donne ed uomini, che nel quotidiano hanno testimoniato e testimoniano la loro coerenza e il loro compito consistente nell’onorare il proprio servizio. Per consapevole deformazione professionale penso in particolare ai non pochi insegnanti  di ogni ordine e grado che, nella fatica e concretezza del loro impegno di ogni giorno, sono stati e sono per i loro studenti “maestri di vita e di pensiero”: consapevolezza che emerge  per lo più  quando si è diventati adulti e si vedono cose che prima risultavano invisibili. A tutti questi docenti è dedicato il video che proponiamo, lasciando a mia moglie una riflessione più personale …


domenica 5 gennaio 2014

Su suggerimento di Martina. Inno alla vita.

Dobbiamo tentare l'impossibile
Zygmunt  Bauman

Musica e danza,
Tacuinus Sanitatis Casanatensis (XIV secolo).
Oggi vi proponiamo un video suggeritoci da Martina Isoleri che, fin dalla prima ora, ha seguito e accompagnato il nostro blog. Forse è un pò lungo per gli standard di ascolto, ma così intenso e capace di dare gioia, di cambiare il timbro di una giornata, di far riflettere, da indurci a condividerlo e pubblicarlo. 

Il messaggio che noi cogliamo e vogliamo lanciare è che tutti possiamo sfidare noi stessi, a partire dai nostri limiti... nessuno può né deve arrendersi.


Grazie Martina per il tuo contributo ....

Si consiglia di mettere in pausa la musica del blog prima di avviare il video.


 



Chi desidera intervenire può consultare il post del 22/10/13 oppure semplicemente andare qui sotto su "commenta come", nel menù a tendina selezionare "nome/URL", inserire solo nome e cognome e cliccare su continua. Quindi può scrivere il proprio contributo sul quale rimarrà il suo nome ed eventualmente, se lo ritiene opportuno, può lasciare la sua mail.


P. P. Rubens,
Danza.

domenica 22 dicembre 2013

Tregua di Natale 1914, quasi una fiaba.


Questo post è pensato in continuità con l'articolo pubblicato ieri: "Natale in trincea. Video". Si rimanda dunque ad esso e al video commovente che contiene.


1914: tregua di Natale.

Testimonianza di Tom, soldato inglese, 
presente  alla “tregua di Natale” del 1914.


“Janet, sorella cara, sono le due del mattino e la maggior parte degli uomini dormono nelle loro buche, ma io non posso addormentarmi se prima non ti scrivo dei meravigliosi avvenimenti della vigilia di Natale. In verità, ciò che è avvenuto è quasi una fiaba, e se non l'avessi visto coi miei occhi non ci crederei.
Quasi una fiaba...
Bozzetto del 1914.
Prova a immaginare: mentre tu e la famiglia cantavate gli inni davanti al focolare a Londra, io ho fatto lo stesso con i soldati nemici qui nei campi di battaglia di Francia! […]  Di colpo un camerata mi scuote e mi grida: Vieni a vedere cosa fanno i tedeschi! Ho preso il fucile, sono andato alla trincea e, con cautela, ho alzato la testa sopra i sacchetti di sabbia.
... la logica dell'inimicizia ...
Non ho mai creduto di poter vedere una cosa più strana e più commovente. Grappoli di piccole luci brillavano lungo tutta la linea tedesca, a destra e a sinistra, a perdita d'occhio. […]  I tedeschi avevano disposto degli alberi di Natale di fronte alla loro trincea, illuminati con candele e lumini. E poi abbiamo sentito le loro voci che si levavano in una canzone: ' stille nacht, heilige nacht…'.  Non ho mai sentito un canto più bello e più significativo in quella notte chiara e silenziosa. Quando il canto è finito, gli uomini nella nostra trincea hanno applaudito. Sì, soldati inglesi che applaudivano i tedeschi!
...  opposta alla logica della fraternità ...

Poi uno di noi ha cominciato a cantare, e ci siamo tutti uniti a lui [...].  Inglesi e tedeschi che s'intonano in coro attraverso la terra di nessuno! Non potevo pensare niente di più stupefacente, ma quello che è avvenuto dopo lo è stato di più. 'Inglesi, uscite fuori!', li abbiamo sentiti gridare, 'voi non spara, noi non spara!'.  Nella trincea ci siamo guardati non sapendo che fare. Poi uno ha gridato per scherzo: 'venite fuori voi!'. Con nostro stupore, abbiamo visto due figure levarsi dalla trincea di fronte, scavalcare il filo spinato e avanzare allo scoperto. Uno di loro ha detto: 'Manda ufficiale per parlamentare'.
... della comunicazione ...
Ho visto uno dei nostri con il fucile puntato, e senza dubbio anche altri l'hanno fatto - ma il capitano ha gridato 'non sparate!'. Poi s'è arrampicato fuori dalla trincea ed è andato incontro ai tedeschi a mezza strada. Li abbiamo sentiti parlare e pochi minuti dopo il capitano è tornato, con un sigaro tedesco in bocca! Nel frattempo gruppi di due o tre uomini uscivano dalle trincee e venivano verso di noi. Alcuni di noi sono usciti anch'essi e in pochi minuti eravamo nella terra di nessuno, stringendo le mani a uomini che avevamo cercato di ammazzare poche ore prima. […] Anche quelli che non riuscivano a parlare si scambiavano doni […]. Questi non sono i 'barbari selvaggi' di cui abbiamo tanto letto. Sono uomini con case e famiglie, paure e speranze e, sì, amor di patria. Insomma sono uomini come noi. Come hanno potuto indurci a credere altrimenti? […] Poi ci siamo separati con la promessa di rincontraci l'indomani, e magari organizzare una partita di calcio. 
... del gioco ...
E insomma, sorella mia, c'è mai stata una vigilia di Natale come questa nella storia? Per i combattimenti qui, naturalmente, significa poco purtroppo. Questi soldati sono simpatici, ma eseguono gli ordini e noi facciamo lo stesso. A parte che siamo qui per fermare il loro esercito e rimandarlo a casa, e non verremo meno a questo compito. Eppure non si può fare a meno di immaginare cosa accadrebbe se lo spirito che si è rivelato qui fosse colto dalle nazioni del mondo. Ma che succederebbe se i nostri governanti si scambiassero auguri invece di ultimatum? Canzoni invece di insulti? Doni al posto di rappresaglie? Non finirebbero tutte le guerre?  Il tuo caro fratello Tom." 
La trincea... 
... realtà e prototipo 
dell'assurdità di ogni guerra ...

... assurdità che continua anche oggi ...





... in Siria ...

... in Mali ...
... in Sudan ...
... e in altri scenari di guerra...

... fino a quando?...
Chi desidera intervenire può consultare il post del 22/10/13 oppure semplicemente andare qui sotto su "commenta come", nel menù a tendina selezionare "nome/URL", inserire solo nome e cognome e cliccare su continua. Quindi può scrivere il proprio contributo sul quale rimarrà il suo nome ed eventualmente, se lo ritiene opportuno, può lasciare la sua mail.

venerdì 1 novembre 2013

Maestri e testimoni: D. M. Turoldo.


Possiamo dire chi siamo? Lo possono dire gli altri?

David Maria Turoldo ( 1916-1992): "Ci sarà mai qualcuno che sappia dire di sé chi sia?"  

 “Credo che nessuno possa rispondere a una domanda simile: dire di sé chi sia. Se lo sapesse, sarebbe la fine. Non è con questo che non ne riconosca la legittimità; dico solo che è una domanda che non può avere risposta esauriente e persuasiva, tanto meno se espressa dall’interrogato. […] Che altri dicano di me quello che vogliono, ciò che ritengano più fondato e legittimo; io stesso mi metterò in ascolto per imparare, per continuare a conoscermi: continuare a scoprirmi! Senza naturalmente vendermi a nessun giudizio, senza rinunciare a nessuna primogenitura, e cedere al mito dell’opinione della gente” (pag. 17).


Gli altri aiutano a conoscerci.

E allora, in queste giornate di memoria  dei nostri cari e di speranza oltre la morte,   Turoldo così si può presentare, nella prosa (1) e nel canto della  poesia (2):

Adamo ed Eva simbolo della vita.
Adamo ed Eva simbolo della morte.
(1)
“Tre cose  devono essere messe a fuoco. Il mio colloquiare continuo con la morte, cosa sia per me la morte; quanto ”ami” la morte, eccetera. E quanto perciò ami la vita;  cosa intenda per la vita; questo grido senza eco lanciato sull’infinito. Al di fuori di questo confronto continuo nessuna risposta sarà quella vera, e nessuna scelta potrà essere mai definitiva; a prescinderne anzi, ogni proposito sarà vano, imperfetta ogni decisione, e quindi sbagliata. Tutto il resto non è che fuoco pirotecnico tra questi due focolai della vita e della morte. Ogni sentimento, ogni bagliore di grazia, ogni speranza e disperazione, tutto sarà legittimo e vano insieme. Giorni come faville; visioni e miraggi di una traversata senza fine. Tutti felici e sempre inquieti: appunto con la gioia nel cuore e  “con  la morte sulle braccia”, con la cenere posata sulle stesse parole che cantano la gioia, con i denti legati di cenere appena tu assapori  il frutto dell’albero” (pag.149).
Leggeri nel vento


(2)  CAMPANE SUONATE A DISTESA…

“Quando avrò dalla mia cella

salutato gli amici e il sole

e si alzerà la notte

finalmente

saldato il conto,

campane

suonate a distesa:

la porta è da tempo

segnata dal sangue

pronte le erbe amare

e il pane azimo:

allora andremo

leggeri nel vento.   
  (DAVID MARIA TUROLDO, Canti ultimi)
Le citazioni sono tratte da David Maria Turoldo, La mia vita per gli amici, vocazione e resistenza, Mondadori, Milano, 2002.

Tutte le immagini riproducono affreschi della Cappella Brancacci di Firenze (Masaccio, Masolino, Meucci).