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Visualizzazione post con etichetta covid. Mostra tutti i post
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domenica 22 maggio 2022

Il tempo della vita nel tempo del mondo.

Post di Gian Maria Zavattaro.
Immagini delle illustrazioni di Pepe Serra (qui il sito instagram).
 
Pepe Serra, Rallentare il tempo
Nell’attesa che il nostro ospite indesiderato - il covid - se ne vada per sempre, senza oltre indugiare, da casa nostra e da ogni altra casa, mia moglie ed io trascorriamo questo tempo di privazione osservando il tempo del mondo e sondando l’essenza del tempo delle nostre vite.
 
💥 1. Il tempo del mondo. (1) Ho riletto alcune pagine del “Tempo della vita e tempo del mondo” di H. Blumenberg (Il Mulino,1996). Il tempo del mondo, diacronico, ha una sua perturbante fisionomia priva di tenerezza e misericordia, impietoso di fronte al tempo di ogni vicenda umana, indifferente alle nostre singole sincroniche vite. Ma la brevità della vita - per quanto lunga possa essere - può divenire per alcuni la più corruttrice di tutte le ossessioni: tentazione del successo supremo, quello di ricomporre ed identificare il tempo sincronico delle nostre vite con quello diacronico del mondo. Secondo Blumenberg la chiave di lettura la fornirebbe Hitler: ha cercato in ogni modo di forzare il rapporto tra tempo del mondo diacronico e tempo della vita sincronico, facendoli coincidere e smarrendo il senso del sopravvivere del mondo al singolo. E poiché l’indifferenza che il tempo del mondo riserva ai miserabili affanni delle esistenze individuali non si fermava, non gli sarebbe rimasta che l’allucinata demoniaca soluzione possibile: finirlo, inabissarlo senza alcun superstite. E’ la tentazione che può colpire tutti oggi con la catastrofe nucleare. Ubris famelica tale da spingere anche oggi a travalicare oltre i limiti, sfidare il “tempo del mondo” con l’ostentazione del potere e l’illusione dell’onnipotenza.

sabato 5 febbraio 2022

La società senza dolore.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini delle illustrazione di Owen Gent (qui il sito instagram).
 
Owen Gent, Isolamento covid
“Il mondo contemporaneo è terrorizzato dalla sofferenza. La paura del dolore è così pervasiva e diffusa da spingerci a rinunciare persino alla libertà pur di non doverlo affrontare. Il rischio è chiuderci in una rassicurante finta sicurezza che si trasforma in una gabbia, perché è solo attraverso il dolore che ci si apre al mondo. L’attuale pandemia con la cautela di cui ha ammantato le nostre vite è sintomo di una condizione che la precede: il rifiuto collettivo della nostra fragilità. Una rimozione che dobbiamo imparare a superare” (retrocopertina BYUNG-CHUL HAN, LA SOCIETÀ SENZA DOLORE Perché abbiamo bandito la sofferenza dalle nostre vite, Einaudi, To, 2021).
 
Edito in Italia nel febbraio 2021, il saggio di Byung-Chul Han, importante filosofo contemporaneo, inizia con “Dimmi il tuo rapporto con il dolore e ti dirò chi sei” (1).
Il “rifiuto collettivo della nostra fragilità” in questo nostro tempo di covid è reso ben evidente dalla diffusa sordità cecità indifferenza, e anche cinismo, di fronte alla miriade di dolori e sofferenze che pervadono gli altri. Quanti di noi, in questo tempo di covid, si sentono soverchiati, quasi dilaniati, dalle notizie di continue tragedie individuali e collettive? Non mi riferisco solo alle morti dovute al covid, per quanto ancora tremendamente falcidiante ed assordante.

mercoledì 5 gennaio 2022

Grandi sedentari.

Post di Rossana Rolando
Immagini dei dipinti di Peter Ilsted, pittore danese vissuto tra il 1861 e il 1933.

Peter Ilsted, Donna che legge
Una famosa aneddotica, fiorita intorno alla figura di Immanuel Kant, descrive il filosofo sempre legato alla sua Königsberg, da cui non si sarebbe mai allontanato (se si escludono i soggiorni giovanili come precettore). Anzi, secondo un racconto biografico, l’unica volta in cui sta per intraprendere un viaggio, già in carrozza, voltosi a guardare le guglie della città, decide di tornare indietro. Naturalmente si potrebbe insistere sulla leggendaria monotonia del grande pensatore tedesco, sulla abitudinaria scansione della giornata, sugli orologi messi a punto all’ora della sua passeggiata… ma c’è una lettura che mi pare ben più interessante. La presenta, in una ricca conferenza sul viaggio - inserita al termine di questo post -, Claudio Magris, nel momento in cui, per opposizione, cita il valore della sedentarietà, riferendosi proprio a Kant.

💥 Nel tempo prolungato del covid, in queste stesse vacanze di Natale, molti hanno dovuto disdire viaggi e restare a casa. Perciò una riflessione sulla sedentarietà può risultare utile. Il termine richiama proprio la condizione di chi non si muove, rimane fisso in un posto, sta seduto (sedentarius da sedere = stare seduto). Può assumere una sfumatura negativa, quando si riferisce ad una certa pigrizia che trattiene dall’essere attivi. Ma, il latino sedere richiama anche l’idea del piantare, dello stare, del risiedere, quindi evoca la stabilità dell’abitare. Sempre Magris, racconta come, al ritorno da ogni viaggio, anche quando sa di dover ripartire in giornata, disfa comunque la valigia, suscitando il riso dei suoi familiari, proprio per ribadire a se stesso che la casa è la normalità – pur continuamente violata dalle ricorrenti partenze - ovvero il luogo in cui ri-siedere.

venerdì 26 novembre 2021

Irriducibili novax evocano ipnosi di massa.

Post di Gian Maria Zavattaro.
Immagini di Mauro Biani (per gentile autorizzazione).

Mauro Biani, 2021.
“Vorrei dirvi questo: noi, noi tutti, vi siamo grati quando sognate. “Ma davvero? I giovani quando sognano a volte fanno chiasso…”. Fate chiasso, perché il vostro chiasso è il frutto dei vostri sogni. Vuol dire che non volete vivere nella notte, quando fate di Gesù il sogno della vostra vita e lo abbracciate con gioia, con un entusiasmo contagioso che ci fa bene! Grazie, grazie, quando siete capaci di portare avanti i sogni con coraggio, per quando non smettete di credere nella luce anche dentro le notti della vita, per quando vi impegnate con passione per rendere più bello e umano il nostro mondo. Grazie per quando coltivate il sogno della fraternità, per quando avete a cuore le ferite del creato, lottate per la dignità dei più deboli e diffondete lo spirito della solidarietà e della condivisione”. (Papa Francesco ai giovani, domenica 21.11.21 solennità di Cristo Re).
 
“Io non difendo qui la nostra giovinezza, non quella determinata dall’età della carne, ma quella che trionfa sulla morte delle abitudini ed alla quale accade che si pervenga se non lentamente, con  gli anni. E’ questa che fa il pregio dell’altra giovinezza, che  ne giustifica, di quando in quando, la sua irruzione un po’ violenta nei ranghi calmi degli adulti. […] Se a quest’età l’uomo che nasce non nega con tutte le sue forze, non s’indigna con tutte le sue forze, se si preoccupa  di note critiche e un po’ troppo di armonie intellettuali prima di aver sofferto il mondo in se stesso, fino  al grido, allora è un povero essere, un’anima bella che già odora di morte”. (E. Mouner, Rivoluzione personalista e comunitaria, Milano, edizioni di  Comunità).
 
💥 Novax e accuse di "ipnosi di massa". Quanto diverso dall’auspicato “chiasso dei giovani” il fragoroso non casuale strepito in tante città non solo italiane di una ridda di manifestazioni di irriducibili individui, non solo verbalmente virulenti, ma pronti a dispiegare scempio e sconquasso. In ogni caso fautori di una lucidamente confusa sottospecie di discutibile “libertà” (novaxlibertinaggio) correlata ad una “democrazia tribale” (formula giornalistica d’amara ironia coniata tempo fa) che non ha nulla a che fare con il “demos”, solo protesa a difendere ad oltranza il proprio campo trincerato di intoccabili certezze e di spettanze intese come esclusivo ed escludente diritto al singolare, che non tollera e non rispetta  “il diritto” al plurale e pertanto nega “il dovere” come obbligo sia singolare sia plurale, che pure è l’altra faccia della stessa medaglia diritti-doveri.

sabato 16 ottobre 2021

Il vaccino, la persona, la comunità.

 Post di Gian Maria Zavattaro.
Immagini di Andrea Ucini (qui il sito)

Andrea Ucini, Caduta libera
“La menzogna, la durezza di cuore, la vigliaccheria, l’egoismo fanno silenziosamente ogni giorno sotto i nostri occhi vittime altrettanto numerose e più lentamente torturate di quanto non sappia fare la guerra: chi ha bisogno che sia il cannone ad aprirgli le orecchie non comprende più da lungo tempo questo tumulto dei tempi di pace”
(E. Mounier).
“È un delitto lasciare la politica agli avventurieri, è un sacrilegio relegarla nelle mani di incompetenti che non studiano le leggi, che non vanno in fondo ai problemi, che snobbano le fatiche metodologiche della ricerca e magari pensano di salvarsi con il buon cuore senza adoperare il buon cervello” (d. Tonino Bello).
 
Viviamo in una società irta di continue provocazioni e contraddizioni, dove ci si imbatte continuamente e ci si ritrova costretti ad ogni piè sospinto - e spesso è impresa eroica - a discernere tra verità e menzogna, forza e violenza, mediazione e compromesso, bene comune ed interessi di parte, diritti/doveri di tutti e spettanze esclusive. Il tutto oggi aggravato dall’inasprirsi strategico, fraudolentemente correlato al no-vax ed al no-green pass, di violenze ed assalti a pubbliche istituzioni democratiche: violenze in realtà intese a rinchiuderci nel mutismo della maggioranza silenziosa, a fomentare sfiducia e stanchezza nelle istituzioni democratiche, a diffondere assuefazione antidemocratica ed esaltare l’impunità trasgressiva.

giovedì 30 settembre 2021

Tatto.

Post di Rosario Grillo.

Caravaggio, La buona ventura, 1594-1595, dettaglio
“E’ questo il livello estremo in cui cessa ogni distinzione fra il Sé e l’oggetto e che Matte Blanco ha denominato matrice di base della proiezione e dell’introiezione per sottolineare come proprio la simmetrizzazione estrema sia alla base di questi due fondamentali processi della vita psichica. Se il livello della matrice di base avesse la possibilità di parlare forse utilizzerebbe le stesse orgogliose parole con cui si descrive il Punto in Flatlandia, il quale, non distinguendosi dal mondo, parla di sé in terza persona: «Esso riempie ogni spazio…e quello che Esso riempie, esso è. Quello che Esso pensa, Esso lo dice; e quello che Esso dice, Esso lo ode; ed Esso è Pensatore, Parlatore, Ascoltatore, Pensiero, Parola, Audizione; è l’Uno, e tuttavia il Tutto nel Tutto. Ah, la felicità, ah la felicità di Essere!» (p. 141). Ipotizzare un oggetto che diventa potenzialmente tutti gli oggetti e in questo modo coincide sostanzialmente con il soggetto stesso di cui è l’emanazione implica che vi sia un livello in cui le relazioni spaziali e temporali sono catapultate l’una nell’altra fino a rendere ogni cosa e avvenimento identico ad ogni altro” (1).