Post di Rosario Grillo.
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Stretto di Messina, Nasa |
(Bufalino).
Sicilia Trinacria, il simbolo adottato dalla stessa regione esplicita le tre gorgoni insediate sui tre promontori nel triangolo geografico. È già una tragica indicazione.
Sulla punta orientale insiste il capo Peloro, che dà il nome a tutta l’area peloritana: la corona spetta a Messina, città tutta particolare nella storia della Sicilia (ed anche nel novero delle tradizioni etno-culturali che caratterizzano l’isola).
Al capo opposto, occidentale, insiste Palermo, Panormus. Tra Messina e Palermo rivalità. Forse oggi, dietro adaggiunte molto superficiali, si dà maggior peso alla rivalità Catania Palermo, che discende da fattori semplicemente di tifoseria sportiva. Tra Messina e Palermo resiste invece il retaggio profondo della storia, caratterizzato dai Sicani e dai Siculi/Elimi, progenitori di diversi rami di insediamento nell’isola.
In crescendo, la differenziazione porterà a scelte politico dinastiche difformi nelle due aree e indicherà in Messina, più avanti, la città più legata ai Borboni.
Messina, la città dello stretto, prende, perciò, il ruolo della città che possiede le chiavi del mare, perché quel tratto di mare, lo stretto, era ed è frequentatissimo: sito strategico di itinerari e viaggi, di spostamenti, di commerci… di guerre. Nella mitologia, arcana depositaria di molteplici destini, luogo di Scilla e Cariddi, i due mostri che rendevano perigliosa la navigazione (1), è presente la chiave del “contrasto”, del conflitto mai sopito, scissione tra opposti orientamenti e, se vogliamo, specchio del dualismo indicato da molti, tra cui Sciascia e Bufalino, di “luce e lutto”.