Iscriviti ai Feed Aggiungimi su Facebook Seguimi su Twitter Aggiungimi su Google+ Seguici tramite mail

Iscriviti alla nostra newsletter!

Visualizzazione post con etichetta Edgar Morin. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Edgar Morin. Mostra tutti i post

sabato 9 ottobre 2021

Orientarsi e dis-orientarsi.

Post di Rossana Rolando

 “Lo spazio mi ha sempre reso silenzioso”
(Jules Vallés).
 
Paul Klee, Murale del tempio della nostalgia. Là. 1922
Mi interessa l’espressione “orientarsi” e il suo contrario “dis-orientarsi”: meglio di altri opposti può indicare, in ogni momento dell’esistenza, il nostro collocarci “nello spazio dell’altrove”.¹
 
💥Orientarsi: Oggi il termine è ricondotto entro limiti ristretti al breve futuro - come quando si parla di orientamento scolastico o universitario - oppure è identificato con le tendenze proprie di ciascuno - nel caso in cui si riferisca all’orientamento sessuale - o infine viene usato per denotare la capacità di orientarsi geograficamente - per esempio all’interno di una città o nei percorsi di montagna.
Eppure, il significato è potenzialmente più vasto, aperto ai grandi spazi della vita e del pensare, collegato ad un senso più globale dell’esistere e dello stare al mondo. Sì, perché la parola orientamento richiama la capacità di seguire una via, di avere un sole, una luce che illumina il cammino e guida nella direzione. Il contrario – disorientamento – individua la perdita di ogni riferimento, la situazione di smarrimento richiamata nella celebre immagine dei “sentieri interrotti”.²

mercoledì 14 luglio 2021

Complessità.

Post di Rosario Grillo.

Piet Mondrian, Terra n. 1, 1913
La percentuale crescente del numero di persone anziane dentro le società ha comportato come risposta immediata la diffusione dei giochi di brain test, tesi a favorire l’allenamento “salva Alzheimer”.
Debbo dire che l’apparente reazione del mercato del consumo, pronto a mutare in profitto di parte le défaillance di una quota importante di cittadini, ha trovato compensazione negli studi di approfondimento su l’oggetto: cervello e reti neuronali. Ne è sortita la scoperta della plasticità del cervello. In essa: la risorsa umana per non soccombere al decadimento fisico più alcuni ponderati consigli per rivisitare potenziando l’educazione permanente.
Uno studio scientifico esplicita: “In passato gli scienziati ritenevano che le diverse aree del cervello umano fossero predefinite e immutabili e che la produzione di neuroni cessasse dopo l’età dello sviluppo, ad eccezione delle strutture dedicate alla memoria, le quali seguitano a produrre neuroni anche in età adulta. Ciò faceva del cervello un organismo che, una volta raggiunto il suo pieno sviluppo, diveniva statico e incapace di crescere ulteriormente ed era perciò condannato a un lento e inesorabile declino. Nella seconda metà del Novecento ha iniziato a diffondersi, suffragata da dati sperimentali, l’idea che il cervello è sufficientemente plastico da potersi riorganizzare in caso di bisogno anche in età adulta. Il cervello umano non è “cablato” con circuiti neurali fissi e immutabili; la rete sinaptica cerebrale e le strutture correlate, compresa la corteccia cerebrale, si riorganizzano attivamente grazie all’esperienza e alla pratica”. [Mahncke et al., 2006; Doidge, 2007] (1)

martedì 1 maggio 2018

Dialogare con il mistero, Edgar Morin.

Post di Rossana Rolando
Immagini delle opere di Davide Peiretti (qui articolo di presentazione: Les Règions inconnues).

Davide Peiretti, 
Ulricht, 1987
🌟L’ignoto. Un termine giganteggia e si impone nel libro di Morin - uscito per Cortina Editore all’inizio di quest’anno - già a partire dal titolo Conoscenza, ignoranza, mistero, ed è, appunto, il termine “mistero”. Morin attraversa gli ambiti e i rami della conoscenza - con ampi riferimenti alla cosmologia, alla fisica, alla biologia, alla chimica - e mostra come la complessità cespugliosa del reale superi di gran lunga ciò che di essa com-prendiamo. Quanto più si espandono le conoscenze, tanto più si acuisce la consapevolezza dell’invisibile nascosto in ciò che si vede, dell’ignoto racchiuso dentro il noto, dell’enigma oltre l’apparente banalità del dato. Il progresso del sapere scientifico sfocia nel non sapere relativamente all’origine, alla fine, alla sostanza di ogni realtà¹. L’uomo stesso, intreccio prodigioso di mente (pensiero, sensibilità, linguaggio) e cervello (base elettrochimica), rimane “il più favoloso dei misteri”². Il cammino della conoscenza non ha quindi esaurito, secondo Morin, la domanda originaria della filosofia, nata dalla meraviglia di fronte alla realtà, nel duplice volto di stupore e terrore, ma l’ha resa anzi più autentica e profonda. Riconoscere e avvicinare il mistero, entrare in dialogo con esso è l’avventura che Morin propone a se stesso e al lettore³.