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Visualizzazione post con etichetta Pia Valentinis. Mostra tutti i post
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domenica 1 luglio 2018

Ricordati che eri straniero. Qualunquismo e uomo qualunque.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini di Pia Valentinis (qui il sito).

“Mi gridano da Seir:  Sentinella quanto resta della notte?
Sentinella, quanto resta della notte?
La sentinella risponde: viene il mattino, e poi anche la notte; 
se volete domandare, domandate,  convertitevi, venite (Isaia 21, 1-12). (1)

Pia Valentinis, 
Mano
Non confondiamo “qualunque” con “qualunquista”. Non mi vergogno affatto di essere una persona “qualunque”, persona “comune, come tanti altri, cittadino medio, uomo della strada” (2). Piuttosto non mi va di essere “qualunquista” (3), appellativo che almeno in prima istanza non implica un inappellabile giudizio negativo, ma denota e connota un diffusissimo modo di essere, dal quale comunque subito prendo le distanze. 
Essere una persona qualunque è una bella cosa: nella sua irripetibile identità ognuno di noi è cittadino uguale agli altri in fatto di diritti-doveri e in quanto possiede la parola ed appartiene alla comunità nazionale ed umana (4).  Come ogni persona qualunque non ho bisogno di distinguermi con  il “lei non sa chi sono io”: so benissimo chi sono, persona che non “conta”, che si sente a casa propria con tutti, in specie con gli ultimi i penultimi i terz’ultimi i quart’ultimi e i quint’ultimi… e con  coloro che sono con e per gli ultimi.
Pia Valentinis, 
Storie di paura
Eppure dal qualunquismo nessuno è immune, a cominciare dal sottoscritto. E’ un modello  che si sta prepotentemente imponendo sul mercato degli indici di gradimento: tentazione che  non risparmia nessun gruppo sociale e nessun colore politico. Le sue categorie? Il risentimento, la paura dell’altro, l’incapacità di amare, di ammirare, di meravigliarsi. I suoi valori? L'indice di gradimento sociale, la rivendicazione ad oltranza delle proprie spettanze esclusive contro ogni diversità ed i grandi dolori degli ultimi, che pretende siano rimossi dalla vista e rimangano invisibili.

mercoledì 27 giugno 2018

Una versione del "sacro". Simone Weil.

Post di Rosario Grillo
Immagini delle illustrazioni di Pia Valentinis, in Guia Risari, Il taccuino di Simone Weil (qui il sito).

Pia Valentinis, 
Simone Weil
Difficile trovare la misura giusta per parlare di Simone Weil!
Si viene addirittura tentati di dire che lei stessa preparò  le occasioni per rendere ostica l’impresa.
Simone Weil scrisse molto, ma scartò per principio la sistematicità.
Soprattutto è vietato scindere il suo pensiero dalla vita vissuta.
Solo questa “trama“ contiene la chiave ermeneutica della sua opera, che infatti ha un titolo che spicca su tutti: i “Quaderni”, dimostrazione effettuale del pensiero-azione.
Penetrando nel suo stile, nel suo carattere, balza in primo piano l’istanza della autenticità, quasi sconfinante in una ipertrofia dell’io.
Proprio lei che osteggiò il primato del soggetto e si spese per l’affermazione dell’impersonale.
Colta questa piega, se ne evince la risicata consonanza con lo spirito del nostro presente, così tentato dall’individualismo.
Presente in tutti i cimenti significativi (e simbolici) della sua epoca, alla fine consunta dalla sua stessa sete di verità.