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Visualizzazione post con etichetta religione. Mostra tutti i post
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sabato 28 dicembre 2024

Giubileo 2025, dedicato alla Speranza

Post di Rosario Grillo
 
Kazimierz Wojniakoski, Allegoria della Speranza, 1812
“La grazia di un Giubileo è spalancare, aprire e, soprattutto, aprire i cuori alla speranza. La speranza non delude (cfr Rm 5,5), mai! Pensate bene a questo. Anche io lo penso, perché nei momenti brutti uno pensa che tutto è finito, che non si risolve niente. Ma la speranza non delude mai. A me piace pensare alla speranza come all’àncora che è sulla riva e noi con la corda stiamo lì, sicuri, perché la nostra speranza è come l’àncora sulla terraferma (cfr. Eb 6,17-20). Non perdere la speranza. È questo il messaggio che voglio darvi; a tutti, a tutti noi. Io il primo.” (apertura della Porta Santa al carcere di Rebibbia su
questo sito)
 
Mentre scrivo questo post mi giunge notizia della scomparsa di un ragazzo del paese che abito. Le circostanze della morte rimandano alla desolazione che circonda molti giovani di oggi, ai quali molto spesso, io credo, manchino, senza propria colpa, ideali forze e proventi per affrontare il futuro. Nella triste situazione si ritrovano i reclusi delle carceri italiane, vittime di un sistema punitivo carente di rieducazione, osteggiati oltretutto da una opinione comune unilateralmente contraria. Il rendiconto annuale già annovera 88 suicidi, dietro le sbarre. Guardo anche ad una situazione internazionale, che registra un “mercanteggiamento” dei popoli, se si considera quel che accade in Medio oriente e in Ucraina, presi come casi non unici ma lampanti.

giovedì 28 luglio 2022

In cammino.

 Post di Rosario Grillo.

💥ANSIA E CURA.
Anonimo bizantino, Gabriel, XIV secolo
Mentre siamo turbati dalla pandemia, atterriti dei segni premonitori di una catastrofe ecologica, incapaci di unire le forze per rispondere alle sfide terrene - intendo: le forze dell’alchimia politica e delle alleanze sociali strategiche - a noi cristiani sovviene la verità delle raccomandazioni depositate nella “lettera a Diogneto
”.
Lontanissime nel tempo: tali appaiono ai cantori del tempo presente, a coloro che esaltano la forza intrinseca alla tecnologia, usata per scardinare ogni ostacolo e procedere sul binario di un progresso inarrestabile.
La liturgia della VI domenica del tempo ordinario vede il profeta Geremia maledire colui che confida nell’uomo e benedire colui che confida nel Signore. È un vigoroso monito che non vuole rinnegare la fiducia che Dio ha posto nell’uomo, inviando il Figlio a salvarci, confinarla invece nel solco di una reciprocità.
Quale reciprocità?
Non sovrastimiamoci, perché l’infinito è comunque incommensurabile con il finito; verso l’uomo però si porge l’infinita misericordia, sigillata con il crisma dell’amore donativo.
Ecco il viatico, nel regno dei cieli il nostro destino.
Come quella “lettera” ha attraversato i secoli, fiduciando i credenti in Cristo, manifestando un fronte di laceranti sconfitte e di importanti vittorie (1), allo stesso modo, qui ed ora, a noi è richiesta risposta, pronta e drammatica, per battere i sentieri non sempre chiari e molto spesso lontani dal tragitto occidentale, a continuare il cammino della Chiesa cristiana. (2)
Un amico filosofo, Giovanni Scarafile, porge una bussola, quando si adopera per mettere in luce la pregnanza di certi inviti di Papa Francesco. Nello specifico: l’incompiutezza del conoscere con il dialogo tra i saperi. (3) In virtù dell’incompiuto, l’uomo muove a superare confini, ad individuare nuovi bisogni; il dialogo assicura intanto la interdisciplinarità e, per essa, il superamento di ottiche settoriali, mette in prova il pensiero e lo spinge sulla via della scienza autentica.

sabato 14 maggio 2022

La rimozione delle lucciole.

Post di Rossana Rolando.

Massimo Recalcati, Pasolini, 2022
Nel piccolo libro di Massimo Recalcati, da poco uscito, dal titolo “Pasolini. Il fantasma dell’Origine”, si dà molto spazio all’elemento del religioso e del sacro nella poetica pasoliniana.¹ In particolare, si insiste sulla tesi del mondo disincantato che caratterizza la società consumistica borghese:
non esiste un borghese che possegga un autentico sentimento religioso.² Per Pasolini il tentativo del fascismo storico di colonizzare le coscienze è riuscito solo superficialmente. Viceversa, il nuovo fascismo consumista (tecno-fascismo) ha permeato la mentalità collettiva, assorbendo in sé ogni desiderio e chiudendo l’uomo contemporaneo nella cerchia dei beni continuamente inseguiti e raggiunti. L’Altro, l’Origine, la Madre, l’Inedito - i tanti nomi di cui si riempie lo scarto tra l’aspirazione e la realtà – si eclissano dall’orizzonte del mondo, appiattendo il desiderio nell’ultimo prodotto, illusoriamente nuovo, che il mercato incessantemente propone. Il mondo non conosce più la meraviglia dell’Origine e le lucciole scomparse dalla campagna ne sono l’emblema: l’industrializzazione e le luci artificiali di stadi, concerti, schermi televisivi, hanno oscurato la capacità di vedere nel buio, da una parte, ma hanno anche azzerato la presenza stessa delle fonti di luce, metaforicamente rappresentate dai piccoli corpi volatili: “Le lucciole sono il simbolo di un tempo dove il mistero abitava ancora il mondo, un tempo che ha preceduto la violenza demitizzante della civiltà dei consumi”.³

domenica 7 novembre 2021

Pudore, "verità velata".

Post di Gian Maria Zavattaro.
 
Antonio Corradini, Verità velata, (foto di David Syvier)
“Il rispetto della dignità umana significa la disposizione incondizionata a considerare e difendere ogni essere umano, come una realtà di cui non si può disporre. Il rispetto si oppone quindi a tutte quelle maniere che abbandonano l’uomo alla “impudicizia”: fargli violenza, servirsene senza riguardi o logorarlo, degradarlo a puro mezzo per il conseguimento di fini oggettivi (in base a calcoli economici, sociali o politici). Il rispetto si oppone anche a ogni teoria scientifica che ammette di poter misurare e pianificare l’uomo secondo criteri interamente razionali. Del resto, senza rispetto non è possibile alcun criterio assiologico vincolante” (Bernhard Stoeckle).
“Mi ha colpito una frase molto bella di Norberto Bobbio, il quale - come non credente - dice: "La differenza rilevante per me non passa tra credenti e non credenti, ma tra pensanti e non pensanti; ovvero tra coloro che riflettono sui vari perché e gli indifferenti che non riflettono". E aggiunge (è un'osservazione un po' amara, forse troppo pessimistica): “La specie degli indifferenti, che è di gran lunga la più numerosa, si trova tanto fra i credenti quanto fra i non credenti” (Carlo Maria Martini, Cattedra dei non credenti, Rusconi, Milano 1992, p. 120).

Per le strade della vita ho incontrato e al mio crepuscolo continuo ad incontrare ogni sorta di persone: non pochi santi, nutrite schiere di pensanti, processioni di donne ed uomini assetati di vero-giusto-bello e - mai come oggi - confuse maree di impediti a pensare e a vedere. Dove collocarmi alla mia età e quali frequentazioni suggerire?

giovedì 28 maggio 2020

Perché lei è un uomo di speranza? Una nuova Pentecoste?

 Post di Gian Maria Zavattaro.

Jean Fouquet, Miniatura raffigurante 
la discesa dello Spirito Santo, 
Metropolitan Museum New York, XV sec.
“La situazione del mondo attuale è una situazione di travaglio e ad un travaglio si accompagna sempre la speranza. Noi contempliamo la presente situazione con un’immensa speranza cristiana e con un sentimento profondo di responsabilità per il tipo di mondo che uscirà dal travaglio di oggi. E’ questa l’ora della Chiesa: unita, essa deve offrire orientamenti cristiani al mondo nuovo che nasce” (patriarca Atenagora, in Avvenire 12.1.69,  cit. da  Leon Joseph Suenens, Lo Spirito Santo nostra speranza, una nuova Pentecoste? ed. Paoline, 1975, p. 10).

Una nuova Pentecoste?

PERCHÉ LEI È UN UOMO DI SPERANZA?
Perché credo
che Dio è nuovo ogni mattina,
che crea il mondo in questo preciso istante,
e non in un passato nebuloso, dimenticato.
Ciò mi obbliga ad essere pronto ogni istante all’incontro.
Poiché l’inatteso è la regola della Provvidenza.
Questo Dio “inatteso” ci salva
e ci libera da ogni determinismo
e sventa i foschi pronostici dei sociologi.
Questo Dio inatteso è un Dio
che ama i suoi figli, gli uomini.
È questa la sorgente della mia speranza. 
Sono un uomo di speranza non per ragioni umane 
o  per ottimismo naturale.
Ma semplicemente perché credo
che lo Spirito Santo è per sempre lo Spirito Creatore,
che dà ogni mattina, a chi lo accoglie,
una libertà nuova ed una provvista di gioia e di fiducia. 
Sono un uomo di speranza perché so
che la storia della Chiesa è una lunga storia,
tutta piena delle meraviglie dello Spirito Santo.
Pensate ai profeti ed ai santi,
che in ore cruciali sono stati strumenti prodigiosi di grazie,
ed hanno proiettato sulla via un fascio luminoso.
Credo alle sorprese dello Spirito Santo.
Giovanni XXIII ne fu una. 
Il Concilio pure.
Noi non ci aspettavamo né l’uno né l’altro.
Perché l’immaginazione di Dio
e il suo amore sarebbero oggi esauriti?
Sperare è un dovere, non un lusso.
Sperare non è sognare, al contrario:
è il mezzo per trasformare un sogno in realtà.
Felici coloro che osano sognare
e che sono disposti  a pagare il prezzo più alto
perché il sogno prenda corpo nella vita degli uomini.
Pentecoste 1974
in L. J. Suenens, Lo Spirito Santo nostra speranza - Una nuova Pentecoste?,o.c., pp. 11-12, Risposta del card. Suenens alla domanda del suo editore americano:"Perché lei è un uomo di speranza?"

mercoledì 27 giugno 2018

Una versione del "sacro". Simone Weil.

Post di Rosario Grillo
Immagini delle illustrazioni di Pia Valentinis, in Guia Risari, Il taccuino di Simone Weil (qui il sito).

Pia Valentinis, 
Simone Weil
Difficile trovare la misura giusta per parlare di Simone Weil!
Si viene addirittura tentati di dire che lei stessa preparò  le occasioni per rendere ostica l’impresa.
Simone Weil scrisse molto, ma scartò per principio la sistematicità.
Soprattutto è vietato scindere il suo pensiero dalla vita vissuta.
Solo questa “trama“ contiene la chiave ermeneutica della sua opera, che infatti ha un titolo che spicca su tutti: i “Quaderni”, dimostrazione effettuale del pensiero-azione.
Penetrando nel suo stile, nel suo carattere, balza in primo piano l’istanza della autenticità, quasi sconfinante in una ipertrofia dell’io.
Proprio lei che osteggiò il primato del soggetto e si spese per l’affermazione dell’impersonale.
Colta questa piega, se ne evince la risicata consonanza con lo spirito del nostro presente, così tentato dall’individualismo.
Presente in tutti i cimenti significativi (e simbolici) della sua epoca, alla fine consunta dalla sua stessa sete di verità.

sabato 21 aprile 2018

Creazione. La mano di Dio.

Post di Rosario Grillo 
Immagini delle opere di Auguste Rodin (1840-1917).

Auguste Rodin, 
La mano di Dio
“Si può partire dallo studio dell'universo oggettivo, e porre in luce come il modo personale di esistere sia la più alta manifestazione dell'esistenza, e come l'evoluzione della natura preumana converga nel momento creatore in cui sorge questa suprema realizzazione dell'universo. Si potrà dire che la realtà centrale dell'universo è un progredire verso la personalizzazione [...]” (v. Mounier, Le personnalisme, 1949, in Oeuvres, 1962, III; tr. it., p. 9).


La creazione può essere o il più semplice o il più difficile tema da spiegare.
La semplicità sta nella azione diffusa e comune del creare: il fabbro crea le forbici e mille altri oggetti metallici, anche la cuoca può attribuirsi la dote di creatrice dei suoi piatti succulenti.
La difficoltà riguarda lo spostamento dell’asse temporale verso un’origine più o meno a-temporale, fuori del tempo.
La prima specie, moltiplicata per il numero dei potenziali artigiani, è alla portata di tutti e va fatta rientrare nella virtù tecnica della produzione.
In ogni caso, l’etimologia della parola contempla il fare. Aggiungo la mia opinione, che invita a mettere in risalto la res (cosa) implicata e la relazione realtà-creato.

sabato 31 marzo 2018

Discese agli inferi.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagine tratta dal ciclo degli affreschi dell'Oratorio di San Fedele, Albenga, SV (qui la ricerca del Liceo di Albenga sulla Chiesa e l'Oratorio).

Bartolomeo Bottoneri di Cherasco, 
La Discesa agli inferi, 1574

✩✩✩✩✩✩✩✩✩✩
“Discese agli inferi”.

“Sei disceso sulla terra 
per salvare Adamo  
 e, non avendolo trovato sulla terra, 
  o Signore, 
  sei andato a cercarlo 
   fino agli inferi”.

Liturgia bizantina 
(cit. da S. Chialà, Discese agli inferi, Bose, Qiqajon, 2012, retrocopertina).

 ✩✩✩✩✩✩✩✩✩✩

venerdì 30 marzo 2018

Venerdì santo e contemporaneità.

Post di Rossana Rolando.

Antonio Ligabue, 
Crocifissione (foto personale)
Il venerdì santo - memoriale della passione e della morte di Gesù Cristo all’interno della fede cristiana - può essere anche assunto come simbolo epocale della morte di Dio (nel significato filosofico teologico del venir meno di ogni orizzonte religioso) per larga parte del sentire “contemporaneo”. Un venerdì - quest'ultimo - che non precede la domenica della resurrezione, rimanendo chiuso nel cerchio del tempo,  del tutto indifferente alla speranza.
La pagina di Guido Ceronetti sotto riportata esprime il senso potentemente tragico della morte di Dio - fatta coincidere con l'estinzione di ogni attesa messianica - avvertendo in essa l'effetto di una privazione che non libera, anzi impoverisce e disumanizza. Solo il seme di questa consapevolezza può far risorgere, nella terra odierna del disincanto, l'inquieta domanda dell’Altro e dell’Oltre.

martedì 27 marzo 2018

La luna, stupendo simbolo.

Post di Rosario Grillo
Immagini delle opere del pittore tedesco Hans Thoma (1839-1924).

Hans Thoma, 
Violinista al chiaro di luna
Se ne accorse solo quando fu agli ultimi scalini. Dapprima, quantunque gli paresse strano, pensò che fossero gli estremi barlumi del giorno. Ma la chiaría cresceva, cresceva sempre più, come se il sole, che egli aveva pur visto tramontare, fosse rispuntato. 
Possibile?
Restò – appena sbucato all’aperto – sbalordito. Il carico gli cadde dalle spalle. Sollevò un poco le braccia; aprì le mani nere in quella chiarità d’argento.
Grande, placida, come in un fresco luminoso oceano di silenzio, gli stava di faccia la Luna.
Sì, egli sapeva, sapeva che cos’era; ma come tante cose si sanno, a cui non si è dato mai importanza. E che poteva importare a Ciàula, che in cielo ci fosse la Luna?

mercoledì 28 febbraio 2018

Terra promessa.

Post di Rosario Grillo.
Immagini delle opere del pittore francese Maurice Denis (1870-1943).

Maurice Denis, 
Il paradiso
“Una terra promessa/ un mondo diverso/ dove crescere i nostri pensieri/ noi non ci fermeremo / non ci stancheremo di cercare il nostro cammino”.
Così cantava Eros Ramazzotti, 1984. Nelle sua canzone si mischia il sogno di futuro, tipico dei giovani, con la proprietà di una terra promessa evangelicamente intesa.
La chiave di lettura dell’annuncio biblico finalmente mi è chiara e debbo ringraziare don Davide della Caritas tarvisina.
Il “filo d’Arianna” nella storia del Creato comincia dall’Eden e, attestato che l’uomo pende, per la forza di gravità della sua libertà, costituita tra cielo e terra, tra infinito e finito, verso il peccato, si svolge attraverso l’avventura della terra promessa.

sabato 2 dicembre 2017

Padre Turoldo,"Canti ultimi".

🖊Post di Gian Maria Zavattaro.
Link al precedente post su Padre Turoldo.

Padre Turoldo, 
Canti ultimi
No, non c’è notte da Innominato che non possa essere squarciata da una preghiera. Perché anche il disperato spera; anche il suicida spera. Pure la morte spera; e può essa stessa comporsi in un estremo 'De profundis'. Anche il fiotto del sangue è un inaudito gemito. Anche chi grida a te da luoghi troppo profondi e ti dice di non ascoltar la tua voce, ti prega. E pure chi ti maledice, Dio, a suo modo ti innalza il suo 'De profundis' assurdo. E, presente o assente che tu sia,  sempre incombi dall’alto polo dell’abisso: ora muto come una lapide; ora tenero come una madre, gioioso di sentire pietà. Tu pure commosso ed avvilito per questo infinito dolore del mondo;  commosso per le tante vite infelici, colpevoli o innocenti che siano”(D. M. Turoldo, prologo al salmo 130 (129) Dall'abisso, in I Salmi versione poetica, ed. S. Paolo, 2016 p.4°8).

In continuità ed a conclusione  del precedente post si propongono tre passi de “LO SCANDALO DELLA SPERANZA colloquio intimo tra N. Fabbretti e D. M. Turoldo”: nei  primi due p.Turoldo ci invita a confrontarci insieme sulla morte, nel terzo a sperare tutti insieme…

🌟1. D.  È stato facile al poeta Turoldo, cantare la santità della morte per i nuovi martiri come Romero, e per tutti quelli ignoti e senza sepoltura o aureola? Un tema come il dolore e la morte non ha finito per costituire un rischio di retorica, un rischio di “edificante” e di “già detto”, anche per te?

giovedì 23 novembre 2017

Turoldo e lo scandalo della speranza.

🖋Post di Gian Maria Zavattaro.

Lo scandalo della speranza: p. Turoldo “poeta, profeta, disturbatore delle coscienze, uomo di fede, uomo di Dio, amico di tutti gli uomini, zingaro del Vangelo”. 

Colloquio intimo
tra Nazareno Fabbretti 
e David Maria Turoldo
“Un cantico alla poesia, alla resistenza, alla profondità di pensiero di David Maria Turoldo. Perché proprio la poesia è un atto supremo dell’attenzione alla vita, alla vicenda dell’uomo e dei popoli” (Giancarlo Bruni, monaco dei Servi di Maria e della Comunità ecumenica di Bose). 
“Benedico il Signore - che la mente m’ispira: per questo immane  - soffrire dei giusti per questo gioire - tante volte insperato, per questo sperare di gioire - ogni giorno: impossibile che sia il Nulla - l’estremo traguardo: impossibile sarà pensarti - come realmente tu sei, o mio Signore: sconosciuto Iddio sei tu - la nostra unica sorte” (poesia composta da p. D. M. Turoldo il giorno prima della morte) (1).
David Maria Turoldo
Sono trascorsi 25 anni dal genetliaco di Padre Turoldo (1916-1992), sacerdote nell’Ordine dei Servi di Maria, poeta, scrittore, testimone appassionato del Vangelo, predicatore di fede speranza amore, “coscienza inquieta della Chiesa” (2). Anche in noi di Persona e Comunità c’era  la volontà di non lasciar trascorrere nel silenzio la sua memoria, di dire al mondo che è vivo e presente in mezzo a noi nell’invisibile comunione dei santi. Ci è sembrata la cosa migliore selezionare e riportare, come indispensabile premessa, alcuni penetranti pensieri di p. Giancarlo Bruni (suo allievo liceale a Firenze nel 1955-58, suo confratello e con lui a Fontanella negli anni 1968-71, prima di approdare a Bose) e poi invitare noi tutti ad  ascoltare e capire p. Turoldo dalla sua diretta voce: “LO SCANDALO DELLA SPERANZA colloquio intimo tra N. Fabbretti e D. M. Turoldo”, intervista registrata a fine ’91-inizio ‘92, edita in CD dalla S. Paolo (3).

martedì 7 novembre 2017

Ernesto Balducci: la liberazione.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini del pittore brasiliano Arthur Timótheo da Costa (1882-1922), con particolare riferimento alla rappresentazione di un'umanità dolente.

 Il termine “liberazione” esprime il modo proprio in cui la coscienza  cristiana degli anni 70 avverte e traduce  
il suo impegno con la storia e la sua fede in Gesù Cristo” (1).

Arthur Timótheo da Costa, 
Uomo che prega
P. Balducci scrive agli inizi degli anni '70 la voce Liberazione per il Dizionario Teologico edito nel 1974 da Cittadella. E’ fondamentale tenere presente il contesto che caratterizza quegli anni, anche per capire il coraggio di questo prete cinquantenne nell’affrontare - in termini squisitamente fenomenologici, non giudicanti ma criticamente descrittivi - un movimento “non in tutto e per tutto coerente” sviluppatosi da circa un decennio, enucleandone i tratti essenziali, la visione antropologica e cristologica. La bibliografia a fine articolo fa precipuo riferimento, oltre ai teologi della politica e della speranza, a Assmann. L. Boff, Freire, Girardi, Gutierrez, Torres.
Balducci non poteva prevedere la futura storia tormentata e conflittuale della TdL (2), ma forse oggi non sarebbe neppure sorpreso dell’attenzione che i nostri giorni stanno offrendo ai suoi “principi positivi”.

☆☆☆☆☆☆☆
Sul finire degli anni ‘60 la società occidentale è scossa dalla crisi della ideologia capitalistica e dalla critica allo sviluppo tecnocratico, ampiamente contestato sia nell’Occidente sia nei paesi sottosviluppati. Tra il ’68-‘69 in molte città  occidentali vi è come un’insurrezione ideologica, che segna – soprattutto con il maggio francese - il punto di rottura di molti giovani con le  vecchie generazioni.  
Arthur Timótheo da Costa, 
Ritratto di uomo nero
Il cosiddetto terzo mondo diventa per loro “un punto di riferimento globale contro il  primo mondo, quello dell’economia di mercato, e contro il secondo mondo,  quello della burocrazia socialista di tipo sovietico” (3). Il terzo mondo ha la sua rivincita umanistica: ai valori ed ai modelli mistificanti della società borghese la contestazione giovanile sostituisce Castro, Che Guevara, Ho Chi Minh… Nel contempo il marxismo recupera l’istanza utopica delle sue origini (Lukacs, Bloch, Garaudy, Schaff…) rimettendo in luce il Marx giovane, mentre la scuola di Francoforte (Fromm, Horkeimer, Marcuse in particolare) acquista una grande popolarità grazie all’analisi dell’”eclissi della ragione” nel mondo capitalistico e nella civiltà illuministica (4).

martedì 31 ottobre 2017

San Francesco di padre Balducci.

🖊Post di Gian Maria Zavattaro
🎨Immagini degli affreschi di Giotto nella Basilica Superiore di Assisi.
 
Giotto, Stimmate 
presso il Monte della Verna
“Allora che ne è stato di Francesco? […] Io ho cercato di penetrare, per così dire,  tramite il riferimento al Cristo della Verna, in questa profondità sofferta, escatologica di Francesco d’Assisi. Per me, lo dico subito, rimane una legge, che chi ha una speranza profonda e universale è, in fondo, condannato alla disperazione o alla speranza escatologica. Chi desidera una società fraterna, giusta e in pace, deve portare questa speranza, ma se per caso questa speranza urta nell’insuccesso (quanti ne abbiamo visti!) essa si trasforma in disperazione o in  violenza. C’è nella speranza della totalità una componente implicitamente teologale che si adempie solo nel mistero del Cristo crocifisso, nell’uomo fallito per eccellenza. Noi siamo salvati da un fallimento. Perché la vittoria non è storica, è metastorica. La Resurrezione non è fatto storico in senso proprio. E’ la decisione di Dio che crediamo per fede, ma la storia sembra legata ai ritmi tragici della crocifissione. E il mistero di Francesco  per me è strettamente conforme al mistero di Cristo. Al di sotto di questo vertice inimitabile, ma ricco, nella memoria della fede, di suggerimenti, di aperture, abbiamo il mediocre e deludente accomodamento storico, non c’è dubbio”. (Ernesto Balducci, Tra istituzione e rinnovamento evangelico in Francesco un ‘pazzo’ da slegare, Atti del 40° Corso di Studi Cristiani, Cittadella ed (1° ed. 1983), 3° ed. 1997, Assisi, pp.88-89)  (1)

Lo scritto qui presentato è l’intervento di p. Balducci, sessantenne, al 40° convegno di Cittadella “Francesco un ‘pazzo’ da slegare”, i cui atti sono stati pubblicati nel 1983.

giovedì 19 ottobre 2017

Balducci e l'ateismo letterario.

Post di Gian Maria Zavattaro.

Copertina del libro 
"Io e don Milani", ed.  San Paolo
A 25 anni dal dies natalis  di padre Ernesto Balducci (1922-1992) mi pare doveroso rendergli  un umile riconoscente omaggio. Non l’ho conosciuto personalmente, non sono certo un profondo conoscitore della sua opera e del  suo pensiero, ma  per me  molti della mia generazione negli anni postconciliari  è stato  uno dei riferimenti non marginali nel cammino di fedeltà al Vaticano II, nell’esercitare la mia professione  prima di insegnante di storia e filosofia (1) e poi di preside, nel dialogo con le culture contemporanee e con i non credenti, in particolare allora con i marxisti, nel quotidiano impegno sociale e nelle scelte,  decisive, di stare con e dalla  parte degli umiliati ed oppressi.  Fu in  prima fila nel diffondere la nuova ventata del Concilio, forte della speranza, senza nascondere amarezze per il tardivo rinnovamento religioso; fu  prete e scolopo  scomodo (non meno degli amici  don Milani padre Turoldo, G. La Pira…), osteggiato dagli ambienti curiali retrivi e dal loro seguito ultraconservatore; fu  allontanato dalla diocesi di Firenze, processato e condannato per apologia di reato per aver difeso l’obiezione di coscienza (con  denuncia al S. Uffizio); fu il fondatore della  rivista Testimonianze, l’animatore dei convegni  "Se vuoi la pace prepara la pace" .

sabato 9 settembre 2017

Anch'io voglio bene al papa.

Post di Gian Maria Zavattaro 
Immagini tratte dall'opera di Guido di Graziano, Dossale di San Pietro. 

Primo Mazzolari, 
Anch'io voglio bne al papa
Don Primo Mazzolari (1890-1959) -  sacerdote, partigiano e scrittore -  è stato un coraggioso testimone del Cattolicesimo italiano prima del Concilio Vaticano II, di cui ha anticipato molte istanze legate  soprattutto alla “Chiesa dei poveri” e al “dialogo con i lontani”. Recentemente papa Francesco ha voluto recarsi a pregare presso il suo sepolcro a Bozzolo e poi da don Milani a Barbiana, entrambi sempre schierati dalla parte dei poveri, degli ultimi e degli oppressi. Ebbene proprio in queste ultime settimane da parte di certi giornali e certi siti  è stata sferrata una campagna senza precedenti volta a delegittimare il papa. Allora ho sentito il bisogno di  rileggere in questi giorni “Anch’io voglio bene al papa” di don Mazzolari (nella 3° ed. del ’78, Centro editoriale Dehoniano di Bologna; la prima è del ‘42, ed.Vittorio Gatti), scoprire  la sua fedeltà e devozione non solo al papa del suo tempo (per lui Pio XII, per noi Francesco) ma “al papa di ogni tempo” (1), in quanto successore di Pietro e come Pietro pietra e cuore. Lettura volutamente selettiva.

☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆

lunedì 14 agosto 2017

Umanesimo francescano ed ecologia.

✎ Post di Gian Maria Zavattaro (a partire dal testo di José Antonio Merino, Francesco d’Assisi e l’ecologia, Edizioni Messaggero Padova, 2010). 
📷Fotografie di Rossana Rolando.

Harry Marinsky, 
Francesco predica agli uccelli, particolare
(presso Santuario di Rivotorto, Assisi)
L'umanesimo francescano non propone soluzioni tecniche né politiche, che competono ai rispettivi responsabili, propone invece una coscienza valoriale, improntata alla solidarietà e fraternità cosmica, alla custodia responsabile del creato. Francesco non elaborò mai una teoria sul mondo naturale, ma “visse l'armonia cosmica in modo talmente particolare che poté ispirare una teoria e una visione originale dell'uomo, inteso come cittadino responsabile delle cose e degli esseri della natura”(1): un modo nuovo di abitare, di essere, di relazionarsi e di vivere. La sua visione del mondo si basa sulla più profonda fede cristiana, per la quale sente, vive e celebra la presenza del Dio della creazione. Il suo ineffabile amore cosmico per tutte le creature di Dio, animate e non, è così grande che le personifica con gli appellativi di fratello e sorella che non esprimono solo una verità cristiana ma anche una dimensione psicologica: incredibile sorprendente delicata relazione affettivo-cosmica dove tutto costituisce una grandiosa e bella sinfonia” e le singole creature sono “capaci di riconoscere il suo affetto verso di esse e di presentirne l'amore”(2).

sabato 20 agosto 2016

Preghiera contro allucinazione.

Post di Rosario Grillo.

Ferdinand Hodler, 
La Notte, particolare
La paura è un sentimento innato della natura umana, ben rappresentato dalla figura eroica del leggendario Ettore.
Mosè stesso fu costantemente accompagnato dalla paura ne l’atto delle scelte estreme (fuga da l’Egitto, ascesa al monte Sinai).
La figura emblematica di Uomo, assunta da Gesù, manifesta sulla croce, senza alcun velo, il terrore della morte.
I teologi, per ultimo Vito Mancuso, mettono in luce la relazione tra la preghiera e lo stato di paura, facendo notare la radice etimologica di quest’ultima (dal latino precor) e quindi rilevando che è l’intrinseca precarietà a spingere alla preghiera.
Ferdinand Hodler, 
Adorazione
Si sa, oltre tutto, che da questo presunto umanesimo debole si è dissociato un certo pensiero laico celebrante la forza espansiva de l’uomo (Illuminismo, Marx, Nietzsche).
In proposito, val  la pena di osservare che la preghiera non apre alla sottomissione a Dio, ma a l’incontro, alla comunione.
Per certi versi, già qualcuno ha osservato che nella preghiera non è l’uomo che va incontro a Dio, ma viceversa Dio cerca l’incontro con l’uomo.

martedì 9 agosto 2016

Il bisogno di sicurezza.

Post di Rosario Grillo 
Iconografia di Rossana Rolando
Arianna Papini, 
Abisso, 
quadro, 2007
Cedo  per una volta alla moda corrente ed entro subito in media re” senza preamboli.
Le società umane, per naturale spirito di conservazione, hanno da sempre scelto la sicurezza. 
Il loro fine è stato raggiunto ogni volta, compatibilmente i nemici e/o i pericoli da tenere sotto controllo. Parzialmente o totalmente. 
Gli strumenti utilizzati, passati per il crogiolo dei sentimenti e della ragione, possono classificarsi sotto l’etichetta dell’ostilità o de l’ospitalità.
Nella prima, chiaramente, vanno distinti l’offesa (attacco) e la difesa. 
L’ospitalità, il più delle volte, nasce dall’accortezza di mitigare il pericolo ricorrendo alla diplomazia dell’adattamento fino al limite dell’accoglienza. Celebre in tal senso il realismo politico con cui gli imperatori romani distribuirono la cittadinanza ai popoli delle province per tenerli a bada e per averne appoggio, talvolta giungendo ad assimilarne alcuni caratteri.
Arianna Papini, 
La guerra divora il mondo, 2013
Machiavelli ha sintetizzato alla perfezione la delega necessaria che il cittadino deve dare, in questa materia, al consorzio sociale, di cui è parte, entro cui è riconosciuta, per il resto, l’autorità istituzionale. “Sopra a che dico come, essendo questa [l’arte militare] una arte mediante la quale gli uomini di ogni tempo non possono vivere onestamente, non la può usare per arte se non una repubblica o uno regno, e l’una e l’altro di questi, quando sia ben ordinato, mai non consenta ad alcuno suo cittadino o suddito usarla per arte” (citato in M.Viroli - Scegliere. Il principe - Laterza).
Paradigmatico l’argomento di Hobbes, che dalla paura della morte fa originare lo scarto razionale finalizzato ad  unificare  le volontà di tutti nella sottomissione al Leviatano.