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Visualizzazione post con etichetta Stefano Nava. Mostra tutti i post
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lunedì 15 luglio 2024

Ai miei studenti. Che cos'è la gratitudine?

Post di Rossana Rolando.
Immagini e dipinti di Stefano Nava (qui il sito)
 
 “Ai miei studenti.
 E anche a tutti quelli che imparano
 o già esercitano il mestiere di Socrate”
(Dedica che faccio mia, da Roberta De Monticelli).

Stefano Nava, Legami
Come ormai non mi capitava da alcuni anni, al termine del percorso liceale classico, alcune alunne particolarmente sensibili e coinvolte nelle discipline filosofico storiche mi hanno espresso la loro gratitudine attraverso lettere, messaggi, gesti di vario tipo. La commozione che ha accompagnato questi momenti è stata per me molto intensa. Che l’impegno, la passione, il desiderio di  una comunicazione profonda - sulla vita, su ciò che davvero vale, sulla bellezza della conoscenza, sul dono reciproco dell’insegnare e dell’imparare - siano colti da giovani menti, tra i mille frastuoni del tempo in cui viviamo, è cosa niente affatto scontata, degna di meraviglia.
 
Che cos’è la gratitudine? In concomitanza con questi eventi, ho terminato la lettura dell’importante e appassionato libro di Roberta De Monticelli, Il dono dei vincoli. Per leggere Husserl.¹ L’introduzione alla comprensione autentica del grande filosofo di area tedesca, di origine ebraica, vissuto nel periodo terribile del nazismo, si traduce anche nell’invito a renderlo vivo, cercando di fare filosofia secondo il suo metodo, detto fenomenologico.

mercoledì 26 agosto 2020

Povertà ieri ed oggi.

Post di Rosario Grillo
Immagini e video di Stefano Nava (qui il sito).

Presente.
Stefano Nava, 
Pane
Siamo ad un bivio della storia.
Sembrerà esagerato, ma l’esame dell'insieme delle cause che hanno provocato l'attuale pandemia spinge a confermare la dichiarazione iniziale. Ad un bivio, due opzioni. O la conferma di un ordine, di una concatenazione, di un equilibrio di forze, tutti intonati alla competizione, inclinati al Merito, che non è mai neutrale, sottomessi al Mercato estremo, nel cui seno non circolano più beni o merci ma futures. O la via alternativa, improntata alla salvaguardia dei beni comuni, in difesa del Welfare, perorando lo svolgimento come democrazia sociale, via amministratrice delle risorse della Terra (perché viviamo in un sistema finito).
Le encicliche degli ultimi pontefici si sono soffermate sull’orizzonte della seconda via. Ancor di più vi ha insistito Papa Francesco, che nella Laudato sii, ha lucidamente esposto il nesso tra rispetto della natura e giustizia sociale. (1)
Bergoglio non è un neofita della causa. La sua attenzione al problema sociale è di vecchia data, maturato nel continente della sua formazione, America Latina, aduso al dramma sociale. ( 2)
Il succo della scelta chiama in causa l'anima di ogni fede  religiosa, se con essa intendiamo la cura dell’uomo, la Salvezza, rispettando il prospetto di un vero ecumenismo (da oikos); come tale, rinsaldando un percorso di fede che unisce e non divide.
Nello specifico del Cristianesimo, si scinde cristianità da cristianesimo; (3) discendente la prima da un'impronta teocratica/secolare, quindi compromessa nel lungo periodo del potere temporale della Chiesa romana. Fedele, il secondo, allo spirito genuino del messaggio evangelico proteso verso la liberazione dell’uomo. Coerentemente il Santo Padre ha esplicitamente evocato, nell’ultimo periodo, la pratica della comunione dei beni nella Chiesa primitiva. (3)

domenica 12 febbraio 2017

Pane nostro, P. Matvejevic.

🖊 Post di Rosario Grillo
📷 La fotografia di Predrag Matvejevic è tratta dal Corriere della sera/Cultura. 
🎨 Le altre immagini riproducono illustrazioni di Stefano Nava (qui il sito).

Predrag Matvejevic
I mezzi di informazione non si sono soffermati a sufficienza sulla comunicazione della morte di Pedrag Matvejevic (7 ottobre 1932 - 2 febbraio 2017).
Queste righe vogliono dunque essere innanzitutto un contributo a ricordarne la figura, a passare velocemente in rassegna i suoi decisivi contributi storici.
Dal ricordo tracciato da Vittorio Filippi (cliccare qui) traggo innanzitutto la sua “jugoslavità”, una fede vissuta nel nome dell'unità dei popoli balcanici.
Tanto più significativa dopo la partecipazione al conflitto mondiale, dove, egli di provenienza russa, fece il lavoro di “gazzetta” dei partigiani titoisti.
Assunse, così, attraverso l'esperienza del padre prigioniero nei lager nazisti, un incrollabile fede nell'unità attraverso la pace, sotto lo scudo della Libertà.

martedì 16 febbraio 2016

Profeti oggi, con Péguy. Illustrazioni di Stefano Nava.

Stefano Nava, 
Annunciazione
Charles Péguy“… Come avviene  che tanti buoni cristiani non facciano una buona cristianità? Ci deve essere qualcosa che non va… Se  ci mandassi, se soltanto volessi mandarci una delle tue sante. Ce n’è ancora: dicono che ce n’è, se ne vedono, se ne ha sentore, c’è chi ne conosce qualcuna … Ma non so come accada. Santi ce ne sono, santità ce n’è, e mai il regno del reame della perdizione aveva tanto dominato sulla faccia della terra. […] Ci vorrebbe forse qualche cosa di nuovo, qualche cosa che non si fosse mai vista, qualche cosa che non si fosse mai fatta ancora. Ma chi oserebbe dire, mio Dio, che ci possa essere ancora una cosa nuova, dopo quattordici secoli di cristianità, dopo tanti santi, dopo i tuoi martiri, dopo la passione e la morte di tuo Figlio! Eppoi bisognerebbe, mio Dio, bisognerebbe mandarci una santa… che riesca.” (Charles Péguy, Il mistero della carità di Giovanna d’Arco, ed. Ave minima 26, Roma 1966, pag.16).

Stefano Nava, 
Mosè guarda la terra promessa 
dal monte Nebo
In questi giorni  ho riletto alcuni libri degli anni della mia prima e tarda giovinezza editi da AVE (es.: C. Carozzo - Gruppo del Gallo di Genova - Due profeti l’amore il potere, minima 65, 1971) e da Cittadella di Assisi (es.: E. Schùngel-Strauman, Sofonia-Naum-Abacuc-Abdia-Giona, Israele e gli altri?,1989). E mi sono chiesto: questo nostro tempo,  come ogni altro tempo, ha un forte bisogno di profeti. Ma chi sono, dove sono? Sappiamo riconoscerli? Distinguerli  dai falsi profeti?
Stefano Nava, 
Elia sul monte Oreb
Non sono che un esperto di nulla, di professione sono un inquieto ricercatore, ma da quel poco che ho capito dei profeti dell’AT, da quel tanto e poco che la mia vita mi ha  insegnato, ho solo griglie di interpretazione mutevolmente flessibili, che pretendono un ascolto il più possibile in profondità degli avvenimenti che ogni giorno viviamo.
So bene che profeta non è colui o colei che si rivolge agli uomini e donne del futuro, prevedendone e predicendone fatti e situazioni. Profeta, ieri come oggi, è colui che si situa nel proprio presente e si  rivolge agli uomini e donne del suo tempo, al suo  mondo, al divenire quotidiano della nostra vita ed alla storia  dei nostri giorni. Avverso ad ogni idolatria, tanto intransigente quanto tenero e misericordioso, rifiuta ogni  dualismo tra il gusto per la vita in tutte le sue manifestazioni e la fede che si nutre di tutti i frutti della terra. Vive nella passione per l’uomo e nell’adorazione  di Dio, inscindibili.

sabato 31 ottobre 2015

La memoria e l'albero. Con Stefano Nava.

  “Memoria e ricordo sono sotto il segno eccezionale 
del dover essere” 
(Bernard Stoeckle).*

L'albero, simbolo del tempo
che ci costituisce
(Stefano Nava, Il cedro)
Parlare della memoria in un piccolo post è sicuramente pretenzioso. Lascio a color che sanno ogni discorso psicologico, psicanalitico, sociologico (la memoria a breve lungo termine; individuale e collettiva; il  ruolo del vissuto, dei desideri, dei meccanismi di autodifesa consci ed inconsci nel rimuovere, dimenticare, modificare, abbellire il passato…). Solo vorrei riflettere brevemente sulla memoria come “tratto essenziale del nostro essere finito e storico”, perché non si può sganciare l’esistenza umana dalla sua costituzione storica, perché il presente ed il futuro non possono essere consapevolmente vissuti senza riconoscere  il già accaduto, perché il ricordo mi stringe a non chiudere gli occhi né a tacere sull’oggi.
L'albero, simbolo 
del radicamento e della durata
(Stefano Nava, Il sicomoro, 
particolare)
La sua estinzione o il suo  accecamento sono “l’oblio dell’essere” di uomini e donne che, “legati brevemente al piolo dell’istante”, non sanno che cosa sia ieri e che cosa sia oggi. E’ ciò che ognuno di noi può sperimentare in questa società  liquida, smarrita nella profonda instabilità e spaesamento dell’esistenza sia individuale sia sociale.

sabato 24 ottobre 2015

Dare senso alla quotidianità delle piccole cose. Con Stefano Nava.

Il coraggio di attraversare  
la quotidianità...
(Stefano Nava, 
Spazi di silenzio)
“Pensate che le piccole cose aprono la porta  alle più grandi
e che in tal modo il mondo può penetrare fra di voi,
senza che neppure ve ne accorgiate” 
(Teresa d’Avila, Pensieri, Passero solitario, Roma s.d., 252).


Il tran tran quotidiano  è il segmento temporale davvero più importante e decisivo nella nostra vita. E’ fatto indubbiamente di banalità, abitudini, riflessi condizionati, routine, automatismi anche inconsapevoli, impulsi-coazione a fare le stesse cose. E’ la normalità delle nostre finitudini che accetto con il sorriso di una consapevole abreazione. 
... la normalità delle piccole cose 
di ogni giorno...
(Stefano Nava, 
Pane)
Ma c’è anche un’altra faccia della normalità quotidiana, prevalente, che appartiene alla storia personale ed interpersonale di ognuno di noi, fatta di intense relazioni  e di piccole cose intrise di valori. E’ la dimensione della kierkegaardiana “ripetizione”, categoria esistenziale  che vuol dire  fedeltà ai propri impegni ed alle proprie scelte. Kierkegaard la poneva come cifra della vita etica (emblema ne era il marito, il giudice Wilheim).