Iscriviti ai Feed Aggiungimi su Facebook Seguimi su Twitter Aggiungimi su Google+ Seguici tramite mail

Iscriviti alla nostra newsletter!

Visualizzazione post con etichetta Boccioni. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Boccioni. Mostra tutti i post

mercoledì 29 gennaio 2014

Elogio della lentezza.


                                         Festina lente
(Affrettati lentamente)

Veloce,veloce ... 
Umberto Boccioni, Visioni simultanee.
Lento, lento ....
Muelich Hans, Alberto duca di Baviera 
e la sua sposa.
Ogni giorno dobbiamo confrontarci con una Kultura dominante, agli antipodi rispetto alla cultura (quella vera, quella che si insegna o si dovrebbe insegnare a scuola, con l’umile “c” minuscola, non quella con la K, contrabbandata dai burattinai) che richiede lentezza, solitudine, fatica, silenzio, a volte anche noia, e soprattutto il gusto della  gratuità.

Veloce,veloce ...  
Umberto Boccioni, La carica dei lancieri. 
Lento, lento .... 
C.D. Friedrich, Un uomo e una donna 
contemplano la luna.
E invece tutti si vive di corsa, immersi nella “cultura dell’adesso e della fretta”, perché progredire significa accelerare. Velocità, tutta la possibile velocità, null’altro che velocità: il nuovo giuramento al quale tutti, volenti o nolenti, siamo vincolati nelle relazioni sociali, politiche, economiche, professionali, nei trasporti, nelle comunicazioni, in internet. Il “non ho tempo” tormenta ognuno di noi: passiamo buona parte del tempo a dirlo agli altri. Solo e sempre trionfo del “qui, subito ed ora”, del fantomatico fasullo “tempo reale”.


Veloce,veloce ...  
Umberto Boccioni, La città che sale.
Lento, lento .... 
Vittore Carpaccio, Madonna leggente.
Le nostre insensate “vite di corsa”, caratterizzate da una febbrile frenesia che sino a qualche anno fa sembrava appartenere solo ai giovanissimi, sono ormai la condizione umana generalizzata della società “liquida”, secondo la suggestiva metafora di Bauman. Ognuno di noi, nella sua quotidianità di perpetuo e trafelato presente, è trascinato da una sorta di coazione consumistica che tutto divora: prodotti di ogni genere, pasti, divertimenti, gioie e dolori, incontri, avvenimenti, libri, tragedie collettive come spettacoli da digerire e la nostra stessa vita,  che però se ne frega del tempo reale e fugge irreparabilmente senza che ce ne accorgiamo. Sospinti verso un ruolo ineluttabile di consumatori, condannati “a vivere in una incertezza permanente” con fatica viviamo rapporti significativi, in una spirale di   precarietà emozionale, instabilità relazionale, vacuità valoriale. Questa “liquidità” è la caratteristica emblematica della post – modernità e insieme la sua condanna.

Veloce,veloce ...  
Umberto Boccioni, Rissa in galleria.
Lento, lento .... 
Francesco Hayez, Bacio.
Si può andare controcorrente? Sì, per quanto il gioco sia impervio, pericoloso ed estremamente impegnativo, si può tentare, in nome della nostra pur ridotta libertà, di  non rassegnarsi.  Avete mai vissuto, anche solo di passaggio, l’aria che si respira, credenti o non credenti, in una fraternità monastica non solo cattolica (penso però in particolare alle Comunità di Bose a Magnano, Ostuni, Assisi, Cellole…), vivente denuncia dell’insensatezza e della frivolezza della vita di corsa? Ogni tanto sarebbe bene mandare a quel paese scadenze, orari, perdere il treno in senso letterale e metaforico, ogni tanto fare silenzio dentro ed intorno a noi, ascoltarci, ascoltare, pensare a meditare, e poi camminare a piedi o in bici per le vie della città o per i viottoli di campagna o lungo il Centa… Un po’ di sano deserto insomma, pronti poi a tornare, padroni di noi stessi e non servi, nell’universale liquidità.


Veloce,veloce ...  
Umberto Boccioni, La strada entra nella casa.
Lento, lento .... 
Evaristo Baschenis, Strumenti musicali.
E’ l’esercizio della pazienza e del pensiero  conviviale: si riconosce la nostra ricchezza e la nostra povertà, si coltivano speranze che ci riportano  a noi stessi e  ci mettono  in guardia  da questa Kultura rintronata,  paga di tutti i  bisogni soddisfatti e consumati, che non sa affrontare il vero compito dell'uomo, appunto pensare e rendersi responsabile verso l'altro.
L'arte del pensare non è di tutti, non è da tutti: è difficile oggi (come ieri, come sempre), perché il pensare è lento, irto di ostacoli, è sforzo personale, sforzo sistematico che richiede tempo: quello di porsi domande sull’essenziale.

Lento, lento .... 
Rembrandt, Studioso in meditazione.

Chi desidera intervenire può andare qui sotto su "commenta come", nel menù a tendina selezionare "nome/URL", inserire solo nome e cognome e cliccare su continua. Quindi può scrivere il proprio contributo sul quale rimarrà il suo nome ed eventualmente, se lo ritiene opportuno, può lasciare la sua mail. 
                                     

sabato 21 dicembre 2013

Natale in trincea. Video.


Una bella favola?  Un miracolo?  
 No, semplicemente il trionfo
(breve ahimè!) 
del  sentimento universale di fratellanza.

Il giorno di Natale del 1914 - primo anno di guerra -  i soldati tedeschi, inglesi e francesi disobbedirono ai loro superiori e fraternizzarono con “il nemico”. I  tedeschi innalzarono alberi di Natale fuori delle trincee con le scritte “Buon Natale. Voi non sparate, noi non spariamo.” A centinaia, da una parte e dall’altra  attraversarono la terra di nessuno cosparsa di corpi in decomposizione. Cantarono i canti di Natale, si scambiarono le foto dei loro cari,  condivisero razioni e brindisi, si  abbracciarono, accordandosi  di “sparare alle stelle in cielo” se i superiori li avessero obbligati a imbracciare le armi. Uomini che solo poche ore prima cercavano di uccidersi!
Gli Stati Maggiori di entrambe le parti  fecero di tutto  per nascondere l'accaduto e cancellarne ogni traccia o memoria. Negli anni successivi furono sempre ordinati  assalti e cannoneggiamenti a ogni vigilia di Natale, per evitare fraternizzazioni.
Pochi  libri di Storia  menzionano l’episodio, anche se ormai sono emerse dagli archivi militari di tutta Europa lettere-diari-foto, inequivocabili testimonianze della “tregua”. La narrano un  recente film (Joyeux Noel, 2005) e  canzoni quali Pipes of Peace di Paul McCartey (video del 1983) e “Christmas 1914” di  Mike Harding (“I fucili rimasero in silenzio […] senza disturbare la notte. Parlammo, cantammo, ridemmo […] e a Natale giocammo a calcio insieme, nel fango della terra di nessuno”. La partita in questione si svolse realmente fra scozzesi e sassoni,  il 25 dicembre 1914, nei pressi di Ipres, nella “terra di nessuno”.  La palla era  di stracci e fungevano da porte pile di cappotti. La notizia iniziò a circolare e  giunse persino al  New York Times che comunicò addirittura il risultato: 3 a 2 per i tedeschi).
Gustatevi la  visione del video con tutte le emozioni connesse…
Si consiglia di mettere in pausa la musica del blog prima di avviare il video.



                    


P.S. “Buon natale, nemico!”: un episodio dal tono minore, ma altrettanto significativo, è documentato, per quanto concerne il fronte italiano, da E. Forcella e A. Monticone in Plotone d’esecuzione (Laterza, 1972, pag. 102). M. E, anni 23, incensurato, viene condannato ad un anno di reclusione militare per rifiuto d’obbedienza e conversazione con il nemico il 14 febbraio 1917. Andate a leggere sul libro citato le motivazioni della sentenza …