Iscriviti ai Feed Aggiungimi su Facebook Seguimi su Twitter Aggiungimi su Google+ Seguici tramite mail

Iscriviti alla nostra newsletter!

Visualizzazione post con etichetta Leonardo Sciascia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Leonardo Sciascia. Mostra tutti i post

sabato 1 ottobre 2022

Lo stretto di carta e di ricordi.

Post di Rosario Grillo.

Stretto di Messina, Nasa
Chi scelse di battezzare “Caronte” uno dei traghetti che fanno la spola tra la sponda calabra e la sicula, avrà agito senza malizia, per uno sfoggio di memoria classica o, addirittura, per scaramanzia. Certo è che, senza volere, ha finito col ricordare al turista che, non solo stata varcando le soglie di un paradiso, ma anche di un luogo d’ombra e di pena. È qui, al cimento di questa contraddizione, che la Sicilia vi aspetta.
(Bufalino).
 
Sicilia Trinacria, il simbolo adottato dalla stessa regione esplicita le tre gorgoni insediate sui tre promontori nel triangolo geografico. È già una tragica indicazione.
Sulla punta orientale insiste il capo Peloro, che dà il nome a tutta l’area peloritana: la corona spetta a Messina, città tutta particolare nella storia della Sicilia (ed anche nel novero delle tradizioni etno-culturali che caratterizzano l’isola).
Al capo opposto, occidentale, insiste Palermo, Panormus. Tra Messina e Palermo rivalità. Forse oggi, dietro adaggiunte molto superficiali, si dà maggior peso alla rivalità Catania Palermo, che discende da fattori semplicemente di tifoseria sportiva. Tra Messina e Palermo resiste invece il retaggio profondo della storia, caratterizzato dai Sicani e dai Siculi/Elimi, progenitori di diversi rami di insediamento nell’isola.
In crescendo, la differenziazione porterà a scelte politico dinastiche difformi nelle due aree e indicherà in Messina, più avanti, la città più legata ai Borboni.
Messina, la città dello stretto, prende, perciò, il ruolo della città che possiede le chiavi del mare, perché quel tratto di mare, lo stretto, era ed è frequentatissimo: sito strategico di itinerari e viaggi, di spostamenti, di commerci… di guerre. Nella mitologia, arcana depositaria di molteplici destini, luogo di Scilla e Cariddi, i due mostri che rendevano perigliosa la navigazione (1), è presente la chiave del “contrasto”, del conflitto mai sopito, scissione tra opposti orientamenti e, se vogliamo, specchio del dualismo indicato da molti, tra cui Sciascia e Bufalino, di luce e lutto”.

sabato 14 maggio 2022

La rimozione delle lucciole.

Post di Rossana Rolando.

Massimo Recalcati, Pasolini, 2022
Nel piccolo libro di Massimo Recalcati, da poco uscito, dal titolo “Pasolini. Il fantasma dell’Origine”, si dà molto spazio all’elemento del religioso e del sacro nella poetica pasoliniana.¹ In particolare, si insiste sulla tesi del mondo disincantato che caratterizza la società consumistica borghese:
non esiste un borghese che possegga un autentico sentimento religioso.² Per Pasolini il tentativo del fascismo storico di colonizzare le coscienze è riuscito solo superficialmente. Viceversa, il nuovo fascismo consumista (tecno-fascismo) ha permeato la mentalità collettiva, assorbendo in sé ogni desiderio e chiudendo l’uomo contemporaneo nella cerchia dei beni continuamente inseguiti e raggiunti. L’Altro, l’Origine, la Madre, l’Inedito - i tanti nomi di cui si riempie lo scarto tra l’aspirazione e la realtà – si eclissano dall’orizzonte del mondo, appiattendo il desiderio nell’ultimo prodotto, illusoriamente nuovo, che il mercato incessantemente propone. Il mondo non conosce più la meraviglia dell’Origine e le lucciole scomparse dalla campagna ne sono l’emblema: l’industrializzazione e le luci artificiali di stadi, concerti, schermi televisivi, hanno oscurato la capacità di vedere nel buio, da una parte, ma hanno anche azzerato la presenza stessa delle fonti di luce, metaforicamente rappresentate dai piccoli corpi volatili: “Le lucciole sono il simbolo di un tempo dove il mistero abitava ancora il mondo, un tempo che ha preceduto la violenza demitizzante della civiltà dei consumi”.³

sabato 19 maggio 2018

Su Sciascia, L'affaire Moro.

Post di Rosario Grillo.

La coerenza è l’ultimo rifugio delle persone prive d’immaginazione
(Oscar Wilde).

Leonardo Sciascia, 
L'affaire Moro
Comincio con il commento dell’epigrafe: è il ritratto del “bacchettone”, colui che radicalizza un principio estrapolandolo dal flusso della vita reale, anche se la norma serve appunto a dirimere la vita reale.
La dialettica deve avere corso… ed è la soluzione!
Nel suo pamphlet, Leonardo Sciascia, quasi in diretta lasciò epigrafica ed acuta memoria “dell’intelligenza della storia”. Parlo della storia che si fa, mentre essa diviene, confutando la tesi crociana circa l’impossibilità della “storia contemporanea”.
Io arrivo, dopo molto tempo, spinto dalla commemorazione del 40° anniversario di quel tragico episodio, motivato dalla ricostruzione che Ezio Mauro ha fatto di recente e dal ricordo personale di Raniero La Valle, uno dei pochi a battersi allora per la liberazione di Moro.
Per me è anche occasione per omaggiare Sciascia: la sua lucidità, la straordinaria vena narrativa. Per questo motivo ricordo, prima di cominciare il tema principale, le sue caratteristiche: pubblicista, autentico suscitatore dello studio della mafia e della mafiosità intrecciate con la sicilitudine, testimone politico dell’Italia dagli anni sessanta a quelli novanta.