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Visualizzazione post con etichetta Raffaello Sanzio. Mostra tutti i post
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martedì 21 settembre 2021

Delicatezza: splendida ambivalenza.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini di alcune opere di Raffaello Sanzio (1483-1520).
 
Raffaello Sanzio, Autoritratto con un amico
“Manifesto per una comunicazione non violenta.  Con il termine “delicatezza” non s’intende niente di equiparabile alle buone maniere, ma una disciplina del pensiero. Quale è allora la sua utilità nel discorso pubblico, oggi così spesso segnato da incompetenza e prevaricazione? Alcune magnetiche pagine della letteratura e della filosofia ci rivelano un’accezione di delicatezza che ha margini taglienti, così com’è delicata e ferma la mano del chirurgo che incide e lacera. Precisione e fondatezza sono i tratti di una postura del discorso che rifiuta istrionismo e improvvisazione; il vero dialogo nasce dall’ascolto di sé e degli altri, non dal proposito di riportare futili successi a ogni costo” (retrocopertina di: Michele Dantini, Sulla delicatezza - Oggi dovremmo considerare la delicatezza come arte del discorso pubblico, in opposizione a menzogna e sopraffazione, Introduzione di E. Borgna, Il Mulino 2021).
“Occorre sopprime[re] tutta la parte delle nostre istituzioni e dei nostri costumi in cui dimora lo spirito di partito in qualsivoglia sua forma. Né la “personalità di spicco” né i partiti accordano mai udienza alla verità o alla sventura” (S. Weil, La persona e il sacro, 1943, cit. in M. Dantini, o.c., p.14).

martedì 5 maggio 2020

Il Raffaello di Nietzsche.

Post di Rossana Rolando. 

Raffaello Sanzio, Trasfigurazione, 
particolare
Nella ricorrenza dei 500 anni dalla morte di Raffaello (1483-1520), vorrei ricordare e leggere (audio alla fine del post) una bellissima pagina di Nietzsche, dedicata alla Trasfigurazione, l’ultima tela (1518-20)* del pittore urbinate, oggi conservata presso la Pinacoteca vaticana. Il brano è contenuto ne “La nascita della tragedia”, l’opera del 1872, molto discussa e osteggiata dai filologi, il cui contenuto è in realtà squisitamente filosofico, preludio di tutto il percorso teoretico successivo.
Nello scritto nietzschiano la descrizione del capolavoro di Raffaello non muove da un interesse religioso, ma si inserisce all’interno di un discorso sull’arte e sulla sua funzione culturale.

giovedì 4 agosto 2016

Italo Mancini e il libero sguardo sul mondo.


Post e iconografia di Rossana Rolando (pensando al nostro recente viaggio nelle Marche, in particolare ad Urbino, per noi legato indissolubilmente alla memoria di Italo Mancini - e non per caso la scelta delle immagini è caduta su Raffaello -, proponiamo sul blog l'introduzione del saggio di Rossana pubblicato nella rivista teologica Quaderni di Scienze Religiose, n. 20 anno XII 2003, Errebi Grafiche, Ancona 2004, pp. 72-74).

Raffaello, 
Scuola di Atene, 
particolare,
 Parmenide
Ho conosciuto Italo Mancini nella sua casa urbinate in una giornata invernale colorata di nevischio leggero. Sulla porta nessun titolo, solo il semplice nome. Una grande biblioteca al pian terreno con studenti alacri e silenziosi e Mancini in mezzo. Il mio colloquio con lui rimane uno dei ricordi più significativi della mia vita giovanile. Fui colpita allora – e si parlava del mondo universitario – dalla pensosità del suo parlare che era appassionato eppure anche disincantato, con una vitalità non ammuffita dall’inesausto risiedere fra i libri, ma resa da questo ancor più forte e convincente (nonostante la malattia fosse già incombente). Mi colpì soprattutto l’uomo: a lui è dedicato questo piccolo scritto.

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Raffaello, 
Scuola di Atene, 
particolare, 
 Claudio Tolomeo
Ricorrono, lungo le pagine manciniane, veri e propri tópoi di quello che ho intitolato “libero sguardo sul mondo”. Mancini sembra talora scusarsi delle proprie ricorrenze, ripetizioni di espressioni o di citazioni, ma si tratta di cosa non sgradita al lettore che entra così in una graduale familiarità con l’autore e soprattutto con il nucleo teoretico da cui fioriscono via via allargamenti, aperture, approfondimenti, come nello sviluppo di un tema musicale anticipato e poi indefinitamente ripreso nelle sue mille possibili sfaccettature (1).
E conviene allora individuarli subito questi tópoi sul mondo per meglio chiarire l’angolatura del discorso che si intende qui ricostruire.

mercoledì 16 aprile 2014

La biblioteca e la figura di Don Antonio Balletto. Post di Martina Isoleri.

POST DI MARTINA ISOLERI.

QUANDO IL LAVORO DELLA TESI DI LAUREA DIVENTA OPPURTUNITA’ DI CRESCITA PERSONALE, CULTURALE E DI RISCOPERTA DEL TERRITORIO.  


... i libri vanno a costruire 
la personalità ...
(Arcimboldo)

Introduzione 
(a cura di Rossana Rolando).

Dopo il ricco e molto apprezzato post del 6 marzo 2014 scritto da Elena Bruno e relativo all'Europa, pubblichiamo questo intervento di Martina Isoleri sulla sua tesi di laurea, non solo per l’affetto e l’amicizia che a lei ci legano, ma per il valore che attribuiamo alla sua elaborazione.
Pensiamo che vada valorizzata in un duplice senso.
Anzitutto perché ricostruisce in modo originale e con notevole ampiezza di orizzonti culturali la grande figura di Don Antonio Balletto, alla cui memoria molte persone anche ad Albenga – tanto più nei giorni della Settimana Santa – sono profondamente legate (io stessa ho conosciuto e in parte collaborato con don Balletto quando era direttore della Casa Editrice Marietti e ho ascoltato le sue indimenticabili lezioni nel quartiere di San Fruttuoso a Genova).
In secondo luogo – ed è l’aspetto sul quale per modestia si è soffermata Martina – perché lo sviluppo della sua tesi si è realizzato come un cammino di crescita personale mosso e animato da una vera passione. Non quindi una semplice ricostruzione intellettualistica ed erudita, ma un percorso che ha lasciato un segno in chi lo ha scritto e che eventualmente lo lascerebbe in chi lo potesse leggere.
Sì, perché quello che auspichiamo è proprio la pubblicazione di questo lavoro, per il valore  che ha in sé e per il vuoto editoriale che andrebbe a colmare.


La figura di Don Antonio Balletto.
La parola a Martina Isoleri. 
Chi era Don Balletto? Don Antonio Balletto è stato uomo di cultura, sacerdote, direttore della casa editrice Marietti per alcuni anni  e punto di riferimento per molti genovesi e ingauni soprattutto negli anni post conciliari. Il mio lavoro di tesi ha riguardato non tanto il personaggio in sé, quanto la sua collezione libraria donata alla biblioteca comunale ingauna “S. Comanedi”: quasi 25.000 libri, ancora in fase di ordinazione e catalogazione.

domenica 6 aprile 2014

Il confronto elettorale: né irenismo né demonizzazione, ma…


La piazza come simbolo di confronto ...

... non è un luogo astratto ...
(Anonimo, La città ideale di Baltimora)
Ci stiamo avvicinando alle elezioni, gli animi si stanno scaldando, le parole volano come pietre che rischiano, cadendo, di essere devastanti per tutti e soprattutto di rovinare, come boomerang, sul mittente. Si è iniziato a sparare le prime bordate per ridicolizzare l’avversario, svilirlo a tutti i costi e farlo considerare impresentabile, nel contempo sorvolando sui grandi problemi che attanagliano la città.

... può essere sede di civile confronto ...
(Sala delle Adunanze di Albenga.
I ragazzi della scuola "Mameli - Alighieri" di via degli Orti visitano il Comune, il giorno 17/4/2013)


... secondo la tradizione più alta della politica,
intesa come cura del bene comune ...
(La Scuola di Atene di Raffaello,
Socrate discute, particolare).

Ho sempre pensato che “il nuovo” dovesse riguardare non solo i volti delle persone che intendono dedicarsi all’amministrazione della città, ma anche, e soprattutto, il modo nuovo di essere presenti e di relazionarsi, rivendicando ovviamente sino in fondo la propria esclusiva identità, ma senza irridere gli altri, gli avversari. Non conosco nessuna legge scritta e non scritta che proibisca nei momenti elettorali di dialogare serenamente con tutti. Non credo neppure che nella competizione elettorale si debba sospendere la subordinazione della politica ad un’ulteriorità (chiamiamola come vogliamo: etica, rispetto reciproco, decoro, dignità, pudore…).


... nella capacità di creare ponti di dialogo con gli altri,
secondo quelle leggi dell'etica che superano la politica ...
(Il ponte rosso sul Centa ...)

... e oltrepassano la logica dell'avversario politico
visto come nemico ...
(Paolo Uccello, La battaglia di San Romano,
particolare, Londra).
Credo che anche nei momenti elettorali si possa e si debba guardare il mondo e la città senza pregiudizi, senza ritenersi migliori degli altri: diversi sì, anche molto diversi, per le specifiche sensibilità ed istanze che ognuno di noi porta. Questa coscienza dovrebbe non solo consentire il massimo rispetto dell’avversario, ma essere stimolo a superarlo senza tregua in una dedizione lucida, efficace e disinteressata. So benissimo che di questi tempi lo scenario politico nazionale rende la cosa piuttosto inusuale. So benissimo che bisogna ben guardarsi dal cadere nei tranelli del buonismo (non tutte le idee sono buone ed accettabili) o del cinico disincanto per il quale "i politici sono tutti uguali…”. Altra cosa è la possibilità di dialogo che penso non debba mai essere preclusa a priori.

...dialogando con tutti ...
(Hieronymus Bosch, Il concerto nell'uovo).

... pur nella diversità delle posizioni ...
Come cittadino voglio rischiare di “parlare” con tutti i candidati, ognuno con la sua convinzione filosofica o religiosa o politica, voglio confrontarmi con tutti ed anche duramente scontrarmi con chi ha idee totalmente divergenti dalle mie, ma voglio con la stessa forza verificare l'esistenza delle necessarie “convergenze etiche” che consentano ad ognuno, qualunque sia l’esito elettorale, di essere nella comunità elemento attivo, secondo le proprie motivazioni e condizioni. Le visioni politiche-amministrative possono essere molto diverse, perché scaturiscono dalle scelte fondamentali che investono il senso che attribuiamo alla nostra storia personale e comunitaria, all’umanità che vogliamo promuovere, agli orientamenti da dare all’avvenire. Esse quindi possono dividerci anche profondamente, ma tutti possiamo ritrovarci nel comune amore per la città e per la ricerca della verità, che non è appannaggio né esclusivo né esaustivo di nessuno.


... accomunati dall'amore per la città...

... senza calcoli e tornaconti ...
(Friedrich Overbeck, Giuseppe venduto dai fratelli).
Unica eccezione la comprovata malafede: non è possibile l’incontro autentico con l’opportunista, il mercenario prezzolato, il servo sedotto e seduttore, il calcolatore del treno giusto su cui salire per il proprio tornaconto. Che vadano per la loro strada o con chi ci sta.

... al di là delle differenze di fede ...
(Raffaello, San Paolo predica in Atene)
Penso invece a noi orgogliosi cittadini di Albenga, così vari per fede e cultura politica.
Ci sono tanti credenti che vivono la loro fede nell’intensità del rispetto altrui, nell’acutezza del discernimento, nello sforzo per concretizzare la fraternità nei rapporti tra culture diverse, nell’impegno politico e sociale vissuto come servizio disinteressato, nell’amore per l’avversario e nella passione evangelica per colui che si proclama nemico, senza giudicare e tanto meno condannare. Ogni credente è chiamato a fare la sua scelta responsabile. “Ci sono cattolici di destra e cattolici di sinistra: è un fatto ed è un fatto opportuno. Ciò prova che il cattolicesimo supera tutte queste vicende politiche”(E. Mounier).

... convergenti sui valori etici ...
(Sebastiano del Piombo, La visitazione)
Ci sono tante persone, agnostici od atei, per i quali la politica è sempre il penultimo, mentre l’etica ed il volto dell’altro sono l’ultimo, cioè il primo; persone che vivono e testimoniano ogni giorno la loro opzione e passione politica costantemente sorrette da una tensione morale che non si piega a compromessi; persone che assumono lucidamente le proprie responsabilità coscienti della solidarietà con il destino della comunità locale e globale.
Con tutti questi uomini e donne, credenti e non credenti, - fermo restando il mio voto esclusivo al programma ed alle persone che più mi convinceranno - non vorrei rinunciare a dialogare e, se possibile, almeno per qualche tratto camminare insieme.

... nella comune ricerca ...
(Ambrogio Lorenzetti,
Il buon governo, particolare)
.. del buon governo ...
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mercoledì 12 febbraio 2014

Invito alla difesa del Liceo Classico.


L'incontro con i classici ...
Jean-Léon Gérôme, Dante ...
Ho letto in questi ultimi giorni su facebook un certo numero di acrimonie, anche di persone che dichiaravano di aver frequentato il Classico, contro l’inutilità di questo Liceo. Ognuno ha diritto alle sue opinabili opinioni, specie se suffragate da vissuti negativi, ma per quanto  mi riguarda, rimango orgoglioso di aver “fatto” il Classico;  e mia moglie pure. 

... per l'educazione della nostra mente ...
La recente cosiddetta riforma, se forse ha il merito di aver in qualche modo liberato il Liceo  dalle pastoie gentiliane, rischia di ridurlo a semplice anticamera di nobilissime ma limitate professioni (archeologo, bibliotecario, insegnante di lettere classiche) e di privarlo della  sua riconosciuta splendida identità: essere il trampolino di lancio per ogni qualificata professione ed ogni qualificante scelta di vita.

... in tutte le direzioni ...
Eppure il Classico  è sicuramente in grado di rivendicare ancora oggi la sua esclusiva eccellenza, non senza condizioni. Indubbiamente deve consentire l’acquisizione di nozioni adeguate ai tempi. Ogni giorno ci tocca  tenere nel dovuto conto il peso che via via assumono le nuove tecnologie informatiche, l’economia,  la matematica degli ultimi decenni …
...coniugando il sapere tecnico 
con le capacità critiche ...
Ma esse non possono sciogliere i nodi etico-sociali dei nostri problemi personali e sociali.
Qui sta la  forza del Liceo:  essere  tempo-luogo in cui, accanto all'acquisizione di nuovi saperi e competenze, si forgiano capacità critiche, si compone l’èsprit de gèometrie con l’èsprit de finesse, si impara a pensare.
... per non farci determinare 
da qualcun altro  nelle nostre azioni ... 
Si tratta di coniugare i due tradizionali paradigmi dell’educazione: l’uno, centrato sulla formazione della persona, l’altro sull’acquisizione delle competenze funzionali alla vita attiva e al proprio posizionamento nel mondo del lavoro. 
... per non essere diretti da altri 
nel modo di vedere la realtà ...
La  sfida e la scommessa   del Liceo Classico  è nell’educare gli alunni a non  far “dimenticare che si può  guardare il cielo”, che ci si può ancora stupire, meravigliare, gustare e rendersi responsabili  delle bellezze del mondo. La sfida e la scommessa del Liceo Classico  è nell’educare i suoi  allievi a pensare, rivendicando il valore della “theoria” (nell’accezione greca) e della “contemplatio” (nell’accezione latina), il cui senso profondo è  “osservare": non lo sguardo distratto e superficiale, ma al contrario una presenza "pienamente presente" alla realtà di oggi,  che sa andare al di là di ciò che appare e disvelare ciò che era celato e nascosto (a-letheia). 
... per osservare con capacità critiche ...
Raffaello Sanzio, La scuola di Atene 
(particolare), Eraclito.
Non è forse il modo migliore, accanto alle indispensabili competenze, di  educare l’alunno a cercare il proprio posto un domani nella complessa varietà delle professioni?
... imparando a vedere il mondo con i suoi colori ... 
uscendo dal semplice bianco e nero ...
P.S. In Italia numerosi Licei Classici stanno esplodendo a causa delle troppe iscrizioni; altri invece - molti! - stanno a mala pena sopravvivendo sul baratro della scomparsa. Forse anche per la difficoltà - da parte dei docenti, all'interno del contesto storico in cui viviamo - di comunicare il valore degli studi classici. Traspare la responsabilità del docente, nell'accogliere ed accettare qualunque alunno si presenti, nell'intessere relazioni autentiche, nell'adattare l’insegnamento  alle forze ed alle debolezze di ciascun alunno, nel rispettare la libertà della sua  crescita e farsi  anzi  funzione del suo  rendersi  indipendente.
 Charles Sprague Pearce, 
Momenti di raccoglimento ...

Le immagini non documentate nelle didascalie sono riprese da Wikimedia Commons alla voce pensiero.

Chi desidera intervenire può consultare il post del 22/10/13 oppure semplicemente andare qui sotto su "commenta come", nel menù a tendina selezionare "nome/URL", inserire solo nome e cognome e cliccare su continua. Quindi può scrivere il proprio contributo sul quale rimarrà il suo nome ed eventualmente, se lo ritiene opportuno, può lasciare la sua mail.