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Visualizzazione post con etichetta Byung-Chul Han. Mostra tutti i post
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venerdì 2 maggio 2025

La speranza che cura

Post di Rosario Grillo
 
Johann Heinrich Füssli, La solitudine all'alba, 1796
La malinconia: patologia o sentimento? In un caso si fa riferimento alla dottrina degli umori e si spiega la malinconia come effetto del predominio della nera bile. Nell’altro si dà maggiore risalto alla via sentimentale: nel malinconico viene rappresentata una persona che filtra l’esistenza con tale sentimento. La fusione dei due avviene spesso e spiega la casistica di tanti suicidi e del fenomeno degli hikikomori.
Neuroscienze, psicanalisi e sociologia si sono impegnate a circoscrivere il fenomeno, per dare spiegazione dei moventi, cosicché ci troviamo spinti: o a trovar la radice nella repressione libidica (Freud e il perturbante) o a prendere coscienza della virtù del sentimento della malinconia, del suo ricco potenziale (Romanticismo ed un recente saggio di Susan Cain) (1).
Risulta ben chiaro che la sua diffusione è tipica di epoche di transizione: in questa luce è una spia significativa. (2)
Alla pari con la malinconia può stare l’angoscia. Il concetto di angoscia ha riempito i libri di filosofia a cominciare da S. Kierkegaard e di sicuro si trova la ragione nel declino dell’ottimismo illuminista legato al concetto di progresso. (“le magnifiche sorti e progressive”) (3).

martedì 16 gennaio 2024

Dell'inazione feconda.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini di Turi Distefano (qui il sito instagram)
 
Turi Distefano, Tempo della vita
“È necessaria una rivitalizzazione della vita contemplativa: la crisi del tempo sarà superata solo nel momento in cui la vita activa, anch’essa in piena crisi, accoglierà nuovamente in sé la vita contemplativa. ]…] Solo nell’indugiare contemplativo, anzi in una moderazione ascetica, le cose svelano la loro bellezza, il profumo della loro essenza”. (Byung-Chul Han, IL PROFUMO DEL TEMPO, L’arte di indugiare sulle cose,Vita e Pensiero, Mi, 2017, pp.8 e 57).
 
Byung-Chul Han, filosofo coreano docente all’università di Berlino, non da ieri ci richiama ad aprire gli occhi, a riflettere sull’umanità di oggi, svelando i guasti, le alienazioni, le illusioni, le manipolazioni - ma anche le sorprese, meraviglie, gioie - che gravano o illuminano la società contemporanea. I suoi saggi da anni affrontano in continua progressione i problemi fondamentali del nostro vivere individuale e sociale, ci sbattono impietosamente in faccia viltà e contraddizioni, sempre suggerendo - per lo più inascoltate - possibili cure per i giorni che ci attendono.
Riporto, in termini volutamente parziali, i temi per me più significativi da lui affrontati, sui quali, volenti o nolenti dovremmo meditare, che in questi anni il nostro blog più volte ha rilanciato, discusso, condiviso, per concludere con brevi riflessioni sull’ultimo suo recente saggio Vita contemplativa o dell’inazione (ed. Nottetempo, Mi) che approfondisce quqnto  citato in epigrafe.

sabato 5 febbraio 2022

La società senza dolore.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini delle illustrazione di Owen Gent (qui il sito instagram).
 
Owen Gent, Isolamento covid
“Il mondo contemporaneo è terrorizzato dalla sofferenza. La paura del dolore è così pervasiva e diffusa da spingerci a rinunciare persino alla libertà pur di non doverlo affrontare. Il rischio è chiuderci in una rassicurante finta sicurezza che si trasforma in una gabbia, perché è solo attraverso il dolore che ci si apre al mondo. L’attuale pandemia con la cautela di cui ha ammantato le nostre vite è sintomo di una condizione che la precede: il rifiuto collettivo della nostra fragilità. Una rimozione che dobbiamo imparare a superare” (retrocopertina BYUNG-CHUL HAN, LA SOCIETÀ SENZA DOLORE Perché abbiamo bandito la sofferenza dalle nostre vite, Einaudi, To, 2021).
 
Edito in Italia nel febbraio 2021, il saggio di Byung-Chul Han, importante filosofo contemporaneo, inizia con “Dimmi il tuo rapporto con il dolore e ti dirò chi sei” (1).
Il “rifiuto collettivo della nostra fragilità” in questo nostro tempo di covid è reso ben evidente dalla diffusa sordità cecità indifferenza, e anche cinismo, di fronte alla miriade di dolori e sofferenze che pervadono gli altri. Quanti di noi, in questo tempo di covid, si sentono soverchiati, quasi dilaniati, dalle notizie di continue tragedie individuali e collettive? Non mi riferisco solo alle morti dovute al covid, per quanto ancora tremendamente falcidiante ed assordante.

domenica 2 febbraio 2020

Bellezza, paesaggio, giustizia.

Post di Rosario Grillo.

“Oggi viviamo nell’illusione di essere liberi, ma non lo siamo affatto: vediamo infatti come la comunicazione, che si presenta come libertà, si rovescia in controllo. Comunicazione e trasparenza producono anche una costrizione al conformismo: oggi crediamo di non essere soggetti sottomessi ma liberi, crediamo di essere un progetto che si delinea in maniera sempre nuova, che si reinventa e si ottimizza”  (Byung-Chul Han, Elogio della distanza, Doppiozero).

Byung-Chul Han, 
La salvezza del bello
Se leghiamo la morale all’estetica, in qualche modo, introduciamo un quantum di oggettività nella soggettività.
Assumo l’ardire di questo enunciato supponendo il facile e comune prospetto soggettivo del bello, in quanto piace. Memore, però, del principio kantiano: “il bello è ciò che piace universalmente senza concetto”, debbo preoccuparmi di chiarire se e  in quale rapporto va riconosciuta universalità al bello, allontanando dalla volgare identità del bello con ciò che piace.
Nella società odierna c’è parecchia indulgenza verso il compiacimento e, sia pure prescindendo dalla discussa tesi sulla “morte dell’arte”, che deputerebbe in favore della non-arte, metto in rilievo, guidato da Byung Chul Han, la condiscendenza che il gusto attuale del bello ha verso la maneggevolezza, la levigatezza, il tatto, il touch. (1)
Lo scopo non può non essere la “captatio” del bisogno di consumo indotto da un mercato onnivoro. C’è di mezzo un totale cedimento al libero arbitrio.
Di questo si tratta, non di autentica libertà, anche se Byung parla di “libertà decaduta in conformismo” (2).
Nell’intervista presa in esame, la necessità propugnata della distanza  è un modo per rilevare una compenetrazione tra soggetto ed oggetto e una contemperanza di soggettivo ed oggettivo.
La società del benessere (3) scarta la negatività: un ricettacolo per creare distanza, una frattura che divide dall’abbraccio, visto che il motto dell’attuale arte, a leggere Byung, sarebbe “abbracciare l’osservatore”.  (4)

sabato 10 novembre 2018

Il profumo del tempo.

Post di Gian Maria Zavattaro 
Immagini delle illustrazioni di Alessandro Coppola (qui il sito), per gentile autorizzazione.

Alessandro Coppola, 
Una finestra sull'universo
“È necessaria una rivitalizzazione della vita contemplativa: la crisi del tempo sarà superata solo nel momento in cui la vita activa, anch’essa in piena crisi, accoglierà nuovamente in sé la vita contemplativa. […] Solo nell’indugiare contemplativo, anzi in una moderazione ascetica, le cose svelano la loro bellezza, il profumo della loro essenza. Ed essa consiste di sedimentazioni temporali che appaiono solo nella loro luminosità fosforescente” (Byung-Chul Han, IL PROFUMO DEL TEMPO, L’arte di indugiare sulle cose, Vita e Pensiero, Mi, 2017, pp.8 e 57).
Il libro è stato pubblicato in Germania nel 2009 e tradotto in italiano nel settembre 2017. Al di là delle provocazioni e denunce anticipate nei  precedenti testi circa i mali e le patologie del sistema capitalistico e consumistico, Han sviluppa una propositiva, attualissima, pars construens, foriera di speranza, con  digressioni ora strettamente storico-filosofiche e letterarie (da Aristotele a S. Tommaso,...Baudrillard, Lyotard, Bauman..., soffermandosi su Proust e nel dialogo critico con Nietzsche Heidegger e Arendt), ora intensamente appassionate, cariche di toni poetici là dove inneggia al profumo del tempo contemplativo, quale vero e proprio tempo libero e liberante (cfr. il gr.“scholè” e il lat. otium”).

martedì 18 settembre 2018

L'espulsione dell'Altro.

Post di Gian Maria Zavattaro 
Immagini dell'illustratore Gianni De Conno (1957-2017), per gentile autorizzazione dei curatori della pagina facebook (qui il sito). 

Gianni De Conno, 
Emergency, Bianco e Nero
“La rumorosa società della stanchezza è sorda. La società a venire potrebbe invece chiamarsi una società dell’ascolto e dell’attenzione. Oggi è necessaria una rivoluzione del tempo che dia inizio  a un nuovo tipo di  tempo completamente diverso. Si tratta di scoprire  di nuovo il tempo dell’Altro.  L’attuale crisi del tempo non riguarda l’accelerazione, bensì la totalizzazione del tempo del Sé. Il tempo dell’Altro si sottrae alla logica di incremento della prestazione e dell’efficienza, che genera una spinta all’accelerazione. La politica neoliberistica del tempo elimina il tempo dell’Altro, considerato un tempo improduttivo […] elimina anche il tempo della festa, il tempo della celebrazione, che sfugge alla logica della produzione. Il tempo festivo riguarda infatti l’improduttività. All’opposto del tempo del Sé che ci rende soli e isola, il tempo dell’Altro istituisce una comunità. Questo tempo, perciò, è un buon tempo” (Byun-Chul Han, L’espulsione dell’Altro, ed. Nottetempo, Roma, 2017, p. 100).

Seleziono alcune riflessioni contenute nel libro sopra citato di Han, stringenti e provocanti sia nella disperante pars destruens sia nella sperante pars construens. Solo in parte ritengo condivisibile il suo pessimismo nei riguardi della rete digitale di cui mette in luce limiti, patologie, aberrazioni. La mia impressione, anche sulla base del vissuto esperienziale mio e di tanti amici, è che la sua critica si rivolga non tanto alla substantia della rete, quanto all’ambivalenza presente in ogni fenomeno umano.

martedì 21 agosto 2018

Eros in agonia nella società della stanchezza.

Post di Gian Maria Zavattaro.
Immagini delle opere in ceramica di Johnson Tsang, pubblicate per gentile concessione dell'artista di Hong Kong (qui il sito).

Johnson Tsang, 
Quarantena
In questi ultimi sei anni Nottetempo e Vita e Pensiero  hanno tradotto in italiano una serie di  agili (ma impegnativi) saggi di Byung-Chul Han, filosofo coreano di lingua tedesca considerato tra i più interessanti pensatori contemporanei, il cui pregio è quello di mettere a nudo impietosamente le nostre criticità. Si tratta di un continuum di progressive riflessioni, variamente riproposte ed approfondite, riguardanti  la società della stanchezza e della prestazione (1), l’eros in agonia (2) e l’espulsione dell’Altro (3). Tuttavia le sue sconsolate meditazioni (non del tutto condivisibili) si aprono alla prospettiva di una possibile futura società dell’ascolto e dell’attenzione che riporti il tempo dell’Altro, il buon tempo, il profumo del tempo, l’arte di indugiare sulle cose (4). Mi è impossibile riportare in pochi tratti le argomentazioni di Han, alla cui diretta lettura rimando. Da dilettante quale sono debole in filosofia ma non nell’amore per essa, medito in due post successivi su alcune soggettive suggestioni.