Iscriviti ai Feed Aggiungimi su Facebook Seguimi su Twitter Aggiungimi su Google+ Seguici tramite mail

Iscriviti alla nostra newsletter!

Visualizzazione post con etichetta ricerca della verità. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta ricerca della verità. Mostra tutti i post

domenica 7 novembre 2021

Pudore, "verità velata".

Post di Gian Maria Zavattaro.
 
Antonio Corradini, Verità velata, (foto di David Syvier)
“Il rispetto della dignità umana significa la disposizione incondizionata a considerare e difendere ogni essere umano, come una realtà di cui non si può disporre. Il rispetto si oppone quindi a tutte quelle maniere che abbandonano l’uomo alla “impudicizia”: fargli violenza, servirsene senza riguardi o logorarlo, degradarlo a puro mezzo per il conseguimento di fini oggettivi (in base a calcoli economici, sociali o politici). Il rispetto si oppone anche a ogni teoria scientifica che ammette di poter misurare e pianificare l’uomo secondo criteri interamente razionali. Del resto, senza rispetto non è possibile alcun criterio assiologico vincolante” (Bernhard Stoeckle).
“Mi ha colpito una frase molto bella di Norberto Bobbio, il quale - come non credente - dice: "La differenza rilevante per me non passa tra credenti e non credenti, ma tra pensanti e non pensanti; ovvero tra coloro che riflettono sui vari perché e gli indifferenti che non riflettono". E aggiunge (è un'osservazione un po' amara, forse troppo pessimistica): “La specie degli indifferenti, che è di gran lunga la più numerosa, si trova tanto fra i credenti quanto fra i non credenti” (Carlo Maria Martini, Cattedra dei non credenti, Rusconi, Milano 1992, p. 120).

Per le strade della vita ho incontrato e al mio crepuscolo continuo ad incontrare ogni sorta di persone: non pochi santi, nutrite schiere di pensanti, processioni di donne ed uomini assetati di vero-giusto-bello e - mai come oggi - confuse maree di impediti a pensare e a vedere. Dove collocarmi alla mia età e quali frequentazioni suggerire?

giovedì 23 luglio 2015

Favola estiva. La verità è l’intero.


Dicono che ogni favola abbia una sua “morale”,
esplicita od implicita.
Quella esplicita? Non la conosco.
Quella implicita? Se c’è, chi legge la ricavi

Ecco l'efficace immagine 
comparsa qualche giorno fa 
sulla pagina facebook di alcuni amici.
Quid est veritas?  Io non possiedo la verità, anche se riconosco che essa è la condizione della mia esistenza, del suo senso e del suo valore, della mia libertà. Ognuno di noi si sforza di ricercarla dal suo parziale e limitato punto di vista e non dovrebbe pretendere di possederla totalmente. E’ proprio questa ricerca inconclusiva ed inesaustiva ad illuminare l’esistenza, ad aiutarci a superare l’illusione e l’errore, a rivelare la necessità del dialogo, del confronto e del rapporto interpersonale.

Le parti...
In questo tempo di privazione mi capita invece troppo spesso di ascoltare sentenze, proclami, certezze, radicali proposte risolutive (la Grecia, i migranti, il terrorismo, la scuola, …) da parte di tanti politici e guru locali e nazionali: qualcuno sicuramente in buona fede (per quel che vale questa espressione), ma quasi tutti privi della “conditio sine qua non” per parlare con cognizione di causa, solo assicurata dalla faticosa diuturna ricerca di una visione d'insieme, connotativa e denotativa, scevra da pregiudizi e da umori faziosi.

... e la fatica di raggiungere 
una visione d'insieme...
Ci tocca ascoltare troppi parolai, che non possiedono il limite della pacatezza, che rifiutano ogni inquietudine, ogni dubbio e sospetto.

.. poiché tanti tasselli 
ci sfuggono ...
E così mi  è venuta l’idea di riproporre in sintesi una favola: quella dell’elefante, descritta da par suo da Gabriele Mandel (1924 – 2010). Italiano, di discendenza turco-afghana e di madre ebrea, proprio grazie alle sue origini miste dedicò tutta la sua vita a promuovere il dialogo tra le diverse religioni e culture. La favola è contenuta in Saggezza islamica, le novelle dei Sufi, 1992, ed. Paoline.

... come nella favola 
dell'elefante ...
In un paese di questo mondo  nessuno aveva mai visto un elefante e nemmeno sapeva che cosa fosse. Il re di questo paese un giorno ricevette nottetempo da parte dell’imperatore dell’India un dono: un elefante, che subito venne rinchiuso in un padiglione inaccessibile. 

... si narra di un imperatore indiano 
che donò un elefante...
La curiosità della gente era alle stelle, tanto che quattro sudditi decisero di introdursi di soppiatto nel padiglione: per non farsi scoprire, nella più nera oscurità  di una notte senza luna, si misero a palpare ben bene l’animale, fuggendo poi precipitosamente a gambe levate.

... tutti volevano sapere 
come è fatto un elefante...
Agli amici impazienti, il primo, che aveva toccato una zampa, riferì: “è come una colonna, una grande colonna tutta tonda”.

Il primo.
Il  secondo, che aveva tastato la proboscide, replicò: “Niente affatto: è come una grossa corda, molto grossa e molto lunga.”

Il secondo.
Il terzo, che aveva palpato un orecchio dell’elefante, dichiarò invece  che l’animale aveva l’aspetto di un grande  ventaglio.

Il terzo.
Il quarto invece, che aveva ispezionato la coda, assicurò che  assomigliava  alla coda di un maiale, ma molto più alta e ruvida.

Il quarto.
Che cosa mai avevano compreso dell’elefante i quattro saputelli, con le loro misere certezze, prive di una visione sofferta della complessità del mondo e dei drammi che noi tutti viviamo su questa nostra terra?

... nessuno aveva colto 
la verità dell'elefante.
Forse sì, forse no. 
Chi lo sa! Ad ognuno di noi trovarla…

Coloro che desiderano seguire le nostre pubblicazioni possono cliccare a destra sul pulsante “segui” e aggiungere così il blog Persona e comunità alle proprie cerchie. Grazie a tutti.

venerdì 26 giugno 2015

Bellezza e umanizzazione.

"Bellezza  è verità, verità è  bellezza," - questo solo
sulla terra sapete, ed è quanto basta
(John Keats, Ode su un'urna greca).

Inno alla bellezza 
(Enrico Benaglia)
In un mondo senza bellezza
– anche se gli uomini non riescono a fare a meno di questa parola
e l’hanno  continuamente sulle labbra, equivocandone il senso -, 
in un mondo che non ne è forse privo, ma che non è più in grado di vederla, di fare i conti con essa, anche il bene ha perduto la sua forza di attrazione, l’evidenza del suo dover-essere-adempiuto; e l’uomo resta perplesso di fronte ad esso e si chiede perché non deve piuttosto preferire il male.
Anche questo costituisce infatti una possibilità, 
persino molto più eccitante 
(H. U. von Balthasar, Gloria).

Abbiamo perduto la bellezza? 
(Mario Sironi, Periferia urbana)
Non so se noi, uomini e donne di oggi, nel  nostro quotidiano pensare ed agire, viviamo consapevolmente l’armonica conciliazione  tra  la dimensione della ricerca della bellezza e quella della verità e della bontà delle azioni.

Dove cercare la bellezza 
nelle nostre città? 
(Mario Sironi, Paesaggio urbano)
Non so se le nostre vite di corsa in questa nostra società “liquida” consentano quel  dialogo  con il “pulchrum, verum et bonum” (penso soprattutto ad Agostino e Tommaso d’Aquino) che da secoli la filosofia e la teologia non solo occidentale hanno praticato.

... nello squallore... 
nella bruttezza di tante periferie...
(Mario Sironi, Paesaggio urbano)
Bellezza è parola a cui molti attribuiscono un significato evanescente, variabile ed indipendente da riferimenti al vero o al bene. 

... la bellezza non è 
il guscio esteriore delle cose...
(Mario Sironi, Nudo allo specchio)
Una riduttiva visione della bellezza estranea o avulsa da quella della verità e della bontà - limitata al “gradevole”, al “piacevole”, al “carino”, all’”emozionante” – mi pare qualcosa di monco e di mancato, effimero, inconsistente, al limite vuoto. 

... non è un involucro inconsistente e vuoto...  
(Mario Sironi, Solitudine)
Ognuno di noi ha bisogno di nutrirsi di bellezza, ma insieme di respirare il vero e di vivere il bene. E’ un modo di educarci  ad una pienezza di umanità.

... la bellezza è
pienezza di umanità... 
(Marc Chagall, Il violinista)
La bellezza è una realtà tra le più difficili da definire: termine complesso, che si usa quotidianamente a proposito ed a sproposito, che si applica a tutte le realtà, carnali e spirituali, temporali e non, che mette in causa ora l’intelletto  ora i sensi della  vista e dell’udito. E’ forma alta di conoscenza che tocca il cuore delle cose, generando quel  piacere che ci fa dire “è bello”.

... è vita bella 
perché ricca di bene, di valore, 
di gioia ...  
(Marc Chagall, Il violinista sul tetto)
Ed è bello perché in armonia con se stesso ed il contesto nel quale si pone (“integritas” e “proportio” tomiste), perché in esso risplende la verità  (“claritas”),  perché ogni cosa è chiamata al suo specifico compito di essere “buona”, cioè di svolgere al meglio il proprio essere-nel-mondo.
E così bellezza, verità, bontà, nella loro unità, sono lo splendore dell’essere.

... perché la bellezza è lo splendore dell'essere ... 
(Marc Chagall, Il grande sole)
Non ci si arriva per improvvisazioni. L’emozione ed il gusto immediati sono una cosa; la ricerca del vero, la sensibilità per il bello, la capacità verso il bene sono ben altro: non si improvvisano e  vanno educate ed alimentate.

... è il bello che contiene il bene 
(Marc Chagall, Balletto).
Non riconoscere la bellezza, come afferma von Balthasar, vuol dire perdere l'attrazione per il bene e per il vero, non comprendendo che è veramente bello solo ciò che è buono e non il suo contrario.

... abbiamo bisogno di ritrovare la bellezza...
(Mario Sironi, Paesaggio urbano)
A questo punto, non so se quanto Keats afferma (“questo è tutto quel che voi sapete in terra e tutto ciò che vi occorre sapere”), sia l'inizio o la conclusione di un percorso, al termine del quale ognuno di noi, svolgendo al meglio il suo essere-nel-mondo, scopre il valore profondo della vita, comprende il vero significato dell'antico binomio greco kalòs kai agathòs (καλὸς καὶ ἀγαθός).

... dentro le nostre città...
(Marc Chagall, La casa blu)
...dentro le nostre vite 
(Marc Chagall, Il violinista).

Chiunque, tra gli amici o le persone interessate, voglia seguire le nostre pubblicazioni sul blog e ricevere l’avviso tramite facebook, può cliccare sul mi piace della pagina Persona e Comunità di facebook e, nella tendina che si apre, sul “ricevi le notifiche”. Grazie a tutti.

sabato 9 agosto 2014

In cammino.



Dedicato a tutte le persone che amano camminare
e, in particolare, ai 30.000 Scouts
che sono radunati in questi giorni a San Rossore.

Foto di Martina Isoleri, 
scattata il 4 agosto, nei pressi di Luzzara 
(Route nazionale R/S 2014)
Camminare è sapere di essere nomadi ...
Camminare lungo sentieri di montagna
lasciare le proprie orme sulla spiaggia
solcare le strade delle città
ascoltare i propri passi …
perché camminare non è solo un gesto fisico
è anche una metafora dello spirito
un modo di interpretare la vita
una filosofia dell’esistenza.

mercoledì 16 aprile 2014

La biblioteca e la figura di Don Antonio Balletto. Post di Martina Isoleri.

POST DI MARTINA ISOLERI.

QUANDO IL LAVORO DELLA TESI DI LAUREA DIVENTA OPPURTUNITA’ DI CRESCITA PERSONALE, CULTURALE E DI RISCOPERTA DEL TERRITORIO.  


... i libri vanno a costruire 
la personalità ...
(Arcimboldo)

Introduzione 
(a cura di Rossana Rolando).

Dopo il ricco e molto apprezzato post del 6 marzo 2014 scritto da Elena Bruno e relativo all'Europa, pubblichiamo questo intervento di Martina Isoleri sulla sua tesi di laurea, non solo per l’affetto e l’amicizia che a lei ci legano, ma per il valore che attribuiamo alla sua elaborazione.
Pensiamo che vada valorizzata in un duplice senso.
Anzitutto perché ricostruisce in modo originale e con notevole ampiezza di orizzonti culturali la grande figura di Don Antonio Balletto, alla cui memoria molte persone anche ad Albenga – tanto più nei giorni della Settimana Santa – sono profondamente legate (io stessa ho conosciuto e in parte collaborato con don Balletto quando era direttore della Casa Editrice Marietti e ho ascoltato le sue indimenticabili lezioni nel quartiere di San Fruttuoso a Genova).
In secondo luogo – ed è l’aspetto sul quale per modestia si è soffermata Martina – perché lo sviluppo della sua tesi si è realizzato come un cammino di crescita personale mosso e animato da una vera passione. Non quindi una semplice ricostruzione intellettualistica ed erudita, ma un percorso che ha lasciato un segno in chi lo ha scritto e che eventualmente lo lascerebbe in chi lo potesse leggere.
Sì, perché quello che auspichiamo è proprio la pubblicazione di questo lavoro, per il valore  che ha in sé e per il vuoto editoriale che andrebbe a colmare.


La figura di Don Antonio Balletto.
La parola a Martina Isoleri. 
Chi era Don Balletto? Don Antonio Balletto è stato uomo di cultura, sacerdote, direttore della casa editrice Marietti per alcuni anni  e punto di riferimento per molti genovesi e ingauni soprattutto negli anni post conciliari. Il mio lavoro di tesi ha riguardato non tanto il personaggio in sé, quanto la sua collezione libraria donata alla biblioteca comunale ingauna “S. Comanedi”: quasi 25.000 libri, ancora in fase di ordinazione e catalogazione.

venerdì 4 aprile 2014

Gioia e grandezza del pensare.



... la gioia del pensare ...

Pensare è guardare:
osservare dentro e fuori,
intelligere o intus legere,
capire,
interpretare.

... pensare è guardare ...
Pensare è bucare la superficie:
togliere il velo,
non nascondere,
non nascondersi,
oltrepassare.

Pensare è bucare la superficie ... 
come una goccia ...
Pensare è essere liberi:
da ogni sudditanza,
da pregiudizi e stereotipi,
da condizionamenti sociali,
da frontiere.

... pensare è essere liberi da condizionamenti ... 
dalle seducenti ragnatele del vivere sociale ...
Pensare è esser scomodi:
essere critici,
non adattarsi,
non conformarsi,
non appiattirsi.

... pensare è non omologarsi ...
Pensare è essere inquieti:
è interrogare e interrogarsi,
è sapere di non sapere,
è cercare,
è dubitare.
 
... pensare è essere inquieti ...
Pensare è ascoltare:

è mettersi dal punto di vista dell’altro,
è assumere il dolore dell'altro,
è accogliere,
è riconoscere i propri limiti.
  
... pensare è ascoltare ...
Pensare è un cammino:
richiede silenzio e solitudine,
avviene nella lentezza,
comporta fatica,
è una  conquista. 

... pensare è un cammino ...
Pensare è rispondere delle proprie azioni e delle loro  conseguenze:
di fronte alla propria coscienza,
di fronte al mondo e al prossimo,
di fronte alle nuove generazioni,
di fronte al futuro.

....pensare è rispondere delle proprie azioni 
di fronte al futuro ....
Pensare è privilegiare l'essere:
piuttosto che l'avere,
l'apparire,
il mostrare,
l'esibire.

... pensare è privilegiare l'essere ...
Pensare è vivere il tempo:
oltre l’immediatezza del presente,
nella memoria del passato,
nell’attesa del futuro,
nella speranza.

... pensare è vivere il tempo ...
... pensare è sognare ....

Chi desidera intervenire può andare qui sotto su "commenta come", nel menù a tendina selezionare "nome/URL", inserire solo nome e cognome e cliccare su continua. Quindi può scrivere il proprio contributo sul quale rimarrà il suo nome ed eventualmente, se lo ritiene opportuno, può lasciare la sua mail.