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Visualizzazione post con etichetta dolore. Mostra tutti i post
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sabato 5 febbraio 2022

La società senza dolore.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini delle illustrazione di Owen Gent (qui il sito instagram).
 
Owen Gent, Isolamento covid
“Il mondo contemporaneo è terrorizzato dalla sofferenza. La paura del dolore è così pervasiva e diffusa da spingerci a rinunciare persino alla libertà pur di non doverlo affrontare. Il rischio è chiuderci in una rassicurante finta sicurezza che si trasforma in una gabbia, perché è solo attraverso il dolore che ci si apre al mondo. L’attuale pandemia con la cautela di cui ha ammantato le nostre vite è sintomo di una condizione che la precede: il rifiuto collettivo della nostra fragilità. Una rimozione che dobbiamo imparare a superare” (retrocopertina BYUNG-CHUL HAN, LA SOCIETÀ SENZA DOLORE Perché abbiamo bandito la sofferenza dalle nostre vite, Einaudi, To, 2021).
 
Edito in Italia nel febbraio 2021, il saggio di Byung-Chul Han, importante filosofo contemporaneo, inizia con “Dimmi il tuo rapporto con il dolore e ti dirò chi sei” (1).
Il “rifiuto collettivo della nostra fragilità” in questo nostro tempo di covid è reso ben evidente dalla diffusa sordità cecità indifferenza, e anche cinismo, di fronte alla miriade di dolori e sofferenze che pervadono gli altri. Quanti di noi, in questo tempo di covid, si sentono soverchiati, quasi dilaniati, dalle notizie di continue tragedie individuali e collettive? Non mi riferisco solo alle morti dovute al covid, per quanto ancora tremendamente falcidiante ed assordante.

venerdì 26 marzo 2021

Dolore e senso.

Post di Gian Maria Zavattaro.

Rogier van der Weyden, Deposizione, 1435, dettaglio
“Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa:

«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»” (Matteo 27,46)

“Grido che ancora risuona in ogni umanità. … Clamore che risuona nel cuore di ogni cristianità. … Grido come se Dio stesso avesse peccato come noi, come se perfino Dio si fosse disperato, come se anche Dio avesse peccato come noi. E del più grande peccato. Quello di disperare. ... Più dei due ladroni appesi ai suoi lati che non urlavano che un grido di morte umana, perché non conoscevano che una desolazione umana. … Il Giusto solo emise il clamore eterno. Ma perché? Che aveva? Lui solo poteva gridare il clamore sovrumano. Lui solo conobbe allora quella sovrumana desolazione. Così i ladroni non gettarono che un grido che si spense nella notte. E lui gettò il grido che risuonerà sempre, eternamente sempre, il grido che non si spegnerà mai, eternamente. In nessuna notte. In nessuna notte del tempo e dell’eternità” (Ch. Pèguy, Il mistero della carità di Giovanna d’Arco, AVE, Roma, 1966, p.83 passim).

Il venerdì santo è simbolicamente il giorno della croce ovvero l’icona di tutta la sofferenza che attraversa il mondo, dell’immensa realtà dell’umanità sofferente per diversissime cause: malattie, vecchiaia, avvelenamento dell’ambiente, città opprimenti senza spazi, criminalità, guerre, solitudini, tutte le forme incomprensibili di violenza miseria oppressione sfruttamento ed impotenza, estenuanti lutti familiari nella crudeltà della morte in solitudine dei propri cari e non ultima la propria angoscia della morte e tanto altro ancora.

martedì 6 maggio 2014

L'esperienza del dolore.


Il venerdì santo, appena trascorso ...

... icona di tutta la sofferenza ...

... che attraversa il mondo ...
Il venerdì santo, appena trascorso – per credenti e non credenti – è simbolicamente il giorno della croce ovvero il simbolo, l’icona di tutta la sofferenza che attraversa il mondo. Parlare del dolore non è facile, richiede pudore, non si presta a nessuna retorica, a nessuna ipocrisia. Il silenzio è quasi sempre l’atteggiamento più autentico che possiamo adottare di fronte al dolore altrui e al nostro. La sofferenza è un’esperienza universale, che coinvolge le nostre vite, le vite di tutti, in forme e modi diversi. Un’esperienza rispetto alla quale vorremmo trovare comprensione, consolazione, sostegno. Non sempre il dolore umanizza, anzi. Più spesso il dolore impoverisce, toglie vigore, inasprisce, imbestialisce, chiude, avvita su di sé, è via senza sbocco. Qui vogliamo sommessamente proporre un percorso di citazioni nel quale il dolore viene condiviso,  umanizzato e posto in una luce di speranza.