Sul tema dei volti in Italo Mancini
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Benozzo Gozzoli,
Lorenzo il Magnifico, bambino
(Palazzo Medici Riccardi, Firenze) |
C'è una dolcezza nella
luce/E gli occhi vedono/Felici il sole
L’uomo di lunga vita/Tra i
piaceri di tutti i suoi anni/Tanto più penserà/Ai giorni della Tenebra infiniti
Tutto passa in un
soffio/Ragazzo goditi la giovinezza/Va’! dove va il tuo cuore/E dove va lo
sguardo dei tuoi occhi
Ma sappi che per tutto/ Dio
ti giudicherà
E getta via il
tormento/Strappati dalla carne il dolore/Perché un soffio è la
giovinezza/Nerezza di capelli/Un soffio”
(Qohelet, 11, 7-10, trad.
di G. Ceronetti,
cit. in Italo
Mancini, Tornino i
volti, Marietti, 1989, pp. 30-31).
Sul
finire del 900 Italo Mancini si chiedeva: con quale cristianesimo nel
terzo millennio si può procedere, testimoniare, fare comunità?
In un
saggio che a suo tempo fece scalpore, e che ha poi raccolto in “Tornino i
volti” (pp. 3-31, e sinteticamente in “Tre follie”, ed. Camunia, Mi, 1986 pp.
71-82), esaminava tre modalità di vivere il Cristianesimo: come cultura
della presenza, della mediazione, del paradosso.
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Benozzo Gozzoli,
Il viaggio dei Magi:
il corteo di Gasparre
(Palazzo Medici Riccardi,
Firenze) |
1.
Cultura della presenza. Per cattolicesimo della presenza Mancini
intende il modo di vivere la fede cristiana che fa leva sull’essere
immediatamente riconosciuti perché visibili: “presenza” integralista ed
inadeguata, intesa a creare nel mondo un altro mondo connotato come cristiano;
presenza che non è testimonianza gratuita e disinteressata, perché ha “bisogno
del nemico e dell’avversario invece di considerare tutti gli uomini fratelli e
bisognosi d’amore”, perché considera la fede “un bastone per rompere il capo
degli altri, invece di tremare per l’infedeltà che può coprire il loro
cuore e per il dubbio se la parola di Dio parla veramente dove si parla di
lei”. Specie i giovani ne sono sedotti, per la “cementazione psichica” e
sicurezza anche psicologica che offre loro. Ciò che le manca è la
comunione con gli altri, in particolare con gli altri credenti ritenuti di
serie inferiore. La sua proiezione culturale è la filosofia-teologia
dell’immediatezza dogmatica, senza il travaglio ermeneutico, senza la “fatica
del concetto”.