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Visualizzazione post con etichetta Primo Mazzolari. Mostra tutti i post
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domenica 22 maggio 2022

Il tempo della vita nel tempo del mondo.

Post di Gian Maria Zavattaro.
Immagini delle illustrazioni di Pepe Serra (qui il sito instagram).
 
Pepe Serra, Rallentare il tempo
Nell’attesa che il nostro ospite indesiderato - il covid - se ne vada per sempre, senza oltre indugiare, da casa nostra e da ogni altra casa, mia moglie ed io trascorriamo questo tempo di privazione osservando il tempo del mondo e sondando l’essenza del tempo delle nostre vite.
 
💥 1. Il tempo del mondo. (1) Ho riletto alcune pagine del “Tempo della vita e tempo del mondo” di H. Blumenberg (Il Mulino,1996). Il tempo del mondo, diacronico, ha una sua perturbante fisionomia priva di tenerezza e misericordia, impietoso di fronte al tempo di ogni vicenda umana, indifferente alle nostre singole sincroniche vite. Ma la brevità della vita - per quanto lunga possa essere - può divenire per alcuni la più corruttrice di tutte le ossessioni: tentazione del successo supremo, quello di ricomporre ed identificare il tempo sincronico delle nostre vite con quello diacronico del mondo. Secondo Blumenberg la chiave di lettura la fornirebbe Hitler: ha cercato in ogni modo di forzare il rapporto tra tempo del mondo diacronico e tempo della vita sincronico, facendoli coincidere e smarrendo il senso del sopravvivere del mondo al singolo. E poiché l’indifferenza che il tempo del mondo riserva ai miserabili affanni delle esistenze individuali non si fermava, non gli sarebbe rimasta che l’allucinata demoniaca soluzione possibile: finirlo, inabissarlo senza alcun superstite. E’ la tentazione che può colpire tutti oggi con la catastrofe nucleare. Ubris famelica tale da spingere anche oggi a travalicare oltre i limiti, sfidare il “tempo del mondo” con l’ostentazione del potere e l’illusione dell’onnipotenza.

giovedì 18 aprile 2019

"Farò la pasqua da te con i miei discepoli", don Primo Mazzolari.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini de Il mattino della resurrezione del pittore svizzero Eugène Burnand (1850-1921) e del Cristo nel deserto del pittore russo Ivan Nikolajevic Kramskoj (1837-1887).
 
Eugène Burnand, 
Il mattino della resurrezione, 
Giovanni e Pietro corrono al sepolcro 
(1898)
Martedì 9 aprile l’Agenda famiglia 2019 (ed. Famiglia cristiana) riportava una citazione del card. A. Comastri, che qui trascrivo: 
“E quando, nell’orto degli ulivi, Gesù soffriva un’autentica agonia pensando che stava offrendo la sua vita per una sterminata famiglia di peccatori, spesso ingrati, spesso indifferenti, o addirittura ostili, in quel momento sentì nel cuore il desiderio del conforto dei discepoli e disse loro: “Vegliate e pregate con me”. Si addormentarono tutti!  E’ la storia dell’indifferenza che si ripete; è la storia terribile della noncuranza di Dio che è davanti agli occhi di tutti anche in questo momento”. 
Il passo citato del card. Comastri mi ha sollecitato  a rileggere “Dietro la croce  e Il segno dei chiodi” di  don Primo Mazzolari (1) e a soffermarmi su alcune pagine dei due saggi (scritti in anni drammatici tra il 1942 e il 1943), per me presa d’atto  della mia cecità e insieme conforto e risposta alla mia personale urgenza di congruenza.

sabato 9 settembre 2017

Anch'io voglio bene al papa.

Post di Gian Maria Zavattaro 
Immagini tratte dall'opera di Guido di Graziano, Dossale di San Pietro. 

Primo Mazzolari, 
Anch'io voglio bne al papa
Don Primo Mazzolari (1890-1959) -  sacerdote, partigiano e scrittore -  è stato un coraggioso testimone del Cattolicesimo italiano prima del Concilio Vaticano II, di cui ha anticipato molte istanze legate  soprattutto alla “Chiesa dei poveri” e al “dialogo con i lontani”. Recentemente papa Francesco ha voluto recarsi a pregare presso il suo sepolcro a Bozzolo e poi da don Milani a Barbiana, entrambi sempre schierati dalla parte dei poveri, degli ultimi e degli oppressi. Ebbene proprio in queste ultime settimane da parte di certi giornali e certi siti  è stata sferrata una campagna senza precedenti volta a delegittimare il papa. Allora ho sentito il bisogno di  rileggere in questi giorni “Anch’io voglio bene al papa” di don Mazzolari (nella 3° ed. del ’78, Centro editoriale Dehoniano di Bologna; la prima è del ‘42, ed.Vittorio Gatti), scoprire  la sua fedeltà e devozione non solo al papa del suo tempo (per lui Pio XII, per noi Francesco) ma “al papa di ogni tempo” (1), in quanto successore di Pietro e come Pietro pietra e cuore. Lettura volutamente selettiva.

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giovedì 24 marzo 2016

L'enigma di Giuda, letture possibili. Video.

Ripubblichiamo un nostro post del 1/4/2015
sulla figura di Giuda.

Il suicidio di Giuda 
(Autun, Rappresentazione medievale)
Anonimo, XII secolo, 
Il bacio di Giuda.
 “Non è facile affidarsi alla misericordia di Dio perché quello è un abisso incomprensibile.[…]
 La morale cristiana non è lo sforzo titanico, volontaristico, di chi
decide di essere coerente,
la morale cristiana è la risposta commossa di fronte a una
misericordia sorprendente, imprevedibile, addirittura “ingiusta”
secondo i criteri umani, di Uno che mi conosce,
 conosce i miei tradimenti e mi vuole bene lo stesso”
(Papa Francesco).

Cimabue (1240-1302), 
Il bacio di Giuda.
“Un giorno un  santo entra per la prima volta nel Paradiso
e siccome sa  che la Vita Eterna è una Cena con Dio,
non fa nessuna meraviglia di essere invitato a sedersi a tavola. Tutto il Paradiso è seduto a tavola, ma la cena non comincia.
 Dopo un po’ il santo nuovo arrivato azzarda:
“Ma quando si comincia a mangiare?”
 Ed il Signore risponde:
Non si comincia a mangiare fino a che non sia arrivato Giuda”.
 (Racconto di Don  Giovanni Debernardi (1907-1975),
citato da  Don A. S. Bessone in Prediche della domenica).

Giotto, (1267-1337),
Il bacio di Giuda.

All'inizio del Triduo Pasquale della Settimana Santa, mi è venuto istintivo meditare sull’enigma  Giuda  (“il traditore”, “colui che tradì”) e riflettere su alcune letture a me care.
 
Duccio di Buoninsegna (1255-1319), 
Patto di Giuda, retro della Maestà.
Giotto (1267-1337), 
Giuda viene pagato per il suo tradimento.
1. Don Angelo Stefano Bessone, studioso biellese e soprattutto profondo e schivo testimone di vita sacerdotale e cristiana, le cui omelie domenicali ti scavano dentro quasi a costringerti all’urgenza della tua conversione, ha dedicato a Giuda una sua riflessione raccolta in Prediche della Domenica (anno A, Tipografia Ferraro, Ivrea, 1993, pagg.111-114). Giuda, nostro fratello, fratello di Simon Pietro (che tre volte  ha rinnegato Cristo), è una dodicesima parte della Chiesa, ma anche una dodicesima parte di noi stessi: “è quello che sarebbero stati gli altri undici, se avessero disperato del perdono di Gesù”. Ma se la chiesa impegna la sua infallibilità per affermare che un uomo è in paradiso, non si impegna affatto per dichiarare che un uomo è perduto, all’inferno, “anche se perdersi è una reale possibilità dell’uomo”. E conclude con la  parabola sopra riportata.

Pietro Lorenzetti (1280-1348), 
Giuda impiccato.

domenica 8 dicembre 2013

Costruire il tempo con le nostre mani.



Ci impegniamo... 
(Pablo Picasso).
 


 “Ci impegniamo, noi e non gli altri,
unicamente noi e non gli altri,
né chi sta in alto, né chi sta in basso,
né chi crede, né chi non crede.

Ci impegniamo:
senza pretendere che gli altri si impegnino per noi,
senza giudicare chi non si impegna,
senza accusare chi non si impegna,
senza condannare chi non si impegna,
senza cercare perché non si impegna.
Se qualche cosa sentiamo di "potere"
e lo vogliamo fermamente
è su di noi, soltanto su di noi.
Il mondo si muove se noi ci muoviamo,
si muta se noi ci facciamo nuovi,
ma imbarbarisce
se scateniamo la belva che c'è in ognuno di noi. 
Ci impegniamo:
per trovare un senso alla vita,
a questa vita
una ragione
che non sia una delle tante ragioni
che bene conosciamo
e che non ci prendono il cuore.
Ci impegniamo
non per riordinare il mondo,
non per rifarlo,
ma per amarlo.”
(don Primo Mazzolari, Amare il mondo).



...Anassagora dice che l'uomo è il più sapiente dei viventi
 perché ha le mani 
- ma è ragionevole dire che ha le mani 
perché è il più sapiente.
Aristotele.


Ci impegniamo, noi e non gli altri ...
(mani dei dipinti rupestri)


... senza  giudicare 
chi non si impegna ... 
(Leonardo da Vinci)

... Il mondo si muove 
se noi ci muoviamo... 
(Giotto)

.... imbarbarisce se scateniamo la belva 
che è in ognuno di noi ... 
(Matthias Grünewald)

... ci impegniamo per trovare 
un senso nella vita... 
(Michelangelo Merisi da Caravaggio)

... una ragione ... 
(Giovanni Bellini)


... che ci prenda il cuore .... 
(Sandro Botticelli)

...ci impegniamo 
per amare il mondo ... 
(Michelangelo Buonarroti)


Don Primo Mazzolari (1890-1959) -  sacerdote, partigiano e scrittore -  sempre schierato dalla parte dei poveri, dei perseguitati e degli oppressi, è uno dei più significativi e luminosi testimoni del Cattolicesimo italiano prima del Concilio Vaticano II, di cui profeticamente ha anticipato, nei suoi scritti e nel suo impegno quotidiano, molte prese di posizione legate  soprattutto alla “Chiesa dei poveri”, alla libertà di coscienza,  al pluralismo ed al “dialogo con i lontani”.

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